Disturbo bipolare, cos’è esattamente?

Analizziamo uno dei disturbi mentali meno compresi: cos’è, cosa comporta e perché abbattere lo stigma può salvare vite.

Marianna Chiuchiolo
Marianna Chiuchiolo
Giornalista con studi in Mediazione Linguistica, una formazione da teatrante e una generale tendenza a perdersi nei vicoli di una fervida immaginazione. Ama in egual misura la scienza e la poesia e si spende da tempo per la crociata della Mental Health Awareness come missione di vita.
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Una delle cose che proprio non mi spiego è come possa esserci uno stigma così radicato nei confronti delle malattie mentali e in particolare del disturbo bipolare. A mio parere, per convivere con un disturbo maniaco-depressivo ci vogliono due palle così. Essere bipolare a volte è una sfida estenuante, ci vuole una quantità enorme di energia e ancor più di coraggio. Quindi, se si convive con questa malattia e si riesce ad essere funzionali, è qualcosa di cui andare fieri, non di cui vergognarsi.

Con queste parole Carrie Fisher, l’indimenticabile Principessa Leia della saga di Guerre Stellari, parlava al mondo della sua esperienza con il disturbo bipolare e della necessità di abbattere i pregiudizi legati alle malattie mentali.

A distanza di anni, gli attivisti per la salute mentale continuano a portare avanti quella che è una vera e propria battaglia per la consapevolezza. Quello della Mental Heath Awareness è un fronte che si arricchisce sempre più di voci e iniziative volte a fare sensibilizzazione e prevenzione sull’importanza della salute mentale, sulla necessità di tutelarla esattamente come quella fisica e sull’attuale ignoranza in materia da parte delle masse. Questo lavoro di destigmatizzazione si concentra in particolare su alcune categorie di disturbi ancora poco compresi, sebbene sempre più diffusi, come i disturbi d’ansia e i disturbi del tono dell’umore, tra i quali troviamo appunto il disturbo bipolare.

Il disturbo bipolare nella cultura di massa

Uno spunto di riflessione nasce da un evento di qualche giorno fa: durante uno dei reality show più seguiti, il Grande Fratello VIP, una delle concorrenti è stata apostrofata come ‘bipolare’. Parenti e amici sono subito accorsi a difenderla: “Non è bipolare, le serve solo un padre”, “Ha solo una storia complessa”. Quello che c’è di sbagliato in queste affermazioni è il trattamento dedicato alla parola ‘bipolare’: la si utilizza come se fosse un aggettivo, peggio ancora un’offesa da strapparsi di dosso con ogni mezzo.

Parlavamo poco fa di ignoranza in materia, e l’episodio qui riportato ne è un perfetto esempio. Nessuno si sognerebbe mai di insultare una persona chiamandola ‘diabetica’ o ‘gastritica’, tuttavia quando si tratta di malattie mentali si fa ancora fatica ad attribuir loro lo status di patologie, condizioni cliniche diagnosticabili e curabili, o quantomeno trattabili. Ben poco di aiuto è la rappresentazione spesso errata di questa malattia nella fiction: generalmente a una condizione di disturbo bipolare si associano personaggi pericolosi, violenti, instabili o disfunzionali. Ma quanto c’è di vero in queste rappresentazioni? Scopriamolo insieme.

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Cos’è il disturbo bipolare

I disturbi dello spettro bipolare, un tempo definito maniaco-depressivo, rientrano nei disturbi del tono dell’umore e si manifestano con una serie di sintomi legati all’alterazione dell’equilibrio timico, dei processi del pensiero e di altri fattori come il livello di energia, dell’appetito e della libido. Il termine ‘bipolare’ si riferisce all’alternanza tra i due poli dell’attività psichica di chi ne soffre, il cui umore può oscillare tra periodi di depressione e di mania. Generalmente si manifesta dopo l’adolescenza con un’incidenza dell’1-2% sulla popolazione.

Disturbo bipolare, cosa non è

Dire che il disturbo bipolare consiste in marcate oscillazione dell’umore è tanto esatto quanto restrittivo. Essere bipolari non vuol dire essere lunatici o imprevedibili. Le oscillazioni dell’umore, che generalmente si presentano sotto forma di episodi, sono molto al di fuori della norma e non si limitano a semplici alterazioni timiche, ma portano con sé altri sintomi che vanno a impattare in diversi modi sulla vita di chi ne soffre, compromettendone le relazioni e la produttività. Pensare che si tratti solo di sentirsi molto tristi un giorno e molto felici un altro è un errore che contribuisce ad alimentare lo stigma legato alla malattia.

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Quanti tipi di disturbo bipolare esistono?

Differenze nell’intensità delle alterazioni timiche nei vari tipi di disturbo bipolare.

Il disturbo bipolare si può manifestare in diversi modi. Generalmente viene diviso in 4 categorie.

Disturbo bipolare di tipo I

È la forma di disturbo bipolare che presenta la sintomatologia più intensa. I pazienti che rientrano in questa categoria sperimentano episodi depressivi o episodi maniacali, in cui il tono dell’umore è fortemente alterato, generalmente intervallati da periodi in cui l’umore è nella norma.

Disturbo bipolare di tipo II

I pazienti affetti da disturbo bipolare di tipo II attraversano episodi depressivi come le persone cui viene diagnosticato il disturbo di tipo I, ma i loro episodi maniacali sono meno gravi.Nel loro caso, infatti, si parla di ipomania.

Disturbo ciclotimico

In questa categoria rientrano i pazienti per i quali sia gli episodi depressivi che quelli maniacali si presentano in una forma più lieve: generalmente ipomania e depressione lieve o moderata. A volte gli andamenti dell’umore possono essere stagionali.

Disturbo bipolare non altrimenti specificato

Rientrano in questa categoria i pazienti che presentano i sintomi del disturbo bipolare, ma che non soddisfano i criteri necessari per una diagnosi di tipo I o II, ad esempio perché le dinamiche con cui i sintomi si presentano sono anomale o l’alternanza tra i due poli dell’attività psichica è troppo rapida perché si possa parlare di episodi.

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Episodi depressivi nel disturbo bipolare

Gli episodi depressivi nel disturbo bipolare presentano le stesse caratteristiche della depressione unipolare. La loro intensità può essere lieve, moderata o grave, e possono verificarsi episodi depressivi maggiori, con una durata che varia da due settimane a diversi mesi.

Perché si possa parlare di episodio depressivo, è necessario che per almeno due settimane siano presenti in contemporanea 5 o più dei seguenti sintomi:

  1. Umore depresso per la maggior parte del giorno, quasi ogni giorno. Questa condizione è ben diversa dalla semplice tristezza. La sensazione che si prova a livello emotivo è più simile a un vuoto interiore o a un generale senso di anedonia.
  2. Marcata diminuzione di interesse o piacere per tutte o quasi tutte le attività, anche quelle che generalmente erano fonte di grande gioia.
  3. Significativa perdita o aumento di peso, senza essere a dieta, oppure diminuzione o aumento dell’appetito.
  4. Disturbi dei ritmi del sonno, insonnia o ipersonnia, quasi ogni giorno.
  5. Agitazione o rallentamento dei movimenti.
  6. Astenia e mancanza di energia quasi ogni giorno. A volte la stanchezza può essere così grave che non si riesce a uscire dal letto o a svolgere compiti di routine come fare la doccia o le faccende di casa.
  7. Sentimenti di autosvalutazione e senso di colpa eccessivo e ingiustificato. Non è insolito sentirsi un peso per le persone intorno.
  8. Capacità di pensiero e concentrazione notevolmente ridotta.
  9. Pensieri ricorrenti di morte o ideazioni suicidarie senza un piano specifico o un tentativo di suicidio.

Mania e ipomania, cosa sono?

L’altro polo dell’attività psichica è quello della mania. Se nella depressione tutto è rallentato, qui ogni cosa è accelerata e frenetica. Ci si sente pieni di energie anche senza aver dormito e l’umore è estremamente elevato e può variare da eccitato a irritabile per un periodo generalmente molto più breve rispetto agli stati depressivi.

Tuttavia non è tutto oro quello che luccica e, se l’idea di essere oltremodo eccitati e produttivi può sembrare allettante, le ripercussioni sulla salute possono essere tanto gravi da richiedere l’ospedalizzazione. Di solito un episodio di questo tipo è anticipato da diversi giorni di umore molto ottimista e produttivo che poi evolvono nello stato maniacale. L’utilizzo di sostanze eccitanti può aumentare il rischio. I sintomi di uno stato maniacale sono i seguenti:

  1. Grandissimo senso di autostima, che sfocia nella grandiosità.
  2. Ridotta necessità di sonno per ricaricare le energie: ci si può sentire riposati e vitali anche dormendo 3 ore.
  3. Grande loquacità, continua spinta a parlare, pensieri che attraversano la mente in successione talmente rapida che si fa fatica a star loro dietro. Distraibilità.
  4. Aumento dell’attività scolastica o lavorativa o agitazione psicomotoria. Aumento della libido.
  5. Acquisizione di comportamenti rischiosi, come ad esempio guida ad alta velocità o sesso occasionale non protetto.

Nei casi dell’ipomania, questi sintomi sono più moderati, ma l’eccitazione risulta comunque al di sopra della norma ed è osservabile dalle altre persone. Tuttavia, in genere non è richiesta ospedalizzazione e non ci sono sintomi psicotici.

Nei casi maniacali più gravi, infatti, una tale eccitazione delle idee può portare a stati deliranti: ad esempio ci si può sentire invincibili o immortali, ci si può convincere di essere gli eletti di una divinità o identificarsi con personaggi storici di rilievo.

Stati misti, cosa vuol dire?

Eeyore e Tigro, i celebri personaggi Disney dell’universo di Winnie the Pooh, sono spesso utilizzati per rappresentare la contrapposizione di depressione e mania nel disturbo bipolare.

Possono verificarsi casi in cui i sintomi di mania/ipomania e depressione si presentano insieme. Per parlare di episodio misto, questa compresenza di sintomi deve verificarsi per almeno una settimana. Nei casi di un episodio misto, l’alterazione dell’umore è così marcata da compromettere in maniera significativa la produttività di chi ne soffre, sia in ambito lavorativo che nella sfera affettiva. Una condizione di questo tipo, inoltre, è potenzialmente molto pericolosa: la presenza in contemporanea delle ideazioni suicidarie della depressione e l’impulsività della mania si traduce in un alto rischio di suicidio.

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Quali sono le cause del disturbo bipolare

Escludendo l’insorgenza di episodi a seguito dell’azione di sostanze eccitanti, abuso di droghe o alcol, o all’utilizzo errato di psicofarmaci, le cause del disturbo bipolare possono essere diverse e coinvolgere più fattori. Gli studi sono tuttora in corso, ma tra le cause principali possono esserci fattori biologici, genetici o ambientali.

Da un punto di vista biologico, il problema può essere dovuto a un’alterazione dell’equilibrio neurochimico del cervello, in particolare per quanto riguarda la produzione di neurotrasmettitori come norepinefrina o serotonina. Ma non sono da escludere anche squilibri del sistema endocrino.

Diversi studi sembrano confermare che fattori genetici siano coinvolti nell’insorgenza della malattia. La presenza di casi di disturbo bipolare in famiglia è considerata un fattore di rischio, sebbene non l’unica spiegazione plausibile.

Anche fattori ambientali incidono nello sviluppo della malattia. Eventi traumatici, un passato di abusi o situazioni fortemente stressanti possono causare l’insorgenza dei primi episodi in pazienti predisposti.

Disturbo bipolare: diagnosi e cura

Come ogni patologia clinica, la diagnosi di disturbo bipolare può essere effettuata soltanto da uno specialista. Un’accurata valutazione medica dei sintomi, della storia del paziente e delle sue abitudini – ed eventuali esami clinici come analisi del sangue o delle urine – sono passaggi necessari per una diagnosi corretta.

Al momento non esiste ancora una cura definitiva per il disturbo bipolare. È però possibile terapizzarlo in modo da garantire al paziente una vita funzionale e serena. I percorsi di cura vengono stilati su misura per la singola persona. A volte può essere necessario cambiare il piano terapeutico fino a trovare quello più adatto. In genere si ricorre all’uso di farmaci – l’assunzione di questi ultimi può essere anche temporanea – e si può affiancarlo o meno a un percorso di psicoterapia. Tra i farmaci più utilizzati ci sono i cosiddetti stabilizzatori dell’umore. Dosaggio e tempi di assunzione variano da caso a caso e sono stabiliti dallo specialista, che potrà prescrivere anche esami di controllo cadenzati per verificare che il funzionamento di organi interni come fegato, cuore e reni sia ottimale. I percorsi psicoterapeutici possono essere individuali o di gruppo ed eventualmente coinvolgere i familiari del paziente.

Nei casi più refrattari si può valutare l’utilizzo di tec, terapia elettro-convulsiva.

Salute mentale, perché abbattere lo stigma è importante

Un valido aiuto esterno può arrivare dall’educazione alla comprensione di queste condizioni, sia in ambito familiare che sociale. La presenza ancora radicata di un forte stigma sulle problematiche di salute mentale è spesso un freno che impedisce a molti pazienti di chiedere aiuto finché i sintomi non compromettono notevolmente la loro funzionalità. Una coscienza diffusa sull’esistenza di queste patologie e la loro accettazione come condizioni trattabili – e quindi da non temere – è un passo necessario per la protezione di chi abbiamo accanto e per il miglioramento della qualità della vita di chi troppo spesso rinuncia a curarsi a causa della vergogna o dell’ignoranza.

La Asian Network of Bipolar Disorder (ANBD), l’International Bipolar Foundation (IBPF) e l’International Society for Bipolar Disorder (ISBD) hanno istituito una Giornata Mondiale del Disturbo Bipolare per fare sensibilizzazione e abbattere i pregiudizi legati alla malattia. Pregiudizi che, a detta del Dott. Thomas Insel, direttore del NIMH, a volte sono più aggressivi nei confronti di chi decide di intraprendere un percorso di cura, azione che viene vista come segno di debolezza o di pazzia. La data scelta per la ricorrenza è il 30 marzo, compleanno dell’artista Vincent Van Gogh, attualmente caso di studio poiché si ritiene che i suoi problemi mentali fossero dovuti proprio a disturbo bipolare.

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Personaggi noti che soffrono di disturbo bipolare

Mel Gibson, attore e regista con all’attivo due Premi Oscar, soffre di una forma di disturbo bipolare.

Oltre alla già citata Carrie Fisher, molti altri personaggi del mondo dello spettacolo o dello sport hanno dichiarato pubblicamente di soffrire di disturbo bipolare. Tra questi le cantanti Mariah Carey e Sinéad O’Connor, e gli attori Mel Gibson, Catherine Zeta-Jones e Jean-Claude Van Damme. Tra le grandi personalità del passato che ne hanno sofferto troviamo Vivien Leigh, la meravigliosa Rossella O’Hara in Via col vento, e Frank Sinatra. Ne soffrivano anche due grandi personalità della politica: Winston Churchill, che chiamava la depressione The black dog, e Francesco Cossiga, che si definiva un depresso allegro. Una menzione a parte meritano tre grandi personaggi uccisi dalla malattia: lo scrittore Ernest Hemingway e le leggende del rock Jimi Hendrix e Kurt Cobain.

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