Maggio 2020, tutto quello che è successo nel mondo

Cecilia Capanna
Cecilia Capanna
Appassionata di temi globali, di ambiente e di diritti umani, madre di tre figli del cui futuro sente un grande senso di responsabilità
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Il mese si apre con il giallo di Kim Jong-Un che alcune voci davano per morto ma che è miracolosamente riapparso nel giro di una settimana, con tanto di sparatorie al confine con la Corea del Sud. Ma maggio da sempre inizia con la festa del lavoro e in questo 2020 di Covid c’è poco da festeggiare, anzi, non c’è proprio più il lavoro. Settori come trasporti, turismo, spettacolo, imprese, sono tutti in gravissime difficoltà. Ci sono stati 26 milioni di licenziamenti solo negli USA e 1,6 miliardi di persone nel mondo sono “a rischio immediato” per le disastrose conseguenze economiche della pandemia, secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro.

Un mese tumultuso

Un mese tumultuoso, comincia a scappar fuori il fumo dalla pentola a pressione, nonostante i tentativi dei governi di scongiurare che la bomba sociale esploda, attraverso riaperture giudicate pericolose e premature dagli scienziati dell’OMS, dopo la ripresa dei contagi in Cina, Corea del sud e Germania. Alla fine del mese si contano quasi 6 milioni di casi confermati nel mondo e 362 mila morti, per quanto gli stessi dati ufficiali non siano attendibili, e ancora meno lo sono quelli che riguardano i paesi più poveri: se dovessimo basarci sui quei numeri potremmo credere che il virus preferisca le zone più sviluppate del mondo, purtroppo non è così.

Maggio, è il mese della Fase 2 in mezzo pianeta

Anche se la pandemia ancora infuria soprattutto in USA, Russia e Brasile. Riaprono fabbriche, uffici, ristoranti, scuole, musei, luoghi di culto, parchi. Dallo “state a casa” si passa allo “state in allerta” e si comincia a toccare con mano il vero e proprio cambio antropologico portato dal Covid-19. Finché non vi sarà la certezza di aver debellato il virus con un vaccino e con l’aiuto di app e test sierologici, i rapporti tra le persone devono essere schermati da guanti e mascherine, ci si porge il gomito o il piede, non la mano, niente abbracci, ci si guarda con sospetto.

L’unico meeting point assolutamente sicuro è il web

Per questo la digitalizzazione di numerose attività ha avuto un impulso fortissimo, tanto che mentre aumentano vertiginosamente le richieste di sussidi per disoccupazione e milioni di famiglie cadono in miseria allungando le file alle mense per i poveri, i super ricchi proprietari di aziende come Facebook, Amazon e Microsoft sono paradossalmente ancora più ricchi di due mesi fa. Leggi anche: Febbraio 2020, tutto quello che è successo nel mondo

La bomba sociale minaccia di esplodere

Già prima della pandemia le piazze mondiali erano infiammate di proteste per la scomparsa della classe media e la crescita sproporzionata della povertà mentre la ricchezza è nelle mani di pochissimi, cosa che aveva decretato il chiaro fallimento delle politiche neo liberali post caduta del muro di Berlino. E ora il vento del Covid riaccende le braci e nuove e più partecipate agitazioni riempiono le piazze di molti paesi, dal Cile ad Hong Kong, passando per la Francia, dove sono tornati a farsi sentire i gilet gialli. Ma si aggiungono anche le proteste di chi vede negati i propri diritti personali, dei no-lock down, dei no-vax, partite dagli USA e diffusesi a macchia d’olio in Australia e in molti paesi europei come Regno Unito, Polonia, Bulgaria, Svizzera, Germania, Svezia.

“Il mondo è di fronte alla crisi economica mondiale peggiore di tutti i tempi”

Ha decretato il presidente della FED Jerome Powell, ancora più disastrosa di quella che ci fu dopo la seconda guerra mondiale. I governi corrono ai ripari e stanziano cifre mai viste prima, per aiutare i cittadini a non morire di fame e l’economia a ripartire. I paesi con fatica ritrovano un minimo di spirito solidale di cooperazione, andato quasi totalmente perso negli ultimi anni con la globalizzazione e l’arrivo dei sovranismi, e si cerca di aiutare chi è più debole. Il parlamento europeo ci impiega l’intero mese per mettere d’accordo tutti sul “Recovery fund” per aiutare i paesi dell’unione in particolare difficoltà, per cui la Merkel ha perorato: “Circostanze straordinarie richiedono risposte straordinarie”.

Il prezzo del petrolio è sotto i minimi storici

Con la constatazione che il lock-down del mondo abbia permesso alla natura di riprendersi i suoi spazi e all’aria di pulirsi, si aprono maggiori spiragli per lo studio e il lancio di Green Deals, di accordi e stanziamenti di fondi che aiutino la conversione dell’economia tradizionale in una economia sostenibile, anche se contemporaneamente il nuovo inquinamento è costituito da guanti e mascherine dispersi nell’ambiente.

La pandemia eclissa la crisi climatica

La pandemia rischia di far dimenticare che la crisi climatica è urgentissima da risolvere. Si stima che per via del clima potrebbero esserci ancora più morti di quelle causate dal virus: per nuove guerre, per carestie, scarsità di acqua potabile, migrazioni dovute alla desertificazione. Secondo la rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, fino a 3,5 miliardi di persone, un terzo della popolazione mondiale, potrebbero trovarsi in zone di caldo invivibile entro il 2070. In una situazione globale come questa, sembrerebbe scontato dire “l’unione fa la forza, aiutiamoci, uniti ce la faremo”. Troppo logico pensare che problemi che affliggono tutto il mondo debbano essere risolti con una risposta unanime, compatta, di tutti gli abitanti della terra. E invece non è così. Le stesse informazioni sul virus sono contraddittorie, le strategie per combatterlo sono diverse e a volte divergenti. C’è addirittura chi ne nega l’esistenza.

8 miliardi investiti nel vaccino

Ciò nonostante, molti paesi si uniscono con obiettivi condivisi. La ricerca comune di un vaccino ha visto investire 8 miliardi da U.K., Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Norvegia e Arabia Saudita, insieme alla Commissione Europea e gli ambasciatori al suo interno di altri paesi come la Cina, cosa che per la Von der Leyen ha significato “l’inizio di una cooperazione globale senza precedenti”. Un gesto che però fa a cazzotti con la corsa al vaccino di ben 118 aziende private che non vedono l’ora di essere le prime a commercializzarlo. Ancora, alla 73° Assemblea Mondiale dell’OMS, circa 120 paesi hanno presentato una risoluzione condivisa, chiedendo un’indagine indipendente sulla pandemia e garanzie per tutti, senza lasciare indietro i più fragili. L’approvazione della risoluzione è accompagnata da importanti dichiarazioni, come quella del Segretario delle Nazioni Unite Guterres, proprio a proposito della necessità di fare fronte compatto per rispondere in maniera univoca alle conseguenze sanitarie ed economiche della pandemia.

Trump esce dall’OMS

Nonostante la gravità globale del momento storico, c’è sempre il solito bulletto che non si unisce alla squadra ma si mette a litigare per farsi propaganda, guarda caso, in vista di elezioni presidenziali a cui è candidato. È Così che Trump fa lo snob, non partecipa, anzi esce dall’OMS che secondo lui ha dato tardi l’allarme, e si scaglia contro la Cina che addita come responsabile della pandemia. Chiunque lo contraddica è accusato di essere filo-cinese, categoria che è diventata un calderone di anime reiette dal presidente, come anche Fauci, il capo della task force americana anti-Covid, la cui scienza viene messa in dubbio e contraddetta con consigli dissennati di Donald, quali farsi iniezioni di disinfettante o assumere idrossoclorochina, un farmaco anti malaria, come prevenzione del virus. Intanto, zitto zitto, un accordo lo fa, ovviamente commerciale, con La Gran Bretagna per il libero scambio dopo la Brexit.

Trump minimizza il virus, mentre gli USA sono al primo posto mondiale per contagi e morti

Il suo obiettivo è convincere gli americani a rivotarlo a novembre e la sua propaganda sconclusionata prosegue con le trattative della promessa pace in Afghanistan, una pace dubbia, visto che di fatto afghanizza il conflitto sfilandosene, in un modo molto simile a quello con cui Nixon vietnamizzò la guerra in Vietnam. E cerca il disgelo anche con l’Iran, che si dice disponibile a uno scambio di detenuti con gli USA ma senza pre-condizioni, per cui Ali Khamenei, la guida suprema del paese, mette in chiaro che le truppe americane verranno espulse anche dall’Iraq e dalla Siria. Leggi anche: Gennaio 2020, tutto quello che è successo nel mondo

Twitter e Facebook segnalano post di Trump come fake news

In corsa contro Joe Biden, vincitore delle primarie Dem, Trump non trascura certo la parte social media della sua campagna elettorale e sono le solite mitragliate di esternazioni di ogni tipo. Twitter e Facebook ritengono che il segno è oltrepassato e alcuni post/tweet del presidente degli USA sono segnalati come fake news e come istigazioni all’odio, scatenando da parte sua furiose minacce ai loro danni, una situazione surreale se si pensa che il web è il suo più grande canale di comunicazione. Si darebbe la zappa sui piedi.

George Floyd ucciso soffocato dalla polizia di Minneapolis

In particolare, è stato ritenuto troppo violento il tweet che minacciava repressioni armate contro le proteste per l’uccisione di George Floyd, un cittadino afroamericano, per mano di un poliziotto di Minneapolis, l’ennesima. Un atto criminale che incendia, nel vero senso della parola, le strade di tutta America. Il razzismo nei confronti degli afroamericani è atavico, radicato, difficile da estirpare, ma sembra essere l’ultimo dei problemi di Trump.

Lo sguardo oltre al Covid

Maggio è anche il mese in cui si comincia a sentir parlare di qualcosa che non sia il Covid, il più delle volte però si tratta di magagne nascoste all’ombra della pandemia che vengono a galla. Si parla di disarmo, altra trovata propagandistica di Trump che promette di rimuovere sistemi antimissile e contingenti Usa dall’Arabia Saudita, auspica con Putin che Cina Usa e Russia si uniscano in negoziati per ridurre gli armamenti, ma contemporaneamente corre al riarmo potenziando il sistema missilistico americano per competere proprio con la Cina. Leggi anche: Marzo 2020, tutto quello che è successo nel mondo

Le guerre e le armi

Armamenti, produzione e vendita di armi proseguono incessantemente anche durante la pandemia, uno scandalo se si pensa alle somme paraboliche di denaro implicate, somme che potrebbero essere utilizzate per debellare il virus e alleviare la crisi mondiale. È stato raggiunto nuovo record nella spesa militare mondiale di 1.917 miliardi di dollari nel 2019, sarebbe a dire 60.800 dollari al secondo. L’industria bellica sembra non accorgersi nemmeno della pandemia. Le guerre in Siria, Yemen Libia proseguono, i paesi coinvolti continuano ad approvigionarsi di armi e munizioni, gli stessi paesi che si siedono ai tavoli internazionali per cooperare, invocando unità nella battaglia contro il Covid. Maggio, mese dell’incoerenza.

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