Berlusconi e il mito dell’immortalità: è vero che il Cav avrebbe voluto essere ibernato?

Anni fa girava la voce che il Cav volesse guadagnarsi l'immortalità attraverso l'ibernazione. Ma è davvero così?

Asia Buconi
Asia Buconi
Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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Di leggende su Silvio Berlusconi ne sono circolate molte. Oltre a quella sul suo Mausoleo – che effettivamente esiste e che si trova ad Arcore – anni fa girava pure la voce che il Cav volesse guadagnarsi l’immortalità attraverso l’ibernazione.

Un’ardita ipotesi sostenuta dal fatto che – sempre secondo voci – il leader di Forza Italia avesse voluto installare in quella tomba trionfale situata nella sua villa una linea elettrica di grandi dimensioni col compito non solo di illuminare il Mausoleo, ma pure di alimentare una macchina atta all’ibernazione del suo corpo e di quelli dei suoi cari, in attesa di nuove e rivoluzionarie terapie per prolungare la vita all’infinito.

Berlusconi e l’ibernazione, Emilio Fede: “Fesserie”

Quella dell’ibernazione, insomma, altro non sembra che una leggenda, una fantasia. Come ha confermato pure Emilio Fede, amico stretto del Cav, che sulla questione aveva detto in un’intervista del 2008: “Tutte fesserie. Anzi. Ricordo che una volta mi chiese: ‘Non è che qui sotto fa troppo freddo?’. Gli ho risposto: ‘E, beh, sai qui sotto…’. Lui, all’epoca non faceva ancora politica, pensava solo di avere un posto in cui un giorno andare senza tristezza, senza malinconia. Sentendosi bene”.

Nonostante ciò, la questione dell’ibernazione, assieme al Mausoleo ad Arcore, appaiono come indizi importanti del rapporto che il Cav aveva con la morte. E, più in generale, col concetto di declino, che fosse politico o esistenziale, ma anche corporeo.

Berlusconi e l’ibernazione: quel culto del corpo che lo ha sempre accompagnato

Sembra quindi improbabile che Silvio Berlusconi possa essersi spinto verso i confini inesplorati dell’ibernazione. Quel che è certo, però, è quanto il Cav sentisse profondamente il culto del corpo e quanto facesse di tutto per nascondere i segni del tempo e degli anni.

Chiaro esempio è la storia travagliata dei suoi capelli, che ha cominciato a perdere sin da giovanissimo. Un fatto a cui il Cav ha provato a porre rimedio con diversi escamotage come il riporto, il trapianto, il trucco.

Altre spie di questo accentuato culto del corpo sono i numerosi interventi estetici a cui Berlusconi si è sottoposto, senza contare il pesantissimo trucco applicato ultimamente al leader di Forza Italia durante le sue uscite pubbliche e che tanto aveva fatto discutere.

Silvio Berlusconi e la morte: l’ibernazione e il Mausoleo

Come anticipato, il gruppo elettrogeno potentissimo che avrebbe dovuto alimentare la presunta macchina per l’ibernazione di Berlusconi (e famiglia) serviva in realtà per l’illuminazione del Mausoleo di Arcore.

Si tratta di un complesso situato in viale dei Pioppi, nel bel mezzo del parco di Villa San Martino. Proprio lì, si erge un monumento in stile egizio-milanese, circondato da un colonnato realizzato dallo scultore Pietro Cascella – che era amico stretto del Cav – con decine di tonnellate di marmo delle Alpi Apuane.

Berlusconi la definiva la cappella gentilizia della “gens berlusconiana”, sul livello di quelle delle stirpi patrizie dell’antica Roma, ispirata al modello della tomba egizia di Tutankhamon. Era stato Cascella stesso, quasi divertito, a parlare del progetto di Berlusconi in un’intervista del 2006.

Lo scultore raccontò che il Cav gli disse che, dopo la morte del padre, era il momento di pensare alla storia, alla sua famiglia e dunque di creare un monumento degno. “Ma non farmi croci, falci, quelle cose lì” si era raccomandato Berlusconi.

Si tratta di una dimora sotterranea a cui si arriva dopo un’imponente scalinata e un portone di ferro. Al centro, c’è una tomba in marmo rosa. Poi, altre quattro tombe allineate alle pareti e un “dormitorium” fatto di 36 loculi in locale separato.

Chiaro che la tomba centrale non fosse destinata al padre Luigi, ma a Silvio Berlusconi stesso. Che poi volle fregi di ganci alle pareti a simboleggiare il legame dell’amicizia, bassorilievi con frutta, cibo e un telefono portatile – alcuni dicono simboli massonici – rose a cinque petali di travertino rosso sulla tomba principale e un motore Ruggerini a riscaldare e illuminare il sotterraneo.

Leggi anche: Quel misterioso Mausoleo del Cav ad Arcore: “Un cimitero gentilizio per proteggere la gens berlusconiana”

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Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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