Turchia, Sumeyye Erdogan sostiene le proteste delle donne vittime di violenza contro il partito del padre

Le manifestazioni per fermare il ritiro del Paese dalla Convenzione di Istanbul vanno avanti da settimane. Anche Sumeyye Erdogan Bayraktar si è schierata in difesa dei diritti delle donne, mentre Bibal Erdogan, suo fratello, chiede l’uscita dal trattato.

Elza Coculo
Elza Coculo
Elza Coculo, 30 anni, di adozione romana. Lettrice appassionata con formazione in Studi italiani. Laureata in Editoria e Scrittura. Redattrice per Il Digitale. Amo scrivere di attualità e cultura eco-sostenibile.
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Da diverse settimane, nelle principali città della Turchia, vanno avanti manifestazioni di protesta per fermare il ritiro del Paese dalla Convenzione di Istanbul, accordo internazionale sui diritti delle donne. Ankara, Adana, Antalya e Smirne sono state la cornice di partecipati cortei che hanno visto migliaia di donne rivendicare i loro diritti. A sostegno delle manifestazioni si è schierata anche Sumeyye Erdogan Bayraktar, figlia maggiore del presidente Recep Tayyip Erdogan. In Turchia il numero di femminicidi aumenta di anno in anno e l’uscita del Paese dalla Convenzione di Istanbul equivarrebbe a depenalizzare e legittimare gli abusi sulle donne.

La Turchia ha bisogno della Convenzione di Istanbul

Questa settimana AKP, il partito al potere del presidente Erdogan, deciderà per il ritiro dalla Convenzione di Istanbul. L’accordo internazionale entrato in vigore dal 2014, e ratificato per primo proprio dalla Turchia, mira a prevenire e combattere la violenza contro le donne, lo stupro coniugale e le mutilazioni genitali femminili. In Turchia episodi di femminicidio si ripetono continuamente. Al Jazeera scrive che nel Paese solo nel 2019 sono state uccise almeno 474 donne, la maggior parte dagli attuali o dai precedenti compagni, dai familiari o da uomini che volevano avere una relazione con loro. E informa Anna Blus, ricercatrice sui diritti delle donne per Amnesty International, che, a seguito del lockdown imposto dalla pandemia di coronavirus, la situazione in Turchia è peggiorata notevolmente.

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Il femminicidio di Pinar Gultekin

Foto di Chris McGrath. Turchia, manifestazione di protesta del 5 agosto 2020 contro la violenza sulle donne.

Le manifestazioni sono iniziate ancor prima che le voci sull’ipotesi che AKP volesse ritirarsi dalla Convenzione di Istanbul iniziassero a circolare. A far traboccare il vaso dell’indignazione è stato il femminicidio della giovane studentessa Pinar Gultekin, ventisettenne strangolata, data alle fiamme e poi gettata in un bidone della spazzatura in seguito ricoperto con del cemento dal suo ex compagno, nella provincia sud-occidentale di Mugla. A metà luglio molte donne erano scese in piazza per chiedere alla politica maggiori tutele e diritti e quindi un’implementazione della Convenzione. Di tutta risposta il partito di Erdogan ha annunciato l’ipotesi di un ritiro dal trattato.

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Sumeyye Erdogan Bayraktar sostiene la Convenzione di Istanbul

Il tema sta dividendo il Paese e prima ancora la famiglia del presidente turco. Sumeyye, figlia maggiore di Erdogan e vicepresidente di Kadem, associazione che si occupa dei diritti delle donne turche, ha diffuso un comunicato in cui difende la Convenzione di Istanbul e rivendica l’importanza della protezione a favore delle donne contro ogni tipo di violenza. Diversamente la pensa Bibal Erdogan, un altro dei quattro figli del presidente ed esponente della fondazione Tugva, che invece ha chiesto il ritiro della Turchia del trattato internazionale. Secondo Bibal Erdogan “è la religione che determina i valori fondamentali e la nostra visione della famiglia”. Come a dire che le donne necessitino di più fede e non di maggiori diritti. Ha risposto l’associazione Kadem:

Non si può più parlare di “famiglia” in una relazione in cui una parte è oppressa e soggetta a violenza.

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Cosa ne sarà della Convenzione di Istanbul

Il voto a favore del ritiro dal trattato è atteso in questi giorni, ma, sottolinea Anna Blus, che la Turchia voglia ritirarsi dalla convenzione che porta il nome della città di Istanbul è certamente “un’amara ironia”. Intanto, nel Paese continuano le manifestazioni di protesta e i social media ne stanno amplificando la portata. Sono centinaia di migliaia i post e tweet condivisi sulle piattaforme social. E tra queste iniziative online, c’è la pubblicazione di foto in bianco e nero su Instagram, sostenuta ance da molte donne dello spettacolo, che rimandano alle foto in bianco e nero sulle pagine di giornali delle donne assassinate. Ha dichiarato Fidan Ataselim del movimento turco “Fermeremo il femminicidio”:

La sfida fotografica in bianco e nero e il movimento #challengeaccepted non è nato in Turchia, ma le donne turche lo hanno rilanciato perché siamo preoccupate dal ritiro della Turchia dalla Convezione di Istanbul. Ogni giorno, dopo la morte di una delle nostre sorelle, condividiamo fotografie in bianco e nero e manteniamo viva la loro memoria.

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Elza Coculo, 30 anni, di adozione romana. Lettrice appassionata con formazione in Studi italiani. Laureata in Editoria e Scrittura. Redattrice per Il Digitale. Amo scrivere di attualità e cultura eco-sostenibile.
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