Cingolani, senza rinnovabili possiamo dire addio ai comfort di oggi

Bisogna investire sulle energie rinnovabili sin da subito, pena la perdita degli agi più semplici della vita quotidiana nel prossimo futuro.

Enrica Vigliano
Enrica Vigliano
Enrica Vigliano, romana per adozione. Lavora nel mondo dell’arte e della comunicazione di eventi, dopo gli studi di Archeologia e di Business dei beni culturali. Adora parimenti la matematica e la grammatica, avendo una predilezione per le parole crociate e per la vita all’aperto.
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Le dichiarazioni rilasciate dal Ministro per la Transizione Ecologica Roberto Cingolani non lasciano spazio alle interpretazioni: senza rinnovabili dovremo rinunciare a gran parte degli agi della vita quotidiana.

Bisogna investire e incentivare i piani che promuovono la produzione di energia pulita per non rinunciare, in futuro, a smartphone, automobili elettriche, aria condizionata e persino internet.

L’intervista sul Financial Times

Cingolani ha scelto il pulpito autorevole del Financial Times per lanciare la sua diffida ai cittadini italiani, restii nella maggioranza dei casi ad accogliere di buon grado parchi eolici o fotovoltaici nei loro territori.

“L’alternativa alle rinnovabili è quella di dimenticare l’uso di macchine, condizionatori, cellulari e web, bisogna che tutti comprendano la gravità della situazione”.

L’Europa ha destinato all’Italia una larga fetta del recovery fund post pandemia, circa 200 miliardi di euro, nell’ottica di smuovere la stagnazione economica in cui versa da ormai vent’anni, aggravata ulteriormente dalla crisi dovuta all’emergenza sanitaria.

Di questi fondi, un terzo sono nelle mani del Ministro che intende rilanciare il comparto delle rinnovabili per arrivare al 2030 con il 70% della produzione di energia elettrica proveniente da fonti pulite, che si assesta oggi al 34%.

Niente piani B: tra meno di dieci anni l’Italia dovrà triplicare la sua potenza in termini di GW puliti.

Leggi anche: Rincaro delle bollette, solo le energie rinnovabili possono contrastarlo

Il peso della crisi energetica in Italia

Senza rinnovabili non si va avanti

Lo scenario geopolitico attuale non aiuta di certo a proiettare in un mondo dove si possa fare a meno dei combustibili fossili, ma senza rinnovabili non si va da nessuna parte.

L’innalzamento dei prezzi del gas naturale, che risente dei conflitti tra Russia e Ucraina, ha fatto registrare lo scosso martedì un record storico.

E mentre le alte sfere iniziano a pensare che ci sia una sorta di artificio studiato a tavolino nel generare una carenza sistematica di gas naturale da parte del Cremlino, per sfoderare anzitempo l’asso del gasdotto Nord Stream 2, sono i cittadini italiani a pagare le più onerose conseguenze.

Perché se da un lato il problema è squisitamente finanziario, dall’altro il reclutamento di vecchie centrali a carbone dismesse, resosi necessario dalla penuria di combustibile importato, allontana ancora di più gli obiettivi di una decisa sterzata verso il rinnovabile.

Leggi anche: L’incerto futuro climatico italiano: addio a neve, spiagge e temperature miti

La riluttanza verso gli impianti rinnovabili

Il guaio è che per l’opinione pubblica tutto questo ha un senso lecito: meglio riaprire i vecchi impianti, di cui si conoscono già pericoli e “brutture”, piuttosto che accettare di installare impianti eolici e fotovoltaici che deturpano il paesaggio o lo modificano in senso antiestetico.

Le Sovrintendenze dei Ministeri, Cultura e Paesaggio, tengono ancora in scacco impianti che potrebbero generare sin da subito 3 GW di potenza, a loro volta pressate da interessi locali e dal mancato supporto sociale.

Occorre sensibilizzare, educare, mostrare e istruire cittadini e istituzioni, proponendo soluzioni e compromessi perché senza rinnovabili il nostro paese rischia il collasso energetico.

Il mix energetico italiano deve essere rinnovato

Come ha sottolineato più di una volta il Ministro Cingolani, il mix energetico italiano è molto povero: il Bel Paese dipende fortemente dalle importazioni di gas naturali, avendo ridotto la sua capacità estrattiva dai 20 miliardi di metri cubi di inizio secolo ai 4,5 odierni, contro un consumo di oltre 72 miliardi.

In questo panorama, solo il 17% del fabbisogno è soddisfatto dalle energie rinnovabili.

Nessuna opzione è lasciata fuori per rilanciare l’industria energetica italiana, persino quella di ricorrere al nucleare, che secondo il ministro si potrebbe considerare l’ipotesi di servirsi di piccoli reattori modulari, qualora l’innovazione ne assicurasse efficienza e sicurezza massime.

L’impulso del PNRR

Non mancano, tuttavia, le note positive che rimettono in carreggiata, per lo meno sulla carta, la deriva energetica italiana.

Se da una parte il decreto semplificazioni ha dato al settore delle energie rinnovabili nuova verve e vivacità, a partire dal 2022 saranno erogati i 2,2 miliardi promessi dal PNRR per i cosiddetti prosumer: coloro che producono e consumano allo stesso tempo l’energia generata dai propri impianti ecosostenibili.

L’iniezione di liquidità potrà così far decollare il centinaio di progetti a livello locale e nazionale sul tavolo del GSE che promettono di far lievitare la quota dell’energia pulita in Italia di oltre 2 GW già nel prossimo anno.

Largo quindi alle comunità energetiche, specie nei comuni con meno di 5.000 abitanti, e alle strutture di autoproduzione collettiva, per ridurre le emissioni di gas serra annue fino all’obiettivo zero emissioni e non rimanere senza rinnovabili-

Leggi anche: L’Italia deve tagliare le emissioni del 92% entro il 2030

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Enrica Vigliano, romana per adozione. Lavora nel mondo dell’arte e della comunicazione di eventi, dopo gli studi di Archeologia e di Business dei beni culturali. Adora parimenti la matematica e la grammatica, avendo una predilezione per le parole crociate e per la vita all’aperto.
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