Donne in piazza contro Erdogan: ecco perché la Turchia è uscita dalla Convenzione di Istanbul

Ankara lascia Istanbul, la Turchia abbandona la Convenzione di Istanbul approvata dal Consiglio d'Europa proprio su suolo Turco quasi 10 anni fa.

Tommaso Panza
Tommaso Panza
Salentino, classe 1993. Una laurea in mediazione linguistica. Fondazione Basso(Roma). Amante della lettura e del cinema, in particolare delle opere che raccontano spaccati di realtà. Deciso sin da piccolo a diventare un giornalista.
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Violenza sulle donne già salvaguardata. Sarebbe questa la motivazione che il governo di Erdoğan ha fornito riguardo alla decisione di uscire dalla Convenzione di Istanbul annunciata giorni addietro. Secondo il governo turco, i diritti delle donne sarebbero già garantiti a livello costituzionale e legislativo.

Diventano quasi incredule però le parole con cui Ankara spiega nei dettagli il perchè della scelta. Pare infatti che la Convenzione potrebbe destabilizzare i valori della famiglia tradizionale. Ma ci sono palesemente altre ragioni, molto più subdole di questa.

Una ad esempio è che alle donne venga impedito di decidere liberamente riguardo la propria vita, celando l’intento ovviamente dietro la salvaguardia del nucleo familiare tradizionale.

Contro la violenza sulle donne: cos’è la Convenzione di Istanbul

violenza sulle donne e convenzione di istanbul

Già a partire dal 1990 il Consiglio d’Europa ha intrapreso una serie di iniziative per promuovere la protezione delle donne. Negli anni poi, sotto questo aspetto, si sono fatti sempre più passi in avanti, fino alla realizzazione di una campagna a livello europeo negli anni 2006-2008 per combattere la violenza sulle donne.

La Convenzione di Istanbul è stato il traguardo più grande di tutti a livello europeo, almeno nelle intenzioni.

La Convenzione è stata adottata dal Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa il 7 aprile 2011 ed è stata aperta alla firma l’11 maggio 2011. La Convenzione è stata ratificata finora da 37 stati, ad oggi firmata solo da 7: Bulgaria, Repubblica ceca, Ungheria, Lituania, Lettonia, Slovacchia, Lettonia, Slovacchia e Regno Unito.

Gli Stati che hanno ratificato sono giuridicamente vincolati dalle sue disposizioni. Facile dunque capire perché non tutti l’hanno ratificata.

Nel novembre 2019 il Parlamento dell’Unione europea ha adottato una risoluzione, con 500 voti favorevoli, 91 contrari e 50 astensioni, in cui ha invitato il Consiglio europeo a completare la ratifica della Convenzione da parte dell’Unione europea ed esortato i sette stati membri (Bulgaria, Repubblica Ceca, Ungheria, Lituania, Lettonia, Slovacchia, e Regno Unito) già firmatari della Convenzione, a ratificarla senza indugio.

Leggi anche: La storia di Masih che tolse il velo: “La prossima rivoluzione sarà femminista”

Che cosa prevede la Convenzione di Istanbul

L’inizio delle Convenzione di Istanbul recita così:

Il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante che crea un quadro giuridico completo per proteggere le donne contro qualsiasi forma di violenza ed è incentrata sulla prevenzione della violenza domestica, proteggere le vittime e perseguire i trasgressori.

Tale Convenzione si riferisce alla violenza sulle donne, esattamente come una violazione dei diritti umani e una forma di discriminazione. Inoltre i paesi che vi hanno aderito, dovrebbero creare un sistema di sensibilizzazione e prevenzione per proteggere le vittime e perseguire penalmente i colpevoli.

Il trattato stabilisce e definisce anche una serie di delitti caratterizzati da violenza sulle le donne. Gli Stati dovrebbero includere questi nei loro codici penali o in altre forme di legislazione o dovrebbero essere inseriti qualora non già esistenti nei loro ordinamenti giuridici.

I reati previsti dalla Convenzione sono:

  • la violenza psicologica
  • atti persecutori(stalking)
  • la violenza fisica
  • la violenza sessuale (compreso lo stupro)
  • il matrimonio forzato
  • le mutilazioni genitali femminili
  • l’aborto forzato
  • la sterilizzazione forzata
  • le molestie sessuali

La Convenzione prevede anche un articolo che prende di mira i crimini commessi in nome del cosiddetto “onore”.

Tanto per la cronaca, il delitto d’onore in Italia è esistito fino al 1981.

Leggi anche: UK, il femminicidio di Sarah Everard scuote Londra e riaccende il dibattito sulla violenza contro le donne

Violenza sulle donne: la Turchia abbandona la Convenzione di Istanbul

Violenza sulle donne: la Turchia abbandona la Convenzione di Istanbul

Nonostante il governo Turco abbia giustificato l’uscita dalla Convenzione, asserendo che le donne sono già preservate a livello costituzionale e legislativo, in Turchia si sono registrati 78 femminicidi da inizio 2021 e oltre 300 nel 2020. Viene allora da chiedersi come sarebbero stati oggi i numeri se non ci fosse stata la pandemia.

Riguardo l’uscita della Turchia dalla Convenzione si è espressa anche Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione europea, che ha ovviamente ribadito il suo supporto all’adesione.

Una delle giustificazioni perorate dal governo di Ankara, riguardo l’uscita dalla Convenzione di Istanbul, è che anche le donne possono essere violente contro gli uomini, per cui il trattato rappresenterebbe “una istigazione contro i maschi, che per altro non sarebbero tutti violenti”.

Un’altra critica si riferisce al fatto che la totale parità di genere sovvertirebbe le differenze biologiche fra uomini e donne, per cui vi è la necessità di reprimere immediatamente il pericolo del gender fluid (l’appartenenza a uno dei due sessi dal punto di vista culturale e non biologico).

Ancora, un’altra obiezione si riferisce al fatto che la Convenzione sarebbe una minaccia per l’unità familiare, nel momento in cui la donna decidesse di fuggire dalla propria casa.

La lotta per la supremazia sovranista da parte di governi soppressivi e autoritari dimostra ancora una volta di individuare i nemici della loro ideologia malata nella libertà e nella ricchezza delle diversità. Le prime a pagare questo restano le donne. Il populismo sovranista affonda le sue radici nell’ignoranza e nella diffusione della paura che questa scatena. Base fondamentale di questo una società basata su un patriarcato violento e senza possibilità di cambiamento.

Sono partite le proteste in tutta la Turchia dopo l’uscita dalla convenzione

Sono partite le proteste in tutta la Turchia dopo l'uscita dalla convenzione

Non si ferma la protesta delle donne turche contro la decisione del presidente Recep Tayyip Erdogan di ritirarsi dalla Convenzione di Istanbul. Le proteste sono partite in forma decisa già sabato scorso.

Migliaia di cittadini sono scese in piazza a Istanbul, Ankara e in altre città. Le associazioni femministe annunciano nuove proteste a partire in numerosi quartieri. Altre iniziative sono previste nei prossimi giorni, prima di una nuova manifestazione unitaria sabato prossimo a Kadikoy, roccaforte laica in Turchia. Oltre ai cortei, le attiviste annunciano l’avvio, ogni giorno alle ore 21, di una protesta dai balconi e finestre delle case, percuotendo pentole e coperchi per aggirare le limitazioni alle manifestazioni di piazza.

Il ritiro della Turchia dalla Convenzione di Istanbul è stato bollato come “devastante” dal Consiglio d’Europa, secondo cui la decisione “compromette la protezione delle donne”. Molti manifestanti hanno mostrato dei ritratti di alcune donne vittime di femminicidi in Turchia. Altri avevano cartelli con vari slogan, tra cui: “Saranno le donne a vincere questa battaglia”.

Leggi anche: Turchia, Sumeyye Erdogan sostiene le proteste delle donne vittime di violenza contro il partito del padre

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