Coronavirus, ha liberato dall’inquinamento le nostre città

Clarice Subiaco
Clarice Subiacohttps://medium.com/@ClariceSubiaco
Classe 1986, passato di studi umanistici e presente nel mondo dei dati. In mezzo, esperienze di lavoro come Digital PR, Content Strategist e Project Manager per startup e agenzie internazionali. Ama raccontare l'innovazione che ha un forte impatto sociale.
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L’agenzia spaziale europea ESA in questi giorni sta registrando un forte calo delle emissioni di diossido d’azoto, il gas prodotto dalle attività industriali, dalle automobili e dalle centrali elettriche, in particolare nella zona della pianura Padana e del nord Italia. Tale diminuzione è certamente dovuta alle misure restrittive messe in atto dal governo per contrastare la diffusione del nuovo Coronavirus. Misure che hanno visto una chiusura di quasi tutte le attività commerciali e il divieto di spostamento se non per casi di necessità.

Il calo delle emissioni inquinanti

Tale miglioramento è confermato dai dati Arpa Lombardia, che confrontando la media degli inquinanti della settimana precedente l’emergenza Coronavirus con quella successiva, dal 24 febbraio al 1 marzo, hanno rilevato un calo di monossido di carbonio, biossido di azoto, biossido di zolfo e Pm10 in tutte le città della regione.

Anche se potrebbero esserci lievi variazioni nei dati dovute alla copertura nuvolosa e al cambiamento meteorologico, siamo molto fiduciosi che la riduzione delle emissioni che possiamo vedere coincida con il blocco in Italia che causa meno traffico anche per via dello stop alle attività industriali.

Queste le parole di Claus Zehner, che gestisce la missione del satellite Sentinel-5P , la prima missione del programma Copernicus dedicata al monitoraggio della nostra atmosfera. I rilevamenti sono effettuati tramite uno strumento chiamato “Tropomi” in grado di rilevare l’inquinamento atmosferico dallo spazio. Leggi anche: Coronavirus, l’analisi dei dati: l’Italia è davvero la più colpita dopo la Cina?

L’uomo: la principale fonte di inquinamento

Quando si parla di diossido di azoto, ci si riferisce a un gas inquinante generato dalla combustione di combustibili fossili, per cui fortemente legato sia alla produzione industriale sia agli impianti di riscaldamento e al traffico stradale. Caratterizzato da un colore rosso bruno e da un odore pungente, è tossico ed irritante ed essendo più denso dell’aria tende a rimanere vicino al suolo. Il monossido di carbonio è, invece, un gas incolore e inodore, molto tossico per la salute umana. Sul sito dell’Arpa leggiamo:

La sua presenza nella troposfera, e in particolare nelle aree urbane, deriva principalmente da combustione incompleta (in difetto di aria) di combustibili fossili.

In altre parole, questo gas viene prodotto quando ci si trova imbottigliati nel traffico cittadino e raggiunge livelli particolarmente critici nei mesi invernali durante i quali è più frequente il ristagno delle masse d’aria. Quando si parla di Pm10, ci si riferisce a una delle varie classificazioni del particolato, ovvero, mirco particelle di polvere, fumo e altre sostanze derivanti sempre dall’attività industriale, dall’attrito dei freni sull’asfalto, dall’usura dei pneumatici ecc. Insomma, tutte queste sostanze tossiche largamente classificate, non sono altro che frutto dell’attività umana. Ma cosa succede quando questa si riduce drasticamente a causa di una pandemia? Leggi anche: Coronavirus, gli effetti positivi dell’epidemia sul mondo

Niente viaggi e scuole chiuse: l’ambiente ringrazia

Tempi difficili per i viaggiatori. Nella prima settimana di marzo, si è stimano un calo del 21% dei voli in partenza dall’aeroporto di Fiumicino e del 50% di quelli in partenza da Milano Malpensa e da Linate, numeri che sicuramente sono destinati ad aumentare nei prossimi giorni. La buona notizia è che alla diminuzione drastica delle partenze, corrisponde una diminuzione degli agenti inquinanti. Secondo l’Ispra, l’istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, dal 14 febbraio al 4 marzo le emissioni di CO2 provenienti da traffico aereo sarebbero diminuite di 210.000 tonnellate. Anche sulle strade, dal 25 febbraio al 4 marzo, si registra un calo del traffico in media del 18% (dati Aspi), con conseguente diminuzione di CO2 di 139.960 tonnellate.

La chiusura delle scuole contribuisce all’abbassamento delle emissioni di Co2

A questo abbassamento delle emissioni di Co2 ha contribuito molto anche la chiusura delle scuole. Nella prima settimana dell’emergenza sono state chiuse 15.481 scuole in Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. L’Ispra ha stimato un calo di 78.000 tonnellate di CO2 nelle tre regioni nell’arco di una sola settimana. Stima che sicuramente è aumentata di molto visto che dal 2 marzo tutte le 53.500 scuole italiane sono chiuse, con un totale di quasi 7,7 milioni di studenti a casa.

Miglioramenti anche in Cina, ma la crisi ambientale non si ferma

Proprio qualche giorno fa, alcune mappe della Nasa mostravano livelli di inquinamento della Cina notevolmente migliorati a seguito delle misure anti Covid-19. Un cambiamento dapprima registratosi nella zona del primo focolaio del virus, ovvero Wuhan, e poi estesosi a tutto il paese.

Questa è la prima volta che vedo un calo così significativo su un’area così ampia per un evento specifico.

Ha dichiarato Fei Liu, un ricercatore del Goddard Space Flight Center della Nasa. Un calo dei livelli di biossido di azoto era stato registrato durante la recessione economica nel 2008, ha aggiunto, ma ha affermato che la riduzione è stata più graduale.

mappa dell'inquinamento in Cina prima e dopo il Coronavirus
Immagini satellitari della Nasa che mostrano una drastica diminuzione dei livelli di inquinamento in Cina dopo le misure anti Coronavirus.
Tutto sommato sembrerebbe, dunque, che questa pandemia stia facendo bene all’ambiente e una volta passata ci restituirà un pianeta meno inquinato. Ma attenzione ai facili entusiasmi. I gas serra rimangono in atmosfera per molto tempo, perciò è necessario fare una valutazione a medio-lungo termine per comprendere davvero il fenomeno e soprattutto sono necessarie misure strutturali che modifichino il nostro sistema, basato ancora largamente sui combustibili fossili. Bisogna, dunque, fare ancora uno sforzo in più.

L’emergenza coronavirus farà da volano per rendere lo smartworking modello stabile

Alla fine dell’emergenza i governi dovranno investire in misure di sostenibilità ambientale, rendendo ad esempio lo smartworking un modello stabile e non emergenziale, e ripensando le catene di fornitura, accorciandole. L’emergenza climatica non si ferma, e proprio in questi giorni l’Organizzazione meteorologica mondiale ha ufficializzato il dato sullo scorso anno, registrato come quello con le temperature più alte dall’epoca pre industriale.

E Greta Thumberg continua la sua campagna di sensibilizzazione per il clima

Non si fermano nemmeno i Fridays for future, gli scioperi per il clima, ai quali ci eravamo ormai abituati, ma cambiano soltanto modalità.

Nei prossimi venerdì unitevi allo “sciopero digitale” e postate le vostre foto con un cartello e l’hashtag #ClimateStrikeOnline.

Questo l’appello che Greta Thunberg ha rivolto sui social a migliaia di studenti che da mesi seguono il suo esempio, scioperando per il clima. Gli scioperi non si fermano, dunque, e nemmeno le nostre speranze. Ci auguriamo che da questa crisi possa nascere una nuova consapevolezza ambientale ad ogni livello. Leggi anche: “Mi avete rubato i sogni e l’infanzia”, le accuse di Greta Thunberg al vertice ONU di Clarice Subiaco

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