5 grandi amori letterari che in realtà sono tossici

Manipolazioni, autolesionismo, dipendenza: non sempre le coppie letterarie più amate sono esempi da seguire. Analizziamo 5 relazioni da altrettante opere letterarie che in realtà sono tossiche e disfunzionali.

Marianna Chiuchiolo
Marianna Chiuchiolo
Giornalista con studi in Mediazione Linguistica, una formazione da teatrante e una generale tendenza a perdersi nei vicoli di una fervida immaginazione. Ama in egual misura la scienza e la poesia e si spende da tempo per la crociata della Mental Health Awareness come missione di vita.
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Una storia d’amore ben scritta è quella che tiene con il fiato sospeso e lascia il lettore a cercare equilibrio tra il tifo per i due amanti – preferibilmente sventurati – e il sogno di vivere un’esperienza analoga. Oppure no? Poiché la letteratura racconta l’esperienza umana in maniera universale, non c’è da stupirsi che realtà poco salubri vengano spesso raccontate e condivise: anche questo fa parte della nostra natura e ne rappresenta il lato più morboso e oscuro.

Per questo articolo abbiamo scelto cinque grandi amori letterari che in realtà sono tossici e dei quali analizzeremo le problematiche.

5 grandi amori letterari che in realtà sono tossici: quale storia sognavi di vivere?

Di amore è stato scritto a fiumi, eppure, quando si tratta di dinamiche relazionali, non tutte le coppie letterarie che hanno toccato l’Olimpo delle grandi storie sono esempi da seguire. Ma, se in alcuni casi il valore dell’opera è tale da consentire di andare oltre il cattivo esempio dei protagonisti e apprezzarne l’apporto poetico o intellettuale, in altri casi – particolarmente quando si tratta di young adult destinati a un pubblico di persone la cui identità è in fase di formazione – spacciare per grande amore una relazione tossica e abusante può essere deleterio.

In questo articolo analizzeremo cinque grandi coppie letterarie, cercando di coprire diversi generi ed epoche, mettendo in evidenza le dinamiche malsane dei loro legami.

DISCLAIMER: l’obiettivo di questa analisi è evidenziare pratiche manipolatorie, dipendenze e/o abusi all’interno delle relazioni analizzate. Non è nostro scopo emettere giudizi sul valore delle opere prese in esame o dei loro autori: come si vedrà di seguito, anche capolavori immortali possono raccontare realtà problematiche e disfunzionali.

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1. Romeo Montecchi e Giulietta Capuleti (Romeo e Giulietta)

La più grande storia d’amore di tutti i tempi è sempre più nel mirino di psicologi e terapeuti: al di là del genio di Shakespeare e della sua poesia che resiste ai secoli, la relazione proibita tra i due rampolli veronesi è in realtà piena di rabbia adolescenziale, autolesionsimo e dipendenza.

L’intero arco narrativo si svolge nel corso di pochi giorni, durante i quali si susseguono infatuazioni, nozze, risse, omicidi, sotterfugi e un doppio suicidio.

I due protagonisti, poco più che quattordicenni, si incontrano per caso e si innamorano all’istante per poi scoprire, con gran tormento, di appartenere a due casate nobiliari da lungo tempo nemiche. E fin qui, niente di strano: si sa che le infatuazioni vissute in adolescenza possono essere totalizzanti, ancor più se velate di un’aura di proibito e minacciate da un incombente matrimonio combinato. Se non fosse che, da questo momento in poi, i problemi caratteriali dei protagonisti convergono verso una spirale di autodistruzione.

I due amanti si sposano in segreto dopo neanche due giorni dal loro primo incontro. La loro relazione causa la morte di altri giovani appartenenti alle due fazioni: Tebaldo, cugino di Giulietta ucciso per mano di Romeo, e Mercuzio, congiunto di quest’ultimo. Quando Romeo viene esiliato, Giulietta decide di fingere la sua morte per non sposare un altro.

Sconvolto dalla notizia della perdita di Giulietta, Romeo decide di tornare di nascosto a Verona per morire sulla sua tomba, ma una sfortunata concorrenza di eventi fa sì che l’inganno della finta morte di lei venga svelato quando la sorte di Romeo è ormai segnata. La decisione finale della ragazza è essere uniti almeno nella morte, ottenuta con una pugnalata al cuore. Tutto questo per un amore nato, ricordiamolo, pochi giorni prima.

Abbiamo, nell’ordine: impulsività a livelli maniacali con il matrimonio segreto, dipendenza affettiva da parte di entrambi i ragazzi, rabbia omicida per Romeo e, in ultimo, tendenze autolesioniste che culminano in un doppio suicidio.

Ora, è pur vero che le figure dei due amanti sventurati sono, in un certo senso, allegoria di qualcosa di più profondo: una speranza di pace distrutta dalla faida tra due famiglie che, così facendo, condannano all’oblio la loro stessa stirpe. È altrettanto vero che la storia è stata scritta in un’epoca differente, il cui concetto di amore e famiglia era profondamente diverso e, nonostante questo, è ancora godibile e intensa.

Ma, una volta accantonato l’intero sottotesto di non detti, concentrandosi soltanto sull’amore dei due protagonisti è evidente quanto la storia sia deleteria e pericolosa per entrambi e, in questo periodo storico, non ha più senso considerarla un ideale romantico cui aspirare.

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2. Heathcliff e Catherine Earnshaw (Cime tempestose)

L’opera di Emily Brontë ci pone davanti a una delle storie più autodistruttive mai scritte, ma ha un pregio: non ha la pretesa di nascondere la realtà dei fatti.

L’idea di amore raccontata dalla Brontë è dichiaratamente quella di una passione che consuma, tra due persone che non hanno altro modo di vivere il proprio destino se non tendendo l’una verso l’altra. E, in effetti, il sentimento che i due protagonisti nutrono l’uno per l’altra è una vera e propria ossessione che diventa, col tempo, sempre più malsana.

La relazione tra Catherine e Heathcliff è problematica sin dall’inizio: entrambi sono persone complesse e dal passato difficile che, nel corso della storia, causano dolore a se stesse e a tutti quelli intorno. I due, legati da sempre l’uno all’altra, crescono a Cime Tempestose: lei figlia del ricco proprietario, lui un trovatello adottato da quest’ultimo. Pur sapendo di amare Heathcliff, Catherine preferisce sposare un uomo più raffinato e socialmente elevato, dando il via a una spirale di reciproco disprezzo che porta lui ad allontanarsi e lei all’esaurimento nervoso.

Ha quindi inizio un annoso e articolato piano di vendetta da parte di Heathcliff, che riesce a ridurre in miseria la famiglia di Catherine creando una faida interna, acquistare la proprietà in cui questa vive insieme al marito, e persino sposare una donna per la quale prova ben poco solo per vendicarsi dell’amica d’infanzia. Catherine, nel frattempo, ha cominciato a soffrire di seri problemi neurologici e, dopo la sua morte, il suo fantasma continua a infestare la tenuta dove lei e Heathcliff erano cresciuti insieme.

È evidente in questa storia quanto l’amore tra i due protagonisti sia malsano e ossessivo al punto da trascendere la mortalità della donna, il cui spettro continua a tormentare non solo il suo amato, ma anche gli eredi della tenuta di Cime Tempestose. Durante tutto il corso della storia, i protagonisti non fanno che farsi del male a vicenda, anche per vie traverse, maltrattando volutamente i rispettivi cari nel tentativo di ferirsi l’un l’altro in una spirale di gelosia, odio e desiderio che distrugge le famiglie di entrambi.

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3. Humbert Humbert e le donne Haze (Lolita)

coppie letterarie disfunzionali

Non siamo qui per moralizzare contro il gusto del proibito: l’opera di Nabokov resta un’intelligente analisi di una passione malsana, condita da un uso sapiente dell’ironia. Ciò detto, è evidente che essa si focalizzi sulla deleteria ossessione di un uomo maturo per una ragazzina meno che tredicenne, ossessione per la quale non si farà scrupoli a usare come un fantoccio la madre di lei. Non è solo la relazione con l’iconica Lolita, infatti, ad essere malsana.

La prima donna a subire le conseguenze della deviata passione di Humbert è Charlotte Haze, sposata in seconde nozze dall’uomo che, in realtà, ha come unico scopo quello di arrivare alla figlia di lei, Dolores detta Lo.

Charlotte, donna dall’arguta intelligenza intrappolata in una vita borghese e senza stimoli, investe molto a livello emotivo nella relazione con il professore, che inizialmente considera colto e raffinato. La scoperta della passione dell’uomo nei confronti della figlia preadolescente la mette davanti a una realtà molto controversa: non solo il suo sogno di elevarsi culturalmente va in frantumi, ma la figura della stessa Lo comincia ad apparirle come quella di una rivale e non solo di una figlia da proteggere. Questo conflitto interno muta rapidamente in un’ossessione: Charlotte è perseguitata dal pensiero di ciò che è accaduto, dal peso dei giudizi altrui e dal sentimento che ancora nutre per l’uomo.

Corolla dell’insensibile processo di manipolazione messo in atto da Humbert è la sua reazione di autentica gioia nel momento in cui Charlotte muore in un tragico incidente, lasciandolo finalmente libero di perseguire il suo amore malato.

Quanto alla relazione con Lolita – ideale di donna che donna non è, volubile e capricciosa non in virtù del suo essere femmina, ma del suo essere ancora in cerca di se stessa – non c’è molto da dire che non sia stato detto. Siamo ben al di fuori della soglia della consapevolezza, Dolores è ancora troppo giovane per esprimere un consenso a questa relazione, in una dinamica che va molto oltre quella delle relazioni in cui è presente un age gap notevole. Qui siamo nella pedofilia, magistralmente raccontata, ma pedofilia.

4. Jaime e Cersei Lannister (Le cronache del ghiaccio e del fuoco)

Quando ci si avventura tra le pagine di una delle opere fantasy più popolari degli ultimi anni, una cosa salta subito all’occhio: il fatto che Jaime e Cersei siano fratello e sorella non è la cosa più malsana della loro relazione.

Al di là del rapporto incestuoso tra i due, la relazione tra Cersei e Jaime è caratterizzata da manipolazioni, dipendenza e delitti commessi da entrambi per proteggere il proprio amore, che sarebbe tossico e disfunzionale anche se non si consumasse tra le mura di casa. A complicare le cose, dalla relazione nascono tre bambini, ufficialmente figli del Re ed eredi al trono, la cui vera paternità i due fratelli cercheranno con ogni modo di nascondere.

Questo si traduce in macchinosi giochi politici volti alla preservazione del segreto, che causano la morte improvvisa di chiunque venga a scoprire la verità sui presunti eredi al trono. Il tutto senza alcuna distinzione: non solo alte cariche del Regno, ma anche bambini e infanti cadono sotto la sentenza spietata dei due.

Da un punto di vista relazionale, verrebbe da pensare che nessuno dei due fratelli abbia mai conosciuto altro amore se non quello provato all’interno della cerchia familiare, e la famiglia è l’unico valore che essi cercano di preservare. Tuttavia, con il dipanarsi della trama, sembrano emergere altre dinamiche: il loro legame appare fondato soprattutto sulla codipendenza. Nonostante i gemelli vengano più volte separati dalla vita, trovano sempre il modo di tornare l’uno all’altra, in una malsana ossessione che li lacera internamente man mano che i giochi di potere che ruotano intorno al trono si scontrano con i loro valori.

Se Jaime appare ancora recuperabile, un soldato che nel profondo del cuore conserva un barlume di giustizia e umanità, Cersei diventa sempre più spietata e non ha paura di mostrarlo. La Regina non si fa scrupolo di utilizzare la sua posizione per dirigere in suo favore le macchinazioni politiche del Regno, manipola senza alcun ripensamento tutti i giocatori che reputa più deboli e difende fino all’estremo l’operato dei suoi familiari, anche quando il figlio primogenito Joffrey, palesemente sadico e disturbato, abusa del suo potere portando il Regno alla guerra civile.

Una storia malata e tormentata, della quale attendiamo ancora un finale letterario ufficiale. Il finale proposto dalla serie televisiva ispirata alla saga conferma ancora di più la natura disfunzionale del rapporto tra i due fratelli Lannister, mostrandoci un Jaime incapace di spezzare la catena che lo lega alla sorella, tornando a morire tra le sue braccia dopo un lungo e intenso arco di redenzione concretizzatosi in niente.

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5. Edward Cullen e Bella Swan (Twilight)

Sebbene il valore letterario della saga non sia particolarmente rilevante da un punto di vista di scrittura, l’impatto che ha avuto sulla generazione cui era destinata è stato così importante che non potevamo non includerla in questa lista. Lo Young Adult che ha ispirato altre saghe di successo – tra cui la nota 50 sfumature di grigio, che si proponeva di introdurre nella storia un contesto bdsm di cui l’autrice palesemente ignorava le regole – è, infatti, un compendio di abusi e manipolazioni da manuale.

La storia si presenta come il classico triangolo amoroso in un contesto urban fantasy e vede Isabella Swan, detta Bella, intrecciare una relazione con il vampiro Edward Cullen, per il quale dovrà scontrarsi con diversi ostacoli.

Da dove cominciare? La caratterizzazione dei personaggi e i loro rapporti – tutti, non soltanto quello dei due protagonisti – è così intrinsecamente sbagliata che, per fare ordine, spenderemmo più parole di quanto umanamente ragionevole. Concentriamoci, quindi, solo su Bella ed Edward.

In sintesi: Bella Swan, dopo un tira e molla con Edward durato all’incirca due anni, rinuncia alla sua vita mortale per farsi vampirizzare da Edward e vivere per sempre con lui.

Di nuovo, sappiamo bene che l’amore vissuto in adolescenza è in grado di spazzare via qualsiasi altra priorità, ma qui non si tratta di cambiare città per stare insieme all’amore della propria vita. Scegliendo di diventare una vampira, Bella, che ha appena finito il liceo, rinuncia per sempre a incontrare i suoi familiari, i suoi amici e tutti i suoi conoscenti, oltre a condannarsi a vagare da una città all’altra per l’eternità.

Ora, se la figura del vampiro veicola, a livello allegorico, un significato molto più profondo – l’anima dannata alla ricerca della vita, della passione e dell’immortalità rappresentate dal sangue – nella saga questa figura viene completamente svuotata di ogni lato negativo, diventando una sorta di ideale, desiderabile a priori da chiunque. In questo modo, il tormento che dovrebbe caratterizzare la storia non è presente e i vampiri sono nulla più che una sorta di superpredatori: con queste premesse, fare presa su una ragazza ingenua e ancora alla scoperta di se stessa è una partita vinta in partenza.

Di fatto, Bella insiste per farsi vampirizzare sin dall’inizio della saga: la ragazza è estremamente insicura e sembra avere un rapporto complesso con il tempo che passa, arrivando a esaminare il suo viso allo specchio in cerca di rughe e capelli bianchi il giorno del suo diciottesimo compleanno.

Cosa ancora più grave, la protagonista non mostra di avere alcuna passione o interesse: dal momento in cui si innamora di Edward, tutto il suo mondo ruota intorno a lui e nient’altro sembra avere importanza. La vediamo cadere in profondo stato depressivo quando lui si allontana, dedicarsi ad attività pericolose per immaginarlo più vicino, mentire ai suoi genitori per imbarcarsi in folli e pericolose avventure dalle quali ritorna spesso ferita gravemente. Dipendenza affettiva at its finest.

Passiamo a Edward. Il vampiro, all’apparenza diciassettenne, ha in realtà più di cento anni, eppure non sembra aver raggiunto il livello di maturità e saggezza che ci si aspetterebbe da un essere tanto longevo. Sin dal primo momento in cui la incontra, Edward si sente attratto da Bella e sviluppa nei suoi confronti una sorta di istinto di protezione che sfocia nella continua messa in atto di pratiche abusanti e manipolatorie. Nonostante le intimi di stargli lontano, non fa che seguirla, stalkerarla e persino spiarla di notte intrufolandosi in camera sua mentre dorme.

Più di una volta, Edward ammette che cercherebbe la morte se dovesse perdere Bella – e in un’occasione effettivamente ci prova! – eppure, per gran parte della saga, rifiuta l’idea di vampirizzarla pur sapendo che, finché resta umana, lui e i suoi simili rappresentano per lei una grave minaccia.

Quindi, in sostanza, ci troviamo continuamente davanti a una dinamica simile:

  • Edward non sa stare lontano da Bella -> Bella è in pericolo.
  • Edward si allontana da Bella per proteggerla da se stesso -> Bella perde la voglia di vivere.
  • Edward ritorna da Bella -> Bella è nuovamente in pericolo.

Non solo: questa sua mania di protezione lo porta a non tenere mai in conto i desideri della ragazza. Lui decide il corso degli eventi quando la vita di Bella è minacciata, lui la tiene ogni volta all’oscuro dei pericoli che corre – mettendola di fatto in una posizione ancora più vulnerabile – e lui decide chi la ragazza debba frequentare, arrivando a manomettere il motore della sua auto per impedirle di vedere un amico d’infanzia.

Questi sono solo alcuni degli aspetti che rendono il rapporto di questa coppia letteraria una relazione tossica e abusante, senza alcuna possibilità di redenzione. E, in questo caso più che negli altri analizzati, è importante essere consapevoli delle dinamiche malate e disfunzionali dei due: la saga è infatti destinata a un pubblico di adolescenti, ragazze che stanno ancora cercando di comprendere l’amore e che crescerebbero, e sono cresciute, con un ideale morboso e distorto di romanticismo.

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Giornalista con studi in Mediazione Linguistica, una formazione da teatrante e una generale tendenza a perdersi nei vicoli di una fervida immaginazione. Ama in egual misura la scienza e la poesia e si spende da tempo per la crociata della Mental Health Awareness come missione di vita.
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