Prostituzione in Italia, il fenomeno della tratta al servizio di 16 milioni di uomini

L'inchiesta de Ildigitale.it tra alcune associazioni che combattono il fenomeno della tratta e lo sfruttamento alla prostituzione in Italia. Ecco qual è la situazione.

Catiuscia Ceccarelli
Catiuscia Ceccarelli
Catiuscia Ceccarelli, giornalista e imprenditrice, si occupa di personaggi, interviste, attualità e lifestyle. Segni particolari? Mamma di Matilde
spot_img

Non se ne parla mai abbastanza. C’è, la vediamo percorrendo alcune strade delle nostre città. Forse ci indigniamo anche po’, ma poi tutto passa. Non ci pensiamo più e diamo per scontato che qualcosa accadrà. Invece, il fenomeno della prostituzione è sempre più un problema sociale e tocca anche territori impensabili e notoriamente tranquilli. Per fortuna, esistono gruppi di volontari preparati ma soprattutto coraggiosi che cercano di arginare questo fenomeno e di aiutare chi ne è vittima.

I dati della prostituzione in Italia

Quello della prostituzione è una vera e propria industria del sesso. Quella economia illegale sommersa, nascosta che vede girare molti soldi. Nel mondo si parla di circa 186 miliardi di dollari l’anno. Secondo i dati forniti dall’Associazione Giovanni XXIII, fondata da Don Oreste Benzi, prete in prima fila contro lo sfruttamento della prostituzione, si stima che in Italia ci sono fra le 75mila e le 120mila prostitute. Di queste, il 65 per cento si prostituisce per strada, molte sono minorenni. Una offerta importante per circa 9 milioni di clienti.

Leggi anche: Ciudad Juárez: la città messicana dove le donne vengono rapite, stuprate, uccise e mutilate

Uomini di famiglia vanno a prostitute

Secondo quanto riportato dalla giornalista Maria Giovanna Maglie nel suo libro appena pubblicato dal titolo “Puttane. Il mestiere più antico del mondo ai tempi di internet e del Covid”, in Italia mediamente 16 milioni di uomini ogni anno pagano per il sesso e il 70% ha famiglia ed è sposato.

La prostituzione in Italia è reato?

Quello della prostituzione è una vera e propria industria del sesso, in Italia e nel mondo.

Di per sé, in Italia la prostituzione non è considerata reato. La legge italiana punisce penalmente però lo sfruttamento e il favoreggiamento della pratica di prostituzione, ma anche l’esercizio della stessa all’interno di quegli ambienti chiamati case di tolleranza. Approvata nel 1958, la legge n.75, più nota con il nome della sua creatrice, la senatrice socialista Lina Merlin sancisce la chiusura delle “case chiuse” per contrastare lo sfruttamento delle prostitute. Le case di tolleranza, oggi, sono locali al chiuso messi a disposizione per la pratica della prostituzione come abitazioni di privati, camere d’albergo ecc. Questo è favoreggiamento alla prostituzione ed è reato.

Leggi anche: Coronavirus: “Per molte donne rimanere in casa non è una salvezza”. L’intervista a Roberta Bruzzone

Le vittime prostituzione possono cambiare vita

A vigilare su alcune regioni del Centro Italia c’è la Cooperativa Sociale On the Road. Con Stefania Massucci, Coordinatrice dei Progetti Anti Tratta di On the Road, e Samuela Bruni, Coordinatrice dell’Unità di Strada e del progetto Vie d’Uscita abbiamo cercato di capire meglio che cosa fa la Cooperativa sociale On the Road per i territori di Marche, Abruzzo e Molise. Dal 1994 nasce come realtà anti tratta per tutelare i diritti umani e civili di donne, uomini e bambini attraverso un approccio basato sulla centralità della persona, l’empowerment e l’inclusione sociale. Intervengono nella difesa e nella promozione dei diritti umani, nella lotta contro le discriminazioni, lo sfruttamento e le ineguaglianze che sono causa di esclusione. Ci spiega Stefania Massucci:

Sulla bonifica del Tronto, dai primi Anni 90 si incontravano ragazze che si prostituivano. Ci siamo resi conto che la prostituzione non era più solamente legata alla tossicodipendenza individuale, ma il problema era più esteso ed emergenziale. Abbiamo capito che stavamo avendo a che fare con il fenomeno della tratta. Era urgente intervenire.

Il fenomeno della tratta

La prostituzione è figlia della tratta. Il traffico di essere umani, però non è solo legato allo sfruttamento a scopo sessuale, ma anche lavorativo ed economico. Uomini, donne e bambini, senza distinzione di genere, nati in un contesto sociale dal quale vogliono elevarsi per mancanza di risorse, per degrado, povertà e mancanza di educazione. Queste persone vengono convinte e ingannate da chi ha più potere di loro a lasciare il proprio paese d’origine verso una vita migliore, che poi si rivela essere una vera e propria forma di schiavitù. Le donne sono generalmente più soggette ad essere vittime di tratta, a causa della condizione femminile discriminata in certe culture.

Leggi anche: Lotta per i diritti delle donne, professore condannato a morte. Firma la petizione

Chi sono le vittime di tratta

Stefania e Samuela di On the Road ci spiegano che il fenomeno non è relativo al genere e a seconda della zona d’Italia si orienta e differenzia in vari ambiti sociali ed economici:

Le vittime di tratta non sono solo donne, ma anche uomini, persone transessuali e minori. La tratta è un fenomeno grave che consociamo soprattutto al femminile, ma la prostituzione va oltre. La tratta non è solo prostituzione ma è sfruttamento anche in altri ambiti della vita sociale. Al Sud, per esempio, abbiamo a che fare con la tratta ai fini di sfruttamento lavorativo. Al Nord, nelle grandi città dove le etnie sono più estese, la prostituzione è più sviluppata. Ma la situazione in Italia, in generale, è molto pesante. Cambia la conformazione del territorio, ma il fenomeno ha carattere nazionale.


On the Road e il Testo Unico dell’immigrazione

Nei primi anni 90, quando la cooperativa sociale, prima associazione, ha iniziato a seguire progetti anti tratta, in Italia non c’era ancora una legge a tutela delle vittime di questo fenomeno, se non come vittime di reati gravi. Secondo quanto riferito da Stefania Massucci e Samuela Bruni:

On the road ha partecipato alla stesura dell’art 18 del testo unico dell’immigrazione nel 1998, atto a prevedere programmi di protezione e accoglienza per vittime di tratta.

Come si salvano le vittime della prostituzione?

Attività di emersione su strada a cura degli operatori della Cooperativa On the Road di San Benedetto del Tronto.

È una vera e propria unità di strada. Una macchina che con uscite settimanali raggiunge i luoghi della prostituzione, quelle strade, quelle zone dove c’è uno sfruttamento delle vittime di tratta. Andiamo sulla strada, contattiamo le persone che reputiamo più in pericolo. Con queste ragazze cerchiamo di instaurare un rapporto che ci permette di avere un contatto, di rivederle fuori da un contesto stradale offrendo loro la possibilità di visite sanitarie, di avere informazioni, supporto legale e di gestire la parte amministrativa per quanto riguarda i documenti. Altro aspetto dell’emersione è lo sportello a bassa soglia in cui avviene l’identificazione della persona vittima di tratta.

Chi sono queste ragazze, da dove vengono, quanti anni hanno? Perché scelgono o sono costrette a fare questa vita?

In modo specifico abbiamo a che fare con giovani donne nigeriane che sono state reclutate nel loro paese da una donna, una Madame. Magari la incontrano al mercato, o nel salone di parrucchiere dove lavorano e che promette loro una vita migliore, molto più bella di quella che conducono. Un lavoro maggiormente retribuito ma da svolgere in Europa. Le condizioni economiche là sono tali che le ragazze credono in queste promesse.

Come arrivano in Italia o in altri paesi europei?

C’è tutta un’organizzazione del viaggio da parte di questa Madame. Le ragazze vittime di quella che loro non sanno essere la trappola della tratta devono fare un giuramento prima di lasciare il loro paese. Spesso si tratta della Nigeria. Il giuramento avviene presso un santuario con tutto un rito di fedeltà verso la Madame. In quel contesto, alla vittima viene chiesto di restituire una somma di denaro che va dai 25 ai 35 mila euro.


Leggi anche: Arabia Saudita, finalmente le donne possono viaggiare da sole

La tratta vince sull’ignoranza

Ecco come vivono le vittime della prostituzione che vendono il loro corpo per strada. Foto Cooperativa On the Road.

Le ragazze, spiegano Stefania e Samuela di On the Road, non sono consapevoli di questo impegno perché non si rendono conto di quanto valga l’euro. Spesso sono persone con un livello di istruzione molto basso. Non si rendono conto nemmeno di che tipo di lavoro realmente spetta loro una volta arrivate in Europa.

Tratta, sono le donne a schiavizzare altre donne

La cosa che più salta agli occhi nell’ascoltare l’esperienza delle responsabili di On the Road è che, il più delle volte le ragazze iniziate alla prostituzione sono vittime di altre donne che gestiscono come manager scafate questo traffico. Quando le vittime arrivano in Italia o in Europa, cosa si trovano ad affrontare?

Di solito si ritrovano un’altra Madame o un suo braccio destro se questa gestisce tutto da un altro Paese. Questi uomini prelevano le ragazze dai centri di accoglienza dove arrivano. Negli ultimi anni però la figura maschile sta prendendo sempre più spazio. Il loro obiettivo è far capire alle vittime che i soldi del viaggio vanno restituiti.  Non hanno altra scelta. Come fare? Ore di lavoro sulla strada per ripagare quel debito. Le ragazze poi devono anche pagarsi da vivere. Per cui accumulano debito su debito e si innesca un circolo vizioso che mina la loro dignità.

Progetti anti tratta On the Road

Contro la tratta, ci sono diverse organizzazioni autorevoli con progetti importanti atti ad arginare questo grave fenomeno. La Cooperativa On the road cerca di proporre a queste ragazze, prostitute per dovere, una prospettiva diversa. I Coordinatori cercano di far capire loro che possono scegliere di meglio per la loro vita. Non c’è nessun altro che possa scegliere per loro. Hanno dei diritti e come vivono non è una condizione degna di una persona.

Leggi anche: Modifica decreti sicurezza, ecco come sono cambiati

Cosa fa la Comunità Papa Giovanni XXIII

Un altro determinante punto di riferimento in Italia e all’estero nella lotta contro la prostituzione è l’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII. Secondo quanto ci hanno riferito, l’associazione di Don Oreste Benzi è presente in 42 paesi nel mondo. In Italia e all’estero, nelle sue 500 realtà di accoglienza ha assistito e accolto in questi 25 anni bambine, adolescenti e donne vittime di violenza domestica o destinate al turismo sessuale e allo sfruttamento della prostituzione.

Contro la prostituzione in Italia

Le vittime di tratta sono donne ma anche uomini, bambini e transgender. Foto Cooperativa On the Road.

Liberate circa 5000 persone in 25 anni dalla prostituzione. Numeri che sono in Italia parlano di accoglienza per centinaia di donne italiane ma anche magrebine, dell’Africa subsahariana, dell’est Europa, del sudest asiatico e sudamericane, vittime di violenza intrafamiliare, di mutilazioni genitali, di matrimoni forzati. Forte per queste associazioni è la collaborazione con i servizi socio-sanitari territoriali, le forze dell’ordine, i Tribunali per i minori, i Centri antiviolenza e gli enti del Sistema nazionale Antitratta e del Sistema nazionale Asilo.

Leggi anche: Covid-19, che percentuale abbiamo di prenderlo?


Covid e prostituzione, cosa è cambiato

Il Covid ha cambiato qualcosa? Ha condizionato il fenomeno della prostituzione? Le operatrici della Cooperativa On the Road spiegano che durante il lcokdown non ci sono state più presenze in strada. Ma questo, secondo Stefania e Samuela può aver generato un isolamento maggiore di queste donne:

Ci siamo chieste perché non ci sono state richieste di aiuto. La nostra risposta si è basata su una rete di connazionali molto forte che fa da scudo e che ha contribuito in qualche modo al sostentamento di queste ragazze. Probabilmente, indebitandole sempre di più.

Eppure, secondo una dichiarazione di Giovanni Paolo Ramonda, Presidente della Papa Giovanni XXIII, la Comunità di don Oreste Benzi, mentre l’Italia era ferma per il coronavirus:

I clienti, contrariamente alle misure previste dal DPCM dell’11 marzo 2020, espongono loro stessi, le loro famiglie ed ambienti di lavoro a un possibile contagio. Un comportamento che mette in pericolo tutti, dato che in Italia il mercato della prostituzione coinvolge milioni di clienti.

Come si fugge dall’inferno della prostituzione

L’impegno delle associazioni e della loro rete di professionisti è forte e operano incessantemente sul territorio per riuscire a costruire un sistema multi agenzia sempre più integrato, capace di intercettare in anticipo le situazioni di tratta e sfruttamento e attivare percorsi di fuoriuscita. Ma è importane che anche le vittime trovino il coraggio per lasciare la strada per una vita migliore. Inoltre, come sosteneva Don Oreste Benzinon ci sarebbe l’offerta se non ci fosse la domanda”. Va fermata l’industria del sesso.

spot_img

Correlati

All’Università Milano-Bicocca si può lavorare in ufficio con il proprio cane e gatto: ecco la novità

L'Università degli studi Milano-Bicocca con il nuovo Regolamento per l'accesso degli animali d'affezione del...

Chiara Ferragni, l’AGCOM avvia un’ulteriore indagine sulle uova di Pasqua: quale sarà l’esito?

Chiara Ferragni di nuovo nel mirino dell'AGCOM, ma per quale motivo? A rivelarlo è...

Patente, come funziona la sospensione breve, quanto dura e le 23 infrazioni per cui viene richiesta

Dopo l'approvazione del ddl a proposito del nuovo Codice della strada alla Camera, è...
Catiuscia Ceccarelli
Catiuscia Ceccarelli
Catiuscia Ceccarelli, giornalista e imprenditrice, si occupa di personaggi, interviste, attualità e lifestyle. Segni particolari? Mamma di Matilde
spot_img