Crisi energetica in Italia: ecco come superarla

Sbloccare le rinnovabili e stabilire piani operativi di conversione degli impianti, riducendo importazioni e consumi di gas: ecco come superare la crisi.

Enrica Vigliano
Enrica Vigliano
Enrica Vigliano, romana per adozione. Lavora nel mondo dell’arte e della comunicazione di eventi, dopo gli studi di Archeologia e di Business dei beni culturali. Adora parimenti la matematica e la grammatica, avendo una predilezione per le parole crociate e per la vita all’aperto.
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La crisi geopolitica in atto mette a repentaglio le forniture di combustibili per la produzione di energia elettrica anche nel nostro paese: per scongiurare il peggioramento della crisi energetica in Italia il primo passo da compiere è quello di sbloccare le rinnovabili e rinunciare al gas.

Crisi energetica in Italia, il settore rinnovabile si mobilita contro le importazioni

A richiedere a gran voce il cambio di rotta sono gli operatori del mercato che sollecitano il Governo a intervenire per facilitare l’avvio dei progetti già pronti ma impantanati nel limo della burocrazia, a cui fa eco anche Francesco Starace, amministratore delegato di Enel dalle pagine del Corriere della Sera.

Carbone, gas, ma anche petrolio sono le maggiori voci di spesa dell’Italia nell’import dalla Russia, da cui dipende fortemente: il 43% del gas consumato nel Bel Paese, equivalente a circa 30 miliardi di metri cubi sui 66,4 totali provenienti dall’estero, arriva da Mosca.

Considerando che quasi la metà della corrente elettrica prodotta in Italia, circa il 48%, dipende proprio dal gas di importazione, il dato a oggi si fa sempre più allarmante, sia sul piano economico che su quello sociale, anche perché il restante mix energetico italiano è composto dall’idroelettrico, che produce il 15,6% di corrente elettrica, dal solare, 9%, dall’eolico, 7,5%, dal carbone, 5,3% e il restante da carbone, petrolio e altre fonti.

E mentre il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha ipotizzato in una seduta alla Camera che “potrebbe essere necessaria la riapertura delle centrali a carbone per colmare eventuali mancanze nell’immediato. Il Governo è pronto a intervenire per calmierare ulteriormente il prezzo dell’energia, ove fosse necessario”, gli operatori del mercato elettrico si mobilitano per investire 85 miliardi di euro per avviare progetti capaci di produrre 60GW di rinnovabili nel prossimo triennio, senza sovraccaricare i cittadini e a senza incentivi pubblici.

I progetti bloccati, una risorsa tenuta sotto chiave dalla burocrazia

Un segnale incontrovertibile di quanto bolle in pentola sul fronte degli impianti di rinnovabili che attendono l’allaccio alla rete del gestore nazionale dei servizi, ancora sospesi per mancanza del via libera da parte di Province e Regioni.

Sbloccando appena un terzo dei progetti pendenti, infatti, si stima che l’Italia potrebbe rinunciare senza perdite a un quinto delle importazioni di gas naturale, pari a circa 15 miliardi di metri cubi.

I problemi da affrontare sono vari e di varia natura, ma rimane centrale quello di individuare le aree destinate alla realizzazione degli impianti, che occuperebbero appena lo 0,1% del territorio nazionale.

Con un piano energetico operativo oculato sarebbe dunque possibile tagliare gli approvvigionamenti di gas naturale, per potenziare al massimo la produzione autoctona di energia rinnovabile, con vantaggi economici sia dei singoli cittadini che dello Stato, oltre che per l’ambiente.

Leggi anche: Gasdotto Nord stream 2: cos’è e perché la Germania lo ha bloccato

Le manovre per scongiurare la crisi energetica in Italia

Secondo gli esperti, per evitare l’aggravarsi della crisi energetica in Italia le misure da adottare sarebbero facilmente percorribili, a patto che tutti gli attori in campo si impegnino ad attuarle sinergicamente.

La riduzione del consumo di gas è il primo obiettivo da perpetrare, e si può raggiungere solo se imprese e cittadini cominciano a risparmiare energia puntando sull’efficientamento energetico. In particolare industria ed edilizia, settori che consumano in assoluto di più, sfruttando rinnovabili solari e termiche, potrebbero ridurre il loro peso di emissioni dannose del 20% in pochi anni se supportate da incentivi e da misure di sostegno agli investimenti.

Un’altra opzione, in un primo momento, potrebbe essere quella di realizzare altri impianti di rigassificazione di GNL (gas naturale liquefatto) che sebbene non riducano significativamente la dipendenza dell’Italia dalle importazioni, ottimizzano l’utilizzo del gas.

Il via libera allo sviluppo delle rinnovabili poi, accelerando i contratti e approvando i progetti in sospeso, diventa imprescindibile per la transizione ecologica, nell’affiancamento all’abbandono del gas e nella conversione del parco di generazione da combustibili fossili a energia pulita.

La sostituzione di caldaie a gas con pompe di calore e sistemi equivalenti nei consumi civili è un’altra opzione largamente realizzabile, sebbene richieda un tempo piuttosto lungo di attuazione e campagne mirate di sensibilizzazione.

Infine, investire sulla produzione di biometano e biogas può da una parte risolvere il problema dei rifiuti provenienti da agricoltura e allevamenti, e dall’altra avviare una produzione di quasi 10 miliardi di metri cubi dei due biocombustibili in modo da sostituire le importazioni di metano.

Leggi anche: Crisi energetica, arriva l’autunno dei rincari

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