Daniele Iudicone: “M’illumino di meno”? No, se l’energia è quella solare

In occasione della Giornata del risparmio energetico e degli stili di vita sostenibili, abbiamo intervistato Daniele Iudicone, massimo esperto di fotovoltaico ed energia rinnovabile per il mondo residenziale.

Enrica Vigliano
Enrica Vigliano
Enrica Vigliano, romana per adozione. Lavora nel mondo dell’arte e della comunicazione di eventi, dopo gli studi di Archeologia e di Business dei beni culturali. Adora parimenti la matematica e la grammatica, avendo una predilezione per le parole crociate e per la vita all’aperto.
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Oggi, venerdì 26 marzo 2021, ricorre M’illumino di meno, la Giornata del risparmio energetico e degli stili di vita sostenibili, iniziativa lanciata da Radio2 nel 2005 e diventata un appuntamento annuale per chi ha a cuore il risparmio energetico e il rispetto della natura. Noi ne abbiamo parlato con Daniele Iudicone, cofondatore di IMC Holding e capo del Reparto Aziendale “Energia & Rinnovabili”, per capire quale sia il futuro dell’energia solare.

Questa sera piazze, monumenti e palazzi del potere si spegneranno in un silenzioso e suggestivo richiamo a non sprecare le risorse della terra e ad adottare comportamenti ecosostenibili e fruttuosi anche nel proprio piccolo. L’invito è quello di spegnere le luci e tutti gli apparecchi non necessari per una serata che verrà illuminata, per chi partecipa all’iniziativa, solo dalle fiammelle delle candele.

La transizione ecologica necessaria

L’auspicio è di promuovere azioni collettive virtuose per combattere i cambiamenti climatici, gli sprechi, il ricorso a energie non rinnovabili nella lotta per ristabilire il fragile equilibrio uomo-natura, ormai sbilanciato verso il primo ai danni della seconda.

Mobilità elettrica, cappotto termico, riciclo, lotta agli sprechi alimentari, smaltimento corretto dei rifiuti, riduzione dei consumi, trasporti pubblici, economia circolare, sono alcuni degli obiettivi che bisogna perseguire, a partire dalla propria quotidianità, per operare la transizione ecologica.

Un salto di specie non derogabile

Piazze spente per m'illumino di meno

Un invito a compiere un vero e proprio “salto di specie”, tema della manifestazione di quest’anno, verso un’abitabilità del pianeta più sostenibile e rispettosa dell’ambiente.

In tal senso, il comparto delle energie rinnovabili costituisce, è il caso di dirlo, un faro nella notte, facendo registrare di anno in anno sempre più vittorie nella battaglia contro l’utilizzo di fonti non rinnovabili, soprattutto con l’avvento e il passaggio all’energia solare.

Leggi anche: “M’illumino di meno” nella giornata del risparmio energetico e degli stili di vita sostenibili

L’intervista a Daniele Iudicone

In che misura, in termini di dati e di progetti all’attivo, il comparto del fotovoltaico in Italia si sta muovendo per raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile?

Le previsioni per il 2030 sono molto rosee. Il comparto del fotovoltaico sta facendo tantissimo: i dati raccolti dagli organismi e dagli enti pubblici, come l’ENEA, che monitorano la produzione di energia rinnovabile, testimoniano l’eccellenza del fotovoltaico sulle altre tecnologie.

Non parlo solo di quello dei grandi campi o dei grandi centrali di produzione, ma soprattutto del fotovoltaico diffuso, quello che viene installato per l’autoconsumo in aziende, case, villette e abitazioni private.

Il Superbonus 110%, poi, ha agevolato e incentivato notevolmente tutto il settore, favorendo l’immissione nella rete elettrica di grandi quantità di energia rinnovabile.

L’edizione 2021 di M’illumino di meno ha come tema il “Salto di specie”. Quali dovrebbero essere le buone pratiche nella produzione di energia elettrica e del consumo a livello domestico e a livello globale?

Il salto di specie nel nostro settore si riesce a fare solo se gli impianti fotovoltaici sono dimensionati volta per volta sui consumi reali delle famiglie.

Il vero cambio di paradigma è attuabile e concreto: basta che ogni nucleo familiare diventi autosufficiente nel produrre abbastanza energia elettrica di autoconsumo e al contempo riesca a diventare indipendente anche dal punto di vista di gas e riscaldamento.

Il secondo step è possibile grazie all’installazione di pompe di calore elettriche, intervento previsto anche dal Superbonus, alimentate dall’energia fotovoltaica, per riscaldare sia l’acqua calda sanitaria che quella dei termosifoni.

Il salto di specie è tutto qui, perché significherebbe che ogni famiglia può essere energeticamente autonoma, dovendo ricorrere sempre meno all’energia proveniente dai carboni fossili o da fonti tradizionali.

In quali settori del fotovoltaico bisognerebbe premere l’acceleratore per un futuro più sostenibile?

Bisogna rendere l’Italia e l’Europa autosufficienti dal punto di vista della produzione dei pannelli, moduli fotovoltaici e componentistiche. Dipendiamo ancora troppo dall’Asia e in particolare dalla Cina, leader mondiale nella fabbricazione di pannelli fotovoltaici.

I nostri ingegneri e le nostre filiere produttive sono all’avanguardia nel campo dell’energia solare, basti pensare ai moduli Quantico interamente italiani, ma il mercato soffre della disparità di prezzi in materia di manodopera, sicurezza sul lavoro, stipendi e tasse che esistono tra occidente e oriente.

È ancora troppo conveniente per un consumatore o un rivenditore medi comprare sul mercato cinese piuttosto che in Italia o in Europa. Ed è qui che bisogna premere l’acceleratore, per non rischiare di lasciarsi sfuggire il controllo di una risorsa così importante qual è il fotovoltaico, evitando soprattutto di dover dipendere da altre nazioni.

Un po’ come i vaccini anticovid: sono un esempio lampante di cosa significhi non avere a disposizione aziende interne per l’autoproduzione delle quantità richieste dall’emergenza sanitaria.

Per far questo dobbiamo cercare di convincere i governi a far approvare non tanto altre agevolazioni quanto una fiscalità diversa nell’ottica di rendere competitiva la produzione italiana ed europea nei confronti di quelle cinesi ed asiatiche.

M'illumino di meno, candele

Bill Gates ha da poco lanciato la sua nuova start up, Heliogen, che supplirà alle esigenze energetiche di un colosso dell’industria pesante degli Stati Uniti, la miniera di Rio Tinto. Progetti simili sono attuabili in Italia? E con che tempistiche?

Progetti come questo sono assolutamente fattibili in Italia, ma il vero ostacolo sono principalmente le ragioni governative e le scelte politiche. Non bastano più le singole volontà di fronte a piani così importanti di autosufficienza di colossi industriali, servono necessariamente l’appoggio governativo e l’incentivo da parte di aziende di tipo ex-monopolistiche – come Enel o Eni – che abbiano dei vivi interessi a promuovere simili opere.

Attualmente la rivoluzione fotovoltaica, con e senza agevolazioni fiscali, è partita dal basso, dai privati cittadini e dai piccoli e medi imprenditori, ma servono le istituzioni perché progetti come quello di Rio Tinto possano vedere la luce.

M’illumino di meno, o M’illumino di sole? Tra quanto tempo grazie ai pannelli solari si raggiungerà l’autosufficienza energetica? E in quali casi è già così?

Le piccole abitazioni dotate di impianti fotovoltaici opportunamente dimensionati beneficiano già dell’autosufficienza energetica. Molte villette singole, familiari o plurifamiliari hanno difatti raggiunto la propria indipendenza energetica grazie al fotovoltaico.

Più complesso il discorso per i condomini, dove gli spazi a disposizione per l’installazione dell’impianto sono sempre esigui. Tuttavia la tecnologia del fotovoltaico è in continua evoluzione, si stanno mettendo a punto pannelli sempre più efficienti e performanti, che richiederanno meno superficie di irraggiamento garantendo allo stesso tempo performance di resa migliori di quelli attuali.

C’è però una strada percorribile sin da subito, che permette di sfruttare i tetti dei capannoni industriali per condividere il fotovoltaico nelle cosiddette comunità energetiche.

In Italia un’embrionale legislatura su questo tipo di gruppi è già attiva, e garantisce la possibilità, ad esempio, a un’impresa di rivendere l’energia fotovoltaica prodotta dal suo impianto alle abitazioni vicine.

Questo permetterà anche a chi non ha spazio sul tetto di comprare energia pulita, all’indomani dell’adeguamento delle reti, non tanto in termini tecnologici quanto in termini burocratici.

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Enrica Vigliano, romana per adozione. Lavora nel mondo dell’arte e della comunicazione di eventi, dopo gli studi di Archeologia e di Business dei beni culturali. Adora parimenti la matematica e la grammatica, avendo una predilezione per le parole crociate e per la vita all’aperto.
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