Chi è la prima Ministra degli Esteri Maori in Nuova Zelanda

Nanaia Mahuta lunedì ha giurato come Ministra degli Esteri del nuovo governo laburista della Nuova Zelanda, è la prima volta per una donna Maori.

Cecilia Capanna
Cecilia Capanna
Appassionata di temi globali, di ambiente e di diritti umani, madre di tre figli del cui futuro sente un grande senso di responsabilità
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Nanaia Mahuta è la prima Ministra degli Esteri Maori della Nuova Zelanda. È una settimana di conquiste storiche per la parità di genere ed etnica nel mondo. Dopo la vittoria di Biden alle elezioni USA2020, con cui Kamala Harris è la prima donna vice presidente degli Stati Uniti, anche la Nuova Zelanda ha un primato.

Nanaia lunedì ha prestato giuramento come Ministro degli Esteri, dopo essere stata nominata il 2 novembre dalla Premier Jacinda Ardem. La Ardem ha dichiarato che per lei questa è stata una decisione naturale, considerando la competenza e l’affidabilità che la Mahuta ha dimostrato svolgendo i suoi incarichi passati.

VIDEO – Jacinda Ardem nomina Nanaia Mahuta Ministra degli Esteri

La Nuova Zelanda progressista

Il nuovo governo premia la bravura, è meritocratico, per questo è tanto sfaccettato, non fa favoritismi. Delle 20 cariche ministeriali nominate dal sesto governo laburista neozelandese, eletto il mese scorso con il 49,1% delle preferenze, otto sono ricoperte da donne, cinque da popolazioni indigene Maori, tre da discendenti dei popoli del Pacifico e tre da omosessuali, tra cui il vice primo ministro Grant Robertson. Un governo che rispecchia la società della Nuova Zelanda, una società progressista ed egualitaria tanto che quasi la metà delle posizioni legislative sono ricoperte da donne, superando di gran lunga la media globale del 25%.

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Chi è Nanaia Mahuta?

La nuova Ministra degli Esteri della Nuova Zelanda era stata eletta deputata 4 anni fa e anche in quel caso aveva segnato un primato: essere la prima parlamentare ad avere tatuato orgogliosamente sul mento il modo kauae, il tatuaggio tradizionale Maori che contiene informazioni sulla discendenza, la storia e lo stato di una persona. Nanaia in precedenza era stata Ministro del governo locale e aveva servito come Ministro per lo sviluppo Maori dal 2017 al 2020. Ma ha anche un passato da attivista per i diritti delle popolazioni Maori per i quali si è sempre battuta.

La Ministra degli Esteri erede del re Maori

Oltre ad appartenere alla popolazione originaria della Nuova Zelanda, ha contribuito al suo attivismo anche il fatto che Nanaia ha forti legami con la famiglia reale dei Maori. Suo padre era il figlio adottivo del re Korokī e il fratello maggiore della regina Maori Te Atairangikaahu ed è imparentata con il monarca Maori, Kingi Tuheitia.

Ed è così che, mossa da grande orgoglio e voglia di giustizia per il suo popolo, ha partecipato attivamente al Movimento dei re Maori, il Kīngitanga. Si tratta di un movimento nato nel 1850 che voleva contrapporre al re britannico colonizzatore la figura di un re Maori, con status e ruolo simili, nel tentativo di fermare il land grabbing delle terre delle tribù originarie da parte degli europei, la cui popolazione oltretutto cresceva velocemente e in modo consistente.

La monarchia Maori non ha mai avuto nessun potere riconosciuto, né alcun punto di contatto con il governo ufficiale. Si era dato forma e sembianze proprie, con una sua bandiera, una sua testata, una sua banca, suoi consiglieri, magistrati e anche forze dell’ordine. Il governo coloniale ovviamente non vide mai bene tutto questo e lo considerò una sfida alla supremazia della monarchia britannica con conseguenze abbastanza nefaste per il Movimento che però continuò a resistere finché finalmente proprio una discendente reale è riuscita a conquistare una delle più alte cariche istituzionali

Nanaia e Kamala megafoni dei diritti

Per la Mahuta avere il tatuaggio maori sul mento ed essere Ministro degli Esteri servirà a dimostrare che la cultura Maori ricopre un ruolo a livello internazionale, così il mondo finalmente ne vedrà e considererà l’importanza.

Kamala Harris e Nanaia Mahuta hanno questo in comune: si sono sempre battute per i diritti e hanno intrapreso un cammino più difficile e impegnativo che per altri, per ottenere le armi pari che le hanno portate a ricoprire un ruolo istituzionale attraverso cui far sentire la voce di chi è discriminato a tutto il mondo.

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Cecilia Capanna
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