Tocilizumab, l’anticorpo umanizzato che fa ben sperare

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Già da alcuni giorni è rimbalzata da Napoli la notizia secondo la quale l’azienda ospedaliera dei Colli Aminei con la fondazione Irccs Pascale avrebbe sperimentato con successo un principio attivo contro le complicanze da CoVid-19. Il farmaco in questione si chiama Tocilizumab ed è prodotto e commercializzato dalla casa farmaceutica Roche. Occorre specificare che non si tratta di un farmaco a tutti gli effetti. Il Tocilizumab infatti è un anticorpo monoclonale umanizzato di origine murina nel quale questa ultima componente è ridotta grazie al procedimento di umanizzazione.

Le basi scientifiche

Per spiegare ai lettori questo procedimento possiamo dire che tipicamente questo anticorpo viene ottenuto con l’aiuto di linfociti (un tipo di globuli bianchi) presenti nelle cavie. Dal punto di vista del procedimento di umanizzazione e di commercializzazione, possiamo quindi parlare di farmaco. Il medicinale in questione viene usato normalmente nel trattamento dell’artrite reumatoide e dell’artrite giovanile idiopatica. Studi in merito alla cura di queste patologie sono stati condotti e documentati dalla stessa casa editrice e dal professor Kishimoto dell’Università di Osaka. Leggi anche: Coronavirus, l’analisi dei dati: l’Italia è davvero la più colpita dopo la Cina?

L’uso off-label e la nuova speranza

Il professor Paolo Ascierto, pioniere e luminare dell’immunoterapia in Italia ha ammesso di recente che il principio Tocilizumab è stato usato su dei pazienti affetti da polmonite virale da Covid-19. Si tratta di un uso off-label che però ha portato a dei risultati apprezzabili e quasi completamente curativi. Secondo il professor Ascierto, il farmaco sarebbe stato usato in Cina su 21 pazienti e in Italia, inizialmente su 2 pazienti ma se ne sta sperimentando l’uso anche in altre città e non solo a Napoli. È bene precisare che non si tratta di un farmaco antivirale in grado quindi di impedire la replicazione del virus ma di limitarne le complicazioni che eventualmente sopraggiungono.

È necessario un protocollo nazionale per l’uso su larga scala

In maniera particolare il farmaco agisce sul recettore dell’interluchina-6 è quindi una citochina e di conseguenza una proteina che, per intenderci è sfruttata anche nei processi di cheratogenesi, ossia di ricambio cellulare della pelle. Questi processi sono normalmente noti a chi si occupa di riabilitazione dermato-funzionale e tegumentaria ma anche e soprattutto agli immunologi. Il Tocilizumab si occupa proprio di agire contro il recettore dell’interluchina. Al momento non esiste ancora uno studio generalizzato che viene a gran voce invocato dall’Azienda Ospedaliera dei Colli Aminei per bocca del professor Ascierto che chiede un protocollo nazionale. Leggi anche: È ufficialmente pandemia, ma configgeremo il virus

L’impegno di Hoffman-LaRoche: il farmaco gratis per tutti

Nel frattempo, data l’evidenza dei risultati, la casa farmaceutica Roche ha deciso di concedere il farmaco senza alcuna spesa e di donare un milione di euro per acquistare i dispositivi di protezione, quali mascherine e visiere protettive per il personale sanitario. Dal sito della casa farmaceutica fanno anche sapere di aver dato vita al progetto ‘stai a casa, leggi un libro’ per rincoraggiare gli under 25 a restare il più possibile tra le mura domestiche durante questa emergenza. Infine la multinazionale svizzera ha anche messo a disposizione propri consulenti a supporto della Protezione Civile e delle associazioni di volontariato.

Non una soluzione ma un passo avanti

Per giungere alla formulazione di un farmaco antivirale servono permessi e sperimentazioni, prima in vitro e poi in vivo. Lo stesso discorso vale per i vaccini e l’eventuale mutazione del virus complica ulteriormente entrambi i processi. Per adesso però possiamo essere consapevoli che il Tocilizumab somministrato in un’unica dose ha la capacità di ridurre o eliminare quasi del tutto le complicanze di alcuni tipi di polmonite virale dovuti al Covid-19. Se i risultati fossero estesi agli altri casi gravi si potrebbe velocizzare la deospedalizzazione dei pazienti più gravi ed accelerarne il trasferimento dalle unità di terapia intensiva a quelle sub-intensive, peraltro senza interferire con la contemporanea somministrazione di altri trattamenti antivirali che pure si stanno testando in tutto il mondo. Leggi anche: Coronavirus, l’istituto Migal di Istraele: siamo vicini al vaccino di Domenico Di Sarno

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