Germania shock: verso la fine dell’Euro? Arriva la manovra “Cura Italia”

Aldo Torchiaro
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Aldo Torchiaro, giornalista da quando si usavano le macchine da scrivere, si occupa oggi di innovazione digitale, nuovi media, e-democracy.
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Il più catastrofico effetto collaterale del coronavirus potrebbe coinvolgere l’Euro decretandone la sua fine, e proprio per mano di chi lo aveva fortemente voluto: la locomotiva europea, la Germania di Angela Merkel. Con l’Europa sotto shock per i numeri dei malati e delle vittime, è passata del tutto inosservata la gigantesca manovra di finanza pubblica tedesca.

Berlino ha reagito tardi all’allarme del contagio

I numeri sono lievitati a vista d’occhio, con il bilancio dei contagi che oramai ha superato quota 4.000 (il dato complessivo solo ieri era inferiore ai 3.000), e mentre la cancelliera Angela Merkel nel suo tradizionale video messaggio del sabato si è limitata ad un appello alla “solidarietà”, il sistema bancario tedesco vara una iniezione di liquidità che passerà alla storia. 550 miliardi di euro attraverso crediti alle imprese che sostituiscono il circolante, a mezzo della banca pubblica di sviluppo KfW. Un ente creditizio particolare, esonerato dai vincoli Bce e sul cui modello è stato fondato il nostro Mediocredito Centrale. Denuncia l’economista Vladimiro Giacché:

La KfW è una banca pubblica sul cui modello fu costruito il Mediocredito Centrale (MCC). Il KfW è esentato dai requisiti di capitale e dalle regole dell’Unione bancaria, il MCC no. Ma preciso subito: la colpa è nostra. Nessuno lo ha mai chiesto, neppure nel maggio 2018, quando furono esentate 13 (tredici) banche tedesche di sviluppo regionale.

Leggi anche: L’economia italiana è al collasso: tutto quello che possiamo fare per aiutarci

La spiegazione di Wikipedia

Su Wikipedia troviamo una descrizione di questa “arma nucleare” del sistema creditizio tedesco:

Attraverso la KfW, il Governo tedesco canalizza tutta una serie di operazioni che altrimenti figurerebbero nei conti dello Stato per cifre ingenti: l’attivo dell’istituto con sede a Francoforte ha sfiorato lo scorso anno i 500 miliardi di euro, più del doppio che all’inizio del decennio passato, anche per effetto del trasferimento sotto il suo ombrello di molte attività in precedenza di competenza dell’amministrazione pubblica.

Adesso l’operatività della KfW è chiamata a rispondere alla crisi del coronavirus. Il Ministero delle finanze tedesco ha di fatto deciso di creare moneta (bancaria) concedendo crediti per una cifra record, senza tetto massimo né coefficienti di riserva. Garantito dallo Stato: equivale di fatto a stampare moneta. È di fatto la fine dell’Euro. Una misura di ingegneria finanziaria pubblica pirotecnica. E che consente di regolare l’offerta di moneta senza dover sottostare ai parametri di Maastricht e senza indebitare il tesoro. Leggi anche: Coronavirus, l’analisi dei dati: l’Italia è davvero la più colpita dopo la Cina?

L’allarme dell’economista Enrico Musso

A drizzare le antenne è l’economista Enrico Musso, dell’Università di Genova. Afferma:

Creare moneta concedendo crediti attraverso una banca pubblica per 550 miliardi di Euro, garantiti dallo Stato, equivale a stampare moneta. Va nella direzione esattamente opposta agli auspicati Eurobond, e può significare la fine dell’Euro così come lo abbiamo conosciuto fino a oggi.

Per Alessandro De Nicola, Adam Smith Society:

Il problema principale è che questo strumento preclude la strada agli Eurobond.

Il giornalista Maurizo Blondet sintetizza così il quadro:

Con KfW Francoforte nasconderebbe sotto al tappeto qualcosa come circa il 15% di debiti in rapporto al proprio PIL e il 25% (cioè un quarto) rispetto al debito pubblico ufficiale. Se anche il debito dei Länder figurasse nel computo del bilancio dello Stato, esattamente come avviene in Italia con le Regioni, il rapporto debito/PIL salirebbe dall’attuale quasi 62% a quasi il 77%.

Più della nostra Cassa Depositi e Prestiti (CDP), la KFW è stata in grado di finanziare nei decenni diversi settori. Per raccogliere il denaro necessario fa proprio come la nostra CDP, ovvero emette Titoli pubblici che la CDP accolla al bilancio dello Stato. Nel caso della Germania, non sarà lo Stato a rimborsare, assieme all’investimento, ma la stessa KFW. Leggi anche: Tocilizumab, l’anticorpo umanizzato che fa ben sperare

Schengen non esiste più, l’Europa assuma una decisione super partes

Sarebbe perlomeno opportuno, per l’Unione Europea, assumere una decisione unica e super partes: la deroga generale agli aiuti di Stato nell’eurozona per un biennio. La tenuta dell’Unione non è mai stata così a rischio come in questi giorni difficili, con l’Europa incapace di adottare una policy sanitaria univoca e gli Stati membri intenti a ripristinare frontiere e controlli. Assistiamo increduli addirittura allo stop degli scambi di materiale sanitario tra Stati dell’Unione. Schenghen è di fatto cancellata, e a Gorizia la polizia di frontiera slovena ha ripristinato la rete metallica dismessa venti anni fa. Se altri Stati membri volessero imitare l’esempio tedesco della KfW, l’Euro non avrebbe di fatto più alcun valore.

La risposta italiana

Non sono i 550 miliardi tedeschi ma una risposta, il governo Conte, prova a darla. Un’iniezione di sostegno all’economia, subito, da circa 25 miliardi. E finanziamenti mobilitati per 350 miliardi. La manovra “cura Italia” fa i conti con l’emergenza straordinaria e con gli effetti che, stimano al Ministero dell’Economia, si faranno sentire sul medio periodo. Prende così forma in un maxi decreto che sara’ approvato oggi in Consiglio dei ministri e nelle limature finali si aggira attorno ai 120 articoli. Nelle ore di allarme massimo per la tenuta del sistema sanitario in Lombardia, il governo varare dunque misure – “solo le prime” – per frenare i contraccolpi economici dell’emergenza Coronavirus e per sostenere la sanita’: alberghi requisiti, cliniche private a disposizione degli ospedali pubblici, la creazione di fabbriche per produrre mascherine. Leggi anche: Coronavirus, dall’Olanda il farmaco per sconfiggerlo

“Nessuno sarà lasciato solo”

“Nessuno sarà lasciato solo”, assicura il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri. Il premier Giuseppe Conte mette in cima alle priorità “far lavorare in sicurezza medici, infermieri e tutto il personale sanitario”: “Siamo strenuamente impegnati” per questo ed e’ “l’unica cosa che conta”. “Non è il momento”, osserva il presidente del Consiglio, di polemiche come quella della Regione Lombardia contro la Protezione civile. Durissimo il ministro Francesco Boccia: “Serve senso dello Stato” e invece, denuncia, “ci sono avvoltoi che intendono spargere altri virus in un momento cosi’ delicato”. Il decreto che il governo si appresta a varare “è solo una prima tappa”, spiega Gualtieri, perché dopo “servirà una fortissima spinta”, anche da parte dell’Europa, per la ripartenza del Paese. Il ministro aveva ipotizzato un primo decreto da 12 miliardi ma sceglie di portare in Cdm un maxi-dl da 25 miliardi, l’intera cifra autorizzata dal Parlamento. Se l’emergenza si protrarrà – spiega – le misure assunte per il mese di marzo potranno essere rinnovate per aprile.

La Germania si autofinanzia, l’Italia la rincorre

Il governo mobilita finanziamenti per 350 miliardi, una cifra “equivalente” in percentuale del pil ai 550 miliardi della Germania. Ma il ministro fa appello alla responsabilità di tutti: le scadenze fiscali sono tutte rinviate ma “chi ha la possibilità paghi”, per destinare risorse al sistema sanitario. Le misure per la sanità sono in cima al decreto. Arrivano 1,15 miliardi per la sanità e 1,5 miliardi per la Protezione civile. Ci sono fondi per gli straordinari di medici e infermieri, la possibilità per i prefetti di requisire ospedali e altre strutture per le persone in quarantena, il potere per la Protezione civile e per il nuovo commissario straordinario per l’emergenza sanitaria di requisire strutture e mezzi per potenziare i reparti degli ospedali. Leggi anche: Coronavirus, non esploderà al Sud se i cittadini rispettano le regole

Un Commissario con pieni poteri

Il commissario, Domenico Arcuri, potrà fronteggiare la grande carenza di mascherine e di altri macchinari di terapia intensiva anche avviando intere nuove linee produttive. E poi ci sono i sostegni alle imprese, a quelle che si sono fermate e quelle che continuano a lavorare. Per gli autonomi, inclusi i lavoratori di turismo e spettacolo, arriva una una tantum da 500 euro, a patto che si sia sempre versato a Inps, che sarà l’istituto erogante. Tutte le aziende potranno usufruire di nove settimane di cassa integrazione in deroga. Come annunciato, vengono sospesi i mutui, fino a 18 mesi, per tutti coloro che siano in difficoltà economica, inclusi gli autonomi. Nasce un fondo “di ultima istanza” da 200 milioni per aiutare chi nel 2019 aveva guadagnato meno di 10mila euro e ora a causa del virus si è dovuto fermare.

Tutti i bonus e i risarcimenti previsti

Chi ha continuato ad andare al lavoro a marzo avrà un bonus di 100 euro. Per le famiglie con i figli a casa arrivano congedi speciali retribuiti al 50% fino a 15 giorni o in alternativa un bonus baby sitter da 600 euro che salgono a 1000 euro per medici e tecnici sanitari. Ci sono misure per proteggere i taxisti, i postini. Rimborsi degli spettacoli, sostegno all’editoria. La risposta del governo al probabile crollo del Pil vale anche più di una manovra. E non finirà qui. Ma la discussione sulle misure va avanti per tutta la giornata, nella maggioranza e con l’opposizione, sentita in teleconferenza sabato notte. Slitta a lunedì il Consiglio dei ministri, dopo un lunghissimo preconsiglio, la riunione tecnica preparatoria. Il Pd parla di un “primo fondamentale passo”. Vuole vederci chiaro Matteo Renzi: Italia Viva lamenta che c’è troppo poco per autonomi e professionisti. Solo chi è assistito da Inps, infatti, potrà godere di un bonus da 500 euro; chi versa a una cassa professionale, come quasi tutti i liberi professionisti, no. Il governo vorrebbe il sostegno dell’opposizione, in spirito di unità nazionale. Ma la Lega, pur avendo ottenuto il sì a due sue proposte, attacca: il decreto “non risolve veramente le emergenze ma cerca di porvi rimedio senza coraggio. I ritardi sono sintomo di una maggioranza che non dialoga con l’opposizione perché non riesce a dialogare con se stessa”. “Su fisco, lavoro e famiglie non ci siamo”, dice anche Forza Italia: “La bozza va migliorata o interverremo in Parlamento”. Leggi anche: Tocilizumab, l’anticorpo umanizzato che fa ben sperare di Aldo Torchiaro

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