Impronta ecologica, come alleggerire l’impatto della nostra vita sulla natura

Ogni attività umana, dalla più semplice a quella più complessa, ha un costo in termini di risorse naturali. L'impronta ecologica misura questo impatto e mette in guardia contro l'esaurimento delle scorte della terra.

Enrica Vigliano
Enrica Vigliano
Enrica Vigliano, romana per adozione. Lavora nel mondo dell’arte e della comunicazione di eventi, dopo gli studi di Archeologia e di Business dei beni culturali. Adora parimenti la matematica e la grammatica, avendo una predilezione per le parole crociate e per la vita all’aperto.
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L’impronta ecologica è un’unità di misura che calcola lo sfruttamento delle risorse naturali da parte dell’uomo, in relazione alla capacità degli ecosistemi di rigenerarle.

In parole povere si potrebbe paragonarla a una bilancia tra richiesta e disponibilità di materie prime di una popolazione, ma può essere calcolata anche individualmente o applicata a singole unità, siano esse immobiliari, industriali e via dicendo.

Impronta ecologica definizione

Per maggiore chiarezza, l’impronta ecologica si può definire come l’impatto che una persona – o una comunità – ha sull’ambiente in cui vive, espresso come l’area biologica di terra o di mare necessaria per rigenerare le risorse naturali impiegate nel sostentamento della persona o della comunità e nello smaltimento dei rifiuti.

Altresì, si può definire come un indicatore di sostenibilità, che misura l’effetto delle nostre attività sull’ambiente.

Impronta ecologica e biocapacità

Tornando al concetto della bilancia, si può dire che l’impronta ecologica costituisca la domanda, la richiesta che l’uomo fa alla natura per soddisfare le sue esigenze quotidiane, siano esse legate al cibo, alla necessità di vestirsi, di muoversi, di vivere e di proteggersi.

Viceversa l’offerta è data dalla capacità degli ecosistemi, appunto per questo biocapacità, di rinnovare le risorse prelevate. Si misura in termini di possibilità da parte delle piante a compiere fotosintesi clorofilliana e a smaltire i livelli di CO2 presenti nella biosfera.

Non tutte le aree del mondo sono uguali in termini di biocapacità. Alcuni fattori come la disponibilità d’acqua, la fertilità del suolo, la presenza o meno di irraggiamento solare, la fertilità del terreno, la gestione delle tecnologie e lo sfruttamento dei combustibili fossili, incidono sulla reale possibilità dell’ambiente di autorigenerarsi.

Ecco perché è stato necessario inventare un parametro che rispecchi la media mondiale, l’ettaro globale.

L’ettaro globale

L’unità di misura utilizzata per il calcolo dell’impronte ecologica è l’ettaro globale, abbreviato con Gha. Per semplificare la misurazione dell’impatto ambientale dell’uomo, si ipotizza un ettaro di terreno, un campo da 10.000 metri quadrati, che ha una produttività biologica ed ecologica pari a quella media mondiale.

Dal rapporto tra superficie totale esistente e numero di persone viventi, risulta che oggi ogni persona dispone di circa 1,7 ettari globali per produrre i beni che le servono per sostenersi e per ripristinare le risorse naturali di cui fa uso per vivere.

Di quante terre abbiamo bisogno?

Impronta ecologica, terra

Allo stato attuale delle cose, l’umanità consuma dunque più di una volta e mezzo delle risorse naturali che la terra è in grado di rigenerare in un anno.

Uno degli indicatori che ci permette di comprendere meglio cos’è l’impronta ecologica è l’Earth Overshoot Day, il giorno del superamento del consumo delle risorse della terra.

Quest’anno è caduto il 22 agosto, in ritardo di 3 settimane rispetto all’anno precedente. Il risultato, positivo, è però imputabile al crollo dei consumi dovuto al lockdown del coronavirus e non a una migliore gestione delle risorse.

Paese che vai, impronta ecologica che trovi

Le potenze economiche mondiali sono le peggiori nella scala di consumi e della gestione delle risorse. La loro impronta ecologica è così profonda che se non si ricorrerà nei prossimi anni a uno sfruttamento più consapevole e meno intensivo delle risorse naturali, la terra rischia il punto di non ritorno.  

Le società che ai nostri occhi sono le più arretrate e meno tecnologiche, in questo campo, sono quelle più virtuose.

L’India, ad esempio, consuma solo il 60% delle risorse che la regione riesce a ripristinare in un anno, mentre gli Stati Uniti arrivano a sfruttare il 520% dei beni rigenerabili.

Da cosa dipende l’impronta ambientale?

Sei sono i parametri presi in considerazione dalla definizione generica di impronta ecologica, che si possono elencare come:

  • Sfruttamento dei campi e dei terreni agricoli
  • Sfruttamento dei pascoli e delle aree boschive
  • Sfruttamento delle aree di pesca
  • Utilizzo di materiali di costruzione delle abitazioni in cui si risiede
  • Uso di prodotti forestali, sia per il riscaldamento che per l’edificazione
  • Utilizzo di risorse non rinnovabili e derivanti da combustibili fossili

Calcolo impronta ecologica

Spesso è difficile valutare la propria impronta ecologica, poiché dipende da fattori di non immediata evidenza, che possono essere misurati solo in base alla media.

Per questo motivo è stato creato un calcolatore online, che permette ai singoli di approssimare in modo facile e intuitivo l’impatto sull’ambiente della propria quotidianità.

Dopo aver inserito alcuni dati sul proprio stile di vita – come quanti prodotti animali o quanti prodotti freschi sono consumati in una settimana, quanto consuma il mezzo di trasporto usato o, ancora, che tipo di riscaldamento è presente in casa – il programmino restituisce una serie di grafici che illustrano i comportamenti più o meno virtuosi.

Ognuno riceve alla fine anche la data personale del proprio Overshoot Day, il giorno dell’anno in cui supera il consumo delle risorse che la natura produce in un anno per il singolo.

I risultati ottenuti spesso sono scioccanti, perché per quanto uno pensi di condurre una vita ecologicamente corretta, difficilmente si ottiene un risultato che contempli una sola “terra”.

Come alleggerire la propria impronta ecologica

Impronta ecologica, mare

Molti dei nostri comportamenti possono tuttavia migliorare la vivibilità dell’ambiente con alcuni accorgimenti che possono essere applicati nella vita di tutti i giorni.

Alimenti

La prima categoria in assoluto di impatto ecologico è l’alimentazione. Il consumo di carni, specialmente rosse, richiede allevamenti intensivi, dove lo sfruttamento degli animali inaridisce il terreno e il processo di macellazione produce grandi quantità di anidride carbonica.

Una dieta equilibrata, ricca di frutta e verdura, che preveda un consumo di carne e di pesce moderato contribuisce ad alleggerire l’impatto ambientale.

Minimizzare gli sprechi e imparare a gestire meglio i nostri acquisti è il primo passo verso un mondo più pulito e vivibile.

Leggi anche: “Il cibo non si butta”: Too Good To Go, l’app per la lotta agli sprechi alimentari

Abitazioni

Materiali di ultima generazione, tecnologie che producano energia rinnovabile e sfruttabile per le case sono gli alleati del futuro contro i cambiamenti climatici.

Un edificio con una classe di efficienza energetica alta avrà dei consumi e delle emissioni molto meno gravosi per l’ambiente di una casa con classe inferiore.

Trasporti

Uno dei fattori che incide fortemente sull’ambiente e di conseguenza sull’impronta ecologica dell’individuo è quello legato al settore dei trasporti.

Sin da ora è necessario abbandonare la macchina o prediligere sistemi di spostamento condivisi, siano essi i mezzi pubblici o il car sharing. La bicicletta tornerà a essere la soluzione preferibile in città e le auto elettriche aboliranno l’uso dei derivati del petrolio.

I trasporti via nave e aereo sono quelli con il maggiore impatto sulla biosfera per quanto riguarda le emissioni di anidride carbonica.

Beni di consumo

Essere felici con meno è l’insegnamento dei nonni che andrebbe perseguito nell’immediato. Viviamo in un epoca in cui siamo avvezzi ai gadget, ai beni usa e getta, all’obsolescenza programmata.

Ormai è chiaro quanto questo andamento comporti un’inutile spesa di denaro e risorse che invece dovrebbero essere tutelate e salvaguardate.

Sì allora al riciclo, al riuso, alla riparazione e alla conversione del vecchio in qualcosa di nuovo.

Leggi anche: Svolta green, con la pandemia un italiano su 4 sceglie la sostenibilità

Servizi

In questa categoria rientrano tutte le prestazioni erogate dalla società, di cui ogni singola persona può far uso. Scuola, ospedali, servizi di difesa, enti di governo, ma anche supermercati e negozi fanno parte dei servizi.

Come si possono rendere più ecosostenibili? Non abusandone e ricorrendo ai servizi solo se strettamente necessario e prediligendo quelli che hanno un impatto ridotto sull’ambiente. Per esempio è preferibile fare la spesa al mercato invece di recarsi in un iperstore o al centro commerciale.

Leggi anche: Allarme ambiente, WWF: “In 50 anni persi due terzi della fauna selvatica”

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