Giornata del Fiocchetto Lilla, perché è importante parlare di disturbi alimentari

Tonia Samela
Tonia Samela
Tonia Samela, nata a Potenza nel 1994. Psicologa Clinica e Dottoranda di Psicopatologia del Comportamento, attualmente conduce la sua attività di ricerca a Roma. È attiva nella promozione della salute e nella divulgazione scientifica del sapere psicologico.
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I disturbi della nutrizione e della alimentazione, anche detti disturbi del comportamento alimentare, DCA, rappresentano una delle più frequenti cause di disabilità giovanile, e ad oggi rappresentano una vera e propria emergenza sanitaria. Dal punto di vista epidemiologico, infatti, esiste un elevato rischio di mortalità ad essi collegato. Secondo il Ministero della Salute, l’incidenza stimata dell’anoressia nervosa in un anno è di almeno 8-9 nuovi casi ogni 100.000 persone tra le donne, mentre è compresa fra 0,02 e 1,4 nuovi casi ogni 100.000 persone tra gli uomini. L’incidenza stimata della bulimia nervosa, sempre in un anno, è almeno di 12 nuovi casi ogni 100.000 persone tra le donne e circa 0,8 nuovi casi ogni 100.000 persone tra gli uomini. Tutti i disturbi dell’alimentazione sono più frequenti nella popolazione femminile che in quella maschile: negli studi condotti su popolazioni cliniche, gli uomini rappresentano il 5-10% di tutti i casi di anoressia nervosa e il 10-15% dei casi di bulimia nervosa. Leggi anche: Andare dallo psicologo è ancora un tabù: 5 miti da sfatare

Anoressia e bulimia: i dati sono preoccupanti

Anoressia e bulimia si manifestano più spesso tra i 15 e i 19 anni. Alcune osservazioni cliniche recenti hanno segnalato un aumento dei casi a esordio precoce e molto precoce, nei bambini. Nell’anoressia nervosa, il tasso di remissione è del 20-30% dopo 2-4 anni dall’esordio, 70-80% dopo 8 o più anni. Nel 10-20% dei casi si sviluppa una condizione cronica che persiste per l’intera vita. In effetti i DCA risultano avere il tasso di mortalità più alto tra tutte le malattie mentali. Questo perché, in connessione alla sintomatologia strettamente connessa al comportamento alimentare, esistono importanti conseguenze sul piano organico e sul funzionamento sociale, con gravi penalizzazioni della qualità di vita. In più, molto spesso, non c’è un’efficace presa in carico da parte dei servizi sanitari, nonostante la ricerca abbia dimostrato in modo sempre più evidente che esistono metodi in grado di offrire risultati positivi, con ottime speranze di cura e guarigione, soprattutto se la presa in carico della persona che soffre di DCA è concomitante alla manifestazione dei primi sintomi. Leggi anche: Giornata Mondiale della Salute Mentale, la situazione in Italia

Disturbi alimentari, cosa sono e come si manifestano

I disturbi alimentari sono definiti nell’ultima edizione del Manuale Diagnostico e Statistico Dei Disturbi Mentali, DSM 5, come “Disturbi della nutrizione e della alimentazione” e si presentano distinti in sei categorie diagnostiche principali: Pica, Mericismo, Disturbo alimentare, Disturbo della nutrizione o della alimentazione specificato evitante/restrittivo, Disturbo della nutrizione o della alimentazione non specificato, Anoressia nervosa, Bulimia Nervosa, Disturbo di alimentazione incontrollata. Al di là delle specifiche del caso, i DCA più frequenti e conosciuti sono proprio l’Anoressia, la Bulimia e il Disturbo di alimentazione incontrollata. Le caratteristiche principali dell’Anoressia nervosa riguardano soprattutto la restrizione nell’assunzione di calorie e il peso corporeo significativamente basso, cioè inferiore all’85% del peso previsto, oltre che l’intensa paura di ingrassare anche a fronte di diete restrittive. Questa paura continua di assumere peso potrebbe derivare da una specifica alterazione della rappresentazione mentale del proprio corpo, la quale porterebbe a una costante sensazione di essere sovrappeso. La Bulimia nervosa è caratterizzata da abbuffate e inappropriate condotte compensatorie, almeno 1 volta alla settimana e per 3 mesi. Un episodio di abbuffata consiste l’ingestione di una quantità di cibo significativamente superiore a quella che la maggior parte degli individui assumerebbe nello stesso tempo e in circostanze simili, caratterizzato dalla sensazione di perdere il controllo durante l’abbuffata. Le “inappropriate condotte compensatorie”, utilizzate per prevenire l’aumento di peso a seguito di un episodio di abbuffata, consistono ad esempio nel vomito autoindotto, nell’abuso di farmaci ─ ad esempio lassativi e diuretici ─ nel digiuno o nell’attività fisica eccessiva. Si definisce “abbuffata compulsiva” quel comportamento accompagnato da almeno tre dei seguenti caratteri:

  • Mangiare molto più rapidamente del normale.
  • Mangiare fino ad avere una sensazione di sgradevole pienezza.
  • Mangiare grandi quantità di cibo, pur non avvertendo fame.
  • Mangiare spesso di nascosto o in solitudine a causa dell’imbarazzo per le quantità di cibo ingerite.
  • Provare disgusto di sé, senso di colpa o disagio dopo aver mangiato troppo.

La percezione dell’immagine di sé nei DCA

La caratteristica comune all’Anoressia nervosa è l’eccessiva influenza del peso e della forma corporei sui livelli di autostima dell’individuo. Molte persone, hanno crisi di abbuffate compulsive soprattutto a seguito di intenso sforzo su sé stesse per seguire la ferrea dieta che si sono imposte. La persona pensa di dover seguire rigidamente le regole alla lettera e sperimenta un senso di profondo fallimento ogni volta che mangia di più rispetto a ciò che le regole permettono, instaurando un circolo vizioso fatto di restrizioni e abbuffate che perpetuano la malattia, rendendola sempre più grave. Infine, il binge eating disorder (BED) è caratterizzato da una condizione di grave sovrappeso o obesità, con IMC uguale o superiore a 30, direttamente causato da fattori psicologici in assenza di cause mediche o genetiche. Il Disturbo da Binge-eating è caratterizzato da abbuffate almeno 1 volta alla settimana per 3 mesi a cui però non seguono condotte di eliminazione o di controllo del peso di alcun tipo. Un’altra differenza con gli altri disturbi del comportamento alimentare è rappresentata dal minore interesse mostrato nei confronti del peso e della forma del corpo. L’assenza di controllo del peso sbilancia questo disturbo tutto sul versante dell’impulsività alimentare, rendendolo in qualche modo diverso dagli altri disturbi alimentari. Leggi anche: Ansia Sociale: la gente ti fa paura? Affrontala così

Disturbi alimentari, origini e conseguenze sulla salute

L’obesità che deriva dall’alimentazione incontrollata ha spesso una funzione: per alcuni è un mezzo di difesa: un corpo troppo voluminoso è spesso concettualizzato come un muro, edificato al fine di non avere attenzioni indesiderate. In altri casi il cibo viene usato per ottenere uno stato di calma e sedare emozioni giudicate troppo forti e intollerabili. Ancora, il cibo può essere usato come strumento di autoaggressione o di autopunizione. L’origine dei disturbi della nutrizione e della alimentazione è di tipo multifattoriale. Il disturbo alimentare emerge come risultato dell’interazione di fattori predisponenti ─ che possono essere genetici, psicologici, ambientali e socioculturali ─ fattori precipitanti, come diete restrittive e difficoltà psicologiche personali, e fattori di mantenimento, come sindrome da digiuno e il rinforzo positivo dall’ambiente, che apprezza e sostiene i cambiamenti di peso. La letteratura riporta inoltre che anche alcune caratteristiche e disposizioni più frequentemente associate ai DCA sono:

  • Il criticismo, che consiste nell’essere costantemente soggetto a critiche e svalutazioni da parte di altri considerati significativi, importanti per la persona. Il criticismo percepito sembra precedere il perfezionismo maladattivo, portando la persona a controllare ossessivamente il peso e la forma fisica nella mente delle persone affette da disturbo alimentare.
  • il perfezionismo maladattivo: ovvero la tendenza a preoccuparsi eccessivamente per gli errori, anche minimi, che si commettono. Questa eccessiva volontà di non sbagliare mai, ovviamente disattesa, provoca un minor senso di autostima, un grado più elevato di rimuginio e una scarsa percezione di controllo, sia sugli eventi esterni, sia sugli stati emotivi interni, rispetto ai soggetti non patologici.
  • Il bisogno di controllo, che sembra nascere dalla sensazione di non essere capaci di controllare i rapporti personali, le emozioni, i pensieri e gli eventi in generale. Per ristabilire la percezione del controllo e raggiungere un certo grado di calma, queste persone si focalizzano sul controllo del peso e dell’alimentazione. La scelta ricade sull’alimentazione probabilmente perché fornisce una prova evidente e immediata di capacità di autogestione e perché è abbastanza evidente agli occhi delle persone vicine al soggetto. Tuttavia, sebbene la gestione dell’alimentazione e delle dimensioni corporee in un primo momento offra l’illusione di essere in grado di gestire sé stessi, in un secondo momento porta all’isolamento e alla sofferenza.
  • L’insoddisfazione per l’immagine corporea: ossia la tendenza a non avere corretta percezione delle proprie dimensioni e forme corporee, oltre che un grado significativo di disagio rispetto al proprio aspetto fisico. Questa caratteristica rappresenta molto spesso l’evento scatenante per l’instaurarsi di un DCA.

Dai disturbi del comportamento alimentare si può guarire

La terapia prevista per la cura dei disturbi alimentari è multifattoriale, così come multifattoriale è il disturbo. Innanzitutto, occorre salvaguardare la vita di queste persone ristabilendo un corretto peso corporeo in maniera duratura. Per farlo però esistono programmi di educazione alimentare, sostegno psicologico e psicoterapia -previsti non solo per il paziente ma molto spesso anche per i suoi familiari-, oltre che programmi di gestione dei problemi legati alla percezione delle emozioni, dell’autostima e di gestione delle attività quotidiane. Solo in questo modo si dà alle persone la possibilità di uscire dall’emergenza, gestire più serenamente il loro rapporto con il cibo e vivere meglio. Si raccomanda inoltre un intervento repentino, è molto più difficile infatti intervenire in situazioni di cronicità. Ricordiamo inoltre che è attivo il numero verde 800 180 969 – SOS disturbi alimentari. Leggi anche: Cancro: perché lo psicologo può fare la differenza di Tonia Samela

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