Cosa ricorderemo della quarantena?

Marianna Chiuchiolo
Marianna Chiuchiolo
Giornalista con studi in Mediazione Linguistica, una formazione da teatrante e una generale tendenza a perdersi nei vicoli di una fervida immaginazione. Ama in egual misura la scienza e la poesia e si spende da tempo per la crociata della Mental Health Awareness come missione di vita.
spot_img

“2020, sceneggiatura di Stephen King”. Le magliette con questo slogan stanno spopolando su Pampling, e a buona ragione. Non siamo ancora arrivati a metà anno e abbiamo già visto lo spettro di un terzo conflitto mondiale, incendi devastanti che minacciavano di anticipare il punto di non ritorno di una sesta estinzione di massa, una pandemia con annessa recessione globale, un asteroide e persino – forse – un UFO che si aggirava indisturbato nel vento. Ma per quest’ultimo si tratta di video di diversi anni fa, quindi facciamo che non conta. A dire il vero, davanti all’evento che sta definendo questo anno campale ─ la pandemia di Covid-19 ─ quasi tutto sembra contare poco, almeno per noi che abbiamo la fortuna di vivere nella parte tranquilla del pianeta. Da quasi tre mesi a questa parte l’intero mondo si è fermato davanti al passo inarrestabile di un Coronavirus che si fatto strada spazzando via vite e abitudini. E così, tra medici e infermieri stremati dagli incessanti turni lavorativi e perdite improvvise avvenute fuori scena, senza un addio né un ultimo saluto, ci siamo sentiti d’un tratto svuotati e impotenti. Lavoratori e aziende si sono trovati di fronte alla possibilità di non poter mettere il pane in tavola. Ci siamo visti come cento anni fa, con un’economia devastata a fare appello al buon cuore dello stato, delle istituzioni, dei nostri vicini, di chiunque potesse dare un minimo contributo. Leggi anche: Finanziamenti a fondo perduto 2020: tutti i bandi

Il lockdown ha portato a un risveglio delle coscienze

Davanti a un tale sfacelo, come spesso accade, ci siamo attaccati al presente e in qualche modo abbiamo tenuto duro. Perché poi, in momenti come questo, ricordarsi che la vita esiste nonostante tutto è necessario. In momenti come questo, sperare non è una questione di ottimismo ma di sopravvivenza. E più di ogni cosa sembra ricordarcelo questa primavera rubata, una rinascita cui abbiamo assistito da spettatori ma che è arrivata lo stesso, inarrestabile, incurante delle nostre vite in stand-by, dei progetti congelati e del nostro scoprirci immensamente diversi da come eravamo fino a qualche settimana fa. Accanto all’Italia stremata, che piange le perdite e teme il futuro, un’altra Italia si è risvegliata, decisa a non morire e ad andare avanti in barba alle previsioni più ciniche. La quarantena, che ha fatto tabula rasa delle nostre abitudini riscrivendole secondo canoni che mai avremmo immaginato, ha tirato fuori potenzialità sopite, forza d’animo e un senso di unità che avevamo dimenticato in un qualche cassetto. Alla vigilia della tanto attesa fase 3, quella in cui cominceremo a ricostruire, ripercorriamo insieme i punti salienti di questa quarantena, ricordandoci di come la razza umana sia in grado di tirar fuori il meglio persino da una pandemia. Leggi anche: Dal 18 Maggio si torna al ristorante ma con nuove regole post covid

Marzo: l’inizio del lockdown nazionale tra preoccupazioni e speranza

Speranza è la parola che ha definito il mese di marzo. A ripensarci ora sembra un ricordo lontanissimo: eravamo davanti a un’emergenza sanitaria mondiale conoscendo pochissimo del nemico che avremmo dovuto affrontare. All’improvviso ci siamo trovati confinati tra le mura di casa con la vita sociale completamente azzerata. Niente scuola, niente trasferte, niente lavoro, chiusi i teatri, i ristoranti, le palestre, inaccessibile il mondo esterno. La prima reazione è stata di paura. E allora esisteva soltanto una via per non lasciarsi prendere dal terrore: cercare nuovi modi di resistere e metterli in pratica.

Smart working e scuola, l’ascesa di Zoom

Se è vero che dietro le nuvole c’è sempre il sole, allora guardiamolo questo silver lining. La quarantena sta causando la peggiore recessione economica degli ultimi cent’anni, ma sarebbe potuto essere molto peggio di così. Forse non tutto va per il meglio in quello che non è il migliore dei mondi possibili, ma è stata una grande fortuna vivere nell’era digitale. Era necessario salvare il salvabile e dobbiamo ringraziare internet. Aziende, scuole e istituzioni sono migrate sul web, trasferendo ogni attività nelle grandi città virtuali della rete. Lezioni scolastiche e meeting istituzionali hanno traslocato su Zoom, la piattaforma di videoconferenze che ha visto un picco di utilizzo mai registrato dalla sua creazione. Così, accanto agli studenti in diretta dalle loro camerette, i laureandi dell’era Covid hanno discusso a distanza le tesi con le pantofole sotto gli abiti formali. Non la laurea che avrebbero immaginato, ma di certo un aneddoto da raccontare. Idem per i lavoratori del terziario: ovunque possibile, le aziende hanno finalmente abbracciato lo smart working, scoprendone le potenzialità e i vantaggi. Ogni servizio digitalizzabile è stato digitalizzato, in pieno spirito da terzo millennio. Leggi anche: Il ritorno a scuola nella Fase 2 in base all’andamento della pandemia

I flash mob sui balconi, finalmente gli italiani si sentono un popolo unito

È da tanto che non lo facciamo più, ma durante le prime settimane di lockdown era un appuntamento fisso. Dagli applausi per gli operatori sanitari agli inni nazionali e generazionali, cantare dai balconi ci ha dato forza. Ci ha ricordato che non eravamo soli, che dietro ogni finestra c’erano persone come noi, spaventate dalla solitudine, tormentate dalle proprie paure. Prima che la quarantena diventasse la norma, ci siamo cercati trovandoci a distanza di qualche parete. Un gesto che il mondo intero ha guardato con commozione, ricordando come in fondo noi italiani abbiamo sempre saputo raccogliere le peggiori sfide della vita e trasformarle in qualcosa di bello.

Le nuove star del web, i sindaci italiani diventano un meme

Vincenzo De Luca, presidente della Regione Campania, durante uno dei suoi discorsi

Mi arrivano notizie che qualcuno vorrebbe preparare la festa di laurea. Vi mandiamo i carabinieri, ma li mandiamo con i lanciafiamme.

Non solo canzoni dai balconi, un’altra faccia dell’Italia è diventata virale in tutti i paesi del mondo: i video dei sindaci che rimproverano le persone in strada ordinando loro di tornare a casa. Ci sono anche loro, gli italiani caciaroni, che urlano e gesticolano, che si ammalano di crepacuore perché non riescono a farsi obbedire, che non hanno paura di mettere in punizione i figli indisciplinati. Perché in fondo, dietro l’ilarità e il grottesco, di questo si tratta, e i sindaci che rimproverano la gente in strada ci ricordano tanto i nostri genitori quando non riuscivano a farci capire perché alcune abitudini dovevamo evitarle. Tutti tranne uno: Vincenzo De Luca, presidente della Regione Campania, non a caso rinominato “lo sceriffo”. Lui, al contrario degli altri, si fa notare per il tono pacato e imperturbabile con il quale minaccia di usare le maniere forti. L’intero popolo del web è diventato immediatamente un suo fan sfegatato.

I risvolti inaspettati, le bambine di Giuseppe Conte

Giuseppe Conte senpai, il meme realizzato da Marco Albiero
Le posizioni più scomode sono sempre quelle ai gradini più alti. E di certo scomoda è la posizione del Presidente del Consiglio che, dopo essersi fatto carico la scorsa estate di un governo instabile e traballante, si è trovato a gestire un’emergenza sanitaria di portata globale. Le dirette di Giuseppe Conte sono diventate un appuntamento fisso per gli italiani, che per due mesi quasi non hanno parlato d’altro. Tra agevolazioni fiscali, cura Italia, decreti costellati di parole oscure, opportuni chiarimenti e manovre di cui si parla col senno di poi, anche il nostro Giuseppi nazionale è diventato un meme. Due i punti salienti della sua carriera virale: l’epico “Questo governo non lavora col favore delle tenebre”, scagliato in diretta contro un Matteo Salvini sempre più a ruota libera, e un’inaspettata elezione a sex symbol, con una fandom di bambine che minacciava di scalzare Alberto Angela dai sogni delle webnaute italiane. Leggi anche: Decreto Rilancio. Conte: “Abbiamo sbloccato miliardi per aiutare gli italiani”

I pasti sospesi e le iniziative di solidarietà

“Chi può metta, chi non può prenda”, una delle iniziative solidali cittadine più diffuse.
Persino nell’era del non sono razzista ma, gli italiani si ricordano che c’è sempre qualcuno da aiutare. Artisti e personaggi famosi contribuiscono alla ricerca scientifica e al finanziamento del sistema sanitario mettendo a disposizione le proprie risorse o donando il ricavato della vendita delle proprie opere. Ma la solidarietà si esprime anche nei gesti più semplici, e per le strade delle città appaiono cestini in cui lasciare qualcosa da mangiare per chi è in difficoltà economiche. Abitudini come il caffè sospeso e il pasto sospeso vengono riscoperte, la solidarietà comincia tra le mura di casa e si estende come un incendio. A fare eco arrivano anche i grandi dell’intrattenimento: e-book gratis o a prezzi stracciati, super offerte sulle piattaforme di streaming, tutto purché si riempiano le ore da passare sulle mura domestiche al grido di #iorestoacasa.

Aprile: la quarantena è ormai un’abitudine, l’ascesa di scienziati e creativi

Passato lo smacco iniziale, fatti i conti con se stessi e le proprie paure, a un certo punto siamo scesi a patti con le file per entrare al supermercato, i pranzi di famiglia in videoconferenza e un presente racchiuso in una bolla. Qualcuno ha cercato in tutti i modi di ammazzare disperatamente il tempo arrivando a improvvisarsi maratoneta pur di lasciare le mura di casa. Qualcun altro, invece, quel tempo lo ha ritrovato e ha scoperto che in fondo in compagnia di se stessi non si sta così male. Due sono i gruppi che hanno tenuto in piedi il morale degli italiani in questo periodo: gli scienziati e gli artisti.

I divulgatori scientifici si battono per la corretta informazione

È solo un’influenza. Forse no. Magari muta, ma non come nei film. Era un pipistrello. No, era un pangolino. No no, era proprio un pipistrello. Coronavirus è il virus, Covid è la malattia. Il vaccino ci vuole, ma gli antivirali sono meglio. Non è facile gestire un nemico di cui si conosce poco. Il lavoro dei ricercatori dallo scorso gennaio a oggi è stato inarrestabile e focalizzato a scoprire come tenerlo a bada. Con un popolo sempre più confuso, gli scienziati sono diventati un punto di riferimento per riuscire a far chiarezza su questo Coronavirus che ha obliterato le nostre abitudini così all’improvviso. Mappato in tempi record, studiato e testato in tutti i modi, i divulgatori scientifici hanno fatto gli straordinari per parlarci di lui, collaborando con medici, biologi e virologi. Spesso hanno dovuto scontrarsi con informazioni contrastanti, che mutavano man mano che nuove scoperte vedevano la luce, sempre cercando in tutti i modi di scardinare fake news e teorie alternative fin troppo creative. Youtube, Twitch, Facebook e Instagram: le piattaforme interattive sono sempre più popolate da chi la scienza la mastica e vuole aiutare il mondo a venir fuori dalla pandemia prima di tutto con la corretta informazione.

Teatri chiusi? Rappresentazioni e concerti si fanno a distanza

Gli artisti, questa è cosa poco nota, sono stati i primi a risentire della quarantena. Anzi, da molto prima della quarantena. Spettacoli e concerti sono stati annullati già all’inizio di febbraio, e così cantastorie e teatranti si sono ritrovati a corto di denaro in un’eterna quaresima che dura da mesi. E allora hanno fatto quello che sanno fare meglio: ispirare. Così bene da meritare una menzione d’onore proprio dal sopracitato Giuseppe Conte, che li ha ringraziati in diretta nazionale durante uno degli ultimi discorsi. Gli attori si reinventano a distanza, trasmettendo in diretta social monologhi famosi, letture di capolavori noti o repliche di spettacoli già rappresentati su palco. Il tutto con data e ora prefissate, proprio come accadrebbe normalmente. I teatri saranno chiusi, ma il teatro non muore e raggiunge gli italiani nel salotto di casa. I musicisti si attrezzano per registrare le linee melodiche di pezzi da montare poi in video, ognuno nel suo riquadro con un singolare effetto d’insieme. E chi non ha una band si propone come solista accompagnandosi al piano o alla chitarra, magari mettendo su un pezzo ispirato alla quarantena stessa. Scrittori e poeti non sono da meno, e lanciano iniziative di scrittura creativa sulle piattaforme più frequentate, ispirandosi a quel Decamerone di boccacciana memoria che, in fin dei conti, tanto diverso da questa situazione non era. Leggi anche: Ilaria e Nicolas, fidanzati divisi dal Covid, si rivedono al confine

Le challenge virali, i Millennials invadono Tik Tok

Fino a ieri appannaggio della Generazione Z, che lo popolava incontrastata, anche i Millennials scoprono il mondo dei video su misura e cominciano a far uso regolare di Tik Tok, con risultati da scompisciarsi. Le challenge più famose mettono alla prova la capacità di attori, comici e ballerini, e dal social cinese rimbalzano su Facebook e Instagram, portandolo alla ribalta anche tra chi non ne aveva ancora sentito parlare.

Le webserie ispirate alla quarantena

Non mancano all’appello YouTubers e videomaker, che raccontano la quarantena attraverso gli occhi dell’italiano qualunque, quello abbastanza fortunato da dover stare lontano dagli affetti senza perderne nessuno, ma che comunque deve fare i conti con le conseguenze economiche e psicologiche di una normalità completamente stravolta. Studenti, appassionati e professionisti creano un proprio tributo alla vita prima, durante e – soprattutto – dopo il lockdown. Ci sono le situazioni grottesche e surreali dei 3Lame Studio, che dipingono scenari estremamente sopra le righe facendo leva sul nonsense e sulla musicalità del dialetto barese. Ci sono quelli ormai famosi, come i meridionalissimi ragazzi di Casa Surace, e talentuosi meno noti che salgono alla ribalta, come Daniel Greco, che reinterpreta in tema Covid le hit più famose con impeccabile dovizia di particolari. Sempre a proposito di new entry, virale è la serie “Rebibbia Quarantine”, realizzata da Michele Rech, in arte Zerocalcare. Già noto per il lavoro di fumettista, che lo ha reso suo malgrado il portabandiera dell’attuale generazione dei trentenni, Zero ha conquistato nuove fette di pubblico con i suoi video che ironizzano sulle difficoltà della vita in quarantena lasciando spazio anche a profondi spunti di riflessione. Ed è parafrasando le sue parole che concludiamo:

Penso a tutti quelli che hanno avuto i morti, chi è ancora in terapia intensiva. Nell’imparagonabile piccolo nostro, anche noi non ne possiamo più di stare così. Però ho un groppo alla gola che non se ne va e cerco di capire perché. E penso che forse è perché, quando tutto questo sarà finito, cosa ci inventeremo quando ci guarderemo allo specchio e saremo ancora allo sbando, isolati e non potremo nemmeno giustificarci col Coronavirus?

In qualche modo faremo. Ce l’abbiamo sempre fatta. Leggi anche: Dal 18 maggio al via i test sierologici a chiamata per anticorpi Covid di Marianna Chiuchiolo

spot_img

Correlati

Sanremo 2025, Carlo Conti: “Magari torniamo io e Maria De Filippi, chissà…”

Chi sarà il conduttore il Festival di Sanremo? Ancora non è stata data nessuna...

Serena Bortone commenta con Ranucci il caso Scurati: “Voglio continuare a lavorare in Rai”

Sigfrido Ranucci, ospite del suo programma Che sarà, ha commentato assieme a Serena Bortone...

Sigfrido Ranucci rimane a Report: “Ci sono anche la prossima stagione, la Rai è casa mia”

Dopo alcune indiscrezioni sul suo possibile addio alla Rai, Sigfrido Ranucci lo ha annunciato:...
Marianna Chiuchiolo
Marianna Chiuchiolo
Giornalista con studi in Mediazione Linguistica, una formazione da teatrante e una generale tendenza a perdersi nei vicoli di una fervida immaginazione. Ama in egual misura la scienza e la poesia e si spende da tempo per la crociata della Mental Health Awareness come missione di vita.
spot_img