L’ex Ilva torna allo Stato e diventa green. Melucci: “Intesa sulla pelle dei cittadini”

Firmato l'accordo tra ArcelorMittal e Invitalia, lo Stato torna nella gestione delle acciaierie dell'ex Ilva, ma con il governatore Emiliano e il sindaco di Taranto contrari.

Asia Solfanelli
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Intraprendente e instancabile penna, poliglotta, appassionata lettrice e avida viaggiatrice. Sviscerata amante del cinema. E ultimo, ma non per importanza, eterna studiosa, perché non si finisce mai d’imparare.
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Ex Ilva, firmato l’accordo tra ArcelorMittal e Invitalia. Lo Stato riprende la gestione delle acciaierie tarantine, ma, mentre il Premier rassicura su un piano green da realizzarsi “in un arco temporale già previsto”, il Presidente della Regione Puglia e il Sindaco di Taranto muovono sfiducia.

Michele Emiliano e Rinaldo Melucci preparano il Tavolo per la sottoscrizione dell’Accordo di Programma per la bonifica, il risanamento ambientale, la riconversione e lo sviluppo del polo siderurgico della città con proposte differenti rispetto a quelle del governo e della multinazionale: “Noi dobbiamo occuparci della salute del tarantini”.

L’ex Ilva e il piano green del Premier

ex Ilva
L’ex Ilva e piano green del Premier Conte.

Il Premier cerca di tranquillizzare quanti preoccupati per l’uso di combustibili fossili da parte dell’ex Ilva di Taranto, destinataria dei fondi del Just Transition:

Certamente a Taranto ci sarà l’idrogeno, ci siamo ripromessi fin dall’inizio che sarà il progetto più avanzato e più serio di transizione energetica.

L’accordo tra ArcelorMittal e Invitalia, firmato lo scorso 10 dicembre, sancisce un aumento del capitale di AmInvest Co. Italy Spa (la società in cui Arcelor Mittal ha già investito 1,8 miliardi di euro e che è affittuaria dei rami di azienda di Ilva in Amministrazione Straordinaria) per 400 milioni di Euro, che darà a Invitalia, la società direttamente controllata dal Mef, il 50% dei diritti di voto della società.

A maggio del 2022 è poi previsto un ulteriore aumento del capitale, che al termine dell’operazione dovrebbe tradursi in 60% di diritti per Iviatalia, a quel punto azionista di maggioranza, e 40% per ArcelorMittal.

Il piano di investimenti nel Mezzogiorno consente allo Stato di riappropriarsi della produzione dell’acciaio e di trasformare l’ex Ilva di Taranto nel più grande impianto di produzione, nonché garantire molti posti di lavoro. Ma non solo.

Nel progetto del Governo rientrano investimenti ambientali e industriali così come l’avviamento di un processo di decarbonizzazione dello stabilimento e l’utilizzo di un forno elettrico capace di produrre 2,5 milioni di tonnellate l’anno. L’ex Ilva di Conte si dice green: “Man mano diventerà tutto verde”, ma “occorre farlo in un arco temporale già previsto dal piano”, commenta il Presidente del Consiglio.

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L’ex Ilva e l’opposizione al piano ‘green’ del Premier

ex Ilva
L’ex Ilva e l’opposizione al piano green del Premier.

Il piano di riappropriazione e trasformazione dell’ex Ilva non incontra l’entusiasmo sperato. Anzi, l’accordo “anacronistico e assolutamente fuori dal perimetro di decarbonizzazione” prevede, secondo il Presidente della regione Puglia, delle misure che “generano sgomento”. E il sindaco Rinaldo Melucci che parla di “intesa sulla pelle dei cittadini” non è più favorevole:

Noi ancora adesso non conosciamo le carte di dettaglio di questo piano e andiamo avanti con l’accordo di programma.

Questo piano per noi è carta straccia, noi dobbiamo occuparci della salute del tarantini.

Secondo Regione e Comune, le prospettive sul tema idrogeno proposte dal Premier hanno delle tempistiche troppo lunghe: l’investimento in forni elettrici riguarderà solo un massimo di 2,5 milioni di tonnellate di acciaio rispetto agli 8 che si produrranno a regime entro il 2025. E, anche se le oltre 3mila persone in cassa integrazione previste per gennaio costringono a vagliare le proposte del Governo, la preoccupazione primaria resta la tutela dei cittadini:

oggi ci viene chiesto almeno fino al 2025 di sacrificare ancora la salute dei tarantini.

Noi non lo possiamo accettare, volevamo più coraggio, più investimenti anche dal Recovery plan e interventi che partissero subito con questa prospettiva.

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Accordo sull’ex Ilva, il sindaco di Taranto lista a lutto la città

ex Ilva
Ex Ilva torna allo Stato, il sindaco di Taranto lista a lutto la città.

In vista della sigla dell’accordo che suggella il ritorno dell’acciaio tra le proprietà di Stato, il 9 dicembre, il sindaco di Taranto riconsegna la fascia tricolore ed espone la bandiera a mezz’asta “in memoria delle tante vittime del passato e col cuore rivolto a chi ancora in questi giorni si ammala e continuerà ad ammalarsi a causa dell’ex Ilva”.

E Melucci non è l’unico. Al coro di protesta per ciò che si sta facendo si uniscono il presidente della Provincia Giovanni Gugliotti e altri sindaci del territorio a rivendicare il diritto di venire coinvolti in affari come questo, che in prima persona li riguardano. Ultimo ma non per importanza, le parole dell’arcivescovo di Taranto, mons. Fillippo Santoro:

In questi otto anni ne abbiamo viste tante; tanti decreti e tanti accordi, né riteniamo che l’ultimo provvedimento del governo sul siderurgico di Taranto tenga conto di tutte le possibilità in campo, particolarmente quella di una progressiva totale decarbonizzazione, così come registriamo anche la mancata attenzione alla voce del territorio e delle istituzioni locali.

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Non solo Covid, Taranto maglia nera per malattie cancerogene legate al lavoro

Il patto ArcelorMittal-Invitalia, in concomitanza con la dilagante pandemia che costringe quotidianamente al conto e monitoraggio di morti e contagiati, induce a ripescare dall’oblio anche altri numeri raccapriccianti: tra i lavoratori impiegati nello stabilimento ex Ilva di Taranto, secondo i dati riportati nel 2018 dall’osservatorio nazionale amianto (Ona), si registra il 500% di casi di cancro in più rispetto alla media della popolazione generale della città, non impiegata nello stabilimento.

Il 27 Aprile del 2019, l’Osservatorio Statistico dei Consulenti del Lavoro pubblica un report sulla sicurezza sul lavoro e denuncia Taranto come il caso più critico per il numero assoluto di malattie cancerogene imputabili all’attività lavorativa, con il 70% dei tumori correlato al al settore metalmeccanico.

A seguito dei ricorsi del 2013 e del 2015, dalla Corte Europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo arriva lo scorso anno la condanna all’Italia per non aver tutelato il diritto alla salute dei cittadini di Taranto, oggi lo stiamo rispettando?

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