Silenzio punitivo: come riconoscerlo e non farsi manipolare

Il silenzio punitivo è una delle tecniche manipolative più utilizzate dai soggetti narcisisti. Vediamo nel dettaglio come riconoscerlo.

Melissa Matiddi
Melissa Matiddi
Esperta in comunicazione e digital marketing, studia lo yoga e le discipline orientali. Ama creare, leggere e viaggiare. Silenziosa ma rumorosa, è sempre pronta a varcare nuovi orizzonti.
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Il silenzio punitivo è una delle strategie manipolative più diffuse tra le persone che compiono abusi emotivi.

Sarà capitato a molti di ricevere il mutismo dopo aver chiesto un confronto a seguito di un litigio o di una discussione. Molto spesso, questo atteggiamento viene riservato a chi non ha commesso nessun torto o errore.

Anche conosciuto come trattamento del silenzio ha lo scopo di punire la vittima e provocarle frustrazione, ansia e profondo disagio. Il soggetto che subisce l’abuso si sente invisibile, impotente ed insignificante.

Può causare senso di colpa, dubbi e e forte rabbia. Vediamo come riconoscere questa tipologia di comportamento utilizzato soprattutto dai soggetti narcisisti.

Silenzio punitivo: che cos’è

Il silenzio punitivo è una delle tattiche può utilizzate dagli individui che mirano a manipolare, punire e controllare chi gli sta vicino.

Spesso durante un litigio viene messa in atto questa forma di silenzio forzato che ha lo scopo di sminuire la vittima. Si decide volontariamente di tagliare la conversazione non rispondendo più alla persona e rendendosi irreperibile.

Chi lo usa, sostiene che il momento di silenzio sia utile per raffreddare semplicemente i toni della conversazione. Per alcuni aspetti questa motivazione potrebbe anche essere valida, se messa in atto per un brevissimo periodo di tempo, ma ignorare una persona e farla sentire impotente è un grave abuso emotivo.

Viene attuato maggiormente dalle persone narcisiste o da chi è immaturo emotivamente. Può accadere in qualsiasi tipo di relazione: in famiglia, a lavoro, in palestra e nella cerchia delle amicizie.

Il soggetto che lo subisce si sente inutile e invisibile e sviluppa sentimenti di colpa, frustrazione e angoscia verso se stesso per il trattamento riservato.

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Come riconoscere il silenzio punitivo

Il silenzio punitivo ha lo scopo di sottomettere, disarmare e screditare il soggetto che gli sta vicino. Esistono diverse aree in cui questo comportamento viene attuato:

  • In famiglia: sia una madre che un padre possono mettere in atto il trattamento del silenzio in risposta ad una determinata azione. Il classico esempio può essere quello in cui un genitore chieda al figlio di essere accompagnato in un posto. Il no in risposta alla richiesta causa freddezza e distaccamento. Lo scopo è quello di manipolare l’individuo per cercare il più possibile di portarlo o ad assumere il proprio punto di vista o ad assecondare le richieste che riceve.
  • In una relazione: se il tuo partner diventa improvvisamente indifferente e distante, molto probabilmente stai subendo abuso emotivo e cercherai di riflesso di scusarti pur non sapendo quale sia la reale motivazione.
  • Sul luogo di lavoro: nei contesti altamente tossici può capitare di vivere passivamente questo tipo di comportamento che mira a sminuire a umiliare il lavoratore senza un preciso motivo.

Il silenzio punta a controllare e annullare la vittima, può provocare: trauma emotivo, stress psicologico, effetti collaterali, cambiamenti nel comportamento e abbassamento dell’autostima.

Leggi anche: 7 frasi tipiche che utilizzano i manipolatori affettivi

Come difendersi dal silenzio punitivo

Gli utilizzatori di questa tipologia di silenzio si nutrono con la frustrazione che vive la vittima. Può sarà disperata ed angosciata, più il manipolatore sarà soddisfatto del suo gioco.

Una buona ed efficace risposta consiste nell’evitare di mostrarsi coinvolti e dispiaciuti per non alimentare il circolo vizioso. Bisogna prendere atto che la persona davanti a noi non è in grado di amare in modo maturo ed onesto.

Per abbattere il muro di silenzio che il manipolatore ha tirato su, bisogna innanzitutto ignorare l’altro. In un secondo momento è necessario fargli capire che l’atteggiamento utilizzato è immaturo e disfunzionale.

Successivamente, è indispensabile stabilire dei confini e dei limiti per il proprio benessere. Ogni rapporto dovrebbe essere basato sul rispetto reciproco, se ci si dovesse render conto di essere vittima di un manipolatore, è importante staccarsi e non fomentare certi tipi di dinamiche.

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