Smart Readiness Indicator: che cos’è e a cosa serve

L'Unione Europea ha messo a punto un indicatore che valuta l'intelligenza degli edifici e della loro predisposizione alla domotica: ecco a cosa serve.

Enrica Vigliano
Enrica Vigliano
Enrica Vigliano, romana per adozione. Lavora nel mondo dell’arte e della comunicazione di eventi, dopo gli studi di Archeologia e di Business dei beni culturali. Adora parimenti la matematica e la grammatica, avendo una predilezione per le parole crociate e per la vita all’aperto.
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Introdotto dalla direttiva europea 2018/844, lo Smart Readiness Indicator è un indicatore standardizzato che permette di misurare e quantificare la predisposizione di un’abitazione, una struttura o un edificio all’intelligenza domotica, con sistemi integrati di efficientamento energetico.

In poche parole, lo Smart Readiness Indicator analizza i sistemi presenti o installabili in un edificio per renderlo “intelligente”, capace cioè di percepire, anticipare, analizzare e risolvere in modo autonomo ed efficiente le richieste degli occupanti, grazie all’utilizzo della tecnologia dell’Internet of Things.

Si tratta dunque di un vero e proprio misuratore di intelligenza, che può rivelarsi molto utile in caso di acquisto di un immobile, investimenti nel campo dell’edilizia e nella scelta delle tecnologie da installare nella propria abitazione.

Come si calcola lo Smart Readiness Indicator

La valutazione dello Smart Readiness Indicator ha tre livelli di accuratezza: se per esempio si vuole avere solo un’idea di massima dell’intelligenza e dell’automazione della propria residenza si può accedere alla procedura online da compilare autonomamente.

Se invece si vuole valutare l’SRI per avere una certificazione più specifica, bisognerà ricorrere a un esperto qualificato, che potrà valutare la predisposizione di abitazioni ed edifici commerciali all’automazione.

Infine, per una valutazione delle performance esaustiva, si dovrà procedere sempre attraverso un tecnico specializzato al monitoraggio e alla misurazione dei dati ricevuti dagli impianti installati lungo un arco di tempo predefinito.

I sistemi analizzati dallo Smart Readiness Indicator

I parametri che vengono presi in considerazione nelle valutazioni sono nove:

  • sistemi di riscaldamento
  • sistemi di raffrescamento
  • sistemi di riscaldamento delle acque sanitarie
  • sistemi di ventilazione
  • sistemi di illuminazione
  • sistemi dinamici di rivestimento e copertura dell’edificio
  • sistemi di produzione e autoconsumo per la corrente elettrica
  • sistemi di ricarica veicoli elettrici
  • sistemi di monitoraggio e controllo

A questi possono essere aggiunte anche tecnologie dedicate alla previsione dei guasti, alla manutenzione degli impianti, all’accessibilità e ai sistemi di accumulo se presenti.

Cosa rende un edificio smart?

Le tecnologie a disposizione oggi per massimizzare l’intelligenza degli edifici sono all’avanguardia e in continua ascesa. L’obiettivo principale è quello di rendere la struttura autonoma nel gestire le condizioni sempre diverse legate al clima, temperatura, irradiamento, ma anche dai bisogni dei suoi occupanti.

Lo Smart Readiness Indicator tiene in considerazione principalmente la capacità dell’edificio a ottimizzare l’efficienza energetica, ad adattare i suoi strumenti ai bisogni degli occupanti e a quelli provenienti dalla rete elettrica a cui è interconnesso.

Leggi anche: Edifici nZEB, cosa sono e quali caratteristiche devono avere

I vantaggi dello Smart Readiness Indicator

Secondo uno studio commissionato dalla Commissione Europea, lo sviluppo di soluzioni intelligenti per il risparmio energetico senza implementare lo SRI potrebbe far risparmiare circa 150WEh di energia termica all’anno entro il 2050.

Al contrario, se si sfrutta SRI e si utilizza la tecnologia dedicata alla lettura intelligente, il risparmio energetico annuale potrebbe aumentare fino a un dato compreso tra i 350 ei 420 TWh.

Le stime dal punto di vista economico, con il passaggio dell’SRI da indicatore volontario a misura statale, prevedono un investimento di circa 16,6 miliardi di euro e un aumento di circa 210.000 posti di lavoro entro il 2050.

Anche se spesso la locuzione “migliorare l’efficienza energetica” è associata a “risparmiare, rinunciare, privarsi”, in realtà si tratta di raggiungere un comfort standard più elevato.

Come migliorare il proprio SRI

Se negli edifici di nuova costruzione i sistemi di efficientamento e automazione sono integrati nella progettazione delle strutture, in quelli già esistenti si può ricorrere a misure accessorie che permettono ugualmente di rendere più smart la propria abitazione.

Le centraline intelligenti, ad esempio, consentono di adeguare i consumi alle abitudini personali degli utenti: termostati regolabili a distanza, sistemi di controllo dell’ombreggiatura dei locali tramite tende e finestre schermanti, pompe di calore, impianti fotovoltaici e sistemi di cogenerazione permettono di aumentare il contributo all’innovazione e all’efficienza energetica del proprio edificio residenziale.

Integrare la domotica con i sistemi già presenti non è solo un enorme vantaggio in termini di comfort, ma anche dal punto di vista economico aiuta a ridurre gli sprechi energetici e quindi a risparmiare sui consumi. Le case intelligenti sono anche ecologicamente sostenibili: i sistemi di domotica aiutano ad aumentare la classificazione energetica e il valore della proprietà.

Leggi anche: Internet of Things (IoT), cos’è e come si applica

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Enrica Vigliano, romana per adozione. Lavora nel mondo dell’arte e della comunicazione di eventi, dopo gli studi di Archeologia e di Business dei beni culturali. Adora parimenti la matematica e la grammatica, avendo una predilezione per le parole crociate e per la vita all’aperto.
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