“Se questo fosse il tuo ultimo giorno di vita, cambieresti qualcosa?”, il discorso del fotografo ai neolaureati

Marianna Chiuchiolo
Marianna Chiuchiolo
Giornalista con studi in Mediazione Linguistica, una formazione da teatrante e una generale tendenza a perdersi nei vicoli di una fervida immaginazione. Ama in egual misura la scienza e la poesia e si spende da tempo per la crociata della Mental Health Awareness come missione di vita.
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L’aula magna di una prestigiosa università, una cerimonia di laurea e uno speaker con l’arduo compito di motivare i neolaureati in ingegneria che si affacciano alla professione. Nulla di insolito, se non fosse che il relatore in questione ha istruito i ragazzi su ben altre discipline che quelle del loro corso di studi. Il luogo è l’Università Cattolica di Louvain, in Belgio, e lo speaker il 41enne spagnolo Pedro Correa, ex ingegnere oggi fotografo urbano, che si è presentato ai neolaureati come un ‘ricercatore’ speciale. Sì, perché i 9 minuti di presentazione di Correa sono tutti incentrati su una cosa: la ricerca della felicità. Partendo dal racconto di un’esperienza traumatica, il fotografo si è lasciato andare a un’intensa esposizione sul valore della vita e sull’importanza di trovare un senso al proprio percorso. Il video ha raccolto più di 5 milioni di visualizzazioni su YouTube ed è stato ricondiviso sui social i tutto il mondo. Leggi anche: Cos’è la resilienza, la capacità di ricominciare

“Vi diranno che le grandi automobili sono la prova del vostro successo, ma non è vero”

Il vero e proprio one-man-show si apre in maniera leggera, quasi scherzosa, per poi virare sull’argomento chiave del discorso:

Non sono qui per tenere una lezione o per consigliarvi. Non vi parlo in veste di artista o di ingegnere, ma di ricercatore. Un ricercatore particolare che negli ultimi 15 anni ha cercato in maniera assidua e perseverante la felicità. Vi sventoleranno sotto il naso contratti che prevedono grandi automobili e vi diranno che queste sono la prova definitiva del vostro successo. L’unica prova di cui ho bisogno io è la felicità che sento quando mi alzo ogni giorno per fare il mio lavoro, quando vengo assorbito per ore senza rendermi contro del passare del tempo, quando vedo la felicità dei miei figli quando passo il pomeriggio con loro.

Leggi anche: I soldi non fanno la felicità, l’esercizio fisico sì: lo dice la scienza

“A 29 anni ho dovuto affrontare il fatto che potremmo morire da un momento all’altro”

Semplice pillola motivazionale? Niente affatto: dopo un’introduzione family friendly, Correa passa all’esperienza personale ─ tutt’altro che semplice ─ e insiste sull’importanza dell’impegno per il raggiungimento della felicità, che in ogni caso non cade affatto dal cielo.

Mi sono reso conto innanzitutto che la felicità richiede impegno e lavoro. A cercarla può volerci una vita intera. Per me il processo è stato molto più veloce: ho preso una scorciatoia che mi ha evitato anni e anni di ascolto della mia voce interiore. Una scorciatoia, però, che non augurerei a nessuno: veder morire mio padre all’improvviso. Aveva 56 anni, io 29. Il giorno prima era forte come una roccia, quello dopo se n’era andato. Tutti sappiamo di dover morire, ma c’è una grande differenza tra saperlo e prendere coscienza del fatto che potrebbe succedere durante la notte. In quel momento la mia voce interiore ha preso un megafono e ha cominciato a chiedermi ogni giorno: “Adesso che sai che potresti morire domani, cambieresti qualcosa dell’ultimo giorno che hai vissuto?”

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“Dobbiamo avere il coraggio di ascoltare la nostra voce interiore”

Ma come esercitare questa sorta di attitudine alla felicità? Due le parole chiave: impegno costante e contatto consapevole con se stessi e i propri obiettivi.

All’inizio è stata dura. Ho iniziato con piccoli cambiamenti e piccoli compromessi. Poi sono diventati più grandi. E poi, un po’ alla volta, è diventata una strada verso la felicità. Per essere felice ho dovuto trovare un senso. Credo che tutto nelle nostre vite, quindi anche il nostro lavoro, che ci porta via 8 ore al giorno, debba avere un senso per noi. Dobbiamo avere il coraggio di ascoltare la nostra voce interiore.

di Marianna Chiuchiolo

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Giornalista con studi in Mediazione Linguistica, una formazione da teatrante e una generale tendenza a perdersi nei vicoli di una fervida immaginazione. Ama in egual misura la scienza e la poesia e si spende da tempo per la crociata della Mental Health Awareness come missione di vita.
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