Perché il Gay Pride non è solo il Gay Pride

Il prossimo sabato avrà luogo la parata più liberatoria di sempre, quella del Gay Pride. Sarà una grande festa in cui sfileranno i diritti, i valori e l'amore delle persone arcobaleno.

Melissa Matiddi
Melissa Matiddi
Esperta in comunicazione e digital marketing, studia lo yoga e le discipline orientali. Ama creare, leggere e viaggiare. Silenziosa ma rumorosa, è sempre pronta a varcare nuovi orizzonti.
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Il Gay Pride non è solo una manifestazione iconica ed esclusiva della comunità omosessuale, è molto di più. É un evento inclusivo ed accessibile a tutti in cui i sentimenti di orgoglio, fierezza e amore per se stessi si riuniscono per marciare pubblicamente e gridare al mondo intero la loro piena essenza.

In un momento storico dove gli individui vengono continuamente etichettati per forme, colori e pensieri, la festa del pride assume una connotazione diversa.

Non è solo il giorno di rivendicazione dei diritti della comunità gay, è il canto glorioso e magnifico di chi per troppo tempo si è dovuto nascondere per evitare di ricevere le botte da una società che non tollera le persone arcobaleno.

Il gay pride è la rivincita di tutti quelli la cui accettazione è stata minata dall’ignoranza sociale e culturale della nostra epoca.

Perché il Gay Pride non è solo la parata dei gay

Rispetto a 50 anni fa, l’evento del Gay Pride è cresciuto e al tempo stesso è cambiato a dismisura.

Inizialmente, era nato come movimento di manifestazione a seguito dei terribili moti di Stonewall. Nella notte tra il 27 e il 28 giugno del 1969, un gruppo di poliziotti entrò con violenza in un bar del Greenwich Village a New York, picchiando e arrestando le persone all’interno.

I frequentatori del pub erano per lo più persone appartenenti alla comunità LGBTQ+ che decise di rispondere alle manganellate della polizia, scatenando una rivolta di ben tre giorni.

L’anno successivo in quella stessa data si iniziarono ad organizzare delle manifestazioni per commemorare gli eventi di Stonewall. Proprio durante questa marcia, i partecipanti decisero di rivendicare i propri diritti e di indossare finalmente abiti sgargianti senza avere più la paura e l’imbarazzo di essere bastonati e derisi.

Dopo quasi 50 anni, la parata più grande e liberatoria di sempre non rappresenta solo l’accettazione dei diritti della comunità gay, è qualcosa di più grande che include i diritti di tutte quelle persone che hanno bisogno di mostrarsi per quello che sono.

Il Gay Pride non è solo Gay Pride, è molto di più, rappresenta l’orgoglio di poter mostrare liberamente la propria identità sessuale.

Leggi anche: I diritti LGBTQ+ raccontati attraverso 9 personalità iconiche

Il Gay Pride diventa la parata dell’orgoglio

In una società in continua evoluzione, la parole sono diventate il riflesso, la proiezione della propria identità di genere. Non c’è da meravigliarsi se la dicitura del Gay Pride, colpita anch’essa dalla trasformazione del linguaggio, sia diventata riduttiva.

Negli ultimi tempi sono entrati nel vocabolario dei termini che sono riusciti ancora meglio ad identificare le persone arcobaleno. Quindi, non solo Gay e comunità LGBT, ma anche Cisgender, (in cui l’identità di genere e il sesso biologico collimano), Agender (chi non si riconosce in nessun genere), Transgender (chi sta affrontando una transizione di genere), Pangender (chi si considera membro di ogni genere) e Genderfluid (chi si sente rappresentato da entrambi i generi, ma rifiuta di indentificarsi nell’uno o nell’altro).

La stessa comunità LGBT ha aperto i suoi confini a tutti quelli che non si definiscono eterosessuali ed ha cambiato il suo nome in LGBTQIA+.

In questo modo le forme di linguaggio che circoscrivono l’identità si sono allargate per permettere ad ogni sfumatura sessuale contemporanea di far parte della famiglia arcobaleno e di prendersi la parata dell’orgoglio.

Leggi anche: Figlia di Lorella Cuccarini: “Posso innamorarmi di una ragazza o di un ragazzo, non mi interessa il genere”

La parata del Pride abbraccia i diritti della comunità LGBTQIA+

La parata del Pride non vuole solo abbracciare i diritti degli appartenenti della comunità LGBTQIA+, ma abbattere l’odio, la violenza e le discriminazioni di ogni genere.

La lista di episodi di abusi verbali e fisici si fa sempre più lunga nel nostro paese che si trova al 31esimo posto nella classifica europea per tutela e diritti della comunità LGBTQIA+.

Recentemente, la storia della trans picchiata a Milano da 3 agenti della polizia, denunciati per tortura aggravata, ha di nuovo riacceso i riflettori sulla questione dell’accettazione delle persone trans.

Non è ancora chiaro il motivo per il quale gli agenti si siano comportati in quel modo, quello che è certo è che dovremmo imparare ad accettare ogni persona, indipendentemente dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere.

Leggi anche: Quanti tipi di orientamento sessuale esistono? Ecco i 7 più comuni

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