Il mondo digital nel 2018: tra riforme, scandali e storie di successi

Martina Mugnaini
Martina Mugnaini
Martina Mugnaini. Classe 1991. Nata e vissuta a Roma, ha un forte legame con le sue origini fiorentine. Laureata in Filologia Moderna alla Sapienza e giornalista, ama scrivere di tutto quello che riguarda l’arte, la letteratura, il teatro e la cultura digitale. Da anni lavora nel campo della comunicazione e del web writing interessandosi di tutto ciò che riguarda l'innovazione. Bibliofila e compratrice compulsiva di libri di qualunque genere, meglio se antichi: d'altronde “I libri sono riserve di grano da ammassare per l’inverno dello spirito” e se lo dice la Yourcenar sarà vero.
spot_img

Ultimo giorno del 2018, è tempo di bilanci e analisi di quello che è stato, di buoni propositi e tendenze di quello che sarà questo 2019 ormai alle porte. Il digitale non è più un qualcosa di esterno rispetto alla nostra vita quotidiana, ma ne influenza ogni singolo aspetto, dal modo in cui mettiamo la sveglia per alzarci la mattina agli strumenti che usiamo per conciliare il sonno la sera. È difficile quindi individuare gli avvenimenti digitali rilevanti di questo 2018 perché ogni cosa che è accaduta, ogni trend, ogni scandalo, ogni evento politico è legato da un filo sottile alla cultura web. In questo listing abbiamo raccolto i principali accadimenti che hanno segnato profondamente l’immaginario collettivo, i trend sviluppati in quest’anno, gli stili di vita e di lavoro liberi che si sono imposti sempre di più in quella che ormai possiamo chiamare una digital life.

1. Facebook, un anno difficile: dallo scandalo Cambridge Analytica alla falla nella sicurezza per 50 milioni di utenti

Cosa è successo quest’anno al colosso dei social? In estrema sintesi potremmo dire che Facebook ha consentito l’accesso ai dati di oltre 87 milioni di utenti a un ricercatore, Aleksandr Kogan, che ha lavorato per la società Cambridge Analytica, ingaggiata a sua volta nella campagna elettorale di Donald Trump. Probabilmente chiunque ha sentito parlare di questa vicenda: i dati erano stati raccolti nel 2013 e Zuckerberg ne è venuto a conoscenza nel 2015. La rassicurazione che quei dati sarebbero stati cancellati ha portato il fondatore di Facebook a dormire sonni tranquilli. Così però non è stato e quei dati sono stati utilizzati per condizionare, attraverso campagne mirate sul social, l’orientamento di voto dei cittadini Usa durante le ultime presidenziali. A maggio del 2018, Cambridge Analytica ha chiuso e due mesi dopo, Facebook è stata multata in Gran Bretagna dall’Information Commissioner’s Office per aver violato la legge non tutelando i propri utenti proprio nell’ambito dello scandalo di Cambridge Analytica. Ma l’anno è stato molto lungo per Zuckerberg, a settembre 2018 una falla nella sicurezza ha compromesso 50 milioni di account di Facebook e costretto circa 90 milioni di utenti a a disconnettersi e a riconnettersi al social per precauzione. Gli hacker hanno sfruttato una vulnerabilità che ha permesso di “rubare” i token degli utenti – ciò che permette a chi ha effettuato l’accesso di non reinserire ogni volta le credenziali – e di prendere il controllo dei loro account. Un anno difficile che il fondatore ripercorre in un lungo post, una dichiarazione di intenti per il futuro per limitare le interferenze durante le elezioni e per migliorare la privacy:

Risolvere i problemi di Facebook è una sfida che richiede più di un anno. Abbiamo stabilito piani pluriennali per rivedere i nostri sistemi.

Investirà nell’individuazione dei profili falsi, nella collaborazione con fact-checkers in tutto il mondo e diminuirà la quantità di informazioni sugli utenti a cui le app hanno accesso. Zuckerberg aggiunge anche però che:

Alcuni problemi, tra cui l’interferenza elettorale e gli incitamenti all’odio non potranno mai essere completamente risolti. In passato non ci siamo focalizzati su questi problemi come avremmo dovuto, ma ora siamo molto più proattivi. Sono orgoglioso dei progressi che abbiamo fatto.

2. Riforma del copyright: la fine di internet per come lo conosciamo?

Il 12 settembre scorso è stato un giorno cruciale per il mondo del web: il testo della riforma del copyright è stato votato ed approvato dal Parlamento Europeo. Impossibile non ricordare la polemica scoppiata a luglio: Wikipedia oscurò addirittura quasi tutte le sue pagine in molti paesi per esprimere un massaggio forte di protesta. Leggi anche: Wikipedia Italia oscurata: cosa sta succedendo Il prossimo step prevede la discussione del testo approvato col Consiglio dell’Unione: da questo dialogo a porte chiuse, si otterrà un testo definitivo che verrà votato nella plenaria del Parlamento verosimilmente a Gennaio del 2019. Due sono i nodi che più hanno infiammato gli animi in questi mesi: l’Articolo 11 e l’Articolo 13. L’Articolo 11 definisce il rapporto tra gli editori e le piattaforme di distribuzione dei contenuti nel web, come social network e motori di ricerca: questi ultimi quindi devono garantire una remunerazione equa per gli autori di cui condividono e veicolano i contenuti, altrimenti non potranno utilizzarli. Principio giusto in linea teorica ma difficile da applicare nella pratica senza penalizzare i piccoli editori. Leggi anche: Riforma Ue Copyright: distruggerà la libertà di espressione in Internet? L’Articolo 13 pone il vincolo alle grandi piattaforme del web a creare ed utilizzare strumenti che siano in grado di riconoscere i contenuti protetti da Diritto d’autore. Perché tante polemiche su questo articolo? Questa norma consentirebbe di utilizzare un filtro col quale governi e grandi multinazionali avrebbero la possibilità di avere pieno controllo dei contenuti prodotti dagli utenti. Il concetto di libertà su cui si fonda Internet sarebbe completamente annientato. Sarà davvero così? Gennaio non è lontano e vedremo come questi due articoli verranno applicati.

3. 2018 anno di riforme, anche della privacy con il GDPR

Il 25 maggio 2018 il nuovo regolamento sulla protezione dei dati voluto dall’UE è entrato in vigore e, a differenza della cosiddetta “Legge Cookie” del 2014, impone che le aziende mettano a punto dei piani di adeguamento attenti e tempestivi. Se n’è parlato, soprattutto dopo il caso Cambridge Analytica a cui si accennava poco fa: il GDPR rappresenta una vera e propria svolta decisiva su uno dei temi più controversi e discussi, il trattamento dei dati e la cybersecurity. Uno degli aspetti importanti è proprio la prevenzione, il pensare in anticipo alle conseguenze di determinate azioni e all’impatto che possono avere in futuro, nel breve e nel lungo periodo. Infatti, due concetti fondamentali del nuovo regolamento sono:

  • Privacy by Design: nelle prime fasi di progettazione di un progetto informatico, le problematiche relative alla privacy devono essere affrontate da subito per valutarne l’impatto.
  • Privacy by Default: il titolare deve essere in grado di fornire agli interessati un progetto con impostazioni di default che proteggono la privacy.

Le aziende devono predisporre un registro delle operazioni di raccolta dei dati all’interno del quale viene spiegato, con un linguaggio chiaro e semplice:

  1. Quali dati vengono trattati
  2. Le finalità del trattamento
  3. Chi accede ai dati all’interno e all’esterno della azienda
  4. Se avviene il trasferimento dei dati all’estero
  5. Se si adotta una politica di data retention – conservazione dei dati entro un tempo massimo

Leggi anche: Entra in vigore il GDPR: tutto quello che devi sapere per adeguarti in tempo

4. Elezioni 4 marzo: la vittoria di un movimento nato e cresciuto sul Web

Il ministro del Lavoro Luigi di Maio e degli Interni Matteo Salvini.
Perché le elezioni politiche dovrebbero rientrare in questo elenco? Sicuramente non per il fatto in sé ma per le modalità della campagna elettorale. Il M5S è stata la prima forza politica in Italia a nascere e crescere sul Web riuscendo, nel bene e nel male, a sfruttarne tutte le potenzialità. Lo studio dell’Università di Urbino – Mapping italian news – ha analizzato nel periodo immediatamente precedente alle elezioni, dal 1 settembre 2017 al 4 marzo 2018, oltre 84mila articoli prodotti da 4000 fonti online italiane. Il primato va indubbiamente alle due forze politiche attualmente al governo ossia la Lega e il Movimento 5 Stelle. Se la prima ha catalizzato su di sé la maggior parte delle fonti online, attraendo anche media storicamente legati ad esempio a Forza Italia, come IlGiornale.it e Tgcom.it, è alla seconda che va il primato di engagement prodotto su Facebook, raggiunto soprattutto grazie a una precisa strategia che ha sfruttato l’attivismo delle community online. I numeri parlano da soli: il Movimento 5 stelle ha raggiunto oltre 21 milioni tra condivisioni, commenti e reazioni. A determinare questo successo è stata una strategia social specifica. Gli utenti, in particolare quelli vicini al Movimento 5 Stelle, hanno amplificato la diffusione di contenuti più in linea con la propria visione del mondo, condividendoli, e, in contrasto, hanno lavorato per delegittimare le fonti e le notizie negative per il proprio partito o positive per i concorrenti politici, attraverso il massiccio ricorso ai commenti. In sintesi: condivido quello su cui sono d’accordo e attacco quello che va contro le mie idee. Leggi anche: Governo del cambiamento”: cosa promette alle imprese e ai lavoratori Attacchi feroci spesso privi di argomentazioni valide, i così detti leoni da tastiera hanno trovato nella strategia social del M5S una legittimazione al loro modo di interagire, anche perché i commenti negativi superano sempre quelli positivi, è un fatto. Difficilmente ci si prende la briga di scrivere un commento sotto un articolo che ci è piaciuto, lo leggiamo e ne prendiamo atto. Diverso è invece quando le informazioni veicolate dal testo non incontrano il nostro punto di vista: in questo caso sentiamo il bisogno impellente di dare la nostra opinione contraria. Leggi anche: Reddito di cittadinanza, slitterà a giugno 2019 ma i conti non tornano

5. Social network, evoluzioni e involuzioni

C0m’è stato il rapporto con i social quest’anno? Perché si sceglie una piattaforma e non un’altra? Cosa si fa ogni giorno sui social? Un sondaggio di Blogmeter, “Italiani e Social Media 2018“ ha analizzato un campione di 1500 iscritti ad almeno un social network tra i 15 e i 64 anni per capire come sta evolvendo l’utilizzo di queste piattaforme da parte delle diverse generazioni. Quello è che stato evidenziato è l’esistenza di duetipologie diverse di social.

  • I social media di cittadinanza sono quelli utilizzati più spesso e in cui si concentrano la maggioranza delle relazioni sociali. Nonostante la diminuzione di utenti più giovani e gli ultimi scandali, nessuno sembra poter poter fare a meno di Facebook. Risultati positivi anche per due social visual come YouTube e Instagram: quest’ultimo in particolare ha incrementato i suoi utenti del 6% rispetto solo allo scorso anno.
  • I social media funzionali ossia quelle piattaforme che compiono un’azione definita, come suggerire un ristorante contattare un’azienda tramite il servizio clienti: TripAdvisor e Messenger sono in crescita del 4% rispetto allo scorso anno. Il segreto del successo è quindi individuare e saper rispondere a bisogni specifici.

Un aspetto da non sottovalutare è la percezione del social media advertising: la maggior parte delle aziende e degli imprenditori ha ormai capito l’importanza di inserire una voce specifica del proprio business plan dedicata alla pubblicità sui social. Dalla parte dell’utente però c’è molta meno consapevolezza: il 26% delle persone iscritte a Facebook e il 33% di quelle su Instagram considera una «fonte di stimoli» la pubblicità sui social. Una particolare attenzione viene posta alle abitudini digitali dei più giovani. Quelli della così detta Generazione Z, hanno tra i 15 e i 24 anni e rappresentano il nuovo target d’oro soprattutto perché sono la prima generazione di nativi digitali, abituati a vivere le loro vite online, sono loro il futuro: usano WhatsApp e Instagram tutti i giorni, trovano utili i contenuti sponsorizzati secondo i loro interessi, fanno acquisti ispirandosi ai contenuti social e utilizzano soprattutto la messaggistica per comunicare con brand e aziende invece del classico servizio clienti. Leggi anche: Ho l’impressione che Internet stia diventando un posto migliore

6. Influencer marketing, quando anche i ministri comunicano su Instagram

Il selfie di Matteo Salvini il 26 Dicembre.
L’influencer marketing nel 2018 ha vissuto una crescita costante e non solo per quanto riguarda le figure di riferimento più famose e seguite come Chiara Ferragni o Clio Zammatteo ma anche di quelle forse meno conosciute come Liz Eswein, Zoe Sugg o Cameron Dallas. Tranquilli, non siete gli unici a non avere idea di cosa stiamo parlando: probabilmente siete tra i tanti che seguono influencer più canonici come Kim Kardashian, Beyoncè, Rihanna e Blake Lively. Non può rimanere fuori da questa classifica Kylie Jenner, che da anni si trova sulla cresta dell’onda. Nel 2018 la modella è infatti riuscita a ottenere 2 milioni di ricerche collegate al suo nome e la copertina di Forbes secondo cui potrebbe diventare la miliardaria americana più giovane dai tempi di Mark Zuckerberg.

In questo elenco vogliamo inserire un nome che forse potrebbe spiazzarvi: Matteo Salvini. Che siano i gatti-bambini o le tristissime e poco appetitose foto ai piatti, nessuno è stato protagonista in questo 2018 più di lui. In politica e fuori: come dimenticare il selfie pubblicato dalla ormai ex-compagna Elisa Isoardi?

7. Lo smart working prende sempre più piede anche in Italia

Orari flessibili, uffici a casa, una nuova organizzazione del lavoro, ecco quello che in due parole definiamo smart working. Una realtà in aumento in Italia, che vede coinvolti già 305mila lavoratori: sempre più aziende ritengono infatti che la produttività non dipende dalla sede fisica in cui si lavora. Ancora nel nostro paese a praticarlo sono soprattutto le grandi imprese, ma il fenomeno sta prendendo piedi anche tra le più piccole. I vantaggi? Innumerevoli, ma il più grande è sicuramente quello di riuscire ad avere un migliore equilibrio tra vita privata e vita lavorativa.

Nel 2018 i lavoratori dipendenti che grazie a strumenti digitali riescono ad avere più flessibilità e autonomia nella scelta dell’orario e del luogo di lavoro sono ormai moltissimi, in crescita del 20% rispetto allo scorso anno. Oltre una grande impresa su due ha intrapreso progetti strutturati di smart working, adottando modelli di lavoro per garantire flessibilità di luogo e orario. Il trend è in aumento, anche le PMI stanno investendo sempre di più in tecnologie digitali adatte a garantire una maggiore flessibilità ai dipendenti. Un dipendente più felice, riposato che riesca a mantenere un buon rapporto vita lavorativa-vita privata risulta anche molto più produttivo per l’azienda.

Leggi anche: Smart working, fa felici i dipendenti ma anche le aziende

8. Startup italiane, le migliori del 2018

Per molte startup italiane il 2018 ha rappresentato l’anno della svolta. Se permane la solita distanza che ci separa dagli altri paesi occidentali, il mercato nostrano degli investimenti in innovazione e startup ha registrato un aumento importante. Servizi finanziari ed e-commerce, ma anche logistica e sicurezza stradale: questi i settori di maggior successo. Ma quali sono le migliori startup del 2018?

Iniziamo con Prima, la società di assicurazioni fondata nel 2013 che ha ottenuto 100 milioni di euro di finanziamenti. È specializzata in polizze che si possono gestire in autonomia ovviamente online. Un’altra grande rivelazione del 2018 è stata Satispay, la società che permette di effettuare pagamenti usando il proprio cellulare. Di e-commerce si occupa Supermercato24, la prima startup italiana della spesa esclusivamente online. Sempre nel settore vendite troviamo Brumbrum per le automobili usate e a chilometro zero online. Credimi è un intermediario finanziario controllato da Banca d’Italia. Con Easyrain invece si è messo un freno al fenomeno dell’acquaplanning. Menzione speciale poi meritano Pony Zero, operatore logistico ecosostenible, Tywak, che si occupa di offrire soluzioni nano-satellitari complete e WaterView, una startup specializzata nell’ideazione di sistemi intelligenti per monitorare i fenomeni atmosferici.

Questo 2018 è stato un anno di rivoluzioni epocali sotto molti aspetti ma il web corre sempre più veloce e 12 mesi potrebbero racchiudere in realtà il cambiamento di un’era. Non ci resta che prepararci per stare al passo con il 2019.   di Martina Mugnaini

spot_img

Correlati

Stellantis, approvato il maxi stipendio del CEO Carlos Tavares: quanto guadagnerà al giorno

Il 70,2% degli azionisti di Stellantis, nata dalla fusione di PSA e Fiat-Chrysler, ha...

Zelensky dopo gli attacchi iraniani avanza una proposta agli alleati occidentali

Dopo l'attacco dell'Iran contro Israele, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha avanzato una specifica...

Israele chiede all’ONU tutte le sanzioni possibili per l’Iran: qual è stata la risposta?

Secondo il segretario generale dell'ONU, Antonio Guterres, il Medio Oriente si trova attualmente "sull'orlo...
Martina Mugnaini
Martina Mugnaini
Martina Mugnaini. Classe 1991. Nata e vissuta a Roma, ha un forte legame con le sue origini fiorentine. Laureata in Filologia Moderna alla Sapienza e giornalista, ama scrivere di tutto quello che riguarda l’arte, la letteratura, il teatro e la cultura digitale. Da anni lavora nel campo della comunicazione e del web writing interessandosi di tutto ciò che riguarda l'innovazione. Bibliofila e compratrice compulsiva di libri di qualunque genere, meglio se antichi: d'altronde “I libri sono riserve di grano da ammassare per l’inverno dello spirito” e se lo dice la Yourcenar sarà vero.
spot_img