I ristoranti chiudono: è davvero colpa di Selvaggia Lucarelli?

Dopo gli ultimi fatti di cronaca, ci si domanda quale debba essere la responsabilità di blogger e giornali nel presidiare e raccontare questioni apparentemente semplici.

Melissa Matiddi
Melissa Matiddi
Esperta in comunicazione e digital marketing, studia lo yoga e le discipline orientali. Ama creare, leggere e viaggiare. Silenziosa ma rumorosa, è sempre pronta a varcare nuovi orizzonti.
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Selvaggia Lucarelli: martire o carnefice? Dopo l’ennesima notizia che vede coinvolta la giornalista ed opinionista italiana, in uno dei tanti casi mediatici, ci si domanda quale debba essere la responsabilità dei giornalisti e dei social media nei confronti dei maggiori fatti di cronaca e sul destino di aziende già in bilico.

In un momento storico come questo, in cui i ristoratori stanno con difficoltà cercando di rimettersi in piedi, dopo le terribili conseguenze legate alla pandemia, è moralmente ed eticamente accettabile schierarsi o accanirsi contro qualcuno che sta tentando di raggiungere la vetta e di sopravvivere?

Il limite invalicabile, oltre il quale nessuno dovrebbe spingersi, qual è?

È davvero colpa di Selvaggia Lucarelli?

Di recente, un ristoratore ha accusato la Lucarelli di essere stata la responsabile diretta della chiusura di un suo locale. Ebbene sì, dopo la scomparsa di Giovanna Pedretti, la ristoratrice di Sant’Angelo Lodigiano, la cui morte è ancora al vaglio degli inquirenti, è venuta a galla un’altra storia: quella di Mariano Scogliamiglio.

Originario della Campania, ha puntato nelle ultime ore, il dito contro l’opinionista di Ballando con le stelle, che si è ritrovata travolta dalle critiche. Secondo il ristoratore, il fallimento del suo locale sarebbe imputabile ad un solo nome: quello di Selvaggia Lucarelli.

Anch’io sono stato vittima della gogna mediatica, anch’io esposto alla shitstorm dei dubbi di Selvaggia Lucarelli, come la collega suicida di Sant’Angelo Lodigiano.

I fatti risalirebbero allo scorso aprile, Scogliamiglio, dopo aver partecipato al programma 4 ristoranti di Alessandro Borghese, ed aver manifestato sia una preferenza omosessuale, in tema di relazioni, sia una discriminante omofoba dei cittadini aretini, è stato letteralmente bersagliato dalla Lucarelli che aveva commentato con scetticismo la sua storia: “Racconto ridicolo… si risveglia dopo tre anni e dice che gli aretini sono omofobi…Ma perché pubblicate ‘sta roba?

Per rincarare la dose, l’opinionista aveva anche commentato la raccolta fondi che il ristoratore aveva messo in piedi: “Se il problema è che sei gay e non che sei andato in crisi perché hai cambiato sede e per la pandemia, non è con la raccolta fondi che gli aretini cambiano idea”.

Infatti, come per magia, dopo queste dichiarazioni, la raccolta fondi si è bloccata, portando il titolare del ristorante alla definitiva chiusura.

Selvaggia Lucarelli: tutta la verità, nient’altro che la verità

È evidente a tutti che Selvaggia Lucarelli sia attratta da alcune particolari narrazioni, potremmo davvero menzionare tante occasioni in cui la scrittrice ha tirato fuori lame e coltelli, ma accusarla della chiusura o del fallimento di aziende è giusto?

Indubbiamente e come ben sappiamo, la risonanza mediatica dei “famosi” è davvero molto forte, ma colpevolizzare una influencer non rischia forse di spostare l’attenzione sul ruolo dei giornali?

Come sostiene giustamente la Lucarelli:

Nessuno ha il coraggio di fare una riflessione sul ruolo della stampa in questa vicenda e domandarsi perché una notizia irrilevante e pure falsa era in home ovunque.

Si preferisce scaricare le colpe più genericamente sui social brutti e cattivi, social che alla fine sono il perfetto capro espiatorio del giornalismo.

Eppure in questa sorta di ecosistema mediatico è davvero difficile e discutibile tracciare dove sta la colpa.

Che responsabilità ha Selvaggia Lucarelli nei confronti dei fatti di cronaca?

Da un lato Selvaggia Lucarelli, dall’altro, l’ennesimo caso di critica, questa volta scoppiato dopo che la scrittrice di Crepacuore, ha accusato Giovanna Pedretti di aver pubblicato un post falso. Fino a che punto il giudizio di una opinionista può spingersi?

Per la figlia della Pedretti, la colpa è tutta della showgirl a cui rivolge queste parole:

Cerchi pure la sua prossima vittima.

Per la Lucarelli invece, il problema sarebbero i giornali: “Ogni volta che qualche sito dedica un articolo a me, spesso stravolgendo parole per farmi sembrare Belzebù, sotto ci sono talmente tanti insulti che se fossi fragile sarei da tempo in una clinica psichiatrica. A essere ottimisti.”

“Se ogni volta che una persona finisce sulle cronache criticata per qualche motivo si suicidasse, i giornali dovrebbero chiudere. Però può succedere sempre, lo sappiamo, e succede più spesso di quanto le cronache raccontino.”

Con queste parole la Lucarelli sposta completamente l’attenzione sui media italiani che ovviamente l’hanno già incolpata della gogna che ha colpito ed investito Giovanna Pedretti.

L’effetto collaterale di tutto questo scarico di responsabilità, da ambo le parti, è un corto circuito pazzesco che ha spaccato in due la verità: da un lato l’attendibilità della carta stampata e dall’altra la voracità di una donna che quando parla, attecchisce.

Che responsabilità hanno i giornali nei confronti dei fatti di cronaca?

Selvaggia Lucarelli è stata bersagliata da critiche, accuse e addirittura minacce di morte da parte di quell’opinione pubblica che lancia il sasso e nasconde la mano.

La storia narrativa è sempre la stessa: gogna mediatica, tremenda indignazione e cultura del piagnisteo verso le vittime. Sì, perché in questa storia le vittime sono molte ed appartengono a quella categoria di persone masticate dai social e divorate purtroppo anche dai giornali.

E se è vero che sbagliare è umano e perseverare è diabolico, ci ritroviamo completamente immersi in una storia senza via d’uscita, in cui solo il silenzio di blogger e giornali ci avrebbe potuti salvare.

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