Il paradosso dei miliardari che parlano di ambiente e inquinano con i viaggi nello spazio

Un piccolo passo per l'uomo, un grande passo per l'umanità...o forse no? L'inquinamento dei viaggi spaziali non è un tema da sottovalutare.

Clarice Subiaco
Clarice Subiacohttps://medium.com/@ClariceSubiaco
Classe 1986, passato di studi umanistici e presente nel mondo dei dati. In mezzo, esperienze di lavoro come Digital PR, Content Strategist e Project Manager per startup e agenzie internazionali. Ama raccontare l'innovazione che ha un forte impatto sociale.
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Richard Branson, Jeff Bezos e Elon Musk sono i tre miliardari che da anni si sono lanciati nella corsa ai viaggi nello spazio. Ma dove vogliono arrivare? E soprattutto, questi progetti sono coerenti con il loro impegno ambientale sul pianeta Terra?

Progetti simili, ma scopi diversi

I tre multimiliardari alla conquista dello spazio, sembrano avere dei progetti comuni, ma in realtà i loro scopi sono molto diversi.

Richard Branson, fondatore di Virgin Galactic vuole democratizzare i viaggi nello spazio, renderli quindi fruibili a tutti, come dei normali voli di linea. Il primo volo commerciale è infatti previsto per il 2022 alla “modica” cifra di 250 mila dollari. Non proprio un volo low cost.

Jeff Bezos, fondatore di Blue Origin, vuole andare sulla Luna per produrre energia. Il suo progetto è quello di installare le fabbriche più inquinanti in delle colonie spaziali in modo da liberare la Terra dall’industria pesante.

Ci sono tante risorse sulla Terra e continueremo a fare delle cose interessanti, e continueremo a usare grandi quantità di energia, solo che probabilmente non possiamo più farlo su questo pianeta. Quindi la mia visione a lungo termine è (…) che la Terra diventerà un luogo dedicato alla residenza e alle industrie leggere, e tutta l’industria pesante verrà fatta nello spazio.

Ha detto in un’intervista all’emittente CBS.

Elon Musk, fondatore di SpaceX, vuole invece colonizzare Marte, prima di stabilirsi su altri pianeti. Già nel 2015 pronunciava queste parole visionarie:

La mia ideologia è scissa in questo momento tra cercare di essere utile sulla Terra con l’energia sostenibile e cercare di far progredire la tecnologia spaziale in modo da realizzare delle città autosostenibili su Marte. Penso che la soluzione debba essere “multiplanetaria”.

Elon Musk prevede di stabilire su Marte una colonia autosufficiente che accoglierà fino a 1 milione di persone da qui al 2050.

Tuttavia, il progetto di Musk sembra troppo ambizioso per essere realizzato nel breve termine e perciò i primi due miliardari ad aver effettuato un viaggio nello spazio sono stati sir Richard Branson e Jeff Bezos

Leggi anche: SpaceX riporta gli americani nello spazio. Elon Musk: “Missione epocale”

VSS Unity e New Shepard a confronto

Sebbene i viaggi spaziali dei due miliardari siano avvenuti a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro, bisogna precisare che si tratta di due tipologie di voli abbastanza diversi. Il velivolo di Richard Branson è tecnicamente uno spazioplano, ovvero un mezzo molto simile a un aereo, ma con una struttura che gli consente di uscire dall’atmosfera. La VSS Unity è arrivata a un’altezza di 80 km, una distanza che è riconosciuta come “spazio” dalla NASA, ma non dalla comunità internazionale che invece considera viaggi nello spazio solo quelli che superano la cosiddetta linea di Kármán, un confine immaginario posto a 100 km dalla Terra. La durata totale del viaggio è stata di circa 90 minuti.

La New Shepard di Blue Origin è, invece, un vero e proprio razzo, costituito da una capsula lanciata nello spazio a oltre 100 km dal suolo per una durata complessiva di 11 minuti.

Quanto inquinano i viaggi nello spazio?

Se la prospettiva di poter prendere un volo per la Luna con la stessa facilità con cui prendiamo un volo Ryanair è sicuramente allettante, lo è molto meno l’impatto che questi nuovi viaggi spaziali potranno avere sull’ambiente.

Dei due magnati che hanno volato nello spazio in questi giorni, sicuramente Jeff Bezos è quello che ha inquinato di meno. La sua navicella spaziale è alimentata a idrogeno e ossigeno liquido, che non producono anidride carbonica, ma solo grandi quantità di vapore acqueo.

Lo spazioplano VSS Unity di Richard Branson, invece, utilizza un propellente ibrido composto da un combustibile solido a base di carbonio, polibutadiene con terminazione idrossile (HTPB) e un ossidante liquido, il protossido di azoto. I razzi Falcon di SpaceX Falcon usano invece una combinazione di cherosene e ossigeno liquido.

Un volo nello spazio produce 100 volte più anidride carbonica di un volo di linea

Secondo la professoressa Eloise Marais dell’Università di Londra specializzata nell’impatto dei carburanti sull’atmosfera, le emissioni di carbonio dei razzi sono piccole rispetto all’industria aeronautica, ma stanno aumentando di quasi il 5,6% all’anno. La professoressa  Marais sta portando avanti da quasi dieci anni uno studio per capire fino a che punto competeranno con le fonti tradizionali che conosciamo.

Per un volo aereo a lungo raggio vengono prodotte da una a tre tonnellate di anidride carbonica per passeggero.

Afferma Marais. Secondo la studiosa, per un lancio di un razzo vengono prodotte 200-300 tonnellate di anidride carbonica per circa quattro passeggeri. 

Tuttavia, al momento, il numero di voli spaziali è molto ridotto: in tutto il 2020, ad esempio, ci sono stati 114 tentativi di lancio orbitale nel mondo, secondo la Nasa. Nulla a confronto degli oltre 100.000 voli giornalieri medi del settore aereo.

I nuovi detriti spaziali possono essere pericolosi per l’atmosfera

Tuttavia, le emissioni dei voli spaziali vengono rilasciate direttamente nella parte superiore dell’atmosfera, il che significa che vi rimangono per molto tempo: da due a tre anni. Anche il vapore acqueo prodotto dall’idrogeno, seppur apparentemente innocuo, può avere un impatto sulla formazione delle nuvole e quindi sull’ambiente.

Le emissioni che si trovano più vicine al suolo producono, invece, enormi quantità di calore, che vanno ad aggiungere ozono alla troposfera, che agisce come un gas serra trattenendo calore.

Oltre all’anidride carbonica, anche combustibili come cherosene e metano producono fuliggine. E nell’atmosfera superiore, lo strato di ozono può essere distrutto dalla combinazione di elementi derivanti dalla combustione di diversi elementi.

Sebbene ci sia un impatto ambientale derivante dal veicoli spaziali, l’esaurimento dell’ozono stratosferico è il fenomeno più studiato e più immediatamente preoccupante. 

Ha scritto Jessica Dallas, consulente politico senior presso l’Agenzia spaziale della Nuova Zelanda, in una ricerca sulle emissioni dei lanci spaziali pubblicata lo scorso anno.

Un altro rapporto del 2019 scritto dal Center for Space Policy and Strategy ha paragonato il problema delle emissioni spaziali a quello dei detriti spaziali, che secondo gli autori mette a rischio l’esistenza dell’intero settore.

Oggi, le emissioni dei veicoli di lancio rappresentano un’ulteriore amplificazione del problema dei detriti spaziali. Lo scarico del motore a razzo emesso nella stratosfera durante la salita in orbita ha un impatto negativo sull’atmosfera globale.

Hanno scritto gli scienziati.

L’impatto ambientale dei viaggi spaziali potrebbe aumentare esponenzialmente nei prossimi 10 anni

Semplicemente non sappiamo quanto potrebbe diventare grande l’industria del turismo spaziale.

Afferma Marais.

Un recente studio di settore stima che il mercato globale del trasporto suborbitale e del turismo spaziale raggiungerà i 2,58 miliardi di dollari nel 2031, con una crescita del 17,15% all’anno per i prossimi dieci anni.

Il principale fattore trainante per la solidità del mercato saranno gli sforzi concentrati per consentire il trasporto spaziale, le start-up emergenti nel trasporto suborbitale e l’aumento degli sviluppi nei siti di lancio a basso costo.

Si legge nel rapporto.

In passato, la maggior parte dei trasporti spaziali si è concentrata su missioni di rifornimento di merci alla Stazione Spaziale Internazionale e servizi di lancio satellitare, ma attualmente questa attenzione si è spostata sul trasporto nello spazio, esplorazioni planetarie, missioni con equipaggio, trasporto suborbitale e turismo spaziale.

Diverse aziende, tra cui SpaceX, Blue Origin e Virgin Galactic, si sono concentrate sullo sviluppo di piattaforme come veicoli suborbitali a propulsione a razzo che consentiranno all’industria di effettuare trasporti suborbitali e turismo spaziale.

È giusto investire nello spazio senza aver risolto i problemi della Terra?

Qualcuno ha sottolineato che i soldi che questi miliardari hanno versato nella tecnologia spaziale potrebbero essere investiti per migliorare la vita sul nostro pianeta, dove incendi, ondate di calore e altri disastri climatici stanno diventando più frequenti a causa della crisi climatica.

Qualcun altro è allarmato dal fatto che i miliardari stiano facendo la loro corsa spaziale privata mentre ondate di caldo da record stanno scatenando un ‘drago di nuvole sputafuoco’ e cuocendo a morte le creature del mare nei loro gusci?

Ha scritto su Twitter l’ex segretario del lavoro degli Stati Uniti Robert Reich. 

L’eccitazione per il progresso non può prescindere dal rispetto per l’ambiente

Secondo la professoressa Marais è normale che vi sia una certa eccitazione per i nuovi sviluppi dei viaggi nello spazio, ma questo non vuol dire che bisogna dimenticarsi dell’ambiente e invita alla cautela: 

Al momento non abbiamo regolamenti sulle emissioni di razzi. Il momento di agire è adesso, mentre i miliardari stanno ancora comprando i biglietti.

Leggi anche: “Allacciate le cinture”: i primi viaggi nello spazio di Virgin partiranno dalla Puglia

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