Fingersi uomo per avere successo nella musica: la storia di Annabel Bennett e del ‘gender gap’ culturale

Oggi, 8 marzo, la Festa della donna è contro le discriminazioni di genere. Perché storie come quella di Annabel Bennett, la musicista che si finse uomo per ottenere successo, possano finalmente dirsi passato.

Asia Solfanelli
Asia Solfanelli
Intraprendente e instancabile penna, poliglotta, appassionata lettrice e avida viaggiatrice. Sviscerata amante del cinema. E ultimo, ma non per importanza, eterna studiosa, perché non si finisce mai d’imparare.
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Festa della donna, 8 marzo. Oggi che più che mai dovremmo festeggiarla, farle gli auguri, regalarle un fiore, una mimosa, dirle grazie per la sua rara sensibilità, per il suo amore materno, per quello di moglie, amante, amica e sorella, si ricorda la storia di Annabel Bennett, fintasi Arthur Parker per ottenere successo nel patriarcale mondo della musica classica.

Perché se la storia è gremita di vicende come questa, di talenti femminili costretti a farsi uomini per ottenere successo, la speranza che prima o poi casi come questi possano dirsi passato, non muore.

Perché le discriminazioni devono finire, perché uomini e donne sono anzitutto esseri umani.

Il caso di Annabel Bennett: si finge uomo per ottenere successo

La festa della donna e il caso di Annabel Bennett: si finge uomo per ottenere successo

Quando inviavo la mia musica come donna, non andavo da nessuna parte.

Appena ho cominciato a farlo da uomo, mi hanno subito notata.

Si saranno immaginati un signore anziano.

È Annabel Bennett che racconta, una cinquantenne, pianista autodidatta, che inizia a comporre musica alla morte del padre, il musicista e produttore Tom Arthur Parker.

Invia i suoi pezzi alla Bbc o nelle radio, ma non viene considerata, anzi respinta. Così un giorno le viene l’idea che le consentì, finalmente, la svolta che meritava.

La stessa ricorda:

Ho voluto riprovare ma non potevo farlo col mio nome.

Da lì è nato Arthur Parker.

Mio padre si chiamava Tom Arthur Parker, quindi il nome viene da lui.

E i suoi pezzi iniziano a girare nelle radio di musica classica.

Leggi anche: L’unghia sul dito di Cattelan si tinge di rosa: la condizione della donna nella street art

Il successo di Annabel Bennett: “Venderò di più, se la gente pensa che l’abbia scritto un maschio

La donna, facendosi credere uomo, almeno stando a quanto la stessa racconta, riesce a superare le discriminazioni e farsi valere in un ambito che, almeno all’apparenza, è fortemente maschile.

Annabel Bennett rivela la sua vera identità nel 2019 a una presentatrice della Bbc allo scopo di fare in modo che, “in un settore che appartiene ancora i maschi”, anche le donne siano prese sul serio e valutate per il loro talento e non sminuite per il loro sesso.

Consapevole della realtà, così come del bisogno di denunciarla, la pianista britannica si fa portavoce di una classe ancora troppo svantaggiata, sminuita e declassata.

E, malgrado il desiderio di rivalsa, registra un album ad Abbey Road e continua a pubblicare con lo pseudonimo maschile: “Venderà di più, se la gente pensa che l’abbia scritto un maschio”, crede.

La reazione della Bbc: “È completamente falso”

Annabel Bennett cita la Bbc, che contesta:

È completamente falso.

Abbiamo fatto ascoltare numerosi pezzi sulle nostre stazioni locali quando l’artista usava il suo nome originale.

E aggiunge:

Neghiamo qualunque insinuazione che la musica sia selezionata sulla base di qualunque motivo che non sia merito.

Che si tratti di una trovata pubblicitaria? Di un modo con cui la pianista ha cercato l’attenzione e il favore del pubblico?

Al solito, a ognuno la sua verità. E come succede di solito in questi casi, la verità sta nel mezzo.

Che Annabel Bennet possa aver messo in atto una strategia per farsi notare, potrebbe non essere del tutto falso. Ma che le discriminazioni di genere ancora esistano è, allo stesso modo, una realtà.

Festa della donna, contro le discriminazioni di genere

Festa della donna, contro le discriminazioni di genere.

La storia si perde in un abisso di situazioni e casi che dimostrano la verità del cosiddetto “gender gap”.

La sorella di Mozart, malgrado il suo strabiliante talento di musicista, venne costretta a essere moglie e madre. Le tre celeberrime sorelle Brontë nell’Ottocento, ma anche Mary Ann Evans pubblicavano i loro romanzi con pseudonimi maschili, così come Joanne Rowling sceglieva di presentarsi al pubblico con il più neutro nome di JK Rowling.

E se si considera che questi non sono che alcuni esempi, stupisce davvero che Annabel Bennett abbia preferito farsi conoscere come Tom Parker?

Quando si rilevano i dati e si legge che più del novanta per cento delle persone che hanno perso il lavoro durante questa crisi sanitaria e finanziaria sono donne, bisogna ammetterlo: le discriminazioni di genere esistono, ancora.

Leggi anche: Maria Anna Mozart, più brava del fratello, costretta a lasciare la musica perché destinata a essere moglie

Festa della donna e quella lotta alla discriminazione iniziata oltre un secolo fa

Festa della donna e quella lotta alla discriminazione iniziata oltre un secolo fa.

Quando l’8 marzo del 1908, 129 operaie che protestavano per condizioni di lavoro indegne rimasero uccise in un incendio, si iniziò a festeggiare la festa della donna.

Da allora la data ha un valore emblematico, un dovere: quello che di ricordare che le donne meritano la stessa attenzione degli uomini, lo stesso riguardo, lo stesso rispetto e gli stessi diritti.

Una mimosa per la Festa della donna, un piccolo gesto ma un grande significato

Una mimosa per la Festa della donna, un piccolo gesto ma un grande significato.

E magari, oggi, un fiore. La mimosa venne scelta, secondo alcuni, perché era il suo albero cresceva proprio nei pressi della maledetta fabbrica.

Secondo altri, nel 1946, proprio nel dopoguerra, l’U.D.I., l’Unione Donne Italiane, cercava un germoglio che potesse celebrare l’universo femminile e la scelta non ebbe quasi alternative, essendo la mimosa uno dei pochi fiori a sbocciare a marzo.

Quel giallo paglierino che ravviva le grige giornate invernali è simbolo di forza e femminilità. Crescendo spontaneamente quei fiori hanno il vantaggio di essere da sempre molto economici.

Oggi regalare una mimosa a una donna è un piccolo gesto, costa poco, ma porta luce e un sorriso in una giornata altrimenti come le altre. E serve solo a ricordare, per chi ha la maturità di averle superate, che le discriminazioni non dovrebbero più essere che un amaro, lontano ricordo.

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