27 marzo 2020: il papa zoppicante benedice una Piazza San Pietro deserta con addosso il peso della feroce pandemia

Il 27 marzo del 2020 è un giorno che ha cambiato il corso della storia.

Domenico Di Sarno
Domenico Di Sarno
Informatico e politologo laureato con Lode. amante dei libri di ogni genere perché fortemente convinto che la cultura sia come il cibo, ne serve ogni giorno per nutrire la mente. Appassionato di storia e diritto costituzionale.
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27 marzo del 2020. La pandemia che sta flagellando tutto il mondo contemporaneo e che è entrata in maniera preponderante nelle vite di ognuno, rendendoci tutto a un tratto consapevoli di essere deboli e vulnerabili davanti agli eventi del mondo, ha per sempre cambiato la storia. Jorge Mario Bergoglio, Papa Francesco, 266° Pontefice Massimo e 265° successore di Pietro, oggi 27 marzo 2020 alle ore 18 è sceso a piedi, zoppicando e con la fatica dei suoi 83 anni, in una Piazza San Pietro recintata e deserta, osservata in lontananza solo dagli uomini delle forze dell’ordine e da pochi giornalisti.

La benedizione Urbi et Orbi

La Rai ha trasmesso in mondo visione la benedizione Urbi et Orbi impartita dal Pontefice. All’Angelus di domenica 22 marzo papa Francesco aveva annunciato il proposito di impartire una benedizione dal sagrato della Basilica. La funzione è iniziata con la lettura di un passo del Vangelo di Marco, per la precisione il versetto 4,35-41 “[…] Nel frattempo si sollevò una gran tempesta di vento e gettava le onde nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: “Maestro, non t’importa che moriamo”. Destatosi, sgridò il vento e disse al mare: “Taci, calmati!”. Il vento cessò e vi fu grande bonaccia. Poi disse loro: “Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?”. E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: “Chi è dunque costui, al quale anche il vento e il mare obbediscono?”.

Il Pontefice ha avuto anche parole per ricordare chi non si ferma e permette al mondo di continuare a sperare: “Quanta gente esercita ogni giorno pazienza e infonde speranza, avendo cura di non seminare panico ma corresponsabilità”.

Papa Francesco aveva già calcato la storia per andare a pregare in forma privata

Papa Francesco aveva già calcato la storia il 15 marzo uscendo in forma privata dal Vaticano per andare a pregare a Roma, in pieno centro nella Basilica di Santa Maria Maggiore e San Marcellino dove aveva pregato in presenza del crocifisso portato in processione a Roma durante la peste del 1522. La vicenda ricorda la visita di Pio XII al quartiere San Lorenzo di Roma durante la Seconda Guerra Mondiale, un caso unico, destinato a restare impresso sul marmo della storia.

Come allora, anche oggi il pontefice si fa vedere perché, come allora, anche oggi siamo in guerra. “Siamo tutti nella stessa barca”, è stata questa una delle frasi pronunciate dal Papa durante la sua omelia, alla presenza surreale del silenzio di quella che è probabilmente la piazza più famosa del mondo, e della storia.

Oggi la piazza a cui il mondo fa da cornice, Piazza San Pietro era vuota

Una piazza che ha visto la successione di eventi lieti e funesti, famosa più di Time Square, più di Tienanmen, probabilmente nessuna piazza ha una fama eguale sul pianeta. Il centro del mondo è Piazza San Pietro in Vaticano, nel centro di Roma, la città eterna. Oggi quella piazza a cui il mondo fa da cornice era vuota, immersa in una dimensione quasi parallela, con il colonnato che raffigura le due braccia della Santa Madre Chiesa, abituate ad abbracciare centinaia di migliaia di fedeli, credenti, laici, religiosi e anche non credenti.

Il Papa affida alla Madonna Roma e il mondo intero

Quelle stesse braccia oggi avrebbero stretto il nulla, una visione suggestiva, unica e irripetibile. Ed al centro della piazza, nella luce del giorno che lentamente lasciava spazio all’alba della sera, sotto una pioggia insistente ma non sgarbata, continua e costante, un uomo vestito di bianco, il vescovo di Roma ripeteva le parole “Siamo tutti nella stessa barca”.

Dopo l’omelia, quello stesso uomo e papa di 83 anni, 3 mesi e 10 giorni, da solo e zoppicante, provato nel fisico a causa di una malattia che in gioventù gli ha tolto una parte di un polmone, affaticato come l’umanità in questo momento, provata ma non morta, si sposta sul sagrato di quella che è la più grande chiesa del pianeta per raggiungere l’immagine della Madonna Salul Populi Romani, alla quale affida Roma ed il mondo intero.

Il crocefisso di San Marcellino

Dopo un istante di preghiera, e sotto un cielo che imbruniva, ed una pioggia che lasciava qualche tratto di sereno, la sagoma bianca, a tratti nascosta dal fuoco dei ceri, si sposta ancora sul suolo del sagrato ancora bagnato. Il Santo Padre si avvicinava al crocifisso ligneo di San Marcellino che nel 1522 fu portato in processione per le vie dell’allora Stato della Chiesa chiedendo al Cristo l’allontanamento dalla peste che aveva colpito la città.

Pochi minuti di preghiera e poi il Papa entra all’interno della Basilica dove è esposto il Santissimo Sacramento dinanzi al quale si raccoglie in preghiera. Sul marmo all’ingresso della basilica vi è una scritta che in latino ricorda il giorno 11 ottobre 1962, il concilio Vaticano II fortemente voluto da Papa Giovanni XXIII, il papa Bergamasco. Proprio la provincia di nascita del Papa Buono è fortemente provata dalle morti e dal dolore che sta seminando l’epidemia.

L’indulgenza planetaria nella pioggia pesante

Dopo orazioni e momenti di meditazione all’interno della Basilica, il Papa prende il Santissimo Sacramento ed esce nuovamente sul sagrato. Concede l’indulgenza plenaria, la remissione completa di tutti i peccati, a tutti coloro che ricevono la benedizione. Per la prima volta nella storia della chiesa l’indulgenza è concessa in maniera incondizionata a tutti coloro che credono, a coloro che hanno seguito la celebrazione mediante i mezzi di comunicazione ed anche a coloro che avrebbero voluto solo essere presenti.

Oggi, 27 marzo 2020, per la prima volta il perdono dei peccati è stato concesso a tutti. E quando il Papa esce sul sagrato con il santissimo sacramento, per benedire i 4 punti cardinali, la pioggia è pesante, si vedono lontano solo i lampeggianti delle autovetture delle forze dell’ordine, la benedizione è fatta senza microfono ma l’urlo della fede e della storia rompe un silenzio che è di per sé assordante e la folla dei pensieri e delle emozioni invade il deserto inverosimile della piazza più conosciuta al mondo.

“Signore, benedici il mondo, dona salute ai corpi e conforto ai cuori”.

Il Santo Padre rientra dopo aver benedetto e rimesso i peccati del mondo intero. Il Santissimo Sacramento viene riposto da due concelebranti, il mondo è affidato a Maria e alla misericordia infinita di Dio, cala la sera. Oggi un parroco argentino diventato Papa a Roma ha scritto un’altra pagina sul marmo indelebile della storia e le sue parole risuonano ricordando all’umanità quanto siamo piccoli e in balia degli eventi: “Dio ti imploriamo non lasciarci nella tempesta.

Siamo tutti chiamati a remare insieme”. E tutti siamo chiamati a remare insieme, per uscire dalla tempesta, laici, clèrici, credenti, atei, tutti insieme a remare, tutti insieme a guardare l’umanità, sola in mezzo al nulla come il Papa sul sagrato benedetto: “Da questo colonnato che abbraccia Roma e il mondo scenda su tutti, come un abbraccio consolante, la benedizione di Dio. Signore, benedici il mondo, dona salute ai corpi e conforto ai cuori”. Ed in questo confidiamo tutti.

Leggi anche: La pandemia ci restituirà un mondo ecosostenibile? L’intervista a Stefano Ciafani

di Domenico Di Sarno

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Domenico Di Sarno
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Informatico e politologo laureato con Lode. amante dei libri di ogni genere perché fortemente convinto che la cultura sia come il cibo, ne serve ogni giorno per nutrire la mente. Appassionato di storia e diritto costituzionale.
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