Data Center a energia pulita contro la carbon thumbprint

Non solo gas di scarico e industrie: anche l'utilizzo della rete internet tutti i giorni emette anidride carbonica. Ecco come contrastare la carbon thumbprint.

Enrica Vigliano
Enrica Vigliano
Enrica Vigliano, romana per adozione. Lavora nel mondo dell’arte e della comunicazione di eventi, dopo gli studi di Archeologia e di Business dei beni culturali. Adora parimenti la matematica e la grammatica, avendo una predilezione per le parole crociate e per la vita all’aperto.
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L’ossatura su cui si regge internet, i data center, produce tanta energia carbonica quanto una grande nazione densamente popolata: è la cosiddetta carbon thumbprint legata alla vita in digitale.

Nonostante gli auspici di digitalizzazione e i pronostici di diffusione capillare della rete, il virtuale ha un peso cospicuo in termini di emissioni e di inquinamento.

Se da un lato il passaggio al digitale e la transizione in atto hanno il grande vantaggio di salvaguardare le materie prime, contribuendo significativamente nella lotta contro i cambiamenti climatici – basti pensare al risparmio di carta!-, dall’altra l’uso dei dispositivi elettronici e la loro continua necessità di essere ricaricati, aggiornati se non addirittura sostituiti producono una grande quantità di anidride carbonica senza che se ne abbia una reale consapevolezza.

Cos’è la carbon thumbprint?

Conosciuta anche con il nome di fingerprint, la carbon thumbprint, letteralmente impronta del pollice o improna digitale, è l’equivalente della più famosa impronta ecologica lasciata dall’uomo sulla natura e sull’ambiente con le attività antropiche.

La carbon thumbprint però si riferisce a tutta quella sfera di operazioni che riguardano il mondo non-fisico, virtuale, digitale e online.

Mandare una mail guardare un video in streaming, caricare una pagina, scaricare un file, sono tutte operazioni che facciamo ogni giorno senza pensarci su, ma che se sommate tutte insieme hanno un enorme peso in termini di inquinamento e di emissioni.

Per trasmettere i dati e le informazioni, infatti, c’è bisogno di un’infrastruttura fisica molto energivora, fatta di reti, cavi, server, data center e dispositivi finali.

Quanto inquina la vita digitale?

Ogni qualvolta premiamo invio per mandare un messaggio il contatore delle emissioni si attiva inesorabilmente.

Un esempio? Si stima che ogni individuo produca all’incirca 400 kg di anidride carbonica all’anno solamente usando tablet, pc e telefonini. Ogni megabyte di messaggio mail emette fino a 20 grammi di CO2, mentre per ascoltare una canzone in streaming su Spotify bisogna mettere in conto dai 4 ai 13 grammi.

E questi dati tenderanno a crescere con l’introduzione di reti sempre più efficienti, come il 5G, tanto che nel 2040 la thumbprint potrebbe arrivare a produrre il 14% delle emissioni mondiali di CO2.

A questo si aggiunge il fatto che lo smaltimento dei dispositivi elettronici in Europa, ogni anno, è responsabile dell’immissione nell’atmosfera di oltre 14 tonnellate di anidride carbonica.

Per non parlare delle nuove frontiere del metaverso, nft e blockchain: queste operazioni richiedono degli impressionanti sistemi di calcolo effettuati da “cervelloni” – ancora una volta data center.

Una singola transazione di criptomoneta emette 22 kg di anidride carbonica e un acquisto di Nft 48 kg!

Leggi anche: Inquinamento digitale: quanto costa per l’ambiente la nostra vita tra Dad e smart working

Come ridurre la carbon thumbprint?

Sempre più aziende e privati cittadini si stanno rendendo conto del pericolo silenzioso che la digitalizzazione incontrollata potrebbe portare a livello di inquinamento atmosferico.

L’anidride carbonica emessa durante gli scambi di dati e l’impatto delle estrazioni dei metalli necessari per assemblare i dispositivi elettrici sono due voci di inquinamento da non sottovalutare.

La sfida per raggiungere gli obiettivi di digitalizzazione senza venire meno a quelli di sostenibilità è grande e complessa. Ma si può fare molto per intervenire prima che sia troppo tardi.

Per prima cosa bisogna alimentare i data center completamente con energia rinnovabile, rendendo obbligatori per tutte le nuove strutture impianti fotovoltaici o eolici e promuovendo investimenti a favore dell’ambiente, iniziative di responsabilità sociale d’impresa e progetti di ricerca.

In seconda battuta, ognuno di noi può contribuire a diminuire la carbon thumbprint nella vita di tutti i giorni seguendo alcuni semplicissimi trucchetti:

  • salvare le foto su supporti fisici e non online
  • cancellare le foto inutili dal proprio dispositivo mobile
  • disinstallare le app che non si usano
  • ottimizzare le ricerche online
  • scaricare i contenuti video prima di guardarli, evitando lo streaming
  • tenere la videocamera spenta durante i meeting e le riunioni online
  • mandare meno messaggi vocali o multimedia via chat
  • non rispondere se non strettamente necessario alle mail
  • disiscriversi da newsletter e simili

Leggi anche: Sarà l’intelligenza artificiale a rendere il mondo energeticamente ecosostenibile

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Enrica Vigliano, romana per adozione. Lavora nel mondo dell’arte e della comunicazione di eventi, dopo gli studi di Archeologia e di Business dei beni culturali. Adora parimenti la matematica e la grammatica, avendo una predilezione per le parole crociate e per la vita all’aperto.
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