Pfizer, AstraZeneca o Moderna, chi vince la sfida dei vaccini anti Covid-19?

A pochi mesi dal via del piano vaccinale di massa, sono ancora molte le domande sulle differenze tra i vaccini e sulla loro efficacia. Li abbiamo analizzati uno ad uno ed ecco cosa abbiamo scoperto.

Clarice Subiaco
Clarice Subiacohttps://medium.com/@ClariceSubiaco
Classe 1986, passato di studi umanistici e presente nel mondo dei dati. In mezzo, esperienze di lavoro come Digital PR, Content Strategist e Project Manager per startup e agenzie internazionali. Ama raccontare l'innovazione che ha un forte impatto sociale.
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Sebbene siano decine i vaccini anti Covid-19 in fase di test, quelli approvati e attualmente disponibili nell’Unione europea e in Italia sono tre: il vaccino Comirnaty di Pfizer-BioNTech, il vaccino prodotto da Moderna e infine quello di AstraZeneca

Vaccini anti Covid-19 a confronto: come funzionano 

Il vaccino Oxford-AstraZeneca è realizzato a partire da un adenovirus comune che causa il raffreddore negli scimpanzé. A tale virus sono stati aggiunti alcuni geni del Covid-19 ed è stato modificato in maniera tale da non potersi replicare. Il vaccino funziona come una sorta di cavallo di Troia: una volta introdotto nel corpo umano, induce il sistema immunitario a produrre la proteina spike del nuovo Coronavirus. Questa tecnologia vaccinale non è nuova ed è già stata utilizzata per diversi altri tipi di vaccini.

I vaccini Pfizer e Moderna, invece, funzionano con un sistema completamente diverso basato sull’mRNA, ovvero una sequenza di codice genetico che contiene le istruzioni affinché le cellule della persona vaccinata producano gli antigeni e generino una risposta immunitaria.

Leggi anche: Covid, appena arrivato il nuovo farmaco: “Si assume respirando”

Somministrazione

Il farmaco di Pfizer-BioNTech Comirnaty è indicato dai 16 anni in su e si somministra in due dosi ad almeno 21 giorni di distanza l’una dall’altra. Ogni dose somministrata contiene 0,3 millilitri di vaccino che è contenuto in fiale da 2,25 millilitri. Da ogni fiala è possibile ricavare 6 dosi di vaccino. Prima di essere somministrato va diluito in una soluzione di cloruro di sodio allo 0,9% e da quel momento va iniettato entro 6 ore a una temperatura tra 2° e 30°C.

Il vaccino dell’azienda Moderna è somministrabile a partire dai 18 anni di età, sempre in due dosi, ma da 0,5 millilitri e a 28 giorni di distanza l’una dall’altra. 

Anche AstraZeneca viene somministrato in due dosi, ma la distanza tra la prima e la seconda è molto più ampia: ben 10 settimane. Sebbene alcuni studi clinici abbiano introdotto una una restrizione del periodo a 4 settimane, secondo le ultime evidenze il vaccino sarebbe più efficace a distanza di almeno 70 giorni tra la prima e l’ultima dose.

Conservazione

Il vaccino Pfizer può essere conservato fino a 6 mesi a una temperatura tra i –90°C e i -60°C e per un massimo di 5 giorni tra i 2° e gli 8°, mentre resiste solo 2 ore tra gli 8° e i 30°C.

A differenza del vaccino Pfizer, quello Moderna può essere conservato a temperature più alte comprese tra i -25° e i -15°C e può resistere fino a 30 giorni tra i 2° e gli 8°C. Con ogni fiala è possibile somministrare tra le 10 e le 11 dosi.

Molto più accessibile la conservazione del vaccino AstraZeneca, che può essere mantenuto in frigorifero in modo ottimale a una temperatura tra i 2° e gli 8° fino a 6 mesi in confezione chiusa, e un massimo di 2 giorni se la confezione viene aperta. Ogni fiala contiene tra le 8 e le 10 dosi.

Per tutti i vaccini vale la precauzione di non mescolare i residui di fiale differenti per ricavarne dosi aggiuntive.

Effetti collaterali

Per quanto riguarda gli effetti collaterali del vaccino Pfizer, si rilevano sintomi lievi nella maggior parte dei casi. Tra questi vi è un leggero indolenzimento nella parte sottoposta all’iniezione, mal di testa, dolori muscolari.

L’1% dei vaccinati segnala anche arrossamento del braccio, nausea e sensazione generale di malessere. Sotto l’uno per mille, sono invece i pazienti che hanno riscontrato debolezza nei muscoli facciali del viso o l’ingrossamento temporaneo delle ghiandole linfatiche. In generale le reazioni avverse si riscontrano dopo la somministrazione della seconda dose.

Anche nel caso del vaccino Moderna gli effetti collaterali si riscontrano principalmente dopo la somministrazione della seconda dose e si manifestano in maniera lieve con leggero dolore nella zona dell’iniezione. Altri effetti collaterali possono essere nausea, dolori muscolari, febbre.

Anche per il vaccino AstraZeneca, il sito dell’Aifa segnala indolenzimento della zona sottoposta all’iniezione, febbre, malesseri lievi tra gli effetti collaterali. Tuttavia, proprio pochi giorni fa in Germania un ospedale ha fermato la somministrazione di tale vaccino a causa di forti malori riscontrati dal personale sanitario sottoposto al trattamento, come riporta la testata Die Welt.

Leggi anche: Vaccino Covid, i medici raccontano gli effetti collaterali dopo la seconda dose

Efficacia

Gli studi mostrano che il vaccino Pfizer ha un’efficacia del 95% e che la sua durata vada dai 6 mesi ai 2 anni. Purtroppo, è ancora troppo presto per avere stime più precise.

Per quanto riguarda l’efficacia in relazione alle varianti, quello che sappiamo finora è che il vaccino risulta avere una buona efficacia sulla variante inglese, mentre avrebbe efficacia inferiore sulla variante sudafricana. Per quanto riguarda la variante brasiliana, al momento non si hanno dati certi. Tuttavia, dal momento che questo vaccino si basa su Rna messaggero, potrebbe essere relativamente semplice modificarlo per adattarlo ad eventuali mutazioni future del virus.

L’efficacia del vaccino Moderna si attesta al 94,1%, molto vicina a quello Pfizer, dunque. Secondo i test pre-approvazione, il vaccino è efficace a partire dalle due settimane successive alla seconda somministrazione.

Si attesta tra il 62% e il 70% l’efficacia del vaccino AstraZeneca con intervallo tra le due dosi di 4 settimane, mentre con intervallo oltre i 70 giorni si arriva fino all’82%, secondo quanto riportato dalla rivista scientifica Lancet.

Il picco di massima efficacia si registra a due mesi dalla somministrazione della seconda dose. Vista la sua formulazione diversa, il vaccino AstraZeneca risulta essere una soluzione più conveniente e pratica rispetto a quello Pfizer e Moderna, sebbene garantisca un’efficacia leggermente inferiore. Tuttavia dalle evidenze più recenti questo farmaco è risultato efficace anche con la cosiddetta variante inglese.

Perché il vaccino AstraZeneca è stato approvato se meno efficace? 

Secondo quanto stabilito dall’autorità competente, i vaccini a mRNA messaggero, ovvero Pfizer e Moderna, che hanno l’efficacia più alta, sono da destinarsi alle fasce maggiormente a rischio come over 80 e alle categorie “estremamente vulnerabili” indipendentemente dall’età.

Il vaccino AstraZeneca, invece, che ha rilevato un’efficacia del 62%, è destinato a insegnanti, forze dell’ordine, detenuti, lavoratori di servizi essenziali e in generale alla fascia 18 – 55. Viene da chiedersi, dunque, il perché tale vaccino sia stato approvato, data la minore efficacia. Sul sito dell’Agenzia Italiana del Farmaco leggiamo:

Il vaccino è stato approvato perché mostra un rapporto beneficio/rischio favorevole nelle persone al di sopra dei 18 anni di età.

Inoltre, l’arrivo di un terzo vaccino caratterizzato da una maggiore maneggevolezza d’uso rappresenta un importante contributo alla campagna vaccinale in corso.

L’obiettivo è quello di ottimizzare l’utilizzo dei vaccini esistenti e di quelli che si aggiungeranno, sfruttandone al meglio le diverse caratteristiche.

AstraZeneca ha, inoltre, annunciato l’arrivo di una nuova versione del suo vaccino in autunno che sarà efficace anche sulla variante sudafricana del virus. 

Leggi anche: Il vaccino anti Covid causa infertilità nelle donne? Ecco cosa c’è da sapere

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