Amazzonia, è di nuovo allarme incendi, e non possiamo voltarci

Con l’inizio della nuova stagione estiva, già sono diversi gli incendi che hanno interessato il più grande “polmone” del mondo, la nostra Amazzonia.

Luca Tartaglia
Luca Tartaglia
Classe 88. Yamatologo laureato in Lingue Orientali, specializzato in Editoria e Scrittura, con un Master conseguito in Diritto e Cooperazione Internazionale. Ama dedicarsi a Musica e Cultura, viaggiare, “nerdeggiare” e tutto ciò che riguarda J. J. R. Tolkien
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Non si fermano le notizie drammatiche di questo 2020. Già da un mese sono iniziati di nuovo gli incendi devastanti in Amazzonia, che ricordiamo essere una delle riserve di ossigeno più grandi del mondo. Dopo la notizia di pochi giorni fa della crisi da Covid-19 che sta interessando le popolazioni indigene del luogo, con 70 mila casi segnalati e 2 mila morti, si aggiunge quella del continuo incedere degli incendi. I fari erano stati riaccesi poco tempo fa quando Greta Thunberg, la nota attivista ambientale, aveva donato 100 mila euro per fronteggiare l’emergenza coronavirus ina Amazzonia. Oggi, invece, si torna a parlare di incendi, che già nel mese di giugno e nelle prime settimane di luglio hanno segnato nuovi record di chilometri quadrati di vegetazione distrutta. Fatto, che come ogni catastrofe ambientale, interessa tutti noi.

Leggi anche: La lettera di 400 scienziati a Conte: “Affrontiamo il cambiamento climatico”

Incendi amazzonia 2019
Una fotografia della foresta amazzonica nel 2019.

L’Amazzonia è vita per tutti

L’Amazzonia ha un’estensione di 7 milioni di chilometri quadrati, con la foresta vera e propria che ne occupa circa 5,5 milioni, per dare un’idea è poco meno di 20 volte l’Italia. È una foresta pluviale tropicale, la cui vegetazione si è diffusa in maniera ampia grazie alle condizioni calde e umide offerte dal bacino idrografico del Rio delle Amazzoni e dei suoi numerosi affluenti. Da sola, la foresta amazzonica costituisce circa la metà di tutte le foreste pluviali ancora esistenti sulla Terra. Ha un ecosistema estremamente diversificato, conta oltre 16 mila specie di piante e si stima che nel complesso ospiti oltre 390 miliardi di alberi. La sua preservazione è vitale per il nostro pianeta, sia per tutelare la vita delle specie che la popolano, sia per mantenere il giusto equilibrio di ossigeno nell’atmosfera. Ad oggi si stima che produca circa il 10% di ossigeno globale, senza dimenticare che le piante immagazzinano più anidride carbonica nella fotosintesi di quanta ne producano con la respirazione consumando ossigeno. Quindi l’equilibrio generato è essenziale per l’intero sistema “Terra”.

Gli incendi e la deforestazione

Secondo l’Istituto nazionale di ricerche spaziali (INPE) al 20 agosto 2019 si sono intervallati circa 74 mila (altri dati parlano di circa 90 mila) incendi nell’area della foresta amazzonica, con un incremento dell’83% ai numeri registrati nello stesso periodo del 2018. Inoltre, incalzante è la pratica di deforestazione che dall’insediamento del Presidente brasiliano Bolsonaro ha visto i numeri crescere vertiginosamente. Parliamo di dati devastanti, a giugno 2020 si parlava di circa mille chilometri quadrati a rischio. Nel primo semestre i segnali di allerta indicano la devastazione di circa tremila chilometri quadrati, un incremento del 25% rispetto alla prima metà del 2019.

Amazzonia 2019 deforestazione
Una fotografia dell’avanzare della deforestazione in Amazzonia. 2019.

Bolsonaro contro l’Ambiente

Una forte spinta, da quando Bolsonaro ha dichiarato “guerra” ad ambientalisti e organizzazioni verdi che cercano di tutelare l’Amazzonia. Azioni che hanno portato diverse società e investitori a ritirarsi dal paese sudamericano o a minacciare di farlo se non vengono attuate politiche più sostenibili per l’ambiente. Gli incendi scoppiati nel 2019 nella foresta amazzonica, soprattutto in Brasile (l’Amazzonia interessa diversi paesi), sono di origine dolosa. Innescati per accelerare la deforestazione e sfruttare il terreno per le coltivazioni, dopo che il presidente brasiliano aveva rimarcato in più occasioni di essere favorevole alla deforestazione, i coltivatori locali hanno appiccato più incendi del solito, sapendo di correre minori rischi dal punto di vista legale. E il 2020 rischia di essere ancora più catastrofico. A giugno 2020 nella foresta amazzonica sono stati registrati oltre 2.200 incendi, contro i 1.880 dello stesso mese lo scorso anno, mentre nei primi 6 mesi dell’anno la deforestazione ha avuto un’impennata del 34%. E quello che realmente dovrebbe preoccuparci è che il peggio in questo caso deve ancora arrivare.

Leggi anche: Nubifragio a Palermo, dobbiamo abituarci a qualcosa che sarà la normalità?

La tutela dell’Amazzonia come priorità

La tutela della foresta pluviale amazzonica riguarda tutti noi. Come affermò lo scorso anno la Cancelliera tedesca Angela Merkel, senza di essa anche in Europa non avremmo delle condizioni ambientali sostenibili. A più riprese bisogna ricordare che il nostro ecosistema è minacciato ogni giorno dagli interessi di un manipolo di persone, e il deviare l’attenzione dalla questione climatica oggi è un vero e proprio atto criminale. La Terra non nasce con confini e delimitazioni, un incendio in Brasile, la desertificazione in Africa o l’inquinamento idrico nelle Filippine hanno conseguenze disastrose per tutti noi. Dalle migrazioni alla siccità, dall’aria tossica ai violenti eventi climatici (il nubifragio di Palermo è stato iconico), tutto ciò ci riguarda. Prima riusciamo ad inserire nella nostra agenda personale e politica la questione ambientale e la tutela della vita che ci circonda, prima potremo dire di fare qualcosa di vero per le generazioni future. Nell’interesse di tutti, veramente questa volta.

All’inizio pensai che stessi combattendo per salvare gli alberi della gomma, poi ho pensato che stessi combattendo per salvare la foresta pluviale dell’Amazzonia. Ora capisco che sto lottando per l’umanità. Chico Mendes

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