Non c’è Zerocalcare senza Armadillo, perché è il vero colpo di genio

Guida, suggeritore, grillo parlante: ecco cosa c’è dietro l’idea dell’Armadillo e perché la sua presenza è un punto di forza nei lavori del fumettista romano.

Marianna Chiuchiolo
Marianna Chiuchiolo
Giornalista con studi in Mediazione Linguistica, una formazione da teatrante e una generale tendenza a perdersi nei vicoli di una fervida immaginazione. Ama in egual misura la scienza e la poesia e si spende da tempo per la crociata della Mental Health Awareness come missione di vita.
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Ci vuole creatività per andarsene in giro con un animale corazzato antropomorfo al seguito senza che le persone intorno si chiedano come mai. E, in effetti, per chi segue Zerocalcare da ormai un decennio, la figura dell’amico Armadillo è una presenza scontata, senza la quale le vicende del protagonista e voce narrante mancherebbero di qualcosa.

Perché per noi, quell’instancabile giudice, stratega e consigliere che, a dire il vero, più che a un cingolato assomiglia a una tartaruga dalle membra allungate e una testa fin troppo senziente, è semplicemente l’Armadillo e non ha bisogno di presentazioni.

profezia dell'armadillo film

Non è un caso se, prima dell’uscita del film tratto dal La Profezia dell’Armadillo, eravamo impazienti soprattutto di scoprire come quel personaggio sarebbe stato reso e come avrebbe ritagliato il suo ruolo in una storia realizzata per un mezzo così diverso da quello originale. E non è un caso se la scelta dissacrante di rappresentarlo come un pupazzone in gommapiuma palesemente finto e in contrasto con tutto il resto ha diviso le opinioni.

Si chiama profezia dell’armadillo ogni previsione ottimistica fondata su elementi soggettivi e irrazionali spacciati per oggettivi e logici, destinata a diventare delusione, frustrazione, rimpianti”.

Potrebbe essere più chiaro?”

Un vademecum per prendersela nel culo”.

Come spiegare, quindi, la presenza dell’Armadillo a chi ora si avvicina per la prima volta al lavoro del fumettista romano?

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L’Armadillo e Zero, quando gli alter ego prendono vita

Hai scopato?”

No”.

Sei cintura nera de come se schiva la vita”.

Partiamo da un presupposto: per i fan che lo seguono, Zerocalcare non è Michele Rech. O meglio, lo è, ma solo quel tanto che basta da raccontarsi con autenticità attraverso i disegni, che sono sempre specchio delle sue esperienze di vita, questo è vero, ma trasposte con un filtro che gli permette di renderle abbastanza universali da salvare, almeno in parte, il proprio mondo personale. Mondo del quale Rech è molto protettivo, come in fondo è giusto che sia.

Era inevitabile, allora, che accanto al suo alter ego gobbo e magrolino – molto più di quanto l’autore effettivamente non sia – emergesse una seconda voce, un elemento in grado di fare tanto da specchio quanto da cassa di risonanza a quello che altrimenti sarebbe stato quasi sempre un soliloquio del protagonista. L’Armadillo è questo, e questa definizione è tanto corretta quanto limitante.

Le stanze di quell’appartamento di Rebibbia, a dire il vero, sono sempre affollatissime di presenze e incarnazioni. Ogni aspetto della personalità di Zero è rappresentato da un personaggio della cultura pop o da figure ben note a chi è cresciuto a cavallo tra gli anni ‘80 e i ’90, per non parlare degli innumerevoli spettri – da Kurt Cobain a Margaret Thatcher passando per il Grande Cthulhu – che spesso si manifestano accanto al protagonista, quasi sempre per alimentare il suo senso di inadeguatezza e la sua galoppante paranoia.

Così, accanto a una madre dalle fattezze di Lady Cocca e un allievo saltato fuori da Street Fighter, ci ritroviamo davanti questo animale insolito, insensato, che potrebbe apparire fuori posto e che, invece, più di tutti gli altri ha il diritto di essere presente.

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Perché proprio un armadillo?

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Un po’ grillo parlante, un po’ istigatore, la figura dell’Armadillo compare molto presto nei lavori di Zerocalcare, prima ancora dell’uscita del libro che lo vede coprotagonista, nelle storie pubblicate su Canemucco, dove viene semplicemente definito un amico immaginario che aiuta a dar voce ai suoi pensieri. Da lì in poi, diventa una presenza costante che affianca l’alter ego di Rech praticamente in ogni storia, fatta eccezione per i corti di Rebibbia Quarantine.

armadillo prima apparizione

In un’intervista rilasciata a Repubblica, Zerocalcare ha dichiarato che l’Armadillo rappresenta la sua coscienza, la sua voce autentica. Come lui è un animale protettivo, chiuso, geloso del suo privato, ma non solo. È anche un campione di resistenza alle avversità.

Ha aggirato le leggi dell’evoluzione, attraversando il tempo. Se credessi nella reincarnazione vorrei reincarnarmi nell’armadillo.

Un po’ grillo parlante, un po’ rivoltoso

Da un punto di vista narrativo, la figura dell’Armadillo è quella che verrebbe definita come l’archetipo del foil. All’atto pratico, una figura il cui scopo è contrapporsi al protagonista e fare in modo, così, che le sue caratteristiche principali vengano messe in evidenza, nel bene e nel male. Ma credo che, avventurandomi in un discorso simile, perderei almeno la metà dei lettori. Diciamo allora che l’Armadillo è tutto ciò con cui Zerocalcare non vorrebbe interagire, ma di cui ha bisogno.

E il modo in cui le due figure si confrontano è la base fondante della comicità presente nei suoi lavori.

zerocalcare armadillo

Questo perché le due voci si intrecciano tra loro scambiandosi continuamente i ruoli – neanche stessimo assistendo a una pantomima – alternandosi tra un Italiano sorprendentemente ricercato e la parlata romana di borgata, quella che in Italiano non si può perché non rende.

A volte Zero è preda delle sue angosce e l’Armadillo interviene con fredda e logica razionalità a fare ordine e suggerire piani. Altre volte è Zero a prendere con troppa leggerezza situazioni che l’Armadillo reputa pericolose – quasi sempre quelle legate alla possibilità di ritrovarsi con ulteriori accolli o responsabilità a carico – e questi interviene riportando il protagonista sulla retta via, quella dell’ansia crescente e della sapiente antisocialità.

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Come ha fatto Zerocalcare a farci innamorare dei suoi film mentali

Ma, nella maggior parte dei casi, tra i due si instaura un vero e proprio palleggio di pensieri, una sincronia che sembra, come dicevamo all’inizio, cassa di risonanza per le opinioni e le sensazioni di Zerocalcare. E così le idee vengono eviscerate e poi ingigantite, in un overthinking da manuale che rende le situazioni esilaranti.

E in questo, l’idea dietro l’Armadillo, è estremamente creativa. Perché, a conti fatti, l’animale non è che una proiezione dell’io del protagonista, e questo significa che abbiamo letto, divorato e amato alla follia pagine su pagine in cui un trentenne nevrotico non fa altro che perdersi nei propri film mentali e parlare da solo. Non sarà geniale, ma ci va vicino.

Ciò che consente all’uomo di superare i propri demoni, è quando gli pesa troppo Il culo per assecondarli.

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Giornalista con studi in Mediazione Linguistica, una formazione da teatrante e una generale tendenza a perdersi nei vicoli di una fervida immaginazione. Ama in egual misura la scienza e la poesia e si spende da tempo per la crociata della Mental Health Awareness come missione di vita.
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