Dipendenza da smartphone: 8 ragazzi su 10 trascorrono sui social circa 2 mesi l’anno

Il progetto "Social Warning" ha dimostrato che la maggior parte degli adolescenti sviluppa forme di dipendenza da smartphone. Ma spesso il fenomeno è socialmente accettato e se ne ignorano i pericoli.

Asia Buconi
Asia Buconi
Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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Dipendenza da smartphone? È ormai da tempo che i moderni telefoni sono diventati i principali interlocutori dei più giovani e la pandemia non ha di certo migliorato tale tendenza.

Adolescenti, ma anche ragazzi più piccoli, sembrano ipnotizzati di fronte all’irresistibile fascino dei social network e del mondo virtuale, che rappresentano una vera e propria scappatoia dalla realtà, spesso vissuta dai giovanissimi con angoscia e inadeguatezza.

Negli anni ’60 il sociologo Marshall McLuhan diceva che i media non sono altro che “estensioni” di noi stessi: si vanno ad aggiungere a ciò che siamo e quando li usiamo ci cambiano, soprattutto a livello psicologico.

Probabilmente, se avesse assistito all’avvento dei social network, ci avrebbe messo in guardia su quanto questi avrebbero potuto trasformare i più giovani, quelli che la loro personalità non l’hanno trovata e la stanno cercando, quelli che rischiano di lasciarsi travolgere da “fenomeni virali”, facili prede di un universo virtuale affascinante, ma pieno di insidie.

E i genitori, da parte loro, nel momento in cui mettono in mano ai figli, anche piccolissimi, un cellulare, sanno che sarà molto difficile seguire tutto ciò che i ragazzi faranno, cosa cercheranno e con chi parleranno: per questo è fondamentale che lo smartphone non sia concesso troppo prematuramente, a meno che non lo si controlli con programmi appositi.

Senza contare quanto il cellulare vada spesso a modificare la fisionomia stessa del rapporto genitore/figlio: i giovani ragazzi si rifugiano nel loro mondo parallelo, rispondono male, si disinteressano del dialogo, cambiano priorità, non dormono più.

Nella realtà dei fatti, la maggior parte degli adolescenti sviluppa una vera e propria dipendenza da smartphone. Ma spesso non ci si accorge di tutto questo: in un mondo ipertecnologico come il nostro, è socialmente accettato passare ampia parte della propria vita ad interfacciarsi con uno strumento inanimato. In realtà, però, tale fenomeno esiste ed è anche piuttosto preoccupante: le sue conseguenze possono essere tragiche.

Il progetto “Social Warning”: quali sono i sintomi della dipendenza da smartphone e come funziona

Ad indagare ed approfondire il fenomeno della dipendenza da smartphone ci ha pensato “Social Warning”, un progetto del Movimento Etico Digitale nato per rendere consapevoli ragazzi e genitori delle potenzialità e dei rischi del web.

Come si apprende dal sito del progetto, nonostante la dipendenza da cellulare non sia ancora stata classificata come un disturbo psichico vero e proprio (e questo la dice lunga su quanto sia socialmente accettata), esistono però diversi tratti comportamentali tipici di un uso non sano dello smatphone (talvolta definito col neologismo “nomophobia”):

  • Necessità di portare lo smartphone con sé ovunque si vada
  • Difficoltà a lavorare, concentrarsi, relazionarsi con gli altri a causa dell’uso continuativo dello smartphone
  • Uso dello smartphone per sopperire a sensazioni di ansia e tristezza
  • Difficoltà nel ridurre il tempo che si passa davanti allo schermo
  • Forte senso di disagio quando si è costretti a stare troppo tempo lontani dallo smartphone (irritabilità, ansia, tensione, depressione)

Ed è particolarmente interessante osservare come funziona, fisiologicamnete, tale dipendenza. Si legge dal sito:

La vibrazione (o la suoneria) del dispositivo ci segnala una possibile opportunità sociale, sessuale, lavorativa, che ci induce a controllare lo smartphone: quando lo facciamo il nostro cervello rilascia una piccola scarica di dopamina (l’ormone della ricompensa) dandoci un breve ed intenso senso di benessere.

Più usiamo lo smartphone, più cerchiamo quella sensazione di piacere, arrivando a sacrificare ore di sonno, lavoro, famiglia, relazioni.

E dunque accade sostanzialmente che tutto il nostro mondo (vita sociale, sfera sessuale, lavoro) si sposti in un’altra dimensione, quella virtuale, che ci attira come una calamita e ci fa perdere interesse verso il mondo reale.

I dati allarmanti della dipendenza da smartphone nei giovani: 8 ragazzi su 10 trascorrono sui social 2 mesi l’anno

dipendenza da smartphone negli adolescenti

I numeri più allarmanti di questa dipendenza da smartphone tutta moderna sono stati rinvenuti tra i giovanissimi, come dimostrano i dati raccolti dal Movimento Etico Digitale.

La ricerca ha infatti messo in luce che il 79% dei ragazzi tra gli 11 e i 18 anni trascorre più di 4 ore al giorno sui social, ovvero due mesi interi in un anno. E come per ogni dipendenza, molti di questi ragazzi hanno tentato di uscirne, ma il 52% di loro non ci è riuscito, mentre il 33% definisce “eccessivo” l’uso che fa del cellulare.

Il 40% degli intervistati dichiara di perdere ore di sonno perchè rimane connesso di notte su smartphone, console o pc. Un adolescente dovrebbe invece dormire almeno 8 ore al giorno. Senza contare che a un ragazzo su 2 capita di scattare, rispondere male o alzare la voce se è disturbato mentre è online.

Sono numeri preoccupanti, soprattutto se si pensa a quanto spesso la dipendenza da smartphone acquisisca una direzione tragica tra i ragazzi: è il caso del diffondersi di fenomeni molto pericolosi, come quello che recentemente ha preso piede su Tik Tok.

Leggi anche: E oggi si muore anche di social, su Tik Tok

I social che uccidono: la “Blackout challenge” di Tik Tok

Partiamo con un dato: più del 30% degli utenti di Tik Tok è minorenne, molto spesso di età inferiore ai 14 anni. E questo la dice lunga su quanto i genitori sottovalutino la pericolosità dei social, che sono sì virtuali, ma anche profondamente reali e drammatici nelle loro conseguenze.

È questo il caso della “Blackout challenge”, una sfida che ha preso recentemente piede su Tik Tok: essa prevede che il partecipante si comprima la carotide fino alla perdita dei sensi, nel tentativo di resistere il più possibile.

Una sfida assurda e insensata, che però ha portato alla morte di Antonella, una bambina di Palermo di 10 anni, ritrovata dai genitori a terra dopo che si era soffocata con una cintura, seguendo le procedure previste dalla challenge di Tik Tok.

Ovviamente la bambina non voleva uccidersi: semplicemente non aveva la piena consapevolezza di ciò che stava facendo. A 10 anni si è vulnerabili, non si è formati: uno smartphone tra le mani a questa età può rappresentare una condanna a morte, conseguente allo svilupparsi quasi certo di una dipendenza.

Leggi anche: Palermo, si lega una cintura al collo per una challenge di Tik Tok: muore a 10 anni

Dipendenza da smartphone e pericoli social: il caso Jonathan Galindo

dipendenza da smartphone negli adolescenti il caso Jonathan Galindo

Di fenomeni e sfide mortali simili è disseminato il mondo social, che appare per i giovanissimi come un vero e proprio campo minato: molti di loro, inconsapevoli e in cerca di conferme, si prestano a pericolosi giochi mortali.

Partendo dal noto fenomeno della Blue Whale, arrivando a quello della Fire Challenge (che prevede di cospargere il proprio corpo con liquido infiammabile), si è poi scoperto il fenomeno Jonathan Galindo, un gioco social che avrebbe indotto diversi giovani adolescenti ad atti di autolesionismo.

Con le sembianze di un fittizio e spaventoso Pippo della Disney, attraverso numerosi profili, il personaggio avrebbe chiesto l’amicizia su vari canali social (Facebook, Instagram, Tik Tok) a giovanissimi. Una volta accettata la richiesta, sarebbe arrivato ai ragazzi un link di proposta ad entrare in un gioco, fatto di sfide e prove di coraggio, che arrivano a toccare l’autolesonismo.

Nonostante non manchino le denunce, le forze dell’ordine di tutto il mondo non hanno mai trovato prove sull’esistenza di una sorta di organizzazione transnazionale sotto il nome di Jonathan Galindo: l’ipotesi che il gioco avesse spinto al suicidio un bambino di 11 anni a Napoli, è stata infatti successivamente esclusa. E’ più probabile che, in molti casi, qualcuno si sia spacciato per quel personaggio spaventoso e abbia dato così sfogo alla sua mente criminale o, semplicemente, si sia divertito a terrorizzare i più piccoli.

Dipendenza da smartphone: gli accorgimenti per superarla

I risvolti della dipendenza da cellulare nei giovanissimi possono essere tragici, perchè dovuti ad una naturale inconsapevolezza, una irrefrenabile voglia di adrenalina e alla presenza di persone che, consce di questo, si divertono a prendersi gioco di loro.

Tuttavia, anche se nella maggior parte dei casi non si sviluppano gravi conseguenze, la dipendenza da smartphone nei giovani appare comunque un fenomeno allarmante e spaventosamente diffuso. Proprio per questo motivo, i ragazzi del progetto Social Worning hanno suggerito dei rimedi per contrastarla:

  • Tenere d’occhio il tempo d’uso: esistono diverse app che ci permettono di tenere traccia delle ore passate davanti allo schermo. C’è anche la possibilità di attivare notifiche o blocchi quando si eccede un detereminato numero di ore.
  • Stabilire delle “no-smartphone-zones”: Creare stanze della casa dove il telefono è bandito, come ad esempio la cucina. Mai tenere il telefono a tavola durante le occasioni conviviali.
  • Disattivare le notifiche: Accorgimento che può fare la differenza, fermando il circolo vizioso che ci spinge a controllare il telefono in continuazione. Senza suoni, bagliori, vibrazioni, avremo modo di far riposare il cervello e concentrarci su ciò che vogliamo fare davvero.

Ma per superare davvero la dipendenza da smartphone è necessaria la volontà. E la volontà può nascere solo nel momento in cui si scopre di avere un problema.

Per questo motivo è necessario sensibilizzare la maggior parte delle persone non solo ai pericoli del web, ma anche al fenomeno della dipendenza da smartphone, ancora sconosciuto ai più. E se lo è, dipende in gran misura dal fatto che sia una dipendenza socialmente accettata, specie nei ragazzi.

Se la vita dei giovanissimi si trasferisce progressivamente su un piano esclusivamente virtuale, diviene impossibile, se non doloroso, rinunciare al cellulare. Perciò, per i ragazzi, superare la dipendenza da smartphone significa innanzitutto capire che non è naturale né sano costruire una vita parallela alla propria sui social network, per arrivare ad essere accettati o per avere conferme su larga scala del proprio “io”, un “Io” che, di fatto, si sta ancora sviluppando.

E tale consapevolezza dovrebbe essere sollecitata in prima battuta dai genitori, che, però, sono spesso ignari e inconsapevoli quanto i figli, se non di più.

Leggi anche: La gobba da tablet minaccia le nuove generazioni digitali

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