Perché abbiamo ancora bisogno di una Festa del Lavoro

Domenico Di Sarno
Domenico Di Sarno
Informatico e politologo laureato con Lode. amante dei libri di ogni genere perché fortemente convinto che la cultura sia come il cibo, ne serve ogni giorno per nutrire la mente. Appassionato di storia e diritto costituzionale.
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Oggi è la festa dei lavoratori. La festività, istituita in Italia il primo maggio del 1890, si celebra tradizionalmente in tutto il mondo. Negli anni dal 1924 al 1944, durante il ventennio fascista, si celebrava il 21 aprile. Da molte parti si tende a un’interpretazione politica della festa dal momento che, quando l’Unione Sovietica era un soggetto politico esistente, il primo maggio era come festa nazionale. Dal punto di vista storico però i primi a festeggiarla sono gli Stati Uniti in seguito alle rivolte di Chicago.

Un diritto di tutti per la vera uguaglianza tra i cittadini

Verrebbe da chiedersi per quale motivo oggi abbiamo bisogno della festa del lavoro. In Italia il lavoro è sempre stato un problema fin dalla istituzione della Repubblica. Si tratta di un diritto costituzionalmente garantito: la nostra Costituzione all’Articolo 1, recita che “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”. Questa frase non deve sembrare scontata. Lo stesso Meuccio Ruini, presidente della Commissione per la Costituzione durante l’Assemblea Costituente, tese a sottolineare come il lavoro e il diritto ad esso, fossero una necessità per realizzare l’uguaglianza sociale tra i cittadini, non solo formale ma anche sostanziale, sancita anche dagli articoli successivi. Leggi anche: Come andremo al lavoro dopo il 4 maggio? La risposta arriva da BusRapido

Le polemiche che danneggiano la Festa del 1 Maggio

Per la verità, a dispetto del carattere politico-ideologico della festa, che viene erroneamente vista come una celebrazione delle forze politiche di sinistra, fu il democristiano Aldo Moro a chiedere l’inserimento nella Costituzione di un riferimento al lavoro. Questo proprio in virtù della finalità espressa da Ruini nella sua relazione finale all’Articolo 1. La festa del Primo Maggio oggi è anche occasione di scontro politico. Negli ultimi anni c’è stato l’imperversare di polemiche puramente ideologiche, ad alto tasso di sterilità e prive di fondamento e propositi costruttivi, polemiche che non fanno altro che danneggiare i lavoratori e il diritto al lavoro.

Prima delle cose vengono gli essere umani

Il primo maggio non deve essere vista come una festa di chi lavora per potersi riposare. Il Labor Day, come è chiamato comunemente in inglese, è una festività che deve invitare a riflettere circa l’intero mondo del lavoro e l’intera forza lavoro. Prima delle cose vengono gli esseri umani. “Il lavoro è per l’uomo non l’uomo per il lavoro”. Questa è una frase riportata nell’enciclica Laborem Exercens di San Giovanni Paolo II Papa, pubblicata nel 1981. Leggi anche: Conte: “Dal 4 Maggio più di 2,7 milioni di persone torneranno a lavoro”

La Repubblica deve garantire Lavoro a tutti

Il Pontefice stesso affermava il principio che all’epoca poteva apparire rivoluzionario ma che in realtà doveva diventare un principio cardine, non solo nel costituzionalismo ma nella quotidianità per tutti gli esseri umani, quello del diritto al lavoro e a un giusto compenso. Si tratta di un concetto più volte ripreso e a tratti anche evoluto. Il lavoro deve essere un diritto per tutti e la Repubblica deve garantirlo, non lo Stato ma tutti gli elementi costitutivi della cosa pubblica dovrebbero contribuire a rendere questo diritto una realtà.

Ricordare per combattere gli abusi

La festa è un’occasione per ricordare non per riposarsi. Per commemorare rispettosamente coloro che sul lavoro hanno perso la vita e coloro il cui lavoro viene sfruttato da imprenditori senza scrupoli. È anche la loro festa, la festa di coloro che non possono permettersi un lavoro regolare perché molti ladri di sogni e di futuro rubano ai disperati tutto quello che hanno: gli straordinari, le condizioni di lavoro, il capitale accumulato sulla pelle dei lavoratori, le ingiustizie perpetrate contro chi, in caso dovesse prendersi anche un raffreddore, non potrebbe permettersi di restare un giorno a casa perché significherebbe un giorno di fame. Leggi anche: Coronavirus e smart working: la rivoluzione digitale del lavoro in Italia

Il vero significato della Festa del Lavoro

Questo è il vero significato della festa del Lavoro, tutelare chi il lavoro ce l’ha, aiutare chi non lo ha a trovarne uno, e soprattutto, punire severamente e concretamente coloro che tendono a divorare la carne degli altri. Imprenditori senza scrupoli che offrono manodopera ed economia di sussistenza senza garantire, come giustamente riconosce anche la nostra carta costituzionale, un diritto a un’esistenza e a una vecchiaia con una pensione egualmente dignitosa. Sfruttatori di vita, divoratori di sogni che dovrebbero conoscere la povertà perché così facendo rendono più povero tutto il nostro paese. Ogni contributo non versato a un lavoratore è una usurpazione dei diritti del singolo e di tutta la collettività. Ogni volta che un uomo o una donna vengono sfruttati sul lavoro, vuol dire che ci sono bestie immonde, divoratori di capitali, che rubano futuro a tutta la Repubblica.

Ci sono ladri di futuro ma… “Primo maggio su coraggio”

Il paragone più calzante sarebbe quello presente nel Vangelo di Matteo: “Allora tutti quegli animali […] precipitarono nel lago e affogarono”. Gli imprenditori disonesti, ladri ai danni di tutti, non si rendono conto che spariranno anche le pensioni andando avanti così, di conseguenza verrà meno il potere d’acquisto di tutti e non ci saranno più nemmeno clienti per le imprese. Questa è oggi la festa del Lavoro, un’occasione per ricordare, per riposarsi anche se forse non è tempo, e infine un’occasione per punire tutti coloro che a vario titolo usurpano questo sacrosanto diritto di tutti, lavorare e guadagnare per un’esistenza dignitosa. Buona festa del lavoro a tutti. Leggi anche: Fase 2: impossibile tornare a lavoro con scuole chiuse e nonni in quarantena   di Domenico Di Sarno

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