10 segnali per riconoscere un ambiente lavorativo tossico e liberartene

Riconoscere un ambiente lavorativo tossico è il primo passo per preservare il benessere mentale ed evitare burn-out e disturbi da stress. Ecco 10 segnali a cui fare attenzione in fase di colloquio e una volta arrivati in azienda.

Marianna Chiuchiolo
Marianna Chiuchiolo
Giornalista con studi in Mediazione Linguistica, una formazione da teatrante e una generale tendenza a perdersi nei vicoli di una fervida immaginazione. Ama in egual misura la scienza e la poesia e si spende da tempo per la crociata della Mental Health Awareness come missione di vita.
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Amare il proprio lavoro è il primo passo verso una vita piena e realizzata. Ma cosa vuol dire esattamente amare il proprio lavoro in epoca moderna? Ciò che davvero può fare la differenza tra una carriera appagante e un’annosa trafila di giorni passati a trascinarsi da un fine settimana all’altro non è tanto l’impiego che si svolge, quanto il contesto in cui si trascorrono le proprie giornate. Un ambiente lavorativo tossico, insomma, può rendere insopportabile alzarsi al mattino anche se si svolge l’impiego dei propri sogni.

Ammalarsi per il lavoro: i giovani non ci stanno più

Il recente fenomeno delle Grandi Dimissioni – avvenuto a seguito dell’implementazione su larga scala dello smart working, in risposta alle restrizioni dell’epoca Covid – ha portato a un’impennata nei tassi di licenziamento da parte di dipendenti in cerca di ritmi lavorativi più sani e un maggiore equilibrio tra vita privata e lavoro.

Questo risveglio generale, che ha interessato in particolare le generazioni più giovani, è il segno che i lavoratori stanno prendendo consapevolezza di sé e della necessità di ricercare il benessere mentale come via preferenziale per preservare la propria salute e – vale la pena sottolinearlo – la produttività.

Perché è importante riconoscere un ambiente lavorativo tossico

In un precedente articolo abbiamo approfondito le conseguenze di un ambiente lavorativo tossico per la salute, suggerendo strategie per preservare la sanità – fisica e mentale – nel momento in cui non è possibile abbandonare il proprio impiego in cerca di una posizione più appagante.

In questo articolo metteremo in evidenza le principali red flag a cui fare attenzione per riconoscere il prima possibile un ambiente lavorativo tossico.

5 segnali a cui fare attenzione durante il colloquio di lavoro

red flag colloquio di lavoro

Alcune volte è possibile arginare i danni prima ancora di entrare in ufficio: basta allenare l’occhio e l’intuito all’identificazione di specifiche red flag già in fase di selezione. Se dovessi riconoscere alcuni tra i comportamenti che seguono, non farti problemi ad andare a fondo e porre qualche domanda in più.

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L’azienda è costantemente in cerca di nuovi dipendenti

Se un annuncio di lavoro compare sul tuo feed troppo spesso o viene rinnovato continuamente da mesi, vuol dire che il turn-over è molto veloce. Questa peculiarità non deve essere sottovalutata. La ricerca di nuovi collaboratori può essere dovuta a necessità di ampliamento dell’organico – un sintomo molto positivo: vuol dire che l’azienda cresce! – ma anche a frequenti licenziamenti o dimissioni.

Quando troppi dipendenti abbandonano il proprio posto di lavoro, tra l’altro nel mezzo di una recessione come quella che stiamo vivendo, significa che le condizioni lavorative sono poco sostenibili.

In un caso del genere, può essere utile informarsi, in sede di colloquio, sulle motivazioni per le quali l’azienda è alla ricerca di personale.

“Siamo una grande famiglia”

Per quanto freddo possa sembrare, il lavoro è soprattutto una compravendita di prestazioni e servizi. Assodato ciò, facciamo qualche precisazione. Essere motivati e leali è una marcia in più che può fare la differenza in ambito di produttività e di carriera, ma la motivazione è un qualcosa che si costruisce giorno per giorno in un ambiente stimolante e rispettoso. È la ciliegina sulla torta che porta grandi benefici quando è presente, ma non è scontata né dovuta.

Può succedere che l’ambiente aziendale sia così accogliente e supportivo da diventare una sorta di luogo sicuro per chi vi lavora, ma uno scenario del genere è il risultato di strategie e pratiche gestionali virtuose implementate e portate avanti con costanza e ascolto.

Partire dall’idea che l’ambiente lavorativo sia sovrapponibile, per dinamiche e e devozione, a quello familiare vuol dire sconfinare in ambito personale e corrisponde troppo spesso alla messa in atto di manipolazioni emotive nei confronti dei dipendenti. Mancato rispetto del loro tempo, sensi di colpa se ci si prende un giorno libero e pessima gestione delle responsabilità sono spesso il lato oscuro delle aziende dove sono tutti una grande famiglia.

Poca chiarezza nell’offerta di lavoro

Perdere di vista il fatto che si lavora per vivere e non il contrario ha portato gli adulti di oggi – particolarmente la generazione dei Millennials, ormai a cavallo tra i 30 e i 40 – a vedersi proporre contratti di stage non retribuiti o con stipendi assolutamente incompatibili con il costo della vita attuale come se fosse una cosa normale e di cui essere grati.

Troppo spesso, nei colloqui di lavoro si viene scartati se si indaga sulle effettive condizioni lavorative. Incommentabile, oltre che illegale, è poi il caso in cui la retribuzione effettiva non corrisponde a quella millantata nell’annuncio.

In un ambiente lavorativo sano, le mansioni cui assolvere sono chiare, come lo è la retribuzione presunta. Frasi del tipo “I giovani pensano solo ai soldi” o “I giovani non hanno voglia di lavorare” sono spesso un modo che imprenditori abusanti utilizzano per lavarsi la coscienza.

Tra le altre cose, basta effettuare una rapida ricerca in rete per rendersi conto di quanto questa frase ricorra regolarmente nei titoli di giornale da oltre un secolo. La cultura tossica che sta avvelenando il mondo del lavoro ha radici ben più profonde di quelle che riusciamo a vedere, e a un certo punto è doveroso spezzare taluni circoli viziosi e promuovere una visione più sana della sfera professionale.

“Sii preparato a lavorare sotto pressione”

Essere dinamici e reattivi è auspicabile in un mondo in continuo cambiamento come quello moderno.

Ma, se è vero che in alcuni ambienti lavorativi le emergenze sono frequenti – basti pensare allo stress cui è spesso sottoposto il personale ospedaliero – in linea generale, un luogo abitualmente carico di pressione è catalogabile come ambiente lavorativo tossico.

Periodi più impegnativi di altri possono capitare, particolarmente a ridosso di scadenze o date rilevanti. Ma, se il lavoro sotto stress è la norma, se i compiti da svolgere sono sempre tutti urgenti, se c’è sempre da trattenersi oltre l’orario perché le priorità non sono rimandabili, vuol dire che c’è un serio problema di organizzazione o di gestione delle risorse.

“Dimostra che ci tieni all’azienda”

Argomento controverso, facciamo un passo indietro. Lealtà e impegno sono la base di partenza di un rapporto di lavoro: non è corretto presentarsi in azienda e non svolgere i propri compiti in maniera puntuale e adeguata.

Assodato ciò, bisogna però rendersi conto che la motivazione si costruisce implementando un ambiente lavorativo gratificante e stimolante, dove un nuovo arrivato possa seguire l’esempio di manager e colleghi altrettanto motivati.

Pretendere che un aspirante collaboratore sia disposto a percorrere quell’extra mile in nome dell’azienda prima ancora che abbia avuto occasione di confrontarsi con le dinamiche interne è prematuro e spesso indicativo di un ambiente lavorativo tossico.

5 segnali per riconoscere un ambiente lavorativo tossico

riconoscere un ambiente lavorativo tossico

Dopo aver celebrato in grande stile il traguardo del tuo contratto di lavoro, ti sei accorto che qualcosa non va: alzarti di malumore è ormai la norma e cominci a non tollerare la vista di colleghi e referenti. Forse vengono messi in atto comportamenti passivo-aggressivi di cui non ti rendi conto, o forse ti stanno manipolando con il senso di colpa e una generale disorganizzazione. Prova a fare attenzione ai seguenti campanelli d’allarme, che possono aiutarti a identificare un ambiente lavorativo malsano.

Leggi anche: Sconfiggere l’alimentazione emotiva: una strategia per ritrovare il benessere in 7 passi

I colleghi non sembrano stimarsi o andare d’accordo

A Cesare quel che è di Cesare: non sempre i problemi sono dovuti chi sta più in alto. Colleghi troppo competitivi, pettegoli o invidiosi possono creare facilmente un ambiente lavorativo tossico, se non addirittura mettere in atto dei veri e propri sabotaggi. Se hai notato che i dipendenti tendono a sparlare degli altri, li scavalcano, fanno gruppo per escludere alcune persone o mettono in atto comportamenti passivo-aggressivi, è necessario imparare a tutelarti.

La miglior strategia è non esporti troppo a livello personale e tenere a mente che siete insieme solo per lavorare. Se proprio la situazione è difficile da sopportare o intacca la produttività, puoi anche valutare l’ipotesi di farti spostare in un altro reparto della stessa azienda.

Il tuo tempo non viene rispettato

Il tempo ha valore, particolarmente sul posto di lavoro. Il rispetto di colleghi e dipendenti passa in gran parte attraverso il rispetto del loro tempo. Se le riunioni cominciano sempre in ritardo o si protraggono molto più a lungo dell’orario prefissato, il flusso lavorativo ne verrà inevitabilmente corrotto.

Vale lo stesso per il tuo tempo libero: commesse urgenti assegnate pochi minuti prima della fine del turno, straordinari richiesti su base continuativa e mai retribuiti, cambi di turno effettuati da colleghi che danno per scontato che tu non abbia impegni, chiamate e richieste non urgenti ricevute durante le vacanze o nel giorno libero non dovrebbero verificarsi.

Un’emergenza può capitare e assolverla al di fuori dell’orario previsto è un atto di lealtà che può far bene al morale di tutti. Ma, se tali situazioni diventano la norma, vuol dire che non c’è rispetto della persona e del suo tempo.

Gerarchie, mansioni e ruoli non sono chiari

Come anticipato in precedenza, perché si possa lavorare in maniera produttiva e serena è necessario poter rapportarsi a una struttura aziendale solida, nella quale sentirsi tutelati, sia nei propri diritti che nei propri doveri.

Anche in presenza di un ambiente lavorativo improntato al lavoro di squadra – dove le decisioni si prendono insieme e le opinioni dei dipendenti sono tenute in considerazione nell’elaborazione delle strategie aziendali – le responsabilità e il ruolo delle singole persone all’interno di un progetto non possono venire meno.

Ogni impiegato ha un proprio ambito di competenza così come una propria posizione nei confronti di referenti, superiori e sottoposti. Quando questi confini diventano troppo labili, si crea confusione nel lavoro e, in caso di errori, si tende a creare un palleggio di colpevolizzazioni che ritarda la messa in atto di azioni correttive e spesso penalizza i lavoratori più in basso nella scala gerarchica.

Non c’è possibilità di crescita

Cosa c’è di più sfibrante di un lavoro in cui ogni mansione è cristallizzata e non ci sono stimoli a fare sempre meglio? Una delle caratteristiche più comuni di un ambiente lavorativo tossico è l’assenza di possibilità di crescita.

Non si tratta solo di assenza di meritocrazia negli avanzamenti di carriera o di stipendio – che spesso avvengono sulla base dell’anzianità e non dell’effettivo rendimento – ma anche di assenza di formazione e aggiornamento. Frasi del tipo “Abbiamo sempre fatto così” sono indici di resistenza al cambiamento e nessuna voglia di crescita.

“Se le cose non ti stanno bene, molti altri sono pronti a prendere il tuo posto”

Il vecchio detto secondo il quale siamo tutti utili e nessuno è indispensabile è spesso frainteso da chi lo pronuncia e contribuisce, nella maggior parte dei casi, a creare un ambiente lavorativo tossico. Anziché spingere le aziende a rinnovarsi e cercare soluzioni creative ai problemi, questa malnata perla di saggezza diventa una giustificazione per sovraccaricare i lavoratori, non riconoscere i loro meriti e non ascoltare le loro necessità.

In un ambiente lavorativo sano, quando si fa presente un problema esponendolo con chiare motivazioni si viene ascoltati. Se, poi, non è possibile assecondare le richieste presentate, si lavorerà quantomeno su un compromesso o su una gratificazione minore che testimoni che gli sforzi compiuti sono compresi e validati. Il lavoro di squadra nasce da questo e attraverso questo si solidifica. La verità è che un dipendente consapevole di essere sostituibile senza problemi non sarà mai un dipendente motivato.

Lo stesso discorso si applica all’abitudine di paragonare i dipendenti tra loro: le persone non sono uguali! Per un buon manager, questo è un valore aggiunto da cui partire per stimolare le capacità e raccogliere il contributo di ognuno, proprio in virtù della diversità di competenze, visione e opinioni che i singoli aggiungono alla collettività aziendale.

Leggi anche: Mascolinità tossica: cos’è e in che modo ci condiziona tutti

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