5 soluzioni creative per annullare i cambiamenti climatici

Contro gli effetti del riscaldamento globale gli scienziati schierano alleati naturali: piante, funghi e alghe.

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L’avvicinarsi della fatidica data del 2030, anno entro cui limitare l’aumento delle temperature a +1,5°C, impone la ricerca di soluzioni creative in grado di sovvertire gli effetti dei cambiamenti climatici.

Accanto al passaggio all’utilizzo di fonti rinnovabili per l’energia pulita, necessario per soppiantare il consumo dei combustibili fossili, scienziati e ricercatori elaborano strategie mirate soprattutto alla cattura dell’anidride carbonica presente nell’atmosfera.

Cannoni d’acqua ai poli

Lo scioglimento dei ghiacci è uno degli aspetti più preoccupanti dei cambiamenti climatici e, per evitare il peggio, tra le soluzioni proposte quella più curiosa riguarda l’installazione di migliaia di cannoni ad acqua ai poli.

Come avviene per l’innevamento artificiale sui cambi da sci, i cannoni preleverebbero l’acqua direttamente dal mare, per poi spararla sulle superfici ghiacciate in modo da ispessirne gli strati e aumentarne lo spessore.

Si centrerebbero così due obiettivi: far durare di più il ghiaccio presente e aumentare la superficie bianca riflettente i raggi solari, in modo da diminuire il riscaldamento globale.

Leggi anche: Il ghiacciaio Thwaites si sta sciogliendo troppo in fretta: “Serio pericolo per l’innalzamento dei mari”

Alghe d’allevamento

Primordiali e insieme futuristiche: le alghe sono tra gli organismi più antichi ad abitare il mondo, fungendo da assorbitori naturali dell’anidride carbonica.

Oltre 173 milioni di tonnellate di CO2 vengono smaltite annualmente dalle colonie di piante acquatiche in cambio della generazione di ossigeno.

Partendo da questo principio, l’industriale John Auckland ha deciso di avviare il progetto Seafields, letteralmente “campi di mare”, dove coltivare enormi distese di sargasso, per una superficie totale di 55.000 km quadrati di oceano.

Lontani dalle rive, dove quest’alga provoca svariati problemi alle comunità costiere, i campi di mare potrebbero sostituirsi alle isole di plastica presenti oggi nei vortici dell’oceano.

L’obiettivo è quello di assorbire una gigatonnellata di anidride carbonica atmosferica all’anno, poco meno della metà di quanta ne assorbono le foreste di tutto il mondo messe assieme.

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Funghi voraci di plastica

Soluzioni creative dal mare al sottobosco: è stato dimostrato che alcune specie di fungo, come il Pestalotiopsis microspora o gli appartenenti alla famiglia del Pleurotus, sono in grado di “maticare” e digerire la plastica, se non addirittura di trasformarla in qualcosa di umanamente edibile.

L’idea è annoverata tra le soluzioni possibili per eliminare il vergognoso Pacific Trash Vortex, enorme accumulo galleggiante di plastica gettata in mare.

Lasciando i funghi prolificare sull’isola di plastica, si stima che entro qualche anno gran parte delle microparticelle, tanto dannose per la salute dell’oceano e di tutti, potrebbero essere trasformate in materiale organico molto meno pericoloso.

Leggi anche: Pannelli solari in plastica, come unire l’energia solare al riciclo

Cattura del carbonio

Estrarre l’anidride carbonica direttamente dall’aria per stoccarla sottoterra: questa l’idea su cui si fondano i progetti di carbon capture and sequestration.

Questo tipo di soluzione permette di liberare l’aria da ingenti quantitativi di CO2 senza sprecare spazio e potendola riutilizzare come combustibile sintetico o conservante alimentare. L’unico problema, al momento, è che le centrali sono estremamente costose.

Leggi anche: Cos’è la Carbon Capture and Sequestration (CCS) e come funziona

Costruzioni di canapa

Antichissimo materiale da costruzione, la canapa ha innumerevoli virtù, come la resistenza, la durata, la biodegradabilità e la capacità di assorbire e trasportare sottoterra grandi quantitativi di CO2, fino a 10 tonnellate per acro. Cresce in fretta e non ha bisogno di pesticidi, rassoda il terreno e lo arricchisce di sostanze nutritive quando si decompone.

Con questa pianta è possibile realizzare mattoni e biocompositi edilizi dalle proprietà isolanti e termoregolanti, abbattendo definitivamente le emissioni di gas serra.

Leggi anche: Quarantena sì ma in una casa di Canapa: “Siamo fatti di natura e di natura abbiamo bisogno”

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