Le persone transgender sono sempre esistite, lo dice la storia

Non chiamatela moda: sin dalla storia antica le persone transgender, non-binary o queer sono sempre esistite. Ecco gli esempi più emblematici da reperti storici e testi sacri.

Marianna Chiuchiolo
Marianna Chiuchiolo
Giornalista con studi in Mediazione Linguistica, una formazione da teatrante e una generale tendenza a perdersi nei vicoli di una fervida immaginazione. Ama in egual misura la scienza e la poesia e si spende da tempo per la crociata della Mental Health Awareness come missione di vita.
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Transgender, transessuali, queer, qualunque sia il modo di essere nel quale ci sentiamo noi stessi, una cosa è certa: essere non-binary non è una moda, non è un costrutto sociale – a differenza dei percepiti ruoli di genere binario, che invece lo sono – e soprattutto non è una devianza. A supporto di questa tesi basterebbe menzionare il DSM-V, vera e propria bibbia di psicologi e professionisti della salute mentale, all’interno del quale la disforia di genere non è classificata come disturbo, ma perché non avventurarci in un viaggio più efficace e stimolante attraverso la storia umana?

Andando più a fondo, il dato che emerge da un’analisi storica e societaria è che le persone transgender sono sempre esistite, in ogni periodo storico e in ogni area del pianeta.

In questo articolo approfondiremo l’argomentotransgender nella storia utilizzando i termini sesso e genere in maniera interscambiabile per mera comodità espositiva, mentre un’analisi più accurata delle differenze tra sesso, genere e identità è stata da noi effettuata in un articolo precedente consultabile qui.

L’identità di genere è uno spettro: molte civiltà lo hanno sempre saputo

nativi americani due spiriti transgender

A molti è noto che le tribù indigene del Nord-America, in epoca precoloniale, riconoscessero in maniera pressoché uniforme l’esistenza di individui appartenenti a un terzo sesso: i cosiddetti due-spiriti, termine ombrello che descriveva persone di genere non binario.

Allo stesso modo i Fa’afafine delle culture Samoa o i Tatatapui tra i Maori della Nuova Zelanda erano persone notoriamente transgender, accettate e riconosciute all’interno dei propri gruppi di appartenenza.

Meno noto, forse, è che l’esistenza di persone transgender è documentata sin dagli albori della nostra storia. Prima ancora dell’ascesa delle civiltà culla della nostra società moderna – Greca e Romana su tutte – testimonianze culturali di identità di genere non binarie risalgono a millenni prima dell’età contemporanea, ed è possibile che già in tempi remoti l’umanità fosse in grado di identificare un terzo genere non classificabile come maschile o femminile. Una testimonianza a favore di questa ipotesi è il tumulo di Teppe Hasanlu, un sito archeologico dell’antica Persia – nel territorio dell’attuale Azerbaijan Occidentale – risalente al IX secolo a.C. In diverse sepolture singole presenti nel sito sono stati rinvenuti oggetti e artefatti comunemente assegnati ai ruoli societari di entrambi i generi.

Le persone transgender sono sempre esistite: esempi nella storia antica

persone transgender sono sempre esistite

Mesopotamia

Ma è certo con la diffusione della scrittura che possiamo attingere a documentazione più precisamente interpretabile, grazie alla quale abbiamo appreso come l’esistenza di persone non-binary fosse riconosciuta già nell’antica Mesopotamia. Testimonianze risalenti all’incirca al 4500 a.C. riportano l’esistenza di sacerdotesse note come Gala, individui nati uomini e poi diventati donne, che venivano trattate con grande rispetto e riverenza.

Inanna, divinità mesopotamica del sesso, possedeva il potere di far cambiare genere a un essere umano, e molti individui che non si riconoscevano nella dicotomia uomo/donna erano parte del suo culto. Sacerdoti dai tratti androgini scrivevano poemi e dediche in suo onore, testi ricchi di metafore falliche che facilitano le moderne interpretazioni delle scritture, considerato che nell’antica lingua sumera non c’erano pronomi di genere.

Al di là della loro appartenenza a un culto, comunque, sono state rinvenute testimonianze artistiche sull’integrazione in società di individui transgender, come il frammento di Silimabzuta, conservato negli archivi del British Museum.

Antico Egitto

Similmente, nell’antico Kemet, il nome utilizzato dalla popolazione locale per identificare l’Egitto, la popolazione riconosceva l’esistenza dei Sekhet, individui non appartenenti né al genere maschile né a quello femminile. Sebbene il termine sia stato spesso tradotto come eunuco, in verità la situazione era più complessa. I Sekhet erano definiti “uomini che non sono uomini”, e tra loro vi erano persone transgender come donne che utilizzavano pronomi maschili. La stessa divinità Atum, prima deità esistente nella religione Kemet, era di fatto sia maschio che femmina e, da riproduzione asessuata, aveva generato il resto del pantheon.

Asia minore

Tra i popoli Sciti, all’incirca nel VII secolo a.C., esistevano figure note come Enarei che ricoprivano ruoli di grande rilievo in ambito religioso, spesso quello di sacerdoti o sciamani. Il loro nome, derivante dal termine anarya, poteva essere tradotto approssimativamente come “non maschile”, e di fatto si trattava per la maggior parte di individui nati uomini che si identificavano come donne. I comportamenti sociali da essi adottati, infatti, erano gli stessi assegnati al sesso femminile, e tuttavia gli anarya erano considerati diversi sia dagli uomini che dalle donne, e il loro essere androgini ritenuto di origine divina – li si vedeva come individui cui gli dei avevano fatto dono di un cambio di sesso – motivo per il quale erano molto temuti e rispettati.

Asia meridionale

Nel subcontinente indiano, invece, erano presenti sin dall’antichità individui noti con il termine Hijra, persone transgender o transessuali, la cui esistenza è documentata anche nei testi del Kama Sutra e, nell’antica tradizione sud-asiatica, l’identità di genere veniva messa in connessione con la sopravvivenza spirituale dell’individuo.

I gruppi Hijra esistono ancora oggi, sebbene le loro condizioni di vita non siano propriamente ottimali. Di solito si riuniscono in tribù guidate da guru e si guadagnano da vivere prostituendosi. Il termine stesso Hijra è di origine mista e sembra derivare da una radice arabica traducibile approssimativamente come costretto a lasciare la propria tribù. Difatti, gli stessi gruppi di cui parlavamo poco prima accolgono al proprio interno giovani che fuggono dalle famiglie a causa delle proprie identità sessuali.

Leggi anche: Cisgender, transgender, gender-fluid: cos’è l’identità di genere e cosa rappresenta

Persone non-binary nei testi sacri dell’ebraismo

talmud persone transgender

Sebbene sia assodato che in epoca antica l’esistenza di individui non-binary fosse già riconosciuta e accettata, quando la rappresentazione di persone transgender non identificabili nella dicotomia maschile/femminile appare in un testo sacro fa decisamente riflettere, soprattutto considerato che l’obiezione più spesso riportata da conservatori e oppositori è che Dio ci ha creati maschi e femmine.

Andando ad analizzare il Talmud – testo sacro della tradizione ebraica dalle notevoli influenze anche sulla filosofia classica e la religione cristiana – scopriamo invece come Dio avrebbe creato esseri di otto generi diversi, sei dei quali non identificabili come binari, tra cui alcuni dalle caratteristiche simili a quelle di chi ha effettuato la transizione.

Nello specifico:

  • Zachar, di genere maschile.
  • Nekevah, di genere femminile.
  • Androgynos, che presenta caratteristiche proprie di entrambi i sessi, e dalla cui denominazione deriva il termine androgino.
  • Tumtum, che non presenta caratteristiche sessuali riconducibili ad alcun genere.
  • Aylonit hamah, femmina alla nascita, sviluppa in seguito tratti maschili in maniera naturale.
  • Aylonit adam, femmina alla nascita, sviluppa poi tratti maschili in seguito all’intervento umano.
  • Saris hamah, maschio alla nascita, sviluppa in seguito tratti femminili in maniera naturale
  • Saris adam, maschio alla nascita, sviluppa poi tratti femminili a seguito dell’intervento umano.

Adam, il primo uomo, non era un uomo!

Non solo: sempre secondo la tradizione raccontata nel Talmud, il primo essere creato da Dio non era un uomo da cui poi sia derivata una donna. Adam era in realtà un essere che possedeva le caratteristiche di entrambi i sessi, con due volti, uno maschile e uno femminile, che in un secondo momento venne diviso a metà. E sì, è esattamente la base del mito raccontato anche nel Simposio di Platone.

Difatti, per i rabbini, il concetto di androginia non era un qualcosa di mitologico, ma un genere riconosciuto, tra l’altro citato in più occasioni all’interno dei testi, che viene descritto come possessore di alcuni tratti maschili e altri femminili, che per certi versi somiglia a entrambi i generi e per altri a nessuno dei due.

Gli androgini venivano, quindi, trattati come qualsiasi altro fedele, e come loro erano obbligati a sottostare a precetti e convenzioni descritte con cura nei testi sacri. Tuttavia, poiché questi erano scritti in una lingua che non possedeva un pronome di genere neutro, solitamente per le descrizioni degli androgini si utilizzava il maschile.

Lo stesso valeva per gli altri generi elencati, ognuno dei quali era assoggettato e costumi e usanze che potevano essere condivisi da altri gruppi.

Riconoscere le identità non binarie per una società più inclusiva

elliot page ellen transgender

Questa lista è un elenco non esaustivo di esempi su come l’esistenza di identità di genere non binarie sia riconosciuta e documentata da sempre. Da ricerche più approfondite è possibile estrapolare ulteriori esempi di persone transgender nella storia, che qui non sono stati riportati per una semplice questione di spazio. Ma allora cosa è successo che ci ha portati a incasellare i ruoli di genere in una stretta dicotomia uomo/donna che sembra tanto difficile da scardinare?

Costrutti societari nati, un tempo, per questioni pratiche o economiche si sono nei secoli consolidati fino a soffocare le identità fuori norma, in una complessa sovrastruttura le cui radici affondano in cause così diversificate che sarebbe il caso di approfondirle in una trattazione a parte.

La riflessione che dovrebbe conseguire alla lettura di questo specifico articolo, invece, è più immediata: essere non-binary non è una scelta, ed è dovere morale di una società che vuole dirsi inclusiva rispettare il modo di essere altrui in maniera non violenta e non discriminatoria.

Leggi anche: Mascolinità tossica: cos’è e in che modo ci condiziona tutti

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