Genitori narcisisti, proprio come Cersei Lannister in Game of Thrones

Genitori narcisisti possono lasciare traumi profondi nella psiche dei propri figli. Ma qual è lo stile genitoriale di un narcisista? Cersei Lannister in Game of Thrones ne è un perfetto esempio.

Marianna Chiuchiolo
Marianna Chiuchiolo
Giornalista con studi in Mediazione Linguistica, una formazione da teatrante e una generale tendenza a perdersi nei vicoli di una fervida immaginazione. Ama in egual misura la scienza e la poesia e si spende da tempo per la crociata della Mental Health Awareness come missione di vita.
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Poche esperienze possono lasciare ferite dure a rimarginarsi come il crescere con un genitore tossico, e pochi genitori sono tossici come i genitori narcisisti.

Sebbene l’etichetta di narcisista venga attualmente affibbiata con troppa leggerezza – spesso in maniera infondata e in assenza di un’effettiva diagnosi – quando si ha la sfortuna di cadere nella tela di un vero narcisista patologico, i danni che ne conseguono possono essere devastanti per l’autostima e la percezione di sé.

Ancora più grave è crescere e venir educati da un caregiver narcisista o che presenti tratti di personalità narcisistica.

In un articolo precedente abbiamo approfondito l’argomento narcisismo patologico evidenziando i comportamenti tipici di un narcisista e le strategie attuabili per non diventarne vittime inconsapevoli.

In questa analisi ci focalizzeremo sui comportamenti dei genitori narcisisti patologici nei confronti dei figli, prendendo in esame il caso di Cersei Lannister, uno dei personaggi principali della fortunatissima serie Il Trono di Spade, ispirata alla saga letteraria Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco di George R. R. Martin.

Come si comportano i genitori narcisisti nei confronti dei figli?

Innanzitutto, cerchiamo di comprendere come un genitore narcisista può rapportarsi ai propri figli.

Secondo il DSM5, il disturbo narcisistico di personalità è caratterizzato da un modello pervasivo di grandiosità, necessità di adulazione, e mancanza di empatia. Gli stili genitoriali di un narcisista patologico possono essere molto diversi tra loro, ma si basano tutti sullo stesso fondamento: un figlio è un estensione di sé il cui scopo è adempiere alle aspettative del genitore.

Un genitore narcisista pretenderà che i figli lo ripaghino dei sacrifici fatti per metterli al mondo e crescerli, caricandoli della responsabilità di renderlo felice e dargli soddisfazione.

Aspettandosi che i figli guariscano le loro ferite emotive, i genitori narcisisti possono mettere in atto, in maniera più o meno consapevole, comportamenti estremamente tossici e manipolatori, come ad esempio il gaslighting, per avere il controllo sulle loro vite.

I figli di genitori narcisisti potrebbero crescere soffocati dalle manie di protezione dei caregiver, al punto da divenire incapaci di gestire le responsabilità della vita adulta, oppure crescere in un ambiente anaffettivo dove l’unico metro di valutazione del proprio valore è la capacità di adempiere alle aspettative.

Una costante nella vita dei figli di un narcisista è il senso di colpa indotto dalla responsabilità di dover sanare ferite che essi non hanno inferto e che non è loro compito guarire.

Ecco come il personaggio di Cersei Lannister incarna queste tendenze nel suo modo di rapportarsi alla vita e alla famiglia.

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Cersei Lannister in Game of Thrones, una donna destinata al potere

cersei lannister disturbo narcisistico

Cersei proviene da una casata ricca e potente – i Lannister sono notoriamente affidatari dell’intera politica economica del Continente Occidentale – ma dei suoi natali non può godere appieno, essendo nata femmina in un mondo patriarcale e, pertanto, destinata a un matrimonio combinato.

Non si può negare, tuttavia, che sia una donna molto intelligente e tra le più abili del Regno a muovere i fili di un teatro politico nel quale o si vince o si muore. Forte delle sue capacità, Cersei si sente destinata a grandi cose e disprezza tutti quelli che percepisce come inferiori. Il caso gioca inizialmente in suo favore concedendole un destino da regnante, poiché suo padre Tywin, abilissimo stratega, riesce a darla in sposa proprio al Re dei Sette Regni, Robert Baratheon.

Se si esclude una brevissima parentesi in apertura, Cersei è l’unico personaggio della saga a non allontanarsi mai dalla Capitale e a restare sempre e comunque in qualche modo legata al trono, prima come consorte del Re, poi come Regina Madre e infine come Monarca. Del tutto priva di qualsivoglia forma di empatia – caratteristica prevalente delle personalità narcisistiche – non si farà alcuno scrupolo a uccidere, torturare e manipolare chiunque si frapponga tra lei e i suoi obiettivi.

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La personalità narcisistica di Cersei Lannister

Difatti, Cersei ci viene presentata sin dall’inizio come una donna consapevole del proprio potere e in grado di usarlo come strumento di manipolazione, particolarmente ai danni della giovane Sansa Stark, che viene ripetutamente sottoposta a immeritate punizioni e utilizzata come pedina per estorcere lealtà e servigi all’indisciplinata casata del Nord.

Ma il desiderio di protagonismo e vendetta di Cersei non è un’impulsiva e maleorchestrata pantomima: i suoi piani sono spesso annosi, lenti e studiati nel dettaglio, come una trama sapientemente intessuta da un artigiano che non indietreggia, non si piega e soprattutto non dimentica.

Già nei primi episodi la vediamo fare sfoggio di una freddezza glaciale nell’ordinare l’esecuzione di bambini e animali innocenti come punizione per un torto subito dal figlio primogenito Joffrey.

È sempre lei a spingere suo fratello Jaime a defenestrare il giovanissimo Bran Stark – reo di aver scoperto la tresca incestuosa della Regina con Jaime stesso – e a cercare, sebbene invano, di manipolare la madre del ragazzino per convincerla a rinunciare a salvare un figlio ormai destinato a morire.

Ancora lei è la mente dietro l’incidente di caccia che causa la morte del re suo consorte, colpevole di non aver mai smesso di amare un’altra donna, evento che dà il via a una guerra di successione che si protrarrà per tutta la durata della saga.

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Cersei Lannister: come un genitore narcisista si rapporta ai figli

Con il dipanarsi della trama la vediamo diventare sempre più spietata, particolarmente dal momento in cui i suoi figli entrano ufficialmente nel Gioco del Trono, con l’elezione del primogenito Joffrey a Re dei Sette Regni e i conseguenti tumulti scatenati da quella che le altre casate percepiscono come una vera e propria usurpazione.

Cersei è madre di tre ragazziJoffrey, Myrcella e Tommen – nati da un incesto tra la Regina e il suo fratello gemello, ma ufficialmente eredi di Re Baratheon, e con ciascuno di loro mette in atto una serie di comportamenti differenti che esemplificano i diversi stili di attaccamento tipici dei genitori narcisisti.

Probabilmente per ispirazione araldica – sullo stemma della Casata Lannister campeggia un leone – Cersei viene dipinta come una vera madre leonessa, e tale è la base del suo stile di attaccamento ai figli.

I cuccioli sono a tutti gli effetti una sua estensione, un’estensione della casata stessa, ed è questa facciata di potenza, ricchezza e compattezza che la donna cerca di preservare nel suo modo di rapportarsi agli eredi al trono.

Sebbene Cersei si ostini a chiamare amore il sentimento che la lega ai figli – unico amore al quale una donna non può sottrarsi, per citare le sue stesse parole – è evidente che tre non sono che uno specchio per il suo ego. E questo è percepibile anche dal modo in cui li educa a essere fieri del proprio sangue Lannister, anziché a considerarsi eredi dei Baratheon, indipendentemente dall’effettiva paternità dei tre leoncini.

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Il rapporto con Joffrey: genitori narcisisti in cerca di conferme e di potere

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Il rapporto di Cersei con il suo primogenito è indubbiamente il più problematico. Joffrey è un ragazzo sadico e crudele, un bambino viziato salito al trono troppo presto e, per questo motivo, privo della saggezza e del pensiero strategico necessari per gestire una visione così spietata del potere in maniera da evitare errori troppo evidenti.

Cresciuto con la consapevolezza di essere migliore degli altri poiché destinato alla corona, educato sin da piccolo a vedere come un nemico chiunque non sia un membro della famiglia, Joffrey sfugge molto presto al controllo di sua madre, e questo porta lei a inimicarsi gran parte dei suoi alleati.

Cersei, incapace di contenere le manie di onnipotenza del mostro che ha creato, non è ovviamente disposta ad ammettere i suoi errori e finisce col difendere l’indifendibile poiché, come detto in precedenza, Joffrey non è che un’estensione della casata, e quindi del suo ego.

Allo stesso tempo, continua a proteggere la sua eredità di sangue: nonostante i doveri e gli oneri di regnante impongano a Joffrey di non tirarsi indietro di fronte alla guerra, Cersei non si fa problemi a ordinare la ritirata del Re nelle proprie stanze ogni volta che c’è una minaccia in corso, nonostante questo causi malcontento e tumulti tra truppe e servitori.

L’inevitabile assassinio di Joffrey – re malvoluto sia dal popolo che dalle nobili casate – è un punto di non ritorno nell’arco narrativo di Cersei che, da questo momento in poi, non farà altro che cercare vendetta attraverso il potere, schiacciando sotto il suo incedere tutte le persone che cercano di ostacolarla, anche a costo di distruggere la sua stessa città.

Il rapporto con Myrcella: genitori narcisisti assenti

genitori narcisisti game of thrones

Il rapporto con Myrcella è all’apparenza delicato, quasi genuinamente materno, ma l’attaccamento di Cersei alla sua unica figlia femmina non è meno malsano di quello la lega agli altri due.

In quanto donna, Myrcella viene inviata giovanissima nel sud del Regno per andare in sposa all’erede dei Martell, una potente casata che mal sopporta la presenza dei Lannister sul trono.

Questo fa sì che la ragazza non sviluppi un legame con sua madre, che non le è accanto durante la crescita e l’adolescenza. Myrcella non è che una bambola, una proprietà della leonessa Lannister utilizzata come pedina in quegli stessi giochi di potere che ella conosce così bene.

Cersei soffre l’assenza della figlia solo nei momenti in cui il giocattolo le viene sottratto: quando la ragazza è inviata nel Sud e quando viene uccisa per pareggiare i conti a seguito della morte del principe Martell. Sarà solo la sete di vendetta a ricordare a Cersei dell’esistenza della figlia, il cui assassinio è vissuto come un affronto che sarà ripagato con uno spietato contrappasso.

Il rapporto con Tommen: genitori narcisisti ossessivamente protettivi

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Il rapporto di Cersei con il suo cucciolo più giovane ci mette di fronte a un’ennesima manifestazione di narcisismo genitoriale. A differenza del fratello maggiore, Tommen ha un animo gentile e decisamente troppo vulnerabile per il contesto sociale in cui è nato.

Per questo motivo, anziché ricoprirlo di illusioni di grandezza e onnipotenza, Cersei si dimostra ossessivamente protettiva nei confronti del figlio più piccolo, che viene schermato da ogni pericolo e del tutto deresponsabilizzato. La sua brama di controllo sulla vita del ragazzo è talmente radicata che la donna arriva al punto di programmare un suicidio madre-figlio se le sorti di una feroce battaglia dovessero spodestare la casata dal trono.

A seguito di avvenimenti drammatici della serie, Tommen si trova a salire al trono quando è ancora troppo giovane e assolutamente impreparato al potere. Questo fa sì che i fili del Gioco gli sfuggano ben presto di mano, e che egli non sia in grado di contrastare le azioni di una setta religiosa che aspira alla purificazione del marcio che ormai da tempo contamina la politica dei Sette Regni.

A seguito della morte di sua moglie Margaery Tyrell, avvenuta proprio a opera di Cersei, Tommen si rende conto di non essere altro che un fantoccio nelle mani della madre e mette fine alla propria vita gettandosi da una torre.

Il suicidio di Tommen viene visto da Cersei come un tradimento, ed è proprio come di un traditore che la donna parlerà del figlio minore da questo momento in poi.

Leggi anche: Giornata Mondiale per la Prevenzione del Suicidio, 5 pregiudizi da cambiare subito

La perdita dei figli: una madre narcisista in cerca di nuove estensioni di sé

Rimasta sola e con le redini di un Regno frammentato e sull’orlo di una rivoluzione, Cersei cercherà riscatto in una nuova gravidanza e non si farà scrupolo di utilizzare il feto nel suo grembo come ulteriore pedina per il suo gioco di potere: prima Jaime e poi Euron Greyjoy saranno manipolati dalla donna, che così otterrà la lealtà di entrambi mantenendo una voluta ambiguità sulla paternità del nascituro.

Consumata dal proprio ego, la Regina resterà fino all’ultimo convinta di essere invincibile, andando incontro a una rovinosa fine giunta anche a causa del suo negare l’evidente superiorità degli avversari.

Cersei non è tuttavia l’unico personaggio di fantasia che incarna il disturbo narcisistico di personalità. Altro esempio degno di nota analizzato su queste pagine è quello di Nino Sarratore ne L’amica geniale.

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