“Diventerò una leggenda”, la storia di Freddie Mercury

Il 24 novembre 1991 ci lasciava una delle voci più belle della storia della musica. Ripercorriamo insieme vita e carriera di Freddie Mercury.

Marianna Chiuchiolo
Marianna Chiuchiolo
Giornalista con studi in Mediazione Linguistica, una formazione da teatrante e una generale tendenza a perdersi nei vicoli di una fervida immaginazione. Ama in egual misura la scienza e la poesia e si spende da tempo per la crociata della Mental Health Awareness come missione di vita.
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La cosa più importante è vivere una vita favolosa, non importa quanto lunga, basta che sia favolosa.

Il 24 novembre 1991, nella sua casa di Logan Place a Londra, si spegneva Freddie Mercury, leggenda del rock e frontman dei Queen, artista poliedrico, carismatico e dotato di un talento vocale fuori dal comune. Ancora oggi, a distanza di quasi 30 anni dalla scomparsa, le sue canzoni continuano a ispirare generazioni di musicisti, e fan da tutto il mondo si recano in pellegrinaggio a Montreux solo per scattare una foto accanto alla statua in riva al lago che lo ritrae nella sua iconica posa con il pugno in alto. In fondo, come recita uno dei pezzi storici della band, The Show Must Go On.

Come ha fatto un ragazzo di Zanzibar a diventare una star?

Ma come ha fatto un ragazzo nato nell’esotica isola di Zanzibar a consacrarsi come mito tra gli amanti del rock e non solo? La vita di Freddie, che si faceva spesso notare per la spregiudicatezza dei suoi atteggiamenti e la caparbietà con cui portava avanti le sue idee, ha di recente ispirato Bohemian Rhapsody, un biopic del 2018 che ha fruttato a Rami Malek un oscar come miglior attore protagonista per la sua magistrale interpretazione nel ruolo della rockstar.

Ma, se il film – come spesso accade – ci ha regalato una versione romanzata e in molti punti inaccurata della biografia di Mercury e del suo percorso con i Queen, la storia reale di Freddie ha comunque il sapore di una leggenda. Ripercorriamo insieme la storia di un uomo destinato a lasciare il segno.

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L’infanzia di Freddie Mercury, tra luoghi esotici e talenti da coltivare

Farrokh Bulsara, questo il suo nome di battesimo, nasce il 5 settembre 1946 a Stone Town, a Zanzibar, da una famiglia di fede zoroastriana, e vive la sua infanzia tra l’India e l’isola africana. Sin da bambino dimostra di aver talento per le arti visive e una predisposizione naturale alla musica: disegna, suona il pianoforte, canta in un coro e vive le sue prime esperienze sui palchi degli eventi scolastici. Nel 1964 la famiglia si trasferisce in Inghilterra, nei pressi dell’aeroporto di Heathrow, dove Farrokh, il cui nome viene anglicizzato in Freddie, lavora saltuariamente come addetto ai bagagli per pagarsi gli studi d’arte.

L’incontro con Brian May e Roger Taylor e la nascita dei Queen

Quando finalmente comincia a studiare Arte e Graphic Design presso l’Ealing Art College di Londra, incontra Tim Staffell, allora cantante degli Smile, gruppo di cui fanno parte il chitarrista Brian May e il batterista Roger Taylor. Ma è solo dopo il diploma che Freddie, Brian e Roger si uniscono a fondare una propria band, gli Ibex, che debutta nel 1969. Freddie si fa subito notare per i suoi atteggiamenti da frontman e la band si stabilisce a Liverpool per lavorare su nuovi pezzi. Il gruppo, tuttavia, non riesce a emergere, vengono realizzati alcuni pezzi che riscuotono un mediocre successo, ma l’avventura sembra destinata a concludersi di lì a poco.

Diversi membri abbandonano il progetto, e Bulsara e Taylor finiscono a vedere abiti usati in un negozietto di Kensington Market. Freddie, tuttavia, non si arrende. Riesce a farsi ingaggiare dai Sour Milk Sea, un gruppo blues emergente, ma il suo atteggiamento da istrione crea tensioni all’interno della band: l’avventura si risolve in un nuovo fallimento. Infine, nel 1970, Freddie decide di ricontattare May e Taylor e dedicarsi definitivamente alla musica insieme a loro, creando anche una propria identità come frontman: da adesso in poi sarà conosciuto non più come Freddie Bulsara ma come Freddie Mercury. Dopo i primi concerti, John Deacon viene ingaggiato come bassista: ecco la formazione definitiva dei Queen.

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Freddie Mercury e la scalata al successo con i Queen

Anni fa pensai al nome “Queen”. È soltanto un nome, ma è molto regale e ha un suono splendido. È un nome forte, molto universale e immediato. Aveva un grande potenziale visivo ed era aperto a ogni tipo di interpretazione. Ero consapevole delle implicazioni omosessuali, ma quello era solo uno delle sue sfaccettature.

La perseveranza paga: sin dai primi album – Queen, Queen II e Sheer Heart Attack – il quartetto riscuote un notevole successo. La natura dinamica e costantemente in cerca di stimoli di Freddie lo spinge ad andare a caccia di influenze sempre nuove con le quali reinventarsi. È grazie a questa mobilità di spirito che nasce il progetto A Night at the Opera, introdotto al pubblico attraverso il singolo Bohemian Rhapsody.

Si tratta di un pezzo unico nel suo genere: oltre 7 minuti di musica rock alternata a sezioni polifoniche da operetta realizzate a cappella. La sola registrazione del singolo richiede ben 3 settimane in studio e rappresenta un vero e proprio salto nel buio, ma correre il rischio si rivela la scelta giusta: da questo momento in poi i Queen cominciano una vera e propria scalata alle classifiche mondiali.

Somebody to Love, We Are the Champions e Don’t Stop Me Now sono solo alcuni dei singoli che, nel corso degli anni ‘70, consacrano il gruppo alla storia. Freddie esplora il suo lato più istrionico e comincia a trasformare i concerti in veri e propri spettacoli nei quali dare sfogo a tutta la sua stravaganza, non solo nel cantato, ma anche nel vestiario e nel modo di tenere il palco. In contemporanea indaga anche riguardo alla sua sessualità, rendendosi conto pian piano di essere attratto dagli uomini.

Gli anni ’80 e il successo planetario

Freddie Mercury nell’irriverente video di “I Want to Break Free”

Negli anni ’80 Freddie Mercury si reinventa sia in termini musicali che di immagine. È in questo periodo che nasce il suo iconico look con i capelli cortissimi e i baffi, mentre a livello musicale sperimenta con l’elettronica, lavora a diversi album da solista – Mr Bad Guy e Barcelona – e realizza con i Queen le colonne sonore di film come Flash Gordon e Highlander. I tour mondiali con la band sono un bagno folla: il Magic Tour del 1986 raccolse circa un milione di spettatori in 26 date, mentre la partecipazione a Rock in Rio li mise su un palco davanti a 250mila persone, e il Live Aid del 1985 ne registrò oltre 170mila tra Londra e Philadelphia. Sempre negli anni ’80, Mercury collabora con artisti di calibro mondiale come il soprano Montserrat Caballé, con cui si esibisce in una storica interpretazione del singolo Barcelona.

Tuttavia il decennio d’oro è foriero di cattive notizie per il frontman dei Queen: le sue condizioni di salute peggiorano notevolmente a causa dell’AIDS, diagnosticatagli nel 1987.

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Freddie Mercury e l’esperienza con l’AIDS

La statua dedicata a Freddie Mercury sulle rive del lago di Ginevra a Montreux.

Gli effetti dell’HIV sulla salute di Freddie Mercury si fanno sentire: il cantante comincia a soffrire del Sarcoma di Kaposi e i tour in giro per il mondo lo stancano a tal punto da non riuscire a registrare nuovi album con i soliti ritmi. Sono gli anni in cui l’HIV fa più paura: diverse celebrità vengono contagiate e il mondo trema davanti allo spettro di una malattia ancora poco conosciuta e che è a tutti gli effetti uno spauracchio per molti.

Durante la registrazione di The Miracle, Mercury confessa agli altri membri della band di aver contratto l’AIDS. Il gruppo mantiene un assoluto riserbo sul suo stato di salute, tuttavia anche nei videoclip realizzati per I’m Going Slightly Mad e These are the Days of Our Lives il cantante appare visibilmente dimagrito e provato. Il fotogramma in cui Freddie abbassa la testa, sorride e sussurra “I still love you”, è considerato dai fan un commovente messaggio di addio. Nel giugno 1991, Freddie torna a Londra per tentare delle cure sperimentali, più che altro palliative, ma la sua salute è ormai allo stremo.

Il saluto ai fan e la morte di Freddie Mercury

In seguito alle disparate congetture diffuse dalla stampa nelle ultime due settimane, desidero confermare che sono risultato sieropositivo e di aver contratto l’AIDS. Ho ritenuto opportuno tenere privata questa informazione fino a oggi per proteggere la privacy di quanti mi circondano. Comunque è giunto il momento di far conoscere la verità ai miei amici e ai miei fan e spero che si uniranno a me, ai miei dottori e a quelli di tutto il mondo nella lotta contro questa terribile malattia.

Il 23 novembre 1991 la stampa rilascia questo comunicato: Freddie apre il suo cuore ai fan parlando apertamente del morbo che lo sta uccidendo e della necessità di scoprire di più e fare ricerca sul virus che ne è causa. Morirà il giorno dopo a causa di una broncopolmonite aggravata. I funerali saranno celebrati secondo il rito zoroastriano e aperti a uno strettissimo gruppo di 35 persone tra cui sonno presenti gli altri membri dei Queen e le star David Bowie ed Elton John.

Il concerto in memoria di Freddie Mercury

Freddie Mercury in un fotogramma del video di “These are the Days of Our Lives”, considerato dai fan un addio spirituale.

Dopo un anno di cordoglio, Brian May, Roger Taylor e John Deacon si impegnano nell’organizzazione di un tributo al loro compagno. Il Freddie Mercury Tribute Concert si tiene il 20 aprile 1992 al Wembley Stadium di Londra. Partecipano numerosi artisti tra cui Tony Iommi, Metallica, Guns N’ Roses, David Bowie, Roger Daltrey, Robert Plant, George Michael, Zucchero, Elton John, Lisa Stansfield, Annie Lennox, Elizabeth Taylor, Seal, Liza Minnelli, Extreme, Def Leppard e gli U2. Il concerto viene trasmesso via satellite e raggiunge oltre un miliardo di persone.

Il ricavato di circa 12 milioni di sterline viene in parte devoluto al Terrence Higgins Trust e in parte usato per dare vita al The Mercury Phoenix Trust, associazione di volontariato impegnata nella lotta all’AIDS.

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7 curiosità su Freddie Mercury che non conoscevi

  1. Freddie, soprattutto all’inizio della sua carriera, nascondeva al pubblico le sue origini zoroastriane perché le riteneva incompatibili con la sua immagine da rockstar.
  2. La sua estensione vocale era di 4 ottave considerando il falsetto. Sebbene la sua vocalità fosse da baritono, era in grado di muoversi agilmente anche su tessiture da tenore leggero. Influenzato da Jimi Hendrix, Elvis e Liza Minnelli, non disdegnava l’utilizzo del falsetto, che gli permetteva di muoversi anche su range tipicamente femminili.
  3. Era un grande amante dei gatti: ne aveva decine e quando era in tour si preoccupava della loro salute. L’album Mr Bd Guy è dedicato al suo gatto Jerry e a “tutti gli amanti dei gatti in tutto l’universo”.
  4. Nel 1970 intrecciò una relazione amorosa con Mary Austin, con la quale convisse per diverso tempo a Victoria Road. Dopo aver scoperto la propria omosessualità, il rapporto si concluse, ma i due rimasero profondamente legati, al punto che Freddie le compro una casa accanto alla sua per poterla vedere ogni giorno e le dedicò la canzone Love of My Life. Secondo le sue ultime volontà, dopo la morte Mercury fu cremato e le ceneri affidate proprio a Mary. La Austin le conservò per circa due anni e poi le sparse segretamente in un luogo scelto dal cantante e ignoto a chiunque altro.
  5. Il logo ufficiale della band, noto come Queen Crest è stato disegnato proprio da Freddie, che ha preso spunto dai segni zodiacali dei quattro componenti – John Deacon, Brian May, Roger Taylor e Freddie Mercury – e dallo stemma reale del Regno Unito.
  6. La sua esibizione di 20 minuti al Live Aid, il concerto organizzato da Bob Geldof per raccogliere fondi in favore delle popolazioni dell’Etiopia nel 1985, è considerata la più bella della storia del rock.
  7. La rivista Rolling Stone lo ha collocato al 18esimo posto nella classifica dei migliori 100 cantanti di tutti i tempi.
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