Crisi del gas, a cosa andiamo incontro

Tornare al carbone per rilanciare le rinnovabili? Gli ambientalisti non ci stanno e si schierano contro il MITE.

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Non solo benzina alla stelle, ma proteste, scontri, manifestazioni, blackout e innalzamento dei prezzi: sono solo alcune delle conseguenze immediatamente tangibili della crisi del gas che si sta abbattendo sull’economia italiana ed europea nelle ultime ore e a cui i governi stanno cercando di porre un rimedio emergenziale.

Tornando al carbone, nella fattispecie, come la Germania, o come vorrebbe anche il ministro Roberto Cingolani, per lo meno nel momento di massimo bisogno. Ma le opposizioni sono fortissime.

Uno sbaglio tornare ai combustibili fossili

I veri interventi da schierare subito in campo energetico, andando incontro anche alla disponibilità degli operatori che continuano invece a essere ignorati e ostacolati, devono prevedere un’enorme accelerazione, reale e tangibile e non solo a parole, dello sviluppo delle fonti rinnovabili, a partire dal solare fotovoltaico e dall’eolico, e serie politiche di efficienza energetiche nei consumi domestici e nei cicli produttivi.

Così tuona un comunicato stampa firmato da Greenpeace Italia, Legambiente e WWF Italia in risposta alle affermazioni del Ministro alla Transizione Energetica che, nel tentativo di arginare la crisi del gas indotta dal mercato energetico, in sofferenza a causa della guerra in Ucraina, vorrebbe ripristinare l’estrazione e la produzione di gas naturale nostrano.

Secondo le associazioni ambientaliste, sarebbe l’ennesimo errore in cui non incappare perché, ancora una volta, si mettono i combustibili fossili come risorsa primaria, anche quando è ormai assodato che bisogna abbandonarli del tutto nel più breve tempo possibile per raggiungere la vera indipendenza energetica.

Leggi anche: Crisi energetica: la soluzione arriva dall’agrivoltaico

Crisi del gas, Cingolani rassicura sulle manovre emergenziali

D’altro canto il Ministro, intervenendo nell’ambito del convegno di Elettricità Futura sull’indipendenza energetica, fa presente che la crisi del gas non è dovuta a una scarsità della materia prima, ma soltanto a un gioco perverso del mercato, che ha stabilito in modo del tutto arbitrale la crescita dei prezzi.

Secondo il Ministro l’unica cosa da fare in questo momento è spingere sulle rinnovabili, anche se bisognerà assistere alla convivenza con il gas ancora per qualche tempo, finché il comparto dell’energia pulita non sarà solido e autosufficiente.

E rassicura: non si tratta di aprire centrali chiuse o in disuso, ma solamente di rafforzare la produzione di quelle che sono ancora attive per un periodo di tempo compreso tra i 6 mesi e i 2 anni al massimo, soprattutto per lo stoccaggio.

Un altro passo da compiere a livello nazionale e sovranazionale è quello di sganciare la borsa termoelettrica da quella delle rinnovabili, perché non si può pagare allo stesso modo l’energia prodotta da impianti rinnovabili e da impianti a gas. Infine, il Ministro ha di nuovo insistito sulla necessità di imporre un price cap europeo che contenga i picchi dei prezzi.

Gli ecologisti si mobilitano

Intanto a Roma si è svolta ieri la seconda udienza che ha visto 203 soggetti, tra associazioni e individui, schierarsi contro lo Stato Italiano, accusato di “inazione climatica”, ossia di non aver messo in campo misure adeguate contro l’emergenza climatica, mentre gli azionisti di Ultima Generazione hanno bloccato ripetutamente il Grande Raccordo Anulare, dopo aver destabilizzato anche il traffico di Milano, Padova e Massa Carrara.

Le richieste degli ambientalisti indirizzate al governo e a smuovere gli animi sono semplici: smettere di puntare sul carbone, bloccare qualsiasi progetto che preveda nuove trivellazioni o estrazioni di gas naturale dal sottosuolo, terrestre e marino dell’Italia.

Ancora una volta incrementare l’energia solare ed eolica di almeno 20 GW, sbloccando i progetti che hanno già richiesto a Terna l’allaccio alla rete elettrica e incentivando le iniziative che contengono i costi produttivi delle energie pulite, sembra essere la soluzione più auspicata e condivisibile.

Pena andare incontro a continui blackout, disservizi, disordini e malcontenti, che a lungo andare minano il già precario equilibrio dettato dalla crisi del gas.

Leggi anche: Crisi energetica in Italia: ecco come superarla

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