Cos’è la Carbon Capture and Sequestration (CCS) e come funziona

Per ridurre le emissioni, è possibile catturare e "sequestrare" l'anidride carbonica delle produzioni industriali attraverso una tecnologia ancora da sviluppare.

Enrica Vigliano
Enrica Vigliano
Enrica Vigliano, romana per adozione. Lavora nel mondo dell’arte e della comunicazione di eventi, dopo gli studi di Archeologia e di Business dei beni culturali. Adora parimenti la matematica e la grammatica, avendo una predilezione per le parole crociate e per la vita all’aperto.
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La Carbon Capture and Sequestration, abbreviata anche come CCS, è una modalità di riduzione delle emissioni di anidride carbonica al vaglio degli esperti che potrebbe aiutare nella battaglia contro l’innalzamento della temperatura media mondiale.

Il principio su cui si basa è estremamente semplice: se non si può evitare di produrre anidride carbonica durante i processi industriali, la soluzione migliore è quella di prelevare la CO2 nel momento stesso in cui viene sprigionata dai processi chimici, ingabbiandola e trasformandola prima che si liberi nell’aria.

In cosa consiste la Carbon Capture and Sequestration?

La CCS è un processo che prevede tre fasi principali: la cattura dell’anidride carbonica creata dalle attività industriali e di produzione energia elettrica, il suo trasporto e, infine, il suo deposito in appositi “contenitori” nel sottosuolo.

Ridurre le emissioni delle industrie che inquinano di più, come la siderurgica o l’edilizia, e contenere quelle legate alla produzione di energia dalla combustione di fonti non rinnovabili è uno dei principali obiettivi che i summit internazionali degli ultimi anni salmodiano come una litania, fino allo sfinimento.

Il ricorso alle energie rinnovabili, fotovoltaico ed eolico in primis, potrebbe non bastare a centrare il dictat di contenere il riscaldamento globale al di sotto degli 1,5°C entro il 2050, e pertanto si sta studiando un metodo alternativo che ingabbi la CO2, principale responsabile dell’effetto serra e quindi dell’aumento di calore.

In questo senso, lo sviluppo di tecnologie in grado di sottrarre il gas dall’atmosfera, di incamerarlo e stoccarlo per essere riutilizzato sotto altre forme, persino come energia, sono al centro dei dibattiti scientifici.

Leggi anche: Tutti i numeri della Cop26 e dell’emergenza clima

Come funziona la Carbon Capture and Sequestration

Carbon Capture and Sequestration, schema

La CCS, come abbiamo anticipato, si muove su tre assi principali:

  • Cattura: l’anidride carbonica viene separata dagli altri gas immessi nell’atmosfera dalle produzioni industriali, specie quelle che utilizzano il carbone o il gas naturale come combustibili. Questo processo avviene tramite reazioni chimiche controllate, nel momento stesso in cui si crea l’anidride carbonica. Il che vuol dire che non si può prelevare quella già presente nell’aria che respiriamo, ma solo prevenire che ne venga immessa di nuova all’atto della sua creazione, a differenza della Direct Air Capture Tecnology.
  • Trasporto: una volta compressa e “ingabbiata”, la CO2 viene trasportata attraverso delle speciali condutture e poi caricata sui mezzi di trasporto terrestri o marittimi per essere stoccata.
  • Deposito e stoccaggio: infine, il gas viene letteralmente iniettato sotto a formazioni rocciose che si trovano a un km dentro la crosta terrestre, specie in falde acquifere saline o serbatoi di gas e oli vuoti.

Carbon Capture and Sequestration+ Utilisation

Con lo stesso principio funziona la CCUS che unisce alla CCS la U di Utilisation: invece di stoccare permanentemente la CO2, il processo di sottrazione dall’atmosfera del gas serra prevedrebbe di reimpiegarlo sotto altra forma nei processi industriali.

Ad esempio si potrebbe convertire in reagente nella produzione di materiale plastico, cemento o addirittura carburante bio.

I vantaggi potenziali della CCS

Carbon Capture and Sequestration

Come facilmente intuibile questa modalità tampona sin dall’inizio l’immissione di CO2 nell’atmosfera, specie gli ingenti quantitativi prodotti dalle industri pesanti o dalle centrali termoelettriche.

Ma non finisce qui. L’anidride carbonica viene sottoposta a un ciclo di pressurizzazione che la trasforma in un fluido supercritico, in grado di trasmettere il calore più velocemente e con maggiore efficacia rispetto ai vapori solitamente utilizzati per alimentare le turbine delle industrie.

Per lo stesso principio, una volta inserita nel sottosuolo, potrebbe essere utile per estrarre il calore geotermico da impiegare localmente per riscaldare le abitazioni o le fabbriche nei dintorni del deposito.

Un domani, la CO2 può anche essere trasformata in carburante bio, sebbene il processo richieda per il momento costi troppo elevati.

Un’altra alternativa per il riciclo dell’anidride carbonica risiede nella possibilità di arricchire con essa il cemento armato, rendendolo più stabile e duraturo.

Infine, sia per produrre poliuretani, plastiche, schiume e composti simili, l’anidride carbonica gioca un ruolo importante, ancora meglio se si utilizza quella proveniente dal processo di Carbon Capture and Sequestration.

Gli svantaggi della Carbon Capture and Sequestration

La tecnologia per un impianto di Carbon Capture and Sequestration ha, ancora oggi, dei costi proibitivi. Al mondo ne esistono attualmente una trentina, che prevengono il rilascio di un totale di 37 megatonnellate di anidride carbonica nell’atmosfera.

Ma la scalabilità di siffatte strutture non è assolutamente scontata, e anzi, il reimpiego del gas avviene solamente in centrali che vanno ancora a carbone!

Un altro punto a sfavore di questa tecnologia è l’alto rischio di rilascio accidentale di grandi quantitativi di anidride carbonica nelle fasi di trasporto e deposito, che potrebbe causare un vero disastro ambientale.

In sostanza, sebbene gli studi siano più che promettenti, allo stato attuale delle cose è importante e imprescindibile concentrarsi sulle soluzioni più convenienti e facilmente reperibili che ancora una volta risultano essere le fonti rinnovabili.

Leggi anche: Zero emissioni, cosa significa veramente l’obiettivo da raggiungere entro il 2050

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Enrica Vigliano, romana per adozione. Lavora nel mondo dell’arte e della comunicazione di eventi, dopo gli studi di Archeologia e di Business dei beni culturali. Adora parimenti la matematica e la grammatica, avendo una predilezione per le parole crociate e per la vita all’aperto.
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