Silvio Berlusconi e quella diagnosi di disturbo narcisistico che tanto fece discutere

Abile stratega o megalomane in delirio di onnipotenza? Uno sguardo alla psicologia di Silvio Berlusconi, tra diagnosi esperte, ipotesi e dichiarazioni alla stampa.

Marianna Chiuchiolo
Marianna Chiuchiolo
Giornalista con studi in Mediazione Linguistica, una formazione da teatrante e una generale tendenza a perdersi nei vicoli di una fervida immaginazione. Ama in egual misura la scienza e la poesia e si spende da tempo per la crociata della Mental Health Awareness come missione di vita.
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Pochi eventi sono riusciti di recente a monopolizzare l’attenzione dei media e del pubblico come la morte di Silvio Berlusconi, avvenuta stamane all’Ospedale San Raffaele di Milano. Difatti, pur se in maniera spesso controversa, l’ex Cavaliere si è sempre fatto notare per la sua capacità di ottenere ciò che desiderava nella maniera più plateale possibile. In virtù di questo, e complici anche ardite dichiarazioni sul suo destino da imprenditore e politico, più di un esperto si è cimentato nell’impresa di analizzare la psicologia di Silvio Berlusconi e incasellarlo all’interno di una o più definizioni psichiatriche che potessero aiutare il pubblico a vedere l’uomo dietro la facciata del personaggio.

Così, tra figure di rilievo che avevano dominato la scena politica del loro tempo convivendo con la depressione, come Abraham Lincoln e Winston Churchill, o con il disturbo bipolare, come Francesco Cossiga, nel caso del Cavaliere i verdetti erano molto meno lusinghieri: si parlava di disturbo narcisistico, di disturbo istrionico, di bugie patologiche e, in alcuni casi, persino di dipendenza dal sesso.

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Silvio Berlusconi e la dipendenza dal sesso: quanto c’è di vero?

psicologia di silvio berlusconi

Cominciamo con il sollevare Silvio Berlusconi dalle accuse di ossessione o dipendenza dal sesso: la sua libido non era differente da quella di qualsiasi altro uomo allosessuale, cosa che, a seconda del lato da cui la si guarda, rende più o meno gravi diverse vicende che lo hanno visto coinvolto e che sono destinate a rimanere nella storia d’Italia, come il fenomeno mediatico del bunga bunga, nonché la controversia sulla confine tra pedofilia ed età del consenso.

Più ponderate sono invece altre diagnosi elargite sulla base di comportamenti e dichiarazioni del Cavaliere nel corso del suo operato.

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Luigi Cancrini e l’ipotesi di narcisismo patologico

Il primo a esporsi pubblicamente con un’analisi del profilo psicologico di Silvio Berlusconi fu, verso la fine del 2010, lo psichiatra Luigi Cancrini, presidente e fondatore del Centro Studi di Terapia Familiare e Relazionale di Roma. La diagnosi, effettuata quando il testo di riferimento era il DSM-IV, fu di narcisismo patologico.

Nello specifico, Cancrini si focalizzò sui comportamenti disinibiti mostrati da Berlusconi all’epoca dello scandalo Ruby, ponendo l’accento sul fatto che “Un uomo adulto che per mesi ospita una minorenne assistito da un codazzo di persone non ha padronanza dei suoi comportamenti”.

Berlusconi si mostrava, secondo lo psichiatra, come un personaggio dall’egocentrismo smisurato, e la situazione era peggiorata al momento dell’acquisizione del potere politico che lo aveva reso da “semplice” – il virgolettato è d’obbligo – imprenditore a figura di rilievo con l’effettiva possibilità di riscrivere le regole. Era stato a quel punto, secondo Cancrini, che il suo narcisismo, alimentato da una tale effettiva onnipotenza, lo aveva portato a distaccarsi dalla realtà.

All’epoca, Cancrini fu criticato soprattutto per aver azzardato una diagnosi soltanto sulla base di quanto venisse rivelato ai media, senza tener conto del fatto che spesso l’immagine pubblica di un personaggio non è che una facciata che può o non può coincidere con la sua reale identità.

E tuttavia, nel voler analizzare la psicologia di Silvio Berlusconi, scindere la persona dal personaggio è un’impresa complessa, giacché la sua vita era spettacolarizzata come poche.

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Psicologia di Silvio Berlusconi: mentitore patologico con disturbo istrionico?

berlusconi disturbo istrionico

Sulla base di quest’ultima riflessione, ci fu chi contestò la diagnosi espressa da Cancrini correggendo il tiro: secondo altre fonti, Silvio Berlusconi non era un narcisista patologico ma soffriva di un disturbo istrionico della personalità e di Sindrome di Pinocchio, ossia sarebbe stato un bugiardo patologico. La coesistenza di queste due condizioni sarebbe stata quindi alla base dei suoi comportamenti pubblici nonché della sua sfrenata condotta sessuale.

Nello specifico, si faceva riferimento ai criteri diagnostici riportati sempre nel DSM-IV per la definizione di mentitore patologico, secondo il quale chi soffre di Sindrome di Pinocchio:

  1. Mente in maniera gratuita, anche in casi in cui non sarebbe necessario
  2. È incapace di essere paziente
  3. È manipolativo nei confronti degli altri
  4. Ha atteggiamenti seduttivi e disinibiti
  5. Non tollera critiche
  6. Pretende di ottenere ciò che vuole, come se tutto gli fosse dovuto
  7. Non prova rimorso
  8. È incapace di gestire relazioni affettive mature

A ciò si affiancava il sopracitato disturbo istrionico di personalità, i cui sintomi erano altrettanto evidenti nell’operato e nei comportamenti del Cavaliere:

  1. Forte disagio in situazioni nelle quali non si è al centro dell’attenzione.
  2. Interazione con gli altri caratterizzata da comportamenti sessualmente seducenti o provocanti.
  3. Espressione delle emozioni in modo instabile e superficiale.
  4. Uso dell’aspetto fisico per attirare l’attenzione.
  5. Eloquio eccessivamente impressionistico e privo di dettagli
  6. Autodrammatizzazione, teatralità, ed espressione esagerata delle emozioni
  7. Soggetto suggestionabile e facilmente influenzato dagli altri e/o dalle circostanze
  8. Valutazione delle relazioni come più intime di quanto non siano in realtà

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Silvio Berlusconi: affermazioni controverse a supporto delle tesi precedenti

silvio berlusconi narcisista personalità istrionica

La discesa in politica

Al di là di qualsiasi etichetta, a onor del vero, diverse affermazioni del Cavaliere sembrano supportare la tesi secondo la quale egli nutrisse effettivamente fantasie di potere illimitato e megalomania, attitudine alla menzogna e una notevole tolleranza nei confronti di se stesso.

Riportiamo, allora, alcune delle dichiarazioni rilasciate da Silvio Berlusconi nel corso della sua carriera. In particolare, se prima del suo ingresso in politica le dichiarazioni avevano quasi sempre a che fare con le attività del suo impero mediatico e il suo rapporto con esse, a partire dal 1994 assistiamo ad affermazioni che potremmo definire decisamente più audaci.

Se nel gennaio 1994, alla sua ufficiale discesa in campo, dichiarava ai Tg:

L’Italia è il Paese che amo. Qui ho le mie radici, le mie speranze, i miei orizzonti. Qui ho imparato, da mio padre e dalla vita, il mio mestiere di imprenditore. Qui ho appreso la passione per la libertà.

Ho scelto di scendere in campo e di occuparmi della cosa pubblica perché non voglio vivere in un Paese illiberale, governato da forze immature e da uomini legati a doppio filo a un passato politicamente ed economicamente fallimentare.

Tra l’ottobre e il novembre dello stesso anno si presentava come una figura investita di un potere quasi soprannaturale:

Non ho scelto io la politica: mi è stata imposta dalla Storia.

E poi:

Se i giornalisti facessero l’esegesi di quello che dice il signor Berlusconi, vedrebbero che ha sempre ragione.

E ancora:

Sarebbe veramente grave che qualcuno che è stato scelto dalla gente, l’unto dal Signore, perché c’è qualcosa di divino dall’essere scelto dalla gente, possa pensare di tradire il mandato dei cittadini.

Finché, nell’aprile del 1995, si arrivava a questo:

Voi dovete diventare dei missionari, anzi degli apostoli, vi spiegherò il Vangelo di Forza Italia, il Vangelo secondo Silvio.

Innocenti esagerazioni al solo scopo di far scalporepurché se ne parli, direbbe qualcuno – o effettiva espressione delle sindromi analizzate sopra? Nel 1997 i paragoni con figure storiche di rilievo continuavano, come dichiarato al Corriere della Sera:

Accusare me di corruzione è come arrestare Madre Teresa di Calcutta perché una bambina del suo istituto ha rubato una mela.

Ancora, nel 2000, il Cavaliere si esponeva riguardo alla sua carriera e al rapporto con altri Premier a livello globale:

Non c’è nessuno sulla scena mondiale che può pretendere di confrontarsi con me, nessuno dei protagonisti della politica che ha il mio passato, che ha la storia che ho io.

Quando mi siedo a fianco di questo o quel premier o capo di stato, c’è sempre qualcuno che vuole dimostrare di essere il più bravo, e questo qualcuno non sono io. La mia bravura è fuori discussione. La mia sostanza umana, la mia storia, gli altri se la sognano.

Gli anni 2000, il caso Ruby e i rapporti col Centro-Destra

Gli anni 2000 furono poi caratterizzati da una serie di sfortunate affermazioni nei confronti delle donne e del loro aspetto fisico. Degna di nota anche la risposta data a una spettatrice in sala durante la trasmissione Tg2 Punto di vista nel marzo 2008. La ragazza aveva domandato come una giovane donna potesse vivere in maniera dignitosa e mettere su famiglia in un mondo del lavoro dominato dal precariato, al che il Cavaliere aveva risposto:

Da padre il consiglio che le do è quello di ricercarsi il figlio di Berlusconi o di qualcun altro che non abbia di questi problemi. Con il sorriso che ha potrebbe anche permetterselo.

Ci sono poi le affermazioni rilasciate nel 2013, dopo la condanna in primo grado al processo Ruby:

È stata emessa una sentenza incredibile, di una violenza mai vista né sentita prima, per cercare di eliminarmi dalla vita politica di questo Paese. Non è soltanto una pagina di malagiustizia, è un’offesa a tutti quegli italiani che hanno creduto in me e hanno avuto fiducia nel mio impegno per il Paese. Ma io, ancora una volta, intendo resistere a questa persecuzione.

E ancora:

I miei figli dicono di sentirsi come dovevano sentirsi le famiglie ebree in Germania durante il regime di Hitler.

E infine, riguardo alla classe politica del 2019:

Siamo stati noi a far entrare nel governo Lega e fasc*sti. Li abbiamo legittimati noi, li abbiamo costituzionalizzati noi. Il centro destra lo abbiamo inventato noi.

Senza di noi il centro destra non sarebbe esistito né esisterebbe. Siamo obbligati a stare nel centro destra, se loro non avessero noi sarebbero una destra estremista, incapaci di vincere e di governare.

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Quanto la psicologia di Silvio Berlusconi ha influito sul suo successo?

C’è tuttavia chi si chiede se questa percezione grandiosa di sé non sia stata difatti la chiave per il successo di Silvio Berlusconi sia in campo imprenditoriale che in ambito politico. Quell’impero istituzionale e mediatico che comprende colossi come le tre M – Mediaset, Mondadori e Mediolanum – nonché diverse squadre di calcio, a conti fatti resta degli italiani.

Come definire, allora la figura del Cavaliere? Grande personalità dai nobili lasciti o abile stratega in grado di piegare in suo favore gli strumenti del destino? A dirlo sarà la storia.

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