Rapimento Aldo Moro, la ricerca della verità a 43 anni dal cruento rapimento

Ogni anno, il 16 marzo, le più alte cariche dello Stato, la stampa, chi quel giorno era davanti alla radio o alla televisione, commemorano Aldo Moro auspicando l’affermazione della verità.

Domenico Di Sarno
Domenico Di Sarno
Informatico e politologo laureato con Lode. amante dei libri di ogni genere perché fortemente convinto che la cultura sia come il cibo, ne serve ogni giorno per nutrire la mente. Appassionato di storia e diritto costituzionale.
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Il 16 marzo del 1978 il Presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro fu rapito in un attentato delle Brigate Rosse in Via Mario Fani, nel Nord Ovest di Roma. Nello stesso attentato furono uccisi tutti i 5 uomini della sua scorta.

Rapimento di Aldo Moro, il 1978 l’anno dei 3 Papi

Il 1978 è ricordato per essere l’anno dei 3 papi, quello dei mondiali di calcio in Argentina e quello del sequestro Moro.

Il 16 marzo era un giovedì e Aldo Moro si stava recando a Montecitorio, alla Camera dei Deputati, per votare la fiducia al governo Andreotti, governo che lui stesso aveva contribuito a creare.

Alle 9:30 circa la macchina semiblindata del Presidente della DC cadde in una imboscata all’incrocio con via Stresa. Il capo scorta, il maresciallo Oreste Leonardi fu ucciso insieme all’appuntato Domenico Ricci, Raffaele Iozzino, Giulio Rivera e Francesco Zizzi.

La cosa avvenne in fretta tanto che gli uomini delle forze dell’ordine non ebbero il tempo di reagire. Lo stesso presidente Moro fu ferito a un dito ma fu poi rapito dai brigatisti.

Rapimento Aldo Moro: fermezza, trattative e personalità accusate

rapimento moro

Nel corso degli anni si sono succedute varie ipotesi circa il sequestro. Si è pensato a un coinvolgimento dei servizi segreti, della banda della Magliana, della mafia siciliana e della Camorra.

In seguito al contenuto delle lettere di Moro e del rifiuto della trattativa, sono state accusate personalità di spicco della DC e del governo come Giulio Andreotti, Zaccagnini e il futuro presidente della Repubblica Cossiga.

La linea che passò in parlamento fu quella della fermezza, non trattare con i terroristi. D’altra parte vi erano alcune personalità disposte alla trattativa come Papa Paolo VI, amico personale di Moro e Bettno Craxi.

Anche il presidente della Repubblica Leone era disponibile a una qualche apertura. La linea dura fu preferita per evitare di creare precedenti.

Rapimento di Aldo Moro, la rabbia e le lettere

Durante la sua prigionia Aldo Moro poté scrivere 86 lettere indirizzate alla sua famiglia e anche ai colleghi di partito.

Nella lettera dell’8 aprile 1978 parlando di Cossiga e Zaccagnini scriveva “Il mio sangue ricadrà su di loro”.

Altre lettere furono ritrovate a Milano dagli uomini del generale Dalla Chiesa mentre ancora altre, furono rinvenute nel 1990.

Rapimento Aldo Moro, l’appello del Papa e l’epilogo

I comitati creati con la partecipazione della politica, dei servizi segreti e dell’ambasciata americana, non diedero i risultati sperati.

Papa Paolo VI, pur nella consapevolezza che la prima sede non è sottomessa a nessuno, si inginocchiò chiedendo la liberazione dell’amico Aldo Moro. Purtroppo anche un gesto senza precedenti del Pontefice non servì a garantire la liberazione di Moro.

Durante i 55 giorni che intercorsero tra il 16 marzo e il 9 maggio di quel 1978, l’Italia fu tenuta con il fiato sospeso. Furono eseguiti migliaia di controlli e perquisizioni da parte delle forze dell’ordine e secondo alcune indiscrezioni mai confermate, non ci fu la volontà politica di riportare Moro a casa.

Il 9 maggio 1978 il corpo del Presidente delle DC fu rinvenuto in una Renault 4 in via Caetani a pochi passi dalla sede del PCI in via delle Botteghe Oscure.

Rapimento di Aldo Moro, chi furono gli esecutori materiali

aldo moro cadavere via fani

Gli esecutori materiali della strage Rita Algranati, Maurizio Iannelli, Barbara Balzerani, Prospero Gallinari, Raffaele Fiore e Adriana Faranda furono rintracciati successivamente, processati e arrestati.

Molti stanno scontando l’ergastolo ma alcuni di loro hanno intrapreso carriere cinematografiche, come consulenti informatici o lavoratori della pubblica amministrazione.

Leggi anche: “Sono andato in paradiso, ma mi hanno costretto”: 73 anni fa la mafia uccideva il piccolo Giuseppe Letizia

Rapimento Aldo Moro, la digitalizzazione degli atti processuali

A distanza di 43 anni quella del rapimento Moro è una delle pagine più buie della storia della Repubblica. Si rincorrono ancora oggi voci circa il famoso memoriale Moro, mai rinvenuto, si fanno ipotesi e nomi di potenziali mandanti.

Tali ipotesi restano, in assenza di prove, solo illazioni, supposizioni, leggende metropolitane. Esistono vari lavori, ricerche storiche, verbali della Commissione Moro. La giovane Repubblica Italiana, ha avuto nel “giallo” del sequestro Moro uno dei suoi misteri più bui.

Ogni anno c’è la tradizionale commemorazione alla quale partecipano le più alte cariche dello Stato ma finora è mancata la volontà, o forse la possibilità, politica di ricostruire la verità dei fatti.

L’archivio di Stato di Roma dal 2017, in collaborazione con il carcere di Rebibbia, e con il Ministero della giustizia e con il Ministero dei Beni Culturali, sta avviando la digitalizzazione dei cinque procedimenti. L’anno scorso, in piena pandemia, è stato annunciato che l’intero processo “Moro Uno” era stato digitalizzato.

Una volta completata la digitalizzazione gli atti potranno essere consultati per una maggiore trasparenza.

Rapimento di Aldo Moro, chi era lo statista rapito

aldo moro chi era

Salentino nato a Maglie in provincia di Lecce il 23 settembre 1916, Aldo Moro frequentò il convento e il circolo cattolico durante le scuole medie.

Successivamente conseguì la maturità classica al liceo Archita di Taranto. Si laureò alla facoltà di giurisprudenza di Bari studiando nell’ateneo che oggi porta il suo nome. Durante gli studi universitari si iscrisse alla FUCI, la Federazione universitaria cattolica italiana di cui assunse la presidenza nel 1939.

Dopo la guerra fece parte dell’Assemblea Costituente e contribuì insieme a Meuccio Ruini e anche all’ala sinistra, alla stesura del dettato Costituzionale. Sarebbe stato proprio Moro a suggerire di inserire il riferimento al lavoro nell’articolo uno.

Nel 1941 conobbe Giulio Andreotti e nel 1942 iniziò la carriera come docente universitario, professione che mantenne fino alla morte. Nel 1976 ebbe anche un ruolo nella richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti di Mariano Rumor per lo scandalo Lockheed.

Fu probabilmente tra i primi a intuire che la DC con il sistema delle correnti, avrebbe prima o poi perso il ruolo di partito unico di governo e si adoperò per realizzare il cosiddetto “compromesso storico” incoraggiando e preparando la strada per l’ingresso del PCI nel governo.

Rapimento Aldo Moro, punti oscuri e misteri insoluti

Il rapimento di Aldo Moro presenta ancora oggi molti punti oscuri a cominciare proprio dal fatto che alcuni brigatisti non sono in carcere ma conducono una vita normale. Molti autori e inchieste parlamentari hanno fatto balenare dei sospetti.

Alcuni hanno accusato le più alte cariche dello Stato, potenze straniere e hanno ipotizzato dei collegamenti con altri omicidi legati, quasi sempre, al cosiddetto memoriale Moro. Quello stesso giorno il Parlamento votò la fiducia al governo Andreotti come governo di unità nazionale.

Oggi il Covid-19 fa pensare a un governo di unità e quando, in rare occasioni, nei decenni intercorsi tra il rapimento e i giorni nostri, le opposizioni hanno dato appoggio al governo, si ripensa a quel governo di unità nazionale che vide, seppure con idee e proposte diverse, l’appoggio di una parte consistente del Parlamento con ben 267 sì al Senato e 545 alla Camera dei Deputati.

Rapimento di Aldo Moro, la richiesta della verità

Ogni anno, il 16 marzo, le più alte cariche dello Stato, la stampa, chi quel giorno era davanti alla radio o alla televisione, commemorano Aldo Moro auspicando il chiarimento della vicenda e l’affermazione della verità.

Leggi anche: Minacce ai giornalisti: 27 intimidazioni in Sicilia nel 2020

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