Papa Giovanni Paolo II avrebbe compiuto 100 anni oggi

Domenico Di Sarno
Domenico Di Sarno
Informatico e politologo laureato con Lode. amante dei libri di ogni genere perché fortemente convinto che la cultura sia come il cibo, ne serve ogni giorno per nutrire la mente. Appassionato di storia e diritto costituzionale.
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Papa Giovanni Paolo II per molti che oggi non sono adolescenti lui non è stato un papa ma il papa. Per l’occasione, unica nel suo genere, Papa Francesco celebrerà la consueta messa delle 7 in Basilica davanti alla tomba del papa polacco.

Lo hanno chiamato da un paese lontano

Giovanni Paolo II fu chiamato a Roma per ben 2 conclavi nel 1978, l’anno dei tre papi. Nella prima occasione il conclave elesse papa Albino Luciani che volle assumere il nome dei suoi due predecessori, Giovanni XXIII e Paolo VI. Soli 33 giorni dopo, con la morte prematura, e secondo alcuni non del tutto chiarita, di papa Giovanni Paolo I, il conclave fu nuovamente riunito. Il 16 ottobre 1978 “gli Eminentissimi cardinali” chiamarono al soglio pontificio l’arcivescovo di Cracovia, Karol Wojtyla che scelse il nome del suo predecessore.

“Se sbaglio mi corrigerete”

La prima uscita sulla loggia centrale di San Pietro fu accompagnata da una famosa frase che, per la prima volta in quel lunedì d’ottobre di 42 anni fa, interrompeva con sana ilarità il carattere di infallibilità dei papi. L’espressione del romano pontefice fu “Se sbaglio mi corrigerete”. Bastò un attimo al popolo italiano per amarlo, ancora meno al mondo per capire che il vento che soffiava da est avrebbe cambiato l’assetto geopolitico del pianeta. In quella parte rapidissima del secolo breve che avrebbe traghettato la chiesa e il mondo intero nel terzo Millennio caddero molte barriere. Leggi anche: Papa Francesco e il peso della storia

Il pontificato

“Non abbiate paura, aprite, anzi spalancate le porte a Cristo”. Fu questo l’incipit del suo pontificato iniziato con l’angelus in piazza San Pietro domenica 22 ottobre 1978. Il Papa Polacco ha dovuto fronteggiare durante la sua vita e durante il suo pontificato i due totalitarismi del Novecento. Si è trovato a vivere in una Polonia occupata dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale e poi a difendere il paese degli Jagelloni dall’influenza comunista, supportando l’iniziativa politica del partito Solidarnosc e del suo segretario Lech Walesa. È stato il primo papa, nel 1986, ad entrare in una sinagoga. Ha incontrato i presidenti degli Stati Uniti e i segretari del PCUS. Ha passeggiato insieme a Helmut Kohl alla porta di Brandeburgo, l’allora confine tra l’Europa democratica e il mondo sovietico.

La fede di Papa Wojtyla vince le divisioni della cortina di ferro

Il 9 novembre del 1989 poté assistere al crollo del muro di Berlino. Il 25 dicembre 1991 vide la bandiera rossa che veniva ammainata, simbolo proprio nel giorno di Natale, del crollo di una ideologia, quella comunista, iconoclasta e proibizionista di tutte le libertà, tentando finanche il controllo delle coscienze. Durante il suo lungo pontificato, il terzo per durata dopo quello di San Pietro e di Pio IX, si trovò a dover guidare la barca di Pietro attraverso la prima vera globalizzazione del mondo e a fronteggiare apertamente la criminalità organizzata.

“Convertitevi. Una volta verrà il giudizio di Dio”

In particolare resta nella memoria collettiva l’immagine del papa venuto da un paese lontano che, il 9 maggio del 1993 nella valle dei templi di Agrigento pronunciò la scomunica dei mafiosi con le parole, ferme e solenni

Lo dico ai responsabili. Convertitevi. Una volta verrà il giudizio di Dio.

Era la risposta della Chiesa, del suo capo, del successore di Pietro alla stagione stragista di Cosa Nostra. Leggi anche: Papa Francesco e la prima Via Crucis deserta della storia

Il Papa che ha riportato il Natale a Cuba

Altra data importante del suo Pontificato fu l’incontro con Fidel Castro, due uomini duri, l’uno rigido militare e l’altro inflessibile nello spirito. I due si incontrano in una Cuba, che nell’anno 1997 riprese a festeggiare il Natale. Cuba non era così vicina al mondo occidentale da un tempo precedente alla rivoluzione castrista. Giovanni Paolo II è stato un pezzo del Novecento, una parte reale e viva di quel secolo breve che senza lui non sarebbe stato tanto breve e non avrebbe impressionato definitivamente e per sempre, la storia del mondo.

La Madonna che devia il proiettile e il Vaticano numero 3

Il papa Polacco è stato anche vittima di un attentato, il 13 maggio del 1981. Lui stesso disse che la Madonna di Fatima con un dito aveva deviato il proiettile. Più tardi amministrò il sacramento della confessione concedendo il suo perdono personale al suo attentatore il turco Mehmet Ali Agca, che aveva peraltro già perdonato parlandone dal policlinico Gemelli. Proprio il Gemelli era affettuosamente chiamato da lui “Vaticano numero 3”, dopo il Palazzo Apostolico Vaticano e quello di Castel Gandolfo.

La pace: il testamento di Giovanni Paolo II

Il suo testamento si può dire sia stato il discorso all’Angelus del 16 marzo 2003:

Io appartengo a quella generazione che ha vissuto la seconda Guerra Mondiale ed è sopravvissuta. Ho il dovere di dire a tutti i giovani, a quelli più giovani di me, che non hanno avuto quest’esperienza: Mai più la guerra!

Alla sua morte avvenuta sabato 2 aprile 2005 è seguita la più grande cerimonia funebre della storia che ha portato Roma al centro del mondo, come capitale d’Italia, della Chiesa e dell’intero orbe terracqueo. Leggi anche: Da fedeli a follower il passo è breve: arriva l’App per pregare con il Papa

Una dimostrazione d’affetto senza precedenti

Il governo italiano dovette gestire in pochi giorni un flusso di 5, forse 8 milioni di fedeli. Un’organizzazione senza precedenti nella storia umana, qualcosa di inatteso. Il Papa rimasto solo, senza famiglia fin da ragazzo per la morte della giovanissima madre, del fratello, della sorella e pochi anni dopo del padre, moriva avendo come famiglia tutta l’umanità. Un piccolo miracolo si avverò già l’8 aprile 2005 al suo funerale quando si ritrovarono insieme, nella stessa piazza, a stringersi la mano l’uno con l’altro, uomini che da anni non si parlavano e non avrebbero immaginato, una settimana prima, che questo fosse possibile.

L’uomo che ha fatto la storia

Giovanni Paolo II non ha cambiato la storia, l’ha fatta. È stato il Papa che è andato da tutti e che ha avuto il coraggio di mostrarsi al mondo con la sua sofferenza, con la sua espressione netta e colma di fede, pronunciando le parole “Sarò papa finché Dio vorrà”. Roma ha fatto sfondo a tutto, è la città Eterna anche per questo ma Giovanni Paolo II è uno dei mattoni di Roma, parte del marmo della storia. Parafrasando Madre Teresa di Calcutta, religiosa molto vicina in vita al Papa polacco, che amava dire

Ciò che facciamo è solo una goccia nell’oceano ma se non lo facessimo quella goccia all’oceano mancherebbe.

Si può dire che Giovanni Paolo II è stato uno dei mattoni che da millenni fanno grande ed eterna Roma, ma senza San Giovanni Paolo II papa, alla città eterna quel mattone mancherebbe. E in questo tempo in cui la cupola di San Pietro, la vetta della barca è sotto nuvole grigie e i fulmini, il suo “Non abbiate paura” suona come l’invito, più nitido e disperso che si possa avere nel mare della fede per essere di conforto all’umanità affinché raggiunga il primo tratto di mare fuori dalla burrasca. Leggi anche: Papa Francesco ai giovani: “Non sarà la prossima app da scaricare a farvi felici”   di Domenico Di Sarno

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