Rewilding: “La natura faccia il suo corso”

Il ripristino degli ecosistemi permette alla natura di autoregolarsi, facendo da supporto alla transizione energetica.

Enrica Vigliano
Enrica Vigliano
Enrica Vigliano, romana per adozione. Lavora nel mondo dell’arte e della comunicazione di eventi, dopo gli studi di Archeologia e di Business dei beni culturali. Adora parimenti la matematica e la grammatica, avendo una predilezione per le parole crociate e per la vita all’aperto.
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Con il termine rewilding, che si può tradurre in italiano come ri-naturalizzazione, ci si riferisce al processo di ricreazione di ecosistemi naturali sconvolti dalle attività antropiche, attraverso una studiata reintroduzione di specie autoctone all’interno di un ambiente dove esse sono state soppiantate da specie invasive che hanno modificato i pregressi equilibri esistenti, fino alla perdita della biodiversità della zona.

Il rewilding incentiva la ripresa dei processi ecologici della natura e mira a ripristinare lo status quo antecedente alle profonde modifiche apportate dalle attività degli uomini.

Il rewilding nel quadro della lotta contro i cambiamenti climatici

Come asserisce la Global Rewilding Alliance, il ripristino degli ecosistemi è un fattore fondamentale per stabilizzare il clima ed evitare l’estinzione di massa di specie animali e vegetali, riducendo così anche la proliferazione di malattie e pandemie.

L’organizzazione no-profit, che ha sede nei Paesi Bassi e che coordina numerosi progetti quali Rewilding Europe, basa la sua azione su 12 principi fondamentali:

  1. L’ecosfera si fonda sulle “relazioni”, intese come funzioni essenziali ed etiche che supportano la vita sulla terra.
  2. Raccontare storie a lieto fine significa cambiare il mondo, creando un futuro più vitale e stimolando la creazione di progetti sostenibili.
  3. Abbracciare soluzioni naturali e pensare creativamente aiuta a risolvere problemi di natura ambientale, sociale ed economica.
  4. Proteggere e praticare il rewilding sono due azioni che devono andare di pari passo, per preservare ciò che di naturale ancora esiste e ripristinare gli ecosistemi perduti.
  5. Lasciare che la natura faccia il suo corso è la migliore soluzione che possiamo adottare nella lotta contro i cambiamenti climatici.
  6. Lavorare su scala naturale significa agire in base al luogo dove si interviene, rispettandone le caratteristiche e le modalità dei processi naturali.
  7. Avere una visione ampia, sul lungo periodo, è il modo migliore per progettare soluzioni durature.
  8. Ripristinare aree naturali è un incentivo ad aprirsi a nuove economie circolari che migliorano la vita di tutti.
  9. Attivare progetti mirati, che contemplino la conoscenza storica, biologica, chimica e ambientale del luogo dove si interviene, è garanzia del successo delle imprese di rewilding.
  10. Condividere dati, informazioni, tecniche innovative e tecnologie accresce la capacità dei governi nel promuovere comunità di rewilding.
  11. Puntare sulla partecipazione pubblico/privato catalizza azioni di massa in senso di sostenibilità.
  12. Lavorare insieme per la propria salute e per quella della natura fa raggiungere obiettivi vantaggiosi per tutti.

Il rewilding in Italia

rewilding - bisonti

Il processo di ripristino degli ecosistemi naturali, con la conseguente preservazione della biodiversità e la reintroduzione di specie autoctone sparite a causa dell’uomo, si sviluppa anche in Italia, dove attività quali la cementificazione, la caccia e la deforestazione hanno portato a un generale impoverimento in termini numerici e quantitativi delle specie animali e vegetali esistenti.

Fra gli esempi di rewilding nel nostro paese ci sono i casi che interessano il bisonte europeo, l’orso marsicano e il delta del Po.

Il primo, cacciato sino all’estinzione dai nostri territori nei primi anni dell’Ottocento, è stato reintrodotto agli inizi del 2000 nel Parco Natura Viva di Bussolengo, nel veronese, dov’è allevato in vista di un successivo reinserimento in natura per il programma Rewilding Europe. Oggi sono circa 50 gli esemplari viventi di questo mammifero in Italia.

Nella zona dell’Appennino centrale rewilding-apennines e Rewilding Europe collaborano con gli enti locali per creare corridoi di coesistenza in favore della fauna, per preservare le popolazioni di orso bruno marsicano, protette all’interno dei parchi, ma soggette a feroce bracconaggio al di fuori di essi.

Anche il delta del Po è sottoposto a un’attenta opera di rewilding, in particolare per il recupero delle paludi e della loro immensa biodiversità, fortemente ridotte a causa del prosciugamento delle terre in favore dell’agricoltura. Gli sforzi qui sono volti a ripristinare l’ambiente paludoso, rimuovendo le specie invasive e reintroducendo specie autoctone come la lontra europea.

Rewilding e transizione energetica

rewilding - delta del Po

Il rewilding è legato a doppio filo anche con la transizione energetica, in diversi modi. Il passaggio da fonti energetiche basate su combustibili fossili a fonti energetiche rinnovabili, come l’energia solare ed eolica, riduce le emissioni di gas serra e mitigare il cambiamento climatico, ma al tempo stesso incentiva ed è supportata dalla rinaturalizzazione dei territori:

  1. Sviluppo di energia rinnovabile e uso sostenibile del suolo: i progetti di rewilding possono sostenere lo sviluppo di fonti di energia rinnovabile creando nuove opportunità di produzione, ad esempio ripristinando terreni degradati per parchi solari o eolici. Riducendo la domanda di produzione di energia su terre incontaminate o non sviluppate, il rewilding può aiutare a ridurre al minimo l’impatto dello sviluppo delle energie rinnovabili sulla biodiversità.
  2. Sequestro del carbonio: i progetti di rewilding possono aiutare a sequestrare il carbonio negli ecosistemi naturali. Foreste, zone umide e altri habitat naturali, migliora lo stoccaggio del carbonio nel suolo e nella vegetazione, riducendo la quantità di anidride carbonica disciolta nell’atmosfera.
  3. Conservazione e sfruttamento della biodiversità: la biodiversità è importante per mantenere ecosistemi sani, aiutando lo sviluppo di nuovi medicinali, alimenti e prodotti che possono contribuire a ridurre la nostra dipendenza dai combustibili fossili.

Rewilding urbano

Il rewilding nelle aree urbane comporta il ripristino e la creazione di spazi verdi e habitat naturali anche nelle città. Ecco alcuni esempi:

  • Tetti verdi: i tetti verdi sono le coperture di edifici con vegetazione che fornisce habitat ideale per insetti e uccelli. I tetti verdi aiutano anche a ridurre l’effetto “isola di calore” e aiutano ad assorbire l’acqua piovana.
  • Orti comunitari: gli orti comunitari sono appezzamenti di terreno nelle aree urbane utilizzati per il giardinaggio dai residenti locali. Anche qui si crea habitat perfetto per gli impollinatori, che migliorano la produzione di prodotti freschi per la comunità.
  • Parchi urbani: i parchi urbani sono ampi spazi verdi nelle aree urbane progettati per la ricreazione pubblica e il relax.
  • Alberi stradali e foreste urbane: gli alberi stradali e le foreste urbane sono alberi e altri tipi di piante che vengono piantumati lungo le strade. Assorbono l’anidride carbonica e altri inquinanti prodotti dal traffico e contribuiscono a ridurre l’effetto isola di calore.

Leggi anche: Stretta anti-smog Roma: “Stop ai veicoli più inquinanti da Febbraio”

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