Bicentenario Dostoevskij: perché dopo due secoli le sue opere sono ancora attuali?

L'11 novembre si celebrano i 200 anni della nascita dello scrittore e filosofo russo Fëdor Dostoevskij. È considerato il più grande romanziere di tutti i tempi. “Il suo posto viene subito dopo quello di Shakespeare” scriveva Sigmund Freud.

Melissa Matiddi
Melissa Matiddi
Esperta in comunicazione e digital marketing, studia lo yoga e le discipline orientali. Ama creare, leggere e viaggiare. Silenziosa ma rumorosa, è sempre pronta a varcare nuovi orizzonti.
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Bicentenario Dostoevskij: auguri Maestro (1821-2021). Giovedì 11 novembre ricorrono i 200 anni del pensatore russo che è considerato uno tra i capisaldi della letteratura mondiale. I suoi romanzi sono stati tradotti in 170 lingue. Nell’arco di questi 200 anni, studiosi, curiosi, ricercatori e lettori accaniti si sono riversati sulle sue opere, da sempre considerate struggenti e potenti, per cercare di comprendere meglio non solo il contenuto filosofico e le rappresentazioni teatrali ma anche i significati tremendamente attuali lasciati in eredità dallo scrittore.

Una figura letteraria della portata di Dostoevskij, che già in passato ha influenzato le menti più brillanti dello scenario europeo, può oggi condizionare anche noi. Il bicentenario Dostoevskij ci può venire in aiuto in questo particolare periodo storico, tra pandemia di Covid-19 e mancanza di fiducia personale.

Tra le varie iniziative, il Teatro sociale di Brescia organizzerà una serata a tema per omaggiare i 200 anni dello scrittore.

Chi era Fëdor Michajlovič Dostoevskij

Bicentenario Dostoevskij: una grande influenza storica

Per il bicentenario Dostoevskij ripercorriamo la vita del filosofo russo che nacque a Mosca l’11 novembre 1821. Figlio di una famiglia benestante: il padre era un famoso medico militare, mentre la madre era figlia di ricchi commercianti. Malgrado l’agiatezza economica, lo scrittore non ebbe una vita particolarmente facile. Quando aveva 16 anni, la madre morì di tisi, il padre divenne un alcolista e fu ucciso per mano di alcuni contadini a cui aveva dato in affidamento delle terre.

Per volere del padre, intraprese la carriera di militare e il 16 gennaio 1838 entrò alla Scuola Superiore del Genio Militare di San Pietroburgo, frequentando però le lezioni di controvoglia. Si diplomò 5 anni dopo ma nell’agosto del 1844 rinunciò alla carriera militare e rassegnò le dimissioni.

Cominciò ad ingranare la carriera di scrittore con molte difficoltà: fu ostacolato dalla povertà e dalla salute cagionevole. Il suo primo libro, Povera gente, vide la luce nel 1846. Il 23 aprile del 1849 venne arrestato con l’accusa di partecipazione a società segrete con fini sovversivi. Condannato alla pena capitale tramite fucilazione, gli furono invece imposti i lavori forzati dallo zar Nicola I grazie alla commutazione della pena.

A partire dal 1866 iniziò la pubblicazione del romanzo Delitto e Castigo. Il 28 gennaio 1881 morì a causa di un enfisema.

Bicentenario Dostoevskij: una grande influenza storica

Il noto scrittore russo ha avuto la capacità di influenzare le menti più eccelse della letteratura europea: Friedrich Nietzsche, Jean-Paul Sartre, Jorge Luis Borges, Ernest Hemingway, Orhan Pamuk sino a Woody Allen.

L’atteggiamento di Hemingway verso Dostoevskij si può leggere nella sua composizione Festa mobile.

In Dostoevskij c’erano cose credibili e da non credere, ma alcune così vere che ti cambiavano mentre le leggevi: fragilità e follia, malvagità e santità.

Borges invece afferma che “Come la scoperta dell’amore, o la scoperta del mare, scoprire Dostoevskij marca una data memorabile nelle vostre vite.”

I Fatelli Karamazov sono il romanzo più grandioso che sia mai stato scritto, l’episodio del Grande Inquisitore è uno dei vertici della letteratura universale, di bellezza inestimabile.

Dostoevskij, con il suo stile prolisso e i suoi dialoghi estenuanti, è stato in grado di raggiungere anche l’acclamato regista di Hollywood, Woody Allen. Il film Match Point del 2005 potrebbe essere visto come una sorta di tributo all’opera Delitto e Castigo. All’interno della pellicola, il regista offre due diversi omaggi allo scrittore russo. Il primo, quando uno dei personaggi comincia a parlare ampiamente e con ammirazione del pensatore, ricordando una conversazione su Dostoevskij. Il secondo, quando viene inquadrato il protagonista mentre legge proprio l’opera Delitto e castigo.

Bicentenario Dostoevskij: come adattare le opere ai giorni nostri?

Nell’anno del bicentenario Dostoevskij, possiamo leggere o rileggere le opere dello scrittore russo sotto una prospettiva completamente diversa. Dostoevskij offre, a distanza di parecchi anni, delle riflessioni su dei temi attuali: la solitudine, la lotta con l’altro e con l’esterno, la morte e la fede.

Balza subito all’occhio la prima assonanza tra la solitudine che investe i personaggi, descritti dall’autore, e quella che siamo stati costretti a vivere dall’inizio della pandemia. Isolati e privati di ogni contatto o svago sociale a causa della pericolosità del virus, ci siamo ritrovati da soli con noi stessi. La solitudine che ci ha accompagnato in tutti questi mesi, si può ritrovare nella vita del protagonista di Notti Bianche (1848). Nella sua vita completamente isolata, viene sfruttata la fantasia del protagonista per creare un mondo astratto, in cui ci si nasconde per sfuggire agli eventi della lacerante realtà esterna fatta di sogni, colori e di fantasticherie.

Non è esattamente quello che è successo a noi in quei mesi di solitudine?

Bicentenario Dostoevskij e la formula dell’andrà tutto bene

La formula speranzosa dell’andrà tutto bene, nata durante i mesi di lockdown, è stata una sorta di fede basata sulla cooperazione, sulla collaborazione e sulla condivisione del dolore. La mancanza di sicurezza ha indubbiamente risvegliato in noi una fede, non necessariamente religiosa. Davanti alla morte di tutte quelle persone, (i camion militari a Bergamo che portavano quelle bare), siamo stati scossi e duramente colpiti. Siamo stati strattonati dalla crudele realtà umana e abbiamo iniziato ad allontanarci da una visione positivista. Abbiamo iniziato a perdere la fiducia nella ragione e nella tecnologia a cui siamo abituati e siamo stati catapultati nel dolore, un aspetto che fino a quel momento era stato interamente offuscato e minimizzato dai social.

Nell’opera Delitto e Castigo possiamo ravvisare un ritorno ai valori universali di fede, amore e onestà e il diritto imprescindibile alla vita.

Questi concetti così profondi sembrano oggi, nell’anno del bicentenario Dostoevskij, non poter essere applicati al tipo di comunicazione a cui siamo abituati: dalla tv, da Instagram, da TikTok e da YouTube. Ma d’altronde il ritorno dei grandi autori serve proprio a questo, a stimolare la propria mente verso una fertile modalità di apprendimento e di arricchimento.

Il bicentenario Dostoevskij ci può aiutare ad approfondire la realtà e ad osservare le nostre paure da un punto di vista completamente diverso.

Leggi anche: I disagi psichici negli adolescenti: possibile Long Covid psichico

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