Violenza sulle donne, l’urlo contro la cultura maschilista e le soluzioni concrete

Dal ddl Roccella alla mobilitazione studentesca, dall'educazione sentimentale nelle scuole alle soluzioni concrete del progetto Futuro Sicuro: 5 domande e 5 risposte per capire come agire contro la violenza di genere.

Silvia Buffo
Silvia Buffo
Silvia Buffo, 1985, giornalista. Ha fondato e dirige Il Digitale. Formazione classica e filologica, un dottorato di ricerca in Letteratura italiana, sui legami tra scrittura e nuovi media. “La bellezza è promessa di felicità” è il suo motto, che ha delicatamente rubato a Stendhal.
spot_img

Violenza sulle donne. L’Italia è interdetta, indignata, divisa dopo l’ennesimo dramma. Giulia Cecchettin, a 22 anni, non ha potuto discutere la sua tesi di laurea e spiccare il suo volo.

Quanto male fa sapere che Giulia non ha potuto discurere la sua tesi? Quel momento inaugurale in cui sommerse d’alloro si viene traghettate nella vita adulta, avanzando in quel passaggio delicato del viaggio dell’esistenza e di quella vita che sarebbe dovuta essere “ancora tutta davanti”.

“Delitto di potere”, “delitto di stato”: a scatenare il dibattito diverse le deduzioni, anche in seguito all’approvazione in Senato all’unanimità, con 157 voti favorevoli, del ddl Roccella con nuove misure di contrasto alla violenza di genere, diventato legge.

Misure più forti contro la violenza sulle donne ed educazione sentimentale nelle scuole

Il caso di Giulia Cecchettin ha accelerato l’iter per l’approvazione del ddl Roccella, mettendo d’accordo Schlein e Meloni, al di là delle rispettive posizioni.

Per far luce sulla mobilitazione in atto, le soluzioni concrete e l’efficacia delle misure della nuova legge contro la violenza sulle donne, abbiamo ascoltato Simona Petrozzi, Presidente Terziario Donna Confcommercio Roma e Vicepresidente Nazionale Terziario Donna, insieme ad Antonella Lombardi, delegata alle Benefit corporation Roma e Maria Rita Accatino, delegata al Fattore umano, che hanno seguito la parte dell’educazione emotiva e felicità nelle scuole:

L’educazione emozionale e sentimentale nelle scuole ha la possibilità di articolare un intervento formativo, capillare ed omogeneo, su soggetti appartenenti a importanti fasi evolutive.

Attraverso queste si forma la personalità adulta e la capacità di realizzare una consapevolezza di sé e dell’altro da sé, il rispetto realistico delle persone e delle emozioni proprie ed altrui:

la consapevolezza della diversità e del diritto di esprimere le proprie istanze emotive senza doverne pagare le conseguenze.

“Non dobbiamo fermarci all’educazione sentimentale, diciamo ai giovani che possono scegliere di essere felici”

violenza sulle donne

Andando più a fondo tra le misure contro la violenza sulle donne, la Presidente di Terziario Donna, Simona Petrozzi, ideatrice del progetto Futuro Sicuro, sull’educazione sentimentale aggiunge:

Sarebbe un contributo in grado di arricchire e formare minori, che nel contesto familiare o sociale di appartenenza non potrebbero ricevere adeguati stimoli educativi, da interiorizzare.

Perché il femminicidio è non solo quell’acting out che esprime l’incapacità di un individuo di affrontare e vivere una frustrazione o un sentimento di perdita.

Ma è anche il risultato di una storia sociale che per secoli ha negato nel profondo al genere femminile il riconoscimento di un’autonomia emozionale e mentale.

Non possiamo fermarci all’educazione sentimentale, dobbiamo andare oltre, fino a far riscoprire ai giovani d’oggi che è possibile scegliere una vita felice.

Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, 5 domande per capire come agire

Al fianco e in collaborazione con Simona Petrozzi, abbiamo chiesto all’Avvocato Marina Marconato, membro dell’AIAF Associazione Italiana degli Avvocati della Famiglia e Minori e delegata alla violenza di genere del Consiglio Direttivo di Terziario Donna Confcommercio Roma, delucidazioni sui temi più dibattuti degli ultimi giorni.

1. “Femminicidio”, questo tipo di nomenclatura, anziché sensibilizzare, può in qualche modo produrre un effetto contrario e ispirare i possibili carnefici, sul piano inconscio-psicologico?

L’uso del termine “femminicidio” non può avere alcuna incidenza circa la determinazione del soggetto a uccidere, avendo questi molto tempo prima iniziato l’opera di distruzione, seppure ancora solo identitaria, della vittima.

Il termine femminicidio definisce un omicidio di una donna connesso al fatto di essere donna e avviene in un contesto relazionale o familiare, costituendo però solo l’ultimo degli atti, il tragico epilogo di una serie di comportamenti dispotici raramente imprevedibile e riconducibile al raptus. In realtà, la vittima di femminicidio è stata prima vittima di violenza psicologica di cui era spesso inconsapevole.

2. Come nasce un abuso?

Dalla violenza psicologica, che non deve essere mai minimizzata.

La violenza morale si identifica in una serie ben definita di azioni, omissioni, linguaggio e modalità di interazione, la quale, ripetuta sistematicamente nel tempo, è volta a svilire, umiliare, incatenare, destabilizzare e infine deprogrammare l’identità della vittima.

Essa non necessariamente sfocia nelle percosse. Sarebbe un gravissimo errore ritenere che l’uccisione della vittima sia l’ultimo gradino della scala infernale, costituita da violenza psicologica-violenza fisica- femminicidio. Sono, difatti, numerosi i casi di donne e figli uccisi senza che si fossero mai verificati episodi di aggressioni fisiche, come è accaduto per la povera Giulia Cecchettin. È bene tenere a mente due dati:

  • la violenza psicologica precede sempre sia l’omicidio, sia le lesioni gravissime
  • la violenza psicologica precede sempre la violenza fisica

Per tali motivazioni, riconoscere i tratti distintivi di questo mostro invisibile è di fondamentale importanza sia per il singolo individuo, affinché abbia modo e facoltà di salvare la propria vita e preservare la propria salute mentale, sia per le istituzioni, i giudici, gli avvocati, i medici e gli operatori che lottano contro la violenza.

3. Perché le donne sono così esitanti a denunciare? La denuncia è davvero una soluzione? E cos’è il contattozero?

La risposta della persona all’evento traumatico è variegata e comporta paura intensa, sentimento di impotenza e/o orrore. Gli eventi vengono rivissuti frequentemente con ricordi particolarmente spiacevoli, invasivi e ricorrenti quali pensieri, percezioni, incubi sonno disturbato, irritabilità, collera immotivata, ipervigilanza, difficoltà a concentrarsi, disagio psicologico intenso nel momento in cui si viene esposti a fattori scatenanti che ricordano anche in parte.

La vittima è esposta a una lenta deprogrammazione della propria identità, si rischia la perdita di qualità che prima si possedevano come la sicurezza in sé stessi, la concentrazione, l’ambizione professionale o la consapevolezza di avere diritto ad essere rispettati.

Il soggetto violento, spesso manipolatore, può arrivare addirittura a inserire nella mente della vittima credenze prima inesistenti, paure, modalità di vita diverse.

Pertanto, se è in atto una relazione abusante bisogna interromperla il prima che sia possibile, denunciando alle autorità ciò che si stia vivendo e attuando il contattozero con il soggetto violento, intendendosi con questo concetto l’interruzione di ogni forma di contatto fisico, virtuale telefonico.

4. A chi bisogna rivolgersi quando si ha fretta di uscirne e si ha bisogno di non sentirsi sole?

Certamente è così, la donna vittima di violenza ha fretta e ha bisogno di essere creduta, tutelata e supportata nel percorso di uscita dal labirinto nel quale è intrappolata. Per questo, le istituzioni e la famiglia, gli amici, i colleghi debbono porgerle una rete di salvataggio salda, poiché liberarsi da un soggetto violento da sole è molto difficile. Ogni persona può e deve scegliere di salvaguardare la propria dignità e i propri confini psichici, emotivi e fisici.

5. Quali soluzioni concrete offre Futuro Sicuro per far la differenza sulla sicurezza delle donne?

FUTUROSICURO esprime il concetto della tolleranza 0 verso la violenza e ha concepito misure concrete. Punto cardine del progetto è rappresentato dal percorso formativo che si propone di realizzare un’alta formazione in merito alla conoscenza delle personalità abusanti in qualsiasi contesto operino. Il percorso costituisce uno strumento teso al contrasto della violenza, anche istituzionale che subiscono le donne e i minori e all’acquisizione della capacità di compiere un’adeguata e celere valutazione del rischio.

La violenza di genere, la violenza domestica e gli abusi sui bambini sono ormai un fenomeno dilagante e trasversale che interessa ogni ceto e contesto sociale.

Questo corso di formazione ha tra le finalità l’analisi degli indicatori per individuare un partner, genitore, collega violento e comprende anche la somministrazione di questionari anonimi per l’autovalutazione, nonché la formazione in ambito digitale e di acquisizione di strumenti contro il bullismo e cyberbullismo.

FUTUROSICURO prevede la creazione di un nucleo speciale antiviolenza di operatori specializzati (NAV), cui è demandata la valutazione circa il rischio e l’adozione di misure tese a garantire la distanza tra il violento e le vittime, anche in caso si tratti di uno dei genitori e di social housing per le mamme single/divorziate/vedove.

A ciò si aggiunge per le donne sole o separate/divorziate, con figli “di fatto” a carico, la possibilità di acquistare gli immobili in social housing come “prima” casa e con l’accesso al mutuo almeno in parte garantito dallo Stato nonché misure tese a favorire l’accesso all’acquisto o locazione di una casa.

Il progetto prevede anche l’accesso al credito agevolato e garantito da un Fondo per le vittime prive di sufficienti mezzi di sussistenza o soggette a violenza economica e coordinamento con i vari enti e fondi di garanzia dedicati.

E, ancora, promuovere la diffusione tra le donne delle discipline STEM ove l’offerta di lavoro è molto alta e rappresenta un ambito in cui raggiungere l’indipendenza economica fondamentale per uscire dall’isolamento economico.

Leggi anche: Amore non corrisposto, perché fa male e come superarlo

spot_img

Correlati

Medicina estetica inarrestabile sul mercato: pubblico il dossier dell’azienda leader Clinic Medical Beauty

Un nuovo concetto si fa strada nell'ambito della medicina estetica e chirurgia: si è...

La democrazia italiana ha il 7 in condotta

Secondo il Democracy Index, lo stato delle democrazie nel mondo non era così basso dal 2006 e l'Italia non è immune da questa crisi a causa di diversi fattori

Todde, la vittoria elettorale in Sardegna e i dettagli che non avremmo voluto sapere

La coalizione fra Movimento 5 Stelle e Partito Democratico ha portato per la prima...
Silvia Buffo
Silvia Buffo
Silvia Buffo, 1985, giornalista. Ha fondato e dirige Il Digitale. Formazione classica e filologica, un dottorato di ricerca in Letteratura italiana, sui legami tra scrittura e nuovi media. “La bellezza è promessa di felicità” è il suo motto, che ha delicatamente rubato a Stendhal.
spot_img