Società cita per danni la pallavolista rimasta incinta: resta senza stipendio e perde anche il bambino

Laura Lugli, pallavolista 39enne, rimane incinta, risolve il contratto, ma, alla richiesta dell'ultimo stipendio, il Volley Pordenone la cita per danni.

Asia Solfanelli
Asia Solfanelli
Intraprendente e instancabile penna, poliglotta, appassionata lettrice e avida viaggiatrice. Sviscerata amante del cinema. E ultimo, ma non per importanza, eterna studiosa, perché non si finisce mai d’imparare.
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Laura Lugli, pallavolista 39enne, rimane incinta inaspettatamente e risolve il contratto come da prassi quando una giocatrice aspetta un bambino.

Quando però presenta l’ingiunzione perché le vengano pagati i mille euro dello stipendio per l’ultimo mese in cui ha lavorato, la società Volley Pordenone, ora Maniago Pordenone, nega la richiesta e cita la donna per danni, per non aver avvertito prima i vertici del club del desiderio di avere un figlio.

Ormai 41enne, Laura viene querelata per aver violato il contratto firmato nella stagione 2018-19.

La società a Laura Lugli: “Nascondendo la sua volontà di essere madre, ha fatto perdere punti e sponsor”

Franco Rossato, presidente del club, ha spiegato che la società, in piena crisi economica a causa della pandemia, non ha potuto permettersi di pagare gli stipendi delle sue giocatrici, quello di Laura Lugli compresa.

Ma, in merito alla donna in questione, parla di violazione di contratto, commentando:

vendendo prima la sua esperienza con un ingaggio sproporzionato e nascondendo poi la sua volontà di essere madre.

Una scelta che ha portato la squadra a doversi privare di lei a stagione in corso, perdendo di conseguenza molti punti sul campo e infine anche lo sponsor.

Poco importa se Laura Lugli ha poi addirittura perso il bambino.

Leggi anche: Fingersi uomo per avere successo nella musica: la storia di Annabel Bennett e del ‘gender gap’ culturale

Laura Lugli racconta la sua storia

Luigia Lugli racconta la sua storia.

Laura Lugli racconta:

Ci ho pensato tanto prima di rendere nota la citazione per danni e l’ultimo capitolo della mia vicenda personale, ma ho presto capito che non era un tema sul quale si poteva passare sopra ed essere indifferenti.

Non tanto per me, quanto per le tante ragazze che in queste condizioni spesso rinunciano a reagire.

E aggiunge:

I rapporti con la società erano buoni, ma, nonostante le continue richieste del mio avvocato e la conseguente ingiunzione, nessuno mi ha poi chiesto di tornare a giocare.

L’atto di citazione per i danni mi ha ferito profondamente, in merito a una vicenda strettamente personale oltretutto.

Laura, dopo l’aborto spontaneo, ha deciso di rendere pubblica la sua storia perché è un’ingiustizia che ancora ci si trovi costrette a scegliere tra famiglia e carriera.

Dalla chiusura del contratto, la pallavolista non ha più giocato.

Leggi anche: Addio parità di genere: perché in Italia la pandemia ostacola i diritti delle donne

La società risponde a Laura Lugli: “Ci siamo solo difesi”

Franco Rossato contesta:

La verità ribaltata per cavalcare una storia in cui si calpesterebbe una maternità che noi abbiamo invece all’epoca salutato con grande gioia.

E spiega:

E’ l’esatto opposto.

Secondo quanto era scritto nel contratto, che ci è stato proposto dalla persona che rappresentava i suoi interessi, in caso di interruzione anticipata si sarebbero attivate clausole penalizzanti per l’atleta.

Di fronte alla maternità ci siamo limitati a interrompere consensualmente il rapporto mantenendoci in costante contatto con la giocatrice anche nel doloroso momento che ha affrontato poche settimane dopo.

E ancora:

Citare le parole del freddo atto serve a farci sembrare dei mostri, quando invece ci siamo solo difesi di fronte alla richiesta di un rimborso non dovuto.

Fosse stato per noi, non avremmo mai chiesto nulla.

Per far capire la dimensione della società, lo scorso anno con la pandemia abbiamo interrotto l’attività e rinunciato all’iscrizione al campionato successivo.

Madre o atleta: lo scandaloso dilemma delle donne nello sport

Laura Lugli e il dilemma delle donne nello sport: madre o atleta.

La società Volley Pordenone ha, ovviamente, la sua versione, così come Laura.

Per quest’ultima, tuttavia, è assurdo che la gravidanza sia paragonata ad altri comportamenti che generalmente causano la chiusura anticipata di un contratto.

Nello sport dilettantistico femminile, purtroppo, il caso non è nuovo. Ed è proprio questa la ragione che ha spinto la pallavolista a rendere noto l’ennesimo: non è più tollerabile che le donne debbano trovarsi di fronte al dilemma dell’essere madre oppure atleta.

 

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