Superbonus 110%, come funziona il ritiro dedicato

Il ritiro dedicato permette la monetizzazione dell'energia in eccesso prodotta dal proprio impianto fotovoltaico. Ecco come funziona.

Enrica Vigliano
Enrica Vigliano
Enrica Vigliano, romana per adozione. Lavora nel mondo dell’arte e della comunicazione di eventi, dopo gli studi di Archeologia e di Business dei beni culturali. Adora parimenti la matematica e la grammatica, avendo una predilezione per le parole crociate e per la vita all’aperto.
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I possessori di un impianto di autoproduzione di energia elettrica proveniente da fonti rinnovabili, come il fotovoltaico o l’eolico, si trovano a dover scegliere come impiegare l’eccedenza non utilizzata di energia, attraverso due meccanismi chiamati scambio sul posto e ritiro dedicato.

Con l’introduzione del Superbonus 110% gli impianti installati grazie alle agevolazioni fiscali possono richiedere solo il ritiro dedicato, poiché lo scambio sul posto non è cumulabile con l’incentivo statale.

Cos’è il ritiro dedicato?

Si tratta di una vera e propria compravendita di energia elettrica tra l’utente e il Gestore dei Servizi Energetici nazionale, che assume in questo caso il ruolo di intermediario tra il mercato energetico e il produttore.

In questo modo il piccolo venditore di energia elettrica in eccesso non dovrà occuparsi delle procedure burocratiche e degli adempimenti necessari per accedere alla Borsa Elettrica, semplificando il meccanismo di compensazione.

Nei primi anni di diffusione degli impianti fotovoltaici, il ritiro dedicato era estremamente vantaggioso per i possessori di impianti fotovoltaici perché il prezzo dell’energia in eccedenza venduta al GSE era competitivo.

Successivamente, a causa del mercato e di successive restrizioni, ha preso sempre più piede lo scambio sul posto, soprattutto per impianti fotovoltaici domestici o di piccole dimensioni.

Come funziona il ritiro dedicato?

A differenza dello scambio sul posto, in cui l’utente preleva dalla rete energia elettrica quando non autoproduce con una sorta di rimborso in bolletta per quella prodotta in eccesso e ceduta, il ritiro dedicato prevede un meccanismo leggermente meno conveniente.

L’utente paga in tutto e per tutto l’elettricità consumata dalla rete nazionale dei servizi, comprese le tasse e i servizi di rete. D’altro canto tutta l’energia immessa sulla rete sarà comprata dal gestore, secondo dei prezzi di vendita che prevedono un “minimo garantito” per il ritiro dedicato.

Se il prezzo orario della zona di mercato energetico dov’è ubicato l’impianto, soggetto a forte fluttuazioni, è inferiore alla cifra stabilita dall’ARERA, il gestore dei servizi è comunque tenuto a monetizzare il valore minimo, mentre se è superiore a quale dato, dovrà pagare all’utente il prezzo di mercato.

Il produttore è tenuto a pagare al GSE lo 0,5% del controvalore energia per corrispettivi amministrativi, a cui si sommano i corrispettivi per i servizi di trasporto e del dispacciamento in immissione.

Ecco la tabella dei prezzi minimi garantiti per gli impianti alimentati da fonti rinnovabile per il 2021:

Chi può richiedere il ritiro dedicato?

Il RID è previsto per tutti coloro che abbiano impianti che generano energia elettrica da fonti rinnovabili non programmabili, per evitare che si possa lucrare in modo non controllato dall’installazione dei pannelli fotovoltaici.

Il rapporto tra autoconsumo e di vendita dell’eccedenza non deve superare determinate soglie: il 70% dell’autoproduzione deve essere destinata all’utilizzo in loco, e solo il 30% del totale prodotto può essere destinato al mercato energetico.

Come si richiede il ritiro dedicato?

Chi possiede un impianto elettrico di autoproduzione dovrà stipulare con il GSE un contratto annuale, che si rinnova automaticamente a meno che non pervenga al Gestore una raccomandata di disdetta due mesi prima che scada la convenzione.

La richiesta può essere effettuata tramite la compilazione di un modulo apposito, predisposto dal GSE.

Ritiro dedicato e Superbonus 110%

Il Superbonus 110% ha introdotto una regolamentazione leggermente differente in merito al ritiro dedicato, non più su base annuale ma su base quinquennale.

Secondo la modifica, il contratto con il GSE per gli impianti che hanno usufruito dell’agevolazione statale prevede una durata iniziale di cinque anni, al termine dei quali il rinnovo tacito si ripeterà con cadenza annuale.

Non solo: non è possibile richiedere lo scambio sul posto se si è ricorsi al Superbonus 110% in quanto considerato un’ulteriore agevolazione, non cumulabile con la detrazione fiscale.

Dunque il ritiro dedicato risulta l’unica possibilità di compensazione per le eccedenze prodotte dagli impianti che hanno usufruito del Superbonus 110%.

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Enrica Vigliano
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Enrica Vigliano, romana per adozione. Lavora nel mondo dell’arte e della comunicazione di eventi, dopo gli studi di Archeologia e di Business dei beni culturali. Adora parimenti la matematica e la grammatica, avendo una predilezione per le parole crociate e per la vita all’aperto.
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