Draghi sono io, sei tu, dovremmo esserlo tutti

Ricostruzione, riconciliazione nazionale. Unità. Parole da riempire di senso solo se ciascuno si impegna, nel proprio quotidiano, a fare la sua parte. Alla casa comune contribuisca il mattone di ognuno.

Aldo Torchiaro
Aldo Torchiaro
Aldo Torchiaro, giornalista da quando si usavano le macchine da scrivere, si occupa oggi di innovazione digitale, nuovi media, e-democracy.
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“Non chiedetevi cosa l’America può fare per voi ma cosa voi potete fare per l’America”. Le parole di Kennedy possono essere ben riadattate al delicato momento storico che viviamo in Italia oggi.

L’attesa per l’uomo della provvidenza non ci illuda, non ci sarà un nuovo miracolo economico, un nuovo boom, se ad attivarlo non saremo tutti.

Non chiediamoci cosa il governo, la politica, Mario Draghi possono fare per noi, iniziamo a fare tutti la nostra parte per contribuire. A che cosa? Alla nuova Liberazione. Alla nuova fase costituente. Alla rinascita di questo terzo dopoguerra.

Il terzo dopoguerra

Gli accostamenti rischiano di suonare stridenti, ma l’Italia che uscirà dalla crisi Covid non starà molto meglio di quella che è uscita dalla seconda guerra mondiale. Centomila morti sul campo, gli ospedali riempiti di corsa dai barellieri delle autoambulanze militari, le scuole evacuate, le attività pubbliche, commerciali, culturali, sportive in gran parte sospese. E un milione di posti di lavoro persi, quattrocentomila aziende chiuse.

I numeri della crisi sono molto simili, fatte le debite proporzioni, ricontestualizzata la storia, a quelli dell’Italia che usciva dalle macerie del secondo conflitto mondiale.

Certo, non abbiamo sentito il rumore delle bombe. Ma la guerra batteriologica presenta aspetti devastanti, ancorché meno eclatanti, strettamente connessi con la guerra fatta di ordigni, missili e mitragliatrici. Le vittime sono numericamente rilevanti e i “feriti” sono i tantissimi italiani colpiti dalla crisi in modo grave, profondo, personale.

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Unità nazionale, e poi?

Ecco che Mario Draghi può essere il grande conciliatore nazionale, e il governo nascente un buon succedaneo di quello che prese per mano il Paese nel 1947, in cui nel governo guidato da De Gasperi, Dc, Pci, Psi e altri stavano insieme in un esecutivo di unità nazionale.

Il ministro della Giustizia era comunista e il suo primo provvedimento fu quello di liberare dal carcere gli ex repubblichini fascisti. Non c’era tempo per le ripicche, le vendette e le acrimonie: ricostruire, ripartire, rilanciare erano gli imperativi inappellabili. Proprio come oggi.

L’altro è la risorsa che crea valore

E se ci chiediamo cosa possiamo fare noi oggi per il Paese, ecco che il dovere civico, questo sconosciuto, deve imporsi. Deve autoimporsi nella vita di ciascuno.

Smetterla di litigare su tutto, ad esempio. Riportare il dibattito pubblico sul canale della costruttività, a partire dai social network: possono diventare scambio di idee e arricchimento di opportunità. Anche lavorative. Smettiamola di farne un ring per sfogarci.

La stessa regola vale per il ricorso giudiziario. Oggi uno studio del Csm rivela come il 2,5% del Pil italiano vada disperso nei rivoli giudiziari, per la quantità incredibile di vertenze, denunce, ricorsi che la giustizia civile, penale e amministrativa si trova davanti. Forse la mediazione extragiudiziaria è una risorsa utile per far incontrare le parti e risolvere le liti, quando si può.

Smettiamola, in generale, di vedere l’altro come un problema. L’altro è la migliore risorsa che abbiamo per creare valore.

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La ricostruzione, mattone per mattone

La ricostruzione non avverrà per miracolo, ma mattone per mattone. E ciascuno di noi ne metterà uno.

Sul fronte sanitario, emergenza in corso, facciamo di tutto per ridurre il pericolo di contagio. Usiamo le precauzioni e vacciniamoci tutti, appena possibile. E’ vero, l’incertezza su come procederanno le cose sul fronte delle vaccinazioni e’ molto alta. Ma se ognuno fa la sua parte, ne usciremo presto e bene.

Chi ha avuto il Covid e sviluppato anticorpi, vada a donare il sangue; dal plasma arricchito di anticorpi donato in pochi minuti da una singola persona si ottiene materiale essenziale per una terapia in grado di salvare la vita a sette persone.

Le aziende che possono mettere in piedi operazioni di solidarietà, non esitino a farlo. Partecipino allo stanziamento di fondi solidali. Anche facendo la spesa, come dimostra la diffusione di una App, si può dare una mano a chi ha bisogno, scegliendo a quali enti dare un contributo.

Smettiamo di pensare al volontariato come a una attività time consuming.

Oggi si può lasciare una colazione sospesa al bar, un pacco di pasta in più per i carrelli solidali al supermercato, un farmaco sospeso in farmacia, per chi ha problemi a comprarne. Con pochi euro e in pochi secondi.

Il Mario Draghi che c’è in noi

Lo “spirito di Draghi” può essere questo, trasposto nel quotidiano. Smettere di pensare a quel che il Governo ci deve dare e fare in prima persona quel poco che ciascuno può fare. Mettersi in gioco consapevoli che nessuno si salva da solo.

L’Italia è una comunità che non può tornare a correre se non tutta insieme. Ciascuno di noi, in casa propria, nel proprio lavoro, nel proprio quartiere, oggi deve essere un po’ Mario Draghi. Rimboccarsi le maniche e ricucire, riunire, rimettere in pista la forza e le energie per ripartire.

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