Esiste una coscienza animale? Cosa dice la scienza

La coscienza degli animali è un tema ancora controverso e discusso, ma recenti indagini suggeriscono che, come noi, sono capaci di consapevolezza.

Enrica Vigliano
Enrica Vigliano
Enrica Vigliano, romana per adozione. Lavora nel mondo dell’arte e della comunicazione di eventi, dopo gli studi di Archeologia e di Business dei beni culturali. Adora parimenti la matematica e la grammatica, avendo una predilezione per le parole crociate e per la vita all’aperto.
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La coscienza animale è un campo di studio che ha attirato, soprattutto negli ultimi anni, l’attenzione non solo della comunità scientifica, ma anche del pubblico più vasto, attratto dalla possibilità di stabilire una connessione più profonda con i propri amici a quattro zampe.

La crescente curiosità in quest’ambito porta con sé importanti implicazioni sociali, culturali, storiche e morali. La domanda fondamentale che si pongono i ricercatori è: gli animali sono consapevoli di sé stessi e del loro ambiente al punto da poter essere considerati come dotati di una propria coscienza?

Coscienza animale, gli ultimi studi scientifici

Coscienza animale, esiste?

Le ricerche più recenti in neuroscienze ed etologia hanno fornito prove significative che molti animali non solo mostrano segni di consapevolezza di sé ma possono anche manifestare empatia e sofferenza.

Un esempio emblematico è lo studio dei primati, come scimpanzé e bonobo, che hanno dimostrato capacità di riconoscimento allo specchio, classico test di auto-consapevolezza, nonché di immedesimazione e proiezione del sé su altri esseri viventi, umano compreso.

Allo stesso modo, i cetacei, come delfini e balene, sono noti per la loro complessa struttura sociale e comunicativa, indicativa di una forma avanzata di consapevolezza.

Anche gli elefanti sono stati oggetto di ricerche approfondite: la loro reazione al lutto e la cura verso gli altri membri del gruppo suggeriscono una profonda consapevolezza emotiva.

La cosa sorprendente è che anche nel mondo non mammifero, come ad esempio quello degli uccelli, sono state riscontrate doti riferibili a una vera e propria coscienza: i corvi, ad esempio, possiedono straordinarie capacità cognitive, come l’uso di strumenti e la pianificazione del futuro, comportamenti che presuppongono una forma di consapevolezza avanzata.

Non da ultimo, la Dichiarazione di New York sulla Coscienza Animale, sottoscritta da 40 ricercatori internazionali, ha asserito che molti animali, tra cui anche polpi e insetti, hanno la “capacità di provare esperienze soggettive, come piacere, dolore, paura e altre emozioni. Sebbene questi concetti possano essere correlati, la sensibilità si riferisce esplicitamente alla capacità di un animale di sentire il mondo

Il problema della coscienza animale

Storicamente, la visione dell’animalità è variata enormemente. Nelle antiche civiltà pagane, molti animali erano venerati come sacri o erano visti come manifestazioni del divino. Con l’avanzare del Cristianesimo e poi del razionalismo illuminista, gli animali sono stati progressivamente ridotti a semplici “automi”, privi di qualsiasi forma di consapevolezza superiore.

Tuttavia, già nel XIX secolo, figure come Charles Darwin avevano iniziato a sfidare queste nozioni, proponendo che le differenze tra umani e altri animali fossero di grado e non di tipo.

Nelle società occidentali è poi maturata la tendenza a considerare gli animali non come semplici risorse da sfruttare, ma come esseri con diritti propri.

Questo cambiamento di percezione si riflette nelle leggi sempre più severe contro il maltrattamento degli animali e nell’aumento del vegetarianismo e veganismo, scelte etiche motivate dalla consapevolezza delle sofferenze animali.

Oggi il sentire comune, influenzato anche da una presa di consapevolezza maggiore nei confronti della natura e delle sue manifestazioni, propende quindi verso il riconoscimento di una forma di coscienza animale in grado di creare un ponte connettivo tra le facoltà umane e quelle dei loro amici a quattro zampe.

Basta fare un giro sui social e vedere in quante occasioni animali di ogni specie, dai leoni ai polpi, dai delfini ai ragni, siano in grado di “comunicare” o di farsi capire nei momenti di difficoltà o di gioco, non solo tra i membri dello stesso genere, ma anche con elementi di specie diverse.

Coscienza animale, una questione di etica e morale

Gli animali hanno una coscienza (1)

La questione della coscienza animale solleva anche profonde questioni morali. Se gli animali sono consapevoli, quale diritto abbiamo di sfruttarli per alimentazione, divertimento o ricerca?

La riflessione etica contemporanea si è spostata dal considerare gli animali meramente come mezzi a vederli come fini in sé stessi, meritevoli di considerazione etica e protezione.

La filosofia di Peter Singer e Tom Regan, padri dell’antispecismo moderno, ha contribuito notevolmente a questo dibattito, proponendo rispettivamente l’utilitarismo e i diritti animali come fondamenti per ripensare il nostro rapporto con gli altri esseri viventi. Singer, in particolare, sostiene che la capacità di soffrire debba essere il criterio primario per la considerazione morale, una capacità chiaramente presente in molti animali non umani.

Leggi anche: Fino a 10 anni di carcere per violenza contro gli animali: la sentenza

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Enrica Vigliano, romana per adozione. Lavora nel mondo dell’arte e della comunicazione di eventi, dopo gli studi di Archeologia e di Business dei beni culturali. Adora parimenti la matematica e la grammatica, avendo una predilezione per le parole crociate e per la vita all’aperto.
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